
"Vorrei richiamare l'attenzione su alcuni aspetti di quella sostanza normativa della democrazia che dobbiamo oggi difendere dalle tendenze che vorrebbero trasformarla in una semplice maschera costituzionale dei meccanismi di mercato. Si tratta infatti di capire che cosa noi vogliamo salvare e recuperare nella costellazione posnazionale di una società mondiale in via di formazione." (dalla prefazione di Jurgen Habermas). Una delle opere principali del grande filosofo tedesco, una grande sintesi sul rapporto tra etica, morale e diritto.
Uno studio in profondità alla riscoperta dell'opera di un grande filosofo: Carlos Cardona.
Il libro indaga su una delle tracce fondamentali seguite dalla riflessione del filosofo Carlos Cardona che è quella della metafisica dell'etica. L'obiettivo prioritario della ricerca cardoniana è quello del recupero di una metafisica che consente di affermare che l'uomo è per se stesso libero fino ad affermare che la libertà è una caratteristica trascendentale dell'uomo. Il metodo di lavoro utilizzato da Cardona è quello dell'atto filosofico originario inteso come la meraviglia che si avverte nel momento dell'impatto con la realtà e da cui dipende ogni pensare. Per questo si può dire che la sua filosofia è sapienziale ed ha un'origine contemplativa.
Come costruire una convivenza giusta, in una città che sappia essere spazio di pace? Come ritrovare buone ragioni per vivere assieme? Qual è la qualità della nostra coscienza civica? Su queste domande si misura la riflessione sull’etica civile, cui la Fondazione Lanza ha dedicato l’ultimo biennio di lavoro. Un percorso interdisciplinare dal quale scaturisce la proposta che innerva questo libro piccolo e denso.
Autore
FONDAZIONE LANZA, da venticinque anni opera in Padova come Centro studi in etica per esplorare le questioni di frontiera nei diversi ambiti della convivenza umana. Vero e proprio laboratorio di ricerca, essa ha dedicato un’attenzione particolare al rapporto tra «etica, filosofia e teologia», alla relazione tra «etica e politiche ambientali» e a quella tra «etica e medicina» (con un focus sulla bioetica clinica): tre progetti coordinati dal segretario generale, Lorenzo Biagi.
“A questo punto si dovrebbe entrare nel merito del suo trattato Sul dolore e mettere in luce l’intima connessione tra il ‘lavoro’ e il ‘dolore’. Questa connessione rinvia ai riferimenti metafisici che le si manifestano a partire dalla posizione metafisica della sua opera Il lavoratore”. Così Heidegger in occasione dei sessant’anni di Jünger, in un decisivo (quanto inquietante) passaggio de La questione dell’essere. Che riesce però in parte oscuro. Il loro confronto, infatti, è sempre rimasto vincolato a poche intensissime battute, quelle raccolte nel volumetto Oltre la linea, in mancanza di ulteriori attestazioni dell’Auseinandersetzung tra i due inconciliabili “Titani”. Ecco allora che Ernst Jünger, il volume che presentiamo – e che raccoglie tutti gli appunti degli anni trenta, il Colloquio su Jünger (che Heidegger tenne con un ristretto gruppo di colleghi all’Università di Freiburg), un manoscritto sul concetto jüngeriano di forma del 1954 e ciascuna delle glosse manoscritte appuntate dal filosofo sulle sue copie di lavoro – colma finalmente questa lacuna, mettendo a disposizione del lettore italiano l’intera mole degli scritti dedicati a Jünger in cui emerge con assoluta chiarezza il ruolo di prim’ordine giocato dall’autore delle Tempeste d’acciaio nelle celeberrime pagine heideggeriane consacrate alla questione della tecnica.
La Missione del dotto di Fichte è la più straordinaria descrizione moderna del ruolo dell'intellettuale, nella forma di un impegno condotto universalisticamente in rapporto diretto con l'idea di umanità e di emancipazione del genere umano tramite la prassi trasformatrice.
In che misura si può affermare il carattere assoluto e incondizionato della verità? Quando invece la verità è condizionata da limiti che ne scandiscono il carattere relativo e provvisorio? Il contrasto tra assoluto e relativo ha animato dibattiti incandescenti, con accuse di dogmatismo o di nichilismo. Si può comporre virtuosamente il conflitto? Impegnarsi in questa impresa significa non solo dire diversamente l'essere che è e l'essere che accade, ma anche mostrarne l'intreccio strutturale. L'incondizionato si coniuga con le molteplici figure che, in situazione di condizionamento, non si irrigidiscono in una impossibile assolutezza e non si dissolvono in un confuso relativismo, ma si dispongono a qualificarsi come prospettive di verità. L'idea del prospettivismo veritativo è in grado di dare un'articolazione dinamica e costruttiva al rapporto tra l'essere che è e l'essere che accade: può offrire inoltre ragioni convincenti per il multiculturalismo e il pluralismo delle posizioni. Il discorso si precisa poi in una proposta di etica come via di approssimazione all'essere per noi e in un'analisi conseguente delie regioni del lavoro, dell'economia, della politica, della comunicazione e dell'artificio tecno-scientifico. L'attenzione viene portata pure sul nesso tra democrazia e laicità. L'esigenza di colmare l'invocazione di senso, che scaturisce dalla vicenda storica e dall'esperienza individuale, incontra infine il messaggio religioso. Prefazione di Virgilio Melchiorre.
