
Fin dai primi secoli dell’era cristiana la ragione appare condizionata dalla necessità di confrontarsi con i contenuti della rivelazione divina. Su questa scia, i primi pensatori medievali hanno operato un vero e proprio ribaltamento delle condizioni della conoscenza e hanno orientato la filosofia a nuove e originali prospettive di indagine. D’Onofrio analizza l’evoluzione di questo modello di pensiero soffermandosi su quattro pensatori dei primi secoli del Medioevo (Agostino, Boezio, Giovanni Scoto Eriugena, Anselmo). Disegna così una importante pagina della storia della filosofia occidentale nel corso della quale, a proposito della natura stessa della verità, sono emerse questioni e sono state escogitate soluzioni che potranno risultare di grande interesse anche per gli sviluppi del dibattito filosofico contemporaneo.
La narrazione è un bisogno costitutivo dell'essere umano: da sempre, infatti, gli uomini raccontano e si raccontano. Nell'ambito della filosofia e delle scienze umane trova sempre più seguito l'ipotesi, sostenuta con particolare vigore da Paul Ricoeur, secondo cui l'identità personale si costruisce attraverso il racconto per configurarsi come identità narrativa, in cui si intrecciano le multiformi trasformazioni del soggetto. Il racconto, in sostanza, ci parla della costituzione problematica, mai interamente data, fluttuante, dell'identità personale, del suo senso, dei suoi esiti. Da sempre la psicoanalisi, oggi le stesse scienze mediche, e tra queste soprattutto la psichiatria, presentano una condivisa vocazione narrativa. Il presente volume nasce dall'idea di confrontare tali pratiche terapeutiche con i saperi filosofici, pedagogici e umanistici che hanno contribuito a fornire alla narrazione una valenza etica e trasformativa. Percorrendo le strade del narrare, lasceremo parlare le diverse voci del filosofo, del pedagogista, dello psicologo, dello psichiatra, dello psicoterapeuta, del cinefilo... per coglierne le suggestioni e gli intrecci nella sfida incessante del nostro essere nel mondo.
"Giustizia per i ricci" difende un'antica tesi filosofica: quella dell'unità del valore. Il titolo del libro si riferisce a un verso del poeta greco Archiloco, reso celebre da Isaiah Berlin, secondo cui le volpi sanno molte cose, mentre i ricci ne sanno solo una, ma grande. In questo esaustivo volume Ronald Dworkin sostiene che il valore in tutte le sue forme è appunto una grande cosa: che cosa sia la verità, che senso abbia la vita, che cosa prescriva la morale e che cosa richieda la giustizia sono solo diversi aspetti della stessa più ampia questione. Per argomentarlo sviluppa originali teorie su una varietà di tematiche assai di rado prese in considerazione all'interno di un unico libro: lo scetticismo morale, l'interpretazione della verità, il libero arbitrio, la teoria morale degli antichi, l'avere una vita buona e il vivere bene, la libertà, l'eguaglianza, la democrazia e i diritti, tra le altre cose. Quello che pensiamo riguardo a ciascuno di questi temi deve poter reggere a un'argomentazione che risulti convincente a proposito degli altri, deve giustificarsi attraverso gli altri. La minaccia a tale unità viene principalmente dallo scetticismo, e la difesa da esso consiste nell'interpretazione, ossia in una corretta comprensione dei valori che mostri l'inesistenza di conflitti tra loro. "Giustizia per i ricci" tira le fila dei suoi importanti studi nel campo della filosofia morale e politica.
Si può pensare la spiritualità come dimensione dell’esperienza antropologica al di fuori di un orizzonte religioso-confessionale? Se sì, come viene declinata all’interno delle pratiche filosofiche, in particolare della consulenza? In cosa si differenzia il procedere filosofico rispetto alla pratica pastorale religiosa? Quali sono le modalità con cui il filosofo esplora la dimensione dell’ulteriorità insieme al suo ospite? Sono queste le domande centrali cui provano a rispondere alcuni dei più noti filosofi consulenti italiani afferenti all’Associazione Italiana per la Consulenza filosofica, Phronesis. Per due anni, essi hanno condotto una ricerca i cui esiti (saggi, dibattiti, interviste e una consistente raccolta di esperienze concrete) sono raccolti nel volume ora pubblicato.
La traduzione italiana del lungo saggio, scritto nel 1925 e dedicato da Vladimir Jankélévitch a Georg Simmel, mette finalmente a disposizione dei lettori un testo che, come si augurava l'autore negli ultimi anni della sua vita, invita a rileggere un filosofo che in vari periodi è stato "di moda" (anche in Italia), ma attende ancora di essere pienamente riconosciuto. Il giovane Jankélévitch offre una compiuta introduzione al pensiero simmeliano nel suo complesso. La filosofia della vita è il centro di questa penetrante e illuminante lettura, che affronta le questioni sempre attuali del rapporto dell'individuo con il relativo e con l'assoluto. Il saggio può essere considerato un modello di dialogo tra due filosofi, altrettanto significativo per illustrare gli inizi del percorso di Jankélévitch, quanto per rilanciare la forza del pensiero simmeliano.
