
Il cardinale Rafael Merry del Val è una straordinaria figura di uomo di Chiesa, ancora ignorata dagli storici, malgrado si sia trovato al centro degli eventi ecclesiastici del suo tempo, al servizio di quattro Papi. Di nobili origini, nacque il l0 ottobre 1865 a Londra. Studiò a Roma, entrando per volere di Leone XIII nella Pontificia Accademia dei Nobili Ecclesiastici, di cui divenne presidente. Segretario del Conclave che elesse Papa san Pio X, fu da lui nominato, a soli 38 anni, segretario di Stato e cardinale. Per undici anni affiancò il Pontefice in tutte le difficili prove del suo pontificato, a cominciare dalla battaglia contro il modernismo. Sotto Benedetto XV fu arciprete della Basilica Vaticana e segretario del Sant'Uffizio. In questa carica combatté i principali errori del tempo e nel 1929 pubblicò un'edizione riveduta dell'Indice dei libri proibiti. Nei due conclavi del 1914 e del 1922, sfiorò egli stesso l'elezione a Pontefice. Un velo di mistero avvolge ancora la sua morte, avvenuta a Roma - regnante Pio XI - il 26 febbraio 1930, in seguito alla maldestra esecuzione di un'operazione di appendicite. Il suo processo di beatificazione è stato aperto il 26 febbraio 1953 per volontà di Pio XII ed egli è stato proclamato Servo di Dio. Il prof. Roberto de Mattei, noto storico della Chiesa, ci offre la prima biografia scientifica del cardinale Merry del Val, fondata su fonti archivistiche e corredata di documenti inediti.
Questa edizione dell'epistolario del padre Luigi Tezza, cofondatore della congregazione delle Figlie di San Camillo, è giunta a maturazione dopo lungo lavoro di studio e ricerca. Il lettore che la aprirà potrà confrontarsi con la spiritualità di questo autentico figlio di San Camillo. Potrà gustarne la santità che è stata "certamente, opera di Dio in lui, alla quale però egli ha collaborato costantemente, dando il meglio di se stesso" (card. José Saraiva Martins). La sua esperienza spirituale emerge luminosa in questi scritti come pure la sua grande dedizione, le sue spiccate capacità organizzative, che gli permisero di operare senza sosta in quel vasto campo di lavoro che è il mondo della sofferenza e della salute. Senza risparmiarsi, rispose alle necessità pastorali del tempo, raggiungendo con zelo i molti luoghi del dolore per portarvi sollievo e garantire l'accompagnamento spirituale. In questo testo, poi, emerge quella crescente creatività, unita a una carica profetica, che lo portò spesso a prendere decisioni del tutto nuove ed estranee alle linee del suo Istituto in quell'epoca. Ciò che si delinea dalla sua penna è il ritratto di un uomo che ha saputo continuare il carisma del Fondatore nel tempo, potenziando e ampliando l'ispirazione provvidenziale di Camillo de Lellis. Queste pagine, oltre ad accompagnare il lettore nel cammino di santità del padre Tezza, sono valide e attuali anche per noi, che certamente vogliamo fare nostri i reiterati inviti alla santità di san Giovanni Paolo II che non ha smesso di ricordare: "Siate santi. È la santità il compito essenziale di tutti i cristiani".
Don Peppino Diana era soltanto un giovane prete, affamato di vita. Né cercava la morte né desiderava il martirio. Don Peppino non è stato un funzionario del sacro, un asettico distributore di sacramenti e di certificati, un burocrate della religione, un indifferente celebrante di morti ammazzati. Non ha accettato di tollerare i soprusi, le intimidazioni e la paura che la camorra imponeva a Casal di Principe e non solo. Annunciando il Vangelo in una terra di omicidi e violenza come prete non ha mai potuto predicare la rassegnazione. In una realtà dove la camorra pretendeva di cogestire il sacro e anche di finanziarlo, di governare e controllare bisogni e diritti, don Peppino ha semplicemente offerto la testimonianza sacerdotale che non era possibile nessuna intesa tra chi uccideva e pretendeva di essere il padrone del mondo e un cristiano, tanto più un prete. Don Peppino aveva il senso della missione in quanto parroco al quale è affidato un popolo e per quel popolo mette in conto la propria vita. Non dunque l'eroismo dei super uomini, ma la testimonianza di un semplice uomo, incarnato in una storia comune ma che non ha trovato scuse per tacere e ha cercato di capire cosa andasse fatto in quel luogo e in quel momento.
