
La questione dell'essenza della religione ha ispirato, specie tra Otto e Novecento, numerosi grandi autori. Oggi però "religione" suona come un termine scivoloso: qualifica un oggetto d'indagine paradossale. A maggior ragione sembra infondata la pretesa di penetrarne l'"essenza", il senso riposto. E, tuttavia, la vita smentisce in modo solenne il ragionare troppo astratto: il fenomeno religione continua a muovere esistenze individuali e collettive. Di qui la curiosità di riprendere a fondo il tema dell'essenza della religione, in generale, e del cristianesimo, in particolare.
Quest'opera ha influito sulle correnti filosofiche e culturali più diverse, dal positivismo all'esistenzialismo, dal marxismo all'individualismo coinvolgendo anche la teologia protestante e cattolica in un dialogo serrato. "Tra i filosofi recenti non c'è forse nessuno che, come Feuerbach, si sia interessato così intensamente del problema teologico, anche se l'ha fatto con un amore infelice... Chi volesse attaccarlo, dovrebbe attaccare la sua terapia, la sua dottrina positiva dell'essenza dell'uomo intesa come essenza divina" (Karl Barth).
Questo libro s'interroga su ciò che è esperienza religiosa e sul linguaggio adeguato per coglierne la verità interna. Con ciò ci si trova immediatamente trasferiti nel suo lessico «sapienziale» che è il luogo originario più vicino all'esperienza del Sacro e al movimento insondabile della vita, alla radice della nostra stessa esistenza con tutte le immagini formative e i suoi contenuti espressivi. Dentro un tale contesto si tenta di mostrare l'insufficienza del cosiddetto «razionalismo» e della sua forma «astratta» di sapere che ha per lungo tempo permeato l'esegesi biblica e la stessa riflessione sulla religione. Kant ed Hegel sono assunti a figure rappresentative di un tale sapere e con essi in particolare, con i vantaggi e gli svantaggi offerti dai loro paradigmi interpretativi della religione, questo lavoro tenta di definire il terreno di un franco dialogo. Si tratta di restituire legittimazione e dignità a quell'altra forma di sapere che si è sedimentato nel lessico sapienziale ed è da esso veicolato, richiamandone la connessione con i caratteri di ciò che è insieme esperienza individuale e storica, punto d'incrocio di traiettorie lontane e vicine, capacità di andare al cuore delle cose senza trascurarne gli effetti sul presente, sapere, per dirla con un'immagine dantesca, che «spazia» e «sazia». Su questo sfondo emerge il nucleo centrale del libro: quello del rapporto tra religione razionale e religione storica/rivelata; il tentativo di un'interpretazione della religione come esperienza storica, ma anche una lettura della modernità non come pura rottura con la nostra eredità religiosa, ma a partire dalle sue radici religiose.
Una riflessione sull'esperienza del dolore in cerca dei luoghi comuni e topoi della tradizione greca e ebraico-cristiana dell'Occidente. Una ricerca sulle tensioni presenti nell'universo del dolore e sulle aporie del futuro. Un'occasione terapeutica di individuazione della giusta distanza per tener testa al proprio patire individuale.
Il volume, frutto di una Giornata di Studio, torna a riflettere sul tema dell'esperienza. Un tema scottante nella cultura postmoderna dove la realtà è misurata e commisurata dal e al soggetto. Il rischio è quello di perdere, o quanto meno sminuire, l'incidenza e la forza pregnante del significato originario di "esperienza" quale è stato assunto nella teologia spirituale: una riflessione a ritroso su un evento, su un fatto, su un atto, su un sentimento e cosa l'ha prodotto. Nella teologia spirituale il dibattito sulla definizione del termine esperienza è stato (ed è) quanto mai vivace, sia nell'identificazione del rapporto tra soggettività e oggettività, sia nella possibilità narrativa dell'esperienza nel momento in cui raggiunge la soglia della mistica, dove le parole si spengono, entrando, al massimo, nel linguaggio simbolico, metaforico, in grado solo di avvicinarsi a un'esperienza che mantiene un secretum meum mihi est. Il volume costituisce così quasi una "sfida" nel voler tornare su un tema dibattuto e controverso con l'intento di coglierne la dinamica, oltrepassando l'ambito specifico della teologia spirituale.
Le storie di Sir Arthur Conan Doyle parlano del detective Sherlock Holmes, e II signore degli anelli di Tolkien parla di Gandalf. Naturalmente, Doyle e Tolkien non ci dicono mai che Holmes e Gandalf non esistono e, nelle storie che li descrivono, il detective e lo stregone hanno l'aria di essere molto, molto esistenti: affrontano avventure, rischiano la propria vita e alla fine hanno successo sui malvagi avversari; tutte cose che difficilmente un oggetto inesistente potrebbe fare, visto che, appunto, non esiste. Ma a non esistere non sono solo le cose che popolano il mondo letterario. Molte altre cose, pur essendo esistite in passato, ora non esistono più: Giulio Cesare, Leonardo da Vinci, Napoleone, George Washington, Michael Jackson, tutti i nostri cari estinti. E tutti loro, pur non esistendo più alla data di oggi, conservano ancora la qualifica di oggetti: sono, oggi che non esistono, portatori di proprietà, e rendono vere certe affermazioni. Il problema delle cose che non esistono è strettamente intrecciato col problema del senso del verbo "esiste", e di altre espressioni connesse con la questione di cosa stiamo dicendo quando facciamo affermazioni come: "Vulcano non esiste", "Nettuno esiste", o di cosa voglia dire l'espressione "c'è" in frasi come: "C'è un cerchio quadrato sulla mia t-shirt" o "Laura non c'è". Questo libro vuole mostrare che l'esistenza non è affatto una faccenda puramente logica
Il libro ricostruisce i fondamenti filosofici e teologici dei cambiamenti che le prove dell'esistenza di Dio hanno subito a partire dall'argomento di Anselmo. La rivendicazione di una conoscenza chiara e distinta della natura di Dio, avanzata da Descartes, è all'origine della supremazia della prova che Kant chiamerà ontologica e che avrà una straordinaria fortuna nel pensiero moderno. Di questa fortuna si ripercorrono qui la nascita, lo splendore, le sorprendenti metamorfosi e il tramonto.