La solidarietà sembra ormai impossibile oppure, quando va bene, viene relegata nel tempo libero. Questo libro mostra come essa sia invece un nucleo essenziale dell'umanità di ciascuno. Se volge le spalle alla possibilità dell'esistenza solidale l'uomo tradisce se stesso. Riscoprire anzitutto l'emozione della solidarietà in noi è il primo passo per rinnovare la vita intera. Questo libro è uno strumento per orientarsi nel viaggio.
Il tempo della diversità che si sta vivendo è un segno dei tempi": è il tempo della condivisione, della solidarietà, del perdono, del dono, dell'amore. L'altro è risorsa e arricchimento culturale e religioso". La presente opera contiene dei saggi su tutto ciò, concentrando l'attenzione sull'attuale tempo in cui si sta accentuando una convivenza pluralistica e multietnica.
Interrogando in modo costruttivo il senso profondo della crisi di idee, valori e relazioni che vive il nostro paese, la domanda sul contributo dei cattolici può sottrarsi alla tentazione delle risposte piccole. Una serie di nodi irrisolti s'intravede oltre l'emergenza: giudizi storici - e autocritici - da condividere, vocazioni appassionate da suscitare, laboratori di discernimento culturale da istituire, progettualità competenti e coraggiose da elaborare, attitudini dialogiche e cooperative da mettere alla prova. Una proposta in dieci punti, che interpella la comunità cristiana e provoca la politica. Nel segno di una reciprocità virtuosa da ritrovare e di una storia comune da riscrivere.
L'avvento della modernità segna il progressivo e inarrestabile affermarsi di una libertà che si delinea in modo contraddittorio fra individualismo, affermazione di autonomia e salvaguardia della singolarità. In questi tre dialoghi-interviste Mauro Magatti, Silvano Petrosino e Massimo Recalcati mettono in luce il gioco fra verità del reale ed esercizio della libertà.
Edison Simons Quiroz (Panama 1934 - Parigi 2001) è stato un ardente poeta, traduttore (tra l'altro di René Char, Coleridge, Mallarmé) e pittore, oltre che uomo di notevole erudizione, appassionato interprete della tradizione sapienziale. È certamente su questo terreno che ha messo radici e si è nutrita l'"amicizia indelebile" con Maria Zambrano, iniziata nel 1977 con un suo pellegrinaggio verso la casa della filosofa in esilio, a La Pièce. Il motivo della visita di Simons consisteva nella richiesta di aiuto per poter arrivare alla pubblicazione dei sogni di Lucrecia de Leon, una figura di grande importanza per la cultura spagnola trattandosi di una giovane donna processata dall'Inquisizione all'acme della sua fama di "sognatrice", cioè di profetessa. Oltre al comune interesse per i sogni e il sognare, Maria Zambrano e Edison Simons si uniranno in stretta relazione intorno alla poesia, alle ricerche nel mare sterminato dell'erudizione compresa quella considerata esoterica, la più affascinante, che è ben documentata nella corrispondenza che presentiamo. Le lettere raccolte nel volume coprono il periodo dal 1977 al 1985 e comprendono un gruppo di lettere inedite, concesse da Rafael Tornero Alarcón, cugino e erede della filosofa. Completa il volume un testo scritto da Edison Simons per raccontare il primo incontro con Zambrano, il testo "Prima dell'occultamento. I mari" e il "Prologo" per l'edizione di Los sueños de Lucrecia de Leon, entrambi scritti dalla filosofa e tradotti per la prima volta in Italia.
È stato detto che per capire il mondo moderno è necessario capire la dialettica hegeliana. Questo era il proposito di Fabro al tradurre i testi che riportiamo pressi da varie opere di Hegel. Pubblicato nel 1960 ebbe 4 ristampe (l’ultima del 1983). Lo scopo del traduttore è di mettere a fuoco i momenti più decisivi ed i passaggi più ardui della dialettica hegeliana, non per isolarli ma per prospettarli nel nerbo del loro procedere grazie al quale essi si rapportano al pensiero precedente e si continuano in quello nostro contemporaneo. Offriamo nella nostra edizione oltre all’Introduzione di Fabro alla 1ª anche quella della 3º edizione, sostanzialmente nuova, meno formale e tecnica ma più espositiva e culturale; ambedue di un centinaio di pagine circa.
"La conoscenza ha carattere donativo". Questo presupposto affettivo nel rapporto tra realtà ed essere umano sta alla base del testo Erkenntnis als Urphänomen, il quale espone la formulazione definitiva e matura della teoria della conoscenza di Hengstenberg, allora ottantaduenne. Il filosofo muove da una ontologia allargata che, nella sua applicazione antropologica, punta al superamento del dualismo tra atto e potenza attraverso una triade concettuale: spirito, corpo, principio di personalità. In particolare le applicazioni gnoseologiche risultano innovative, poiché vanno a riaffermare - in decisa controtendenza rispetto al filone postkantiano e in fruttuosa dialettica con le suggestioni heideggeriane - la fiducia nelle capacità della ragione umana di rapportarsi in maniera costruttiva e limpida con gli enti, primi fra tutti gli enti dal "volto umano".