
Il libro racconta l'esperienza umana e spirituale di una donna che, nel secondo dopo guerra, ha accompagnato la vita di centinaia di ragazze verso la felicità e l'obbedienza a Dio e nella contemplazione. Cristiana Piccardo, monaca appartenente all'Ordine Cistercense della Stretta Osservanza, è nata a Genova nel 1925. Nel 1958 è entrata nel monastero trappista di Vitorchiano, situato nei pressi di Viterbo, dove ha ricoperto il ruolo di badessa per 24 anni. Durante il suo servizio, contribuì alla nascita di nuove Fondazioni in varie parti del mondo. Ma queste pagine sono assieme la storia del monastero trappista di Vitorchiano, oggi riferimento di ritempra spirituale per migliaia di persone che lo frequentano, e del rinnovamento monastico operato dopo il Concilio Vaticano II.
In vista del primo anniversario della partenza di Chiara Lubich per il cielo (Rocca di Papa, 14 marzo 2008), l'Editrice Città Nuova intende rendere omaggio alla fondatrice del Movimento dei Focolari e ispiratrice del proprio progetto editoriale con un album fotografico. Conosciutissima per la sua partecipazione a numerosi, grandi eventi internazionali del mondo ecclesiale e civile, la raccolta di fotografie restituisce al pubblico il volto più quotidiano, e perciò meno noto, della Lubich: le foto la "sorprendono" al lavoro nel suo studio, a casa con le sue compagne, durante la preghiera o una passeggiata.
Fra esorcismi, accoglienza e apparizioni. Tre sacerdoti protagonisti di imprese straordinarie raccontano la loro vita, la missione e ci offrono la chiave per superare paure e difficoltà. Tre carisma sacerdotali, previsioni del mondo e della Chiesa, tremori di vivere la fede, un'unica strada: Cristo.
Prefazione del card. Roger Etchegaray, (presidente emerito del Pontificio Consiglio Iustitia et Pax)
Questo volume tratta del rapporto che il padre dei “mutilatini” di guerra, don Gnocchi, aveva con i papi e i vescovi del suo tempo e in modo particolare con Papa Montini, suo grande amico e sostenitore dell’Opera.
L’autore insiste sul tema della carità, quella vera che non è elemosina né l’efficace intervento operativo nei diversi ambiti dell’emarginazione sociale. Ma piuttosto quella carità che caratterizzava don Gnocchi per il suo modo di essere e di operare con il cuore stesso di Dio che è essenzialmente tenerezza.
«Misericordia, misericordia, misericordia»: una delle parole più care a papa Francesco, che nella festa dell'amore misericordioso dichiara santi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Pochi giorni dopo viene elevata agli altari Madre Speranza, la mistica che non ha esitato a chiedere al Signore: «Annegami nell'abisso del tuo amore misericordioso». Il teologo Valentino Salvoldi propone un percorso a due voci intorno al tema della misericordia, scoprendo la consonanza tra Madre Speranza e papa Francesco: la stessa fede, la stessa spiritualità, la stessa semplicità, lo stesso amore per Dio e per questa umanità, affascinata dalla divina misericordia.
VALENTINO SALVOLDI, missionario, è professore di filosofia e teologia morale. Già docente di antropologia culturale all’Accademia Alfonsiana in Roma, è professore visitatore dei seminari delle giovani chiese (Africa e Asia). Ha creato un vasto movimento di solidarietà con i popoli del Sud del mondo. È autore di numerosi libri, scritti con stile semplice e tradotti in molte lingue.
Chi era Giuseppe Coletta? Un uomo amante dei bambini, marito, padre, carabiniere… Uno dei 19 morti di Nasiriyah. Un eroe? E Margherita Coletta? Una donna di fede, moglie, madre, compagna di una vittima di Nasiriyah. Una santa? «Eppure, così come Giuseppe non è un eroe, lei non è una santa. Entrambi, Giuseppe e Margherita, hanno trovato una risposta alla guerra che non è mai subordinata ad essa. Entrambi riescono in un’opera straordinaria: dalla guerra e dalla morte traggono motivo di pace e di nuova solidarietà. Dalla
guerra – ci dicono – si può uscire migliori, si può trovare la ragione per fare del bene. Ecco questo non lo sapevo e neppure lo immaginavo. E questo mi sembra davvero un miracolo» (Ritanna Armeni). Nasiriyah è abisso, Nasiriyah è inferno, Nasiriyah è letame. Ma dallo strazio di Nasiriyah, incredibilmente, sono nati dei fiori. Le pagine di questo libro ne conservano intatto il profumo.
E’ stato pubblicato nel mese di luglio 2019, edito da Libreria Editrice Vaticana, il volume “Seme di Gloria” scritto da don Antonio Di Nardo con la prefazione del vescovo di Caserta mons. Giovanni D’Alise. Il libro racconta l’itinerario di fede di Giacomo Gaglione, marcianisano, naturalizzato capodrisano, proclamato venerabile il 3 aprile del 2009 da Papa Benedetto XVI e per il quale è stato aperto un processo di beatificazione.
“Giacomo Gaglione – scrive don Antonio Di Nardo – dopo la sua conversione, avvenuta nelle mani di Padre Pio, nel 1919, iniziò a prendere tra le mani il libro della Sacra Scrittura. La Passione del Signore fu oggetto di meditazione continua. Il Cristo Crocifisso fu strada e meta per accettare la sua croce. Croce che considerò il dono più prezioso fattogli dal Signore. Questo suo itinerario, che possiamo definire mistico, lo condusse ad una gioia interiore tale che informò la sua vita e il suo apostolato. Guardare Giacomino immobile sulla sedia di ferro, può suscitare un’immagine a prima vista solo di dolore, di una sofferenza immensa. Egli invece ci invita ad andare oltre la visione fi sica della croce. Bisogna conoscere la sua vita e il suo Apostolato della sofferenza con gli occhi della fede. La sua vita è conoscere i suoi scritti scorgendovi la tenerezza misericordiosa di Dio, che lo mette in corrispondenza con l’Ostia pura: l’Eucarestia. Nella sua vita è particolarmente evidente il cammino della croce, ma attenti a non fermarsi ad essa. L’amore alla Parola di Dio e all’Eucarestia lo lavorano intensamente e gli fanno cantare l’Alleluia pasquale. Infatti egli afferma che: “Ogni sofferenza è seme di Gloria”. Questo è l’itinerario che Gaglione offre ad ognuno di noi: raggiungere la croce trasfigurata dalla gloria del Padre. Giacomo al termine della sua vita viene trasfigurato in Gesù Risorto, perché riconosce che il suo essere e il suo vivere è nulla senza Cristo”.
Antonio Di Nardo (Caserta 1967) è sacerdote dal 1998 della Diocesi di Caserta. Dopo la licenza presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma (2007), il 3 aprile 2017 ha conseguito anche il dottorato in Teologia dogmatica presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli sez. San Tommaso D’Aquino. E’ postulatore delle cause dei santi, parroco conferenziere sul tema della santità e predicatore di esercizi di spirituali per istituti di vita consacrata. E’ autore di varie biografie tra le quali: Madre Isabella de Rosis “Apostola del Sacro Cuore” (Velar 2011); Madre Anna Sardiello Fondatice delle Suore Eucaristiche di San Vincenzo Pallotti (Velar 2011); Giacomo Gaglione La pienezza della gioia nella riscoperta del senso del dolore (Velar 2012).
Sono passati più di sei mesi