Ripercorrere oggi la storia di Mario Gozzini significa andare al cuore della storia italiana del XX secolo: ricostruire quel «dialogo alla prova» tra mondo cattolico e comunista di cui si fece promotore, vuol dire affrontare una delle vicende più complesse e meno studiate della storia dell'Italia repubblicana. La storia di un paese «mancato», di una nazione che avrebbe potuto esserci ma che non c'è stata. Vuol dire anche recuperare un «filo rosso» che va dall'antifascismo alla Costituzione fino alla fine della guerra fredda per costruire prospettive che hanno unito uomini e donne schierati ideologicamente in campi diversi, cattolici e comunisti, ma con la condivisione di valori fondanti. Mario Gozzini ha partecipato, da protagonista indiscusso, a quella storia: fu uno dei principali sostenitori della candidatura della «pattuglia cattolica» nelle liste elettorali del Pci; fu un pioniere, sul fronte dei credenti, di alcune tra le più importanti battaglie sui diritti in Italia, dal divorzio alla regolamentazione dell'interruzione di gravidanza, alla obiezione di coscienza al servizio militare fino alla riforma carceraria in funzione umanitaria e garantista; fu un severo critico del comunismo ateista, ma anche un riformatore nel mondo religioso. Ricordare la sua vita è recuperare un pezzo fondamentale del Novecento italiano.
Andrea Aziani nasce ad Abbiategrasso il 16 gennaio 1953. Fin dall'adolescenza rivela una indole appassionata a tutto, segno di quella tensione alla totalità che lo porterà a entrare nei Memores Domini e a dare tutta la vita perché Cristo fosse conosciuto, abbracciato e amato fino ai confini del mondo: a Siena nel tempo della giovinezza, in Perù negli anni della maturità, dove si dedicherà all'insegnamento, aderendo in seguito al progetto di monsignor Lino Panizza, vescovo di Lima-Carabayllo, di aprire l'Università Cattolica Sedes Sapientiae. Attraverso le lettere agli amici e il racconto di quanti lo hanno conosciuto, il libro fa emergere, come in una polifonia, la sua «febbre di vita» che scaturiva dall'immedesimazione con Cristo e dalla commozione per il destino e la felicità degli uomini. Tanti bambini, giovani e famiglie, specie negli anni vissuti in Perù, hanno sperimentato la sua paternità. Dopo aver letto una sua lettera, in un ritiro, don Giussani commentò: «Ditemi chi parla così dell'amore a Cristo». Ad appena otto anni dalla sua morte improvvisa, avvenuta a Lima il 30 luglio 2008, monsignor Panizza ha aperto la causa di beatificazione.
Alla beata Pierina, la Madonna ha affidato il compito di fare conoscere e fare amare il Volto Santo di Gesù. Gesù si presenta a suor Pierina con il Volto sofferente, ricordando così la sua morte in croce, quindi la sua Passione. Ella diventa ambasciatrice di questo dono meraviglioso facendo coniare una medaglia con il Santo Volto di Gesù, ricordando a tutti che Egli è l'unica persona che non delude mai nessuno e che è il nostro medico e anche la nostra medicina.
Questo profilo di san Carlo Borromeo, a firma dello storico della Chiesa Alberto Torresani, restituisce la figura di un santo che conciliava l'intensa vita di preghiera con un grande spirito di azione e governo. Carlo Borromeo (1538-1584), cardinale a 22 anni, segretario di Stato del papa Pio IV, diresse da Roma la conclusione del Concilio di Trento. Tornò a Milano come arcivescovo e riformò la grande diocesi ambrosiana di cui fu, di fatto, il rifondatore. La sua canonizzazione fu molto rapida, solamente ventisei anni dopo la morte.