Si tratta di un'opera di respiro assai vasto, collocata su posizioni di avanguardia. Non si limita a dire il "che", ma si spinge a spiegare il "perché" delle varie teorie e a mostrare altresì il "come" sono state dette, facendo uso di citazioni dirette. L'opera non è semplicemente "informativa", ma si ripropone di essere "formativa", impegnandosi ad insegnare ai giovani come "si filosofa". Pur avendo una precisa identità spirituale e culturale, tratta con il rispetto tutte le posizioni di pensiero, senza privilegiarne nessuna in modo surrettizio. Quest'opera è stata tradotta nel 1990 in lingua portoghese dalle Edições Paulinas di Sao Paulo (Brasile) con il titolo História da Filosofia e nel 1991 in lingua spagnola dalla Editorial Herder di Barcellona (Spagna) con il titolo Historia del pensamiento filosófico y científico e nel 1994 in lingua russa dalla casa editrice Petropolis di San Pietroburgo.
Guida alla lettura dell'"Estetica" di Hegel, uno dei massimi emblemi di storia ragionata delle forme del bello. All'introduzione - che contestualizza sul piano storico le lezioni hegeliane sull'estetica, ne analizza i principali nuclei tematici e ne approfondisce gli snodi concettuali - segue un'ampia scelta di brani, fra i più significativi e intensi, affiancati da un commento storico-critico e da un indice ragionato dei concetti fondamentali, con lo scopo di offrire una visione generale dell'opera e un'analisi della sua articolazione complessiva.
Commento ragionato alla Critica del giudizio di Kant, opera imprescindibile per comprendere l'intera riflessione estetica moderna e contemporanea. Il saggio introduttivo, che contestualizza storicamente la dottrina kantiana del giudizio estetico e teleologico, presenta le problematiche interne al testo e individua i luoghi di maggiore intensità concettuale; la scelta dei brani è corredata da un apparato di commento che illustra ogni singolo estratto alla luce dell'architettura complessiva del criticismo kantiano, anche avvalendosi di un indice ragionato dei concetti fondamentali.
Né traduzione o parodia, né commento rilettura filologica, "La Repubblica di Platone" "di" Badiou si accinge a diventare l'opera filosofica più singolare del XXI secolo. Un genere letterario a sé stante e tanto più stupefacente quanto non è del tutto chiaro chi ne sia l'autore: il greco Platone o il francese Alain Badiou? Personaggi sono Socrate e i suoi allievi, ma tra questi spunta una donna. Lo stile è quello del dialogo, ma il lettore è afferrato da una prosa che attinge a piene mani da un'incalzante oralità. I problemi sono quelli della giustizia e della costituzione politica, ed ecco allora che si parla di corruzione dilagante e sovranità del denaro. Resta la tensione socratica con Omero ed Eraclito, ma la poesia viene riscattata da Mallarmé e il molteplice da Deleuze. I concetti, le domande, i nodi problematici è l'eternità dell'opera di Platone a porli. Ma sono la vivacità e l'audacia del pensiero di Alain Badiou a declinarli nella nostra condizione contemporanea, a farli vibrare in un testo che ricolloca l'opinione nel contesto delle società mediatiche, il mito della caverna nell'odierna schiavitù dell'effimero, Dio nell'alterità, la filosofia in un gesto di combattimento. Nella società giusta qui ridisegnata, dove a governare sono di nuovo i filosofi, e dove tutti, nessuno escluso, saranno filosofi, a dischiudersi non è solo la possibilità di una "vera politica" ma una via di accesso all'assoluto. Introduzione e postfazione di Livio Boni.
Si offrono al lettore le pagine di grandi autori che hanno delineato la disciplina nota come filosofia del diritto. Si indaga su ciò che il diritto è, su ciò che deve essere, sul diritto come fenomeno sociale. Questa seconda edizione ampliata include diciotto nuovi autori, tra cui due tra i maggiori linguisti del XX secolo (Giacomo Devoto e Emile Benveniste), alcuni tra i più originali filosofi (da John Rawls a Hans Jonas, da Michel Foucault a Simone Weil) e figure fondamentali della filosofia del diritto (tra cui Norberto Bobbio). Chiude il volume un testo rarissimo dello storico italiano Giovanni Tamassia, che tratta del "diritto ingenuo": quel "diritto che sappiamo già", evocato da Tamassia attraverso la descrizione etnografica del "diritto dei fanciulli".
Nella "Seconda lettera ai Tessalonicesi", che la tradizione attribuiva a san Paolo, compare l'enigmatica figura di una potenza: il katechon, qualcosa o qualcuno che trattiene e contiene, arrestando o frenando l'assalto dell'Anticristo, ma che dovrà togliersi o esser tolto di mezzo - affinché l'Anticristo si disveli - prima del giorno del Signore. E l'interpretazione di quella figura è qui lo sfondo su cui si dipana una riflessione generale - in costante 'divergente accordo' con la posizione di Carl Schmitt - sulla 'teologia politica', e cioè sulle forme in cui idee e simboli escatologico-apocalittici si sono venuti secolarizzando nella storia politica dell'Occidente, fino all'attuale oblio della loro origine. Con quale sistema politico può trovare un compromesso il paradossale monoteismo cristiano, la fede nel Deus-Trinitas? Con la forma dell'immuro o, invece, con quella di un potere che frena, contiene, amministra e distribuisce soltanto? Oppure occorre cercare una contaminazione tra le due? Non poche delle decisioni politiche che hanno segnato la nostra civiltà ruotano intorno a queste domande, e nell'opera di alcuni dei suoi più grandi interpreti, da Agostino a Dante a Dostoevskij, trovano una drammatica rappresentazione. Il volume è corredato da un'antologia dei passi più significativi della tradizione teologica, dalla prima patristica a Calvino, dedicati all'esegesi della "Seconda lettera ai Tessalonicesi", 2, 6-7.