
Il manuale intende offrire, soprattutto a studenti, un panorama delle principali correnti culturali degli ultimi due secoli, anche per essere in grado di comprendere l'odierno contesto culturale. La prospettiva adottata dall'autore e quella propria della dottrina cristiana sull'uomo, sulla storia e sulla societa. Il corso consta di 4 parti. Nella I si studiano gli elementi piu caratteristici dell'epoca moderna (XVI-XVIII secolo); nella II si studiano le principali ideologie contemporanee, sottolineando il ruolo di religioni sostitutive; nella III si analizza la crisi della cultura della Modernità a partire dall'inizio del XX secolo; la IV esamina i rapporti tra Chiesa e mondo contemporaneo.
Un testo su Dio, Aristotele, Prima Scolastica Universitaria, Illuminismo Stragista, Ragione Post-illuminista, Inquisizione Scientifica, Nichilismo e Pulizie Etniche. Nuovissima Scolastica, Spiritualità e Pace nei Popoli, Infinito. L'autore vuole lanciare un grido sofferto per la crisi e la dissoluzione in atto della sapienza e della cultura occidentale trascinata dalla ragione illuminista gaia e fideista. Il riparo suggerito, con passi felpati e discreti ma fermi, è il movimento culturale della Nuovissima Scolastica.
Il libro si sofferma sulle principali ideologie del Novecento e mostra come esse si presentino come nuove e capaci di operare cambiamenti, ma in realtà esprimano ripetitivamente il bisogno di fingere il nuovo, approdando su posizioni che inizialmente avevano affermato di sovvertire. Il saggio tende però anche a individuare nelle pieghe di questo movimento ripetitivo un percorso di emancipazione dal bisogno di riproporre la finzione del nuovo e ne segnala le possibili implicazioni pratiche soprattutto per quanto riguarda il problema della sanità psichica.
A un anno dalla sua scomparsa, proponiamo uno degli ultimi lavori di Emanuele Severino, dedicato allo sviluppo della scienza e della filosofia nel XX secolo. La scienza oggi intende essere la forma autentica del sapere umano e quindi la pietra di paragone cui debbono commisurarsi tutte le altre forme di conoscenza e innanzitutto la filosofia. Benché la scienza si presenti come la guida più affidabile nelle decisioni che l'uomo deve prendere e come lo strumento più efficace per risolvere i problemi sempre più complessi della vita, la sua concezione come sapere esatto, certo e dimostrabile è decaduta da tempo. Essa non è epistème ma dòxa: funziona ed è indispensabile, ma non ci dice nulla circa la verità e della nostra relazione col senso ultimo dell'essere che la filosofia può ancora avere un futuro.
Emanuele Severino (1929-2020) è annoverato tra i più importanti pensatori italiani del '900 e da molti considerato come uno dei più grandi filosofi della nostra epoca. Laureatosi a Pavia con una tesi su "Heidegger e la metafisica" nel 1948, soltanto due anni pi+ tardi ottenne la libera docenza. Nel 1954 fu chiamato a insegnare all'Università Cattolica di Milano, dove nel 1962 divenne ordinario della cattedra di Filosofia morale. Dal 1970 al 2001 è stato professore ordinario di Filosofia teoretica all'Università degli Studi di Venezia, divenendone poi professore emerito, e a partire dal 2002 ha collaborato con la Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, tenendo il corso di "ontologia fondamentale". E' scomparso il 17 gennaio del 2020 a Brescia, la stessa città in cui era nato.
"Essere conservatore" condensa e aggiorna le riflessioni che il filosofo Roger Scruton va svolgendo dai primi anni 1970 sulle origini, gli sviluppi e i vari aspetti di quel pensiero conservatore anglosassone che trova in Edmund Burke alla fine del secolo XVIII uno dei "padri fondatori". Alla luce dei suoi princìpi, e di una fitta trama di riferimenti culturali, Scruton sottopone a critica serrata le varie correnti ideologiche che dominano la scena della politica attuale - il nazionalismo, l'ambientalismo, per esempio, ma anche l'islamismo. Ne scaturisce un'agile apologia del conservatorismo, una prospettiva che solo a tratti è riuscita a "bucare" la cultura post-illuministica dominante nel mondo occidentale lungo tutto l'Ottocento e il Novecento, ma non per questo è meno fondata nei suoi presupposti critici e positivi.
La filosofia contemporanea è una forma poderosa di problematicismo. La sua potenza risiede tutta nell'affermazione che l'orizzonte del senso del reale sia il divenire. La decostruzione è la testimonianza di tale affermazione. Tali considerazioni costituiscono la base ermeneutica da cui si sviluppano le analisi di questo saggio, condotto in un serrato confronto con i testi di Jacques Derrida e tendente a dimostrare la contraddittorietà della decostruzione: per esistere, essa ha bisogno di emergere dal cerchio perenne della critica; ma per affermare l´esistenza della critica, cioè per esistere, ha bisogno di reimmergersi nella critica, lasciandosi dissolvere dalla potenza combustiva del divenire, posto come fondamento della critica stessa.
È intenzione del presente lavoro indagare, seguendo una prospettiva gnoseologica, una parte almeno della storia di due modelli filosofici che hanno indicato una via sostanziale - ed, in questo senso, forte - del pensare. Il tomismo e la fenomenologia, seppur praticamente distanti, mostrano in controluce uno spirito che pare accostarli nella ricerca essenziale del conoscere. Da tale presupposto si sviluppa una ricerca tesa ad evidenziare i principi stessi delle esigenze razionali fenomenologiche sullo sfondo prospettico dell´imponente struttura metafisica tomista, della quale l´opera husserliana raccoglie l´afflato ad essere sistematica di sapere. In un serrato confronto con le acquisizioni teoretiche contenute nelle principali opere dei due pensatori studiati, viene messo in luce ciò che in Husserl è ricerca ed in Tommaso è verità pretesa. Obbiettivo dell´autore non è quello di giustificare ed eleggere affinità, bensì d´interrogare per quanto possibile, nella crisi della condizione in atto, le intenzioni che hanno spinto due pensieri a farsi sistema, chiavi di volta che, sommerse, pur vivono ed agiscono nell´esistere.
Noi continuiamo a pensare la tecnica come uno strumento a nostra disposizione, mentre la tecnica è diventata l'ambiente che ci circonda e ci costituisce secondo quelle regole di razionalità che, misurandosi sui soli criteri della funzionalità e dell'efficienza, non esitano a subordinare le esigenze dell'uomo alle esigenze dell'apparato tecnico. Inconsapevoli, ci muoviamo ancora con i tratti tipici dell'uomo pre-tecnologico che agiva in vista di scopi iscritti in un orizzonte di senso, con un bagaglio di idee e un corredo di sentimenti in cui si riconosceva. Ma la tecnica non tende a uno scopo, non promuove un senso, non apre scenari di salvezza, non redime, non svela verità: la tecnica funziona. E poiché il suo funzionamento diventa planetario, questo libro si propone di rivedere i concetti di individuo, identità, libertà, salvezza, verità, senso, scopo, ma anche quelli di natura, etica, politica, religione, storia, di cui si nutriva l'età umanistica e che ora, nell'età della tecnica, dovranno essere riconsiderati, dismessi o rifondati alle radici.
La filosofia di Wittgenstein è stata ripetutamente accusata di essere una filosofia conservatrice e conformista. Senza voler fornire una risposta diretta a tale accusa, e al di là della difficilmente valutabile posizione politica dell'uomo, questo libro si propone di discutere le implicazioni etiche, sociali e politiche della filosofia della maturità dell'autore del "Tractatus".