In questo libro sono state raccolte le storie di dieci giovani, dieci "santi della porta accanto", cioè vicini a noi - sia per la distanza temporale che geografica - e insieme riflesso autentico della presenza di Dio nel mondo. Giovani che hanno riempito la quotidianità, le relazioni e i sogni, così come le scelte più importanti della vita, di un amore straordinario, talvolta nascosto alla vista degli stessi familiari e dei coetanei. Gli Autori, nei ritratti qui presentati, hanno attinto alle testimonianze di chi quei giovani li ha conosciuti, hanno scrutato lo sguardo di coloro che ne ricordano gesti e parole, ma soprattutto ne hanno riletto gli scritti personali, perché questi giovani sono un'esegesi vivente del Vangelo di Cristo.
Pregare, dibattere e lavorare insieme. Verbi programmatici per Clementina Barili che ben riassumono una vita da pioniera, caratterizzata da grande entusiasmo e fermento. Da ragazza lei stessa collaboratrice domestica, è poi in prima linea per la rivendicazione dei diritti delle colf e della dignità del lavoro di assistenza e cura. La sua azione è improntata a uno stile di servizio evangelico, sia dal punto di vista professionale sia nel campo delle lotte sindacali, con uno sguardo attento ai cambiamenti sociali e capace di leggere i segni dei tempi. Un modo di porsi nei confronti del presente che ha ancora molto da insegnarci. Tra le pagine, un ricco inserto con fotografie, documenti e lettere per ripercorrere le tappe più significative della vita di Clementina Barili. «Una professione ha bisogno di cultura. Prevenire con l'azione sociale piuttosto che medicare le ferite, formare i lavoratori e aiutarli a prendere coscienza piuttosto che supplire era entusiasmante, pur con tante difficoltà nell'attuazione concreta. A volte questo impegno si manifestava arido nelle sue applicazioni, ricco di tensioni e di sofferenze, di sconfitte e di fiato sospeso, ma alla fine qualche risposta ai problemi rendeva più dignitosa e duratura la soluzione.» Clementina Barili.
Dalla penna vive ed efficace del card. Comastri, un ricordo del santo vescovo Oscar Romero in occasione della sua memoria liturgica. Mons. Romero, ci ricorda il cardinale, ha difeso gli ultimi e gli indifesi fino al sacrificio ultimo della sua stessa vita. Un esempio di fede eroica e testimonianza efficace in tempi come quelli di oggi di difficoltà per i cristiani ad esprimere il volto autentico dell'amicizia di Cristo.
Don Dolindo (1882-1970), sacerdote napoletano, fu un instancabile e raffinato letterato, ma soprattutto un fantastico predicatore che spese tutta la sua vita in povertà tra i più poveri di Napoli, dove trascorse la maggior parte della sua vita. Conobbe San Pio da Pietrelcina e come lui ebbe il dono della profezia, il carisma dell'obbedienza massima alla Chiesa e l'umile accettazione alla Volontà di Dio. In queste pagine, Don Marcello Stanzione - sacerdote esperto in Angelologia, conosciuto e apprezzato anche all'estero grazie ai suoi numerosi libri tradotti, ospite a programmi radiofonici e televisivi - si focalizza sul tema dell'Inferno, il Diavolo, le tentazioni e Don Dolindo. Non mancano le testimonianze di alcune mistiche come Suor Faustina Kowalska, la beata Suor Maria della Passione, Suor Consolata Betrone, Dina Belanger. Don Dolindo ebbe il carisma dell'esorcismo e il libro comprende preghiere ed esorcismi, la sua devozione particolare a San Michele, alcune testimonianze del figlio spirituale su esorcismo e fatture e l'Atto di abbandono, la Novena e la Coroncina dell'Abbandono.