L’esilio è, per così dire, la cifra del pensiero di María Zambrano. Una condizione esistenziale, vissuta e pensata nei suoi fondamentali momenti (sradicamento, abbandono, solitudine, esser nulla), a partire dalla quale elabora la sua originale teoria della conoscenza: l’essere che noi siamo non è solo un cogito, un soggetto cartesiano, ma appunto un essere che patisce. La ragione in grado di coglierlo, che esce allo scoperto nell’esilio, è una ragione intuitiva prima che discorsiva e razionale: capace di rivelare.
Emblematici in tal senso gli scritti sull’esilio – e dall’esilio – qui per la prima volta tradotti in italiano e tratti in gran parte da un’opera progettata dalla filosofa e rimasta incompiuta: l’esilio appare il luogo metafisico di tale “rivelazione”, vera patria dove l’essere rinasce libero dalle coercizioni del pensiero dogmatico.
Molti dei testi che introducono alla filosofia hanno un carattere storico. In questo volume, invece, l'autore segue un percorso tematico, attraverso l'esame e la lettura di diversi nodi concettuali (l'essere e la libertà, il male e la giustizia, la coscienza e la verità) che hanno accompagnato il pensiero dell'uomo attraverso i secoli. Il concetto, in filosofia, è una rappresentazione razionale di una realtà complessa, potenzialmente infinita, e nasce quando si pensa essa nella sua totalità, quando si ragiona secondo il tutto. Questo libro è dunque un approccio all'esercizio del pensiero critico sui temi più importanti della filosofia, per coglierne l'importanza e concettualizzarli, al fine di imparare a ragionare meglio e affinare quegli strumenti necessari a leggere la complessità, argomentando in modo corretto ed efficace il proprio pensiero.
Una diversa lettura dell'eros rispetto alla vulgata odierna si impone oggi nella società contemporanea, caratterizzata da una evidente "miseria erotica", declinata secondo una forma prevalentemente genitale della sessualità, da un "sistema di valori" puramente massmediatico e da una impressionante penuria di appagamento corporeo. Manca oggi una grande pagina di "educazione alla tenerezza", di educazione a ciò che il desiderio, ordinato secondo un eros reso libero dal suo sfruttamento e dal danno storico-culturale che ha subito, può donare all'equilibrio dell'uomo, come già molte fonti bibliche hanno cantato. Eros come nessun'altra forza può avvicinare l'uomo alla domanda posta incessantemente circa il mistero della propria origine e del proprio destino. Sul terreno dell'ermeneutica, da Origene a Ricoeur, il tema erotico si snoda in queste pagine in un percorso per condurre l'uomo verso il senso e una via di elevazione dell'anima a Dio, tramite un misticismo profondo e fiducioso.
La prospettiva pedagogico didattica ermeneutica esistenziale si è andata progressivamente affermando negli ultimi decenni fino ad occupare oggi un posto significativo tra le visioni educative e i
modelli didattici utilizzati nella prassi educativa. Il testo costituisce la decima e conclusiva pubblicazione della collana “Educare oggi”, nata nel 2017, in memoria di Zelindo Trenti, primo teorizzatore della visione ermeneutica esistenziale e docente di pedagogia religiosa all’Università Salesiana di Roma. Si intende con esso offrire, a conclusione del percorso di studio e sperimentazione pluriennale,
una sintesi dei più quotati studiosi della materia, sui diversi aspetti: filosofico, teologico, psicologico, pedagogico e didattico.
Secondo Christopher Preston la cosa più sorprendente del nostro futuro è legata alle tecnologie emergenti che promettono di darci il potere di sostituire alcune delle funzioni fondamentali della natura. Quello che abbiamo di fronte è un mondo progettato da ingegneri e tecnici: la nascita della prima età sintetica del pianeta. Preston descrive una gamma di tecnologie che riconfigureranno il metabolismo stesso della Terra: nanotecnologie che possono ristrutturare le forme naturali della materia; la «produzione molecolare» che permette un riutilizzo illimitato delle molecole stesse; la possibilità di costruire, e non solo leggere, un genoma grazie alla biologia sintetica; «mini-macchine biologiche» che possono riprogettare l'evoluzione; il trasferimento e la bio-risurrezione di specie viventi; i tentativi dell'ingegneria climatica di gestire la radiazione solare sintetizzando una «foschia» vulcanica, la possibilità di ottenere temperature terrestri più fresche aumentando la luminosità delle nuvole e rimuovendo il carbonio dall'atmosfera con alberi artificiali che lo catturano dal vento...