
La Cittadella don Milani. Rocca e Barbiana.
La Pro Civitate Christiana di Assisi e quella canonica sul Monte Giovi, nel Mugello toscano. I fili sono documentati: fatti di pensiero, di consonanze e di testimonianze intrecciate.
L'attenzione. della Pro Civitate per la brezza di Barbiana si manifesta quando questa non è ancora vento impetuoso che spinge a rinnovare la scuola, a discutere il sociale, t smuovere la politica, a scuotere la Chiesa: i tempo della speranza conciliare incrocia, nella Cittadella cristiana di Assisi, l'ansia e le pratiche positive di quanti iniziano a far propria la profezia di don Lorenzo e se ne fanno banditori concreti. Ma le parole ricondotte alle pagine di questo libro non raccontano solamente una storia trascorsa. La interrogano, semmai; la dicono di nuovo guardando a quanto ancora quella vicenda sta generando nel presente per aprire, senza posa, con determinazione spazi di futuro.
Qui si raccolgono copioni teatrali da e su don Lorenzo Milani - e il teatro pesa: smuove per via di emozione - presentati in Assisi nel remoto 1969 nel 2023; qui la conversazione col primo bambino che vide e venne visto da don Lorenzo a Barbiana rimbalza tra la memoria e il presente, tra i ricordi e l'attività intensa sviluppata nel corso di un anno dedicato al centenario della nascita del priore in cui s'è raccolta una quantità inattesa di iniziative: molte avviate da tempo, altre inventate da poco, spesso avendo la Fondazione che di don Lorenzo reca il nome come sostegno o affiancatrice. Della Fondazione quel bambino è ora presidente.
Tra presente e futuro queste pagine si pongono come uno strumento di discernimento e di lavoro.
Marco d'Aviano è grande per la santità della vita, per l'apostolato del tutto straordinario, che esercitò per tanti anni, con immenso frutto per le anime, per la missione che Dio gli affidò in uno dei momenti più critici della storia della Chiesa, per i quali il suo intervento è stato decisivo, fino al punto di salvare l'Europa dall'invasione turca, che certamente non si sarebbe fermata a Vienna. Ma, salvando l'Europa, ha salvato il cristianesimo.
È ammirabile per la ricchezza dei doni e delle grazie gratis a lui date con sbalorditiva abbondanza, dinanzi ai quali si mantenne sempre umile.
Gli effetti della sua ardita azione continuano a perdurare anche nei nostri giorni.
Giuseppina Berettoni è stata una mistica romana vissuta a cavallo di due secoli (1875-1927) e proclamata serva di Dio dalla Chiesa cattolica. Nata in una famiglia ancorata saldamente alla fede cristiana, viene ricordata come la vergine romana "dall'ardente carità e dalla fede granitica": un'autentica innamorata di Cristo. Chiese più volte di entrare a far parte di una famiglia religiosa, ma a causa delle tante prove e incomprensioni venne dimessa: era volontà di Dio che restasse nel mondo per esercitare un intenso apostolato a favore dei sacerdoti e dei più deboli.
Nei suoi Diari leggiamo il suo programma di vita: "Tutte le mie forze, tutta la mia vita la voglio spendere per far conoscere Gesù in mezzo al popolo cristiano". L'esperienza mistica della nostra serva di Dio è accompagnata da diversi fenomeni: estasi, bilocazioni, incarichi di portare messaggi, cambio del cuore e tanti altri prodigiosi fatti di natura soprannaturale, apparentemente incredibili ma documentati e testimoniati.
Concluse il suo pellegrinaggio terreno dove aveva iniziato la sua avventura cristiana: era stata battezzata nella Patriarcale Basilica di Santa Maria Maggiore e nello stesso luogo, dopo aver ricevuto la santa Comunione, terminò la sua giornata terrena. Una singolare coincidenza: sotto lo sguardo amorevole di Maria è stata annoverata tra i figli di Dio e lì, dopo un'esistenza dedita a un intenso apostolato, è ritornata alla Casa del Padre (6 agosto 1875-17 gennaio 1927).
Maddalena Carini è stata la prima donna italiana miracolata a Lourdes. Nata in provincia di Pavia, ha fondato a Sanremo la Famiglia dell'Ave Maria. Nel 2013 è stata introdotta la sua causa di beatificazione.
Maria Cristina Cella è una giovane sposa e mamma che alla terza gravidanza scopre di avere un tumore. Vuole curarsi ma, pur di non danneggiare il piccolo che porta in grembo, limita le sue cure a quelle strettamente necessarie. Il bambino nasce sano, ma il male ormai è diffuso in modo irrimediabile. Il 22 ottobre 1995, Maria Cristina raggiunge il cielo a ventisei anni, lasciando i suoi tre splendidi bambini e il marito, con cui fin da giovanissima ha costruito un rapporto di coppia che testimonia un amore «vero, saldo, puro e profondo», a imitazione di quell'Amore che Dio ha per loro e che «noi vogliamo imitare». Questo libro vuol farci conoscere la straordinarietà del mondo interiore di Cristina anche attraverso il suo Diario, che ha accompagnato la sua vita da quando aveva quattordici anni. Emerge una figura esemplare di adolescente, di fidanzata, di sposa e di madre, che ha fatto ruotare tutti gli avvenimenti quotidiani attorno all'Amore... e lo ha fatto fino in fondo!
Abel è arrivato a 2 anni e mezzo con la nave Diciotti. La mamma è annegata durante la traversata ed è sepolta nel cimitero di Armo, assieme a quelli che non ce l'hanno fatta. Lui, come tanti altri bambini e ragazzi venuti dal mare, è stato accolto nella Casa dell'Annunziata, a Reggio Calabria, e dopo mesi di ricerche è stato ricongiunto con il papà. Altri partono da soli nonostante abbiano 9, 12, 15 anni. Li classifichiamo con una sigla: MSNA, minori stranieri non accompagnati. Ma ognuno di loro ha un volto e una storia. Fuggono da luoghi dove è impossibile restare. Partono nonostante i pericoli, perché la speranza è più forte della paura. In questo libro sono raccolte le loro storie e quella di chi ha scelto di accoglierli come figli.
Una magistrale autobiografia di un quasi centenario che riassume e capovolge quanto ha scritto il prete "cercatore di perle" tra i più "piccoli" e gli "ultimi". Noto finora per avere vissuto l'esodo (exodos) come uscita permanente da ogni sistema, ecclesiastico e laico, desideroso solo di andare incontro ai "fuori sistema" e vivere con loro, dopo anni di rilettura della propria storia personale e comunitaria alla luce della Parola di Dio, il prete degli Zingari ci consegna il suo esodo (eisodos) come entrata, come continua ricerca e immersione nel mistero di Dio. È Lui la "perla" preziosa.
Una storia vera, davvero insolita: una donna giovane e bella abbandona i miti pagani dei quali si è nutrita negli anni giovanili man mano che si trova a compiere uno strano pellegrinaggio che la porta a decidersi per Cristo, facendo di questa ricerca la ragione della sua vita. Un miracolo di sant'Antonio avvenuto pochi anni or sono in una chiesetta ticinese, raffigurato in un quadro di Giuseppe Gasparro, che l'autrice incontra al momento della collocazione dell'opera, dà inizio ad una improvvisa e del tutto imprevedibile conversione, che induce l'autrice a modificare il suo modo di pensare e di vivere. Un mutamento, quindi, anche filosofico ed esistenziale, come sottolineato nella prefazione da Diego Fusaro, così anomalo in un'epoca come la nostra, che rende ancor più affascinante questa storia. Postfazione di Luca Brunoni.
“Lo tenga a casa al caldo, non lo faccia affaticare”, è la frase che tante volte genitori di bambini disabili si sono sentiti rivolgere quando cinquanta/sessant’anni fa chiedevano di poter iscrivere i loro figli alla scuola pubblica. Certo il progresso, non solo scientifico e tecnico, ma anche quello nei valori, ha bisogno di adeguati tempi di riflessione per concretizzarsi. Se pensiamo al trattamento riservato ai bambini disabili nell’antica Grecia o in tempi più recenti alla Germania nazista, dobbiamo constatare che progressi ne sono stati fatti, ma in Italia prima che si arrivasse a stabilirne il diritto all’integrazione scolastica, la strada è sempre stata disseminata di ostacoli, pregiudizi ed atteggiamenti che pur non decretando la morte fisica dei piccoli, ne facilitavano la morte civile. Ecco quindi che di fronte a una situazione di notevole arretratezza nella legislazione nazionale, spicca l’esempio trainante di una semplice maestra che antepone il senso del dovere alla comoda tranquillità della sua vita, fa la differenza e propaga “il contagio” accettando nella sua classe una ragazza disabile. Le storie silenziose, ma avvincenti della maestra Elena e della sua allieva Francesca fanno pensare che in un mondo in cui si dice che nulla mai cambierà, vale la pena lottare perché qualcosa in meglio prima o poi muti. In questa prospettiva ci conforta una massima di sant’Agostino che affermava: “La speranza ha due bellissimi figli, lo sdegno e il coraggio, lo sdegno per le cose come sono e il coraggio per cambiarle”.
Giuseppe Carini racconta in modo vivace, ma sfidante, la sua amicizia con padre Puglisi. Aveva 21 anni e studiava medicina quando lo conobbe a Brancaccio, quartiere di Palermo con consolidate realtà mafiose, dove era nato e cresciuto. Fin da piccolo - anche grazie a un parente che il giovanissimo Giuseppe idealizzava - era attratto da Cosa Nostra. Come molti o tutti nel quartiere era cresciuto con il mito dell'uomo d'onore. Poi accadde l'incontro con 3P - come i ragazzi chiamavano padre Pino Puglisi - e la sua vita cambiò. Divenne un suo stretto collaboratore sino al giorno dell'omicidio, e restò fedele ai suoi insegnamenti al punto da divenire nel 1995 testimone di giustizia. Da quel momento è nello speciale programma di protezione previsto in questi casi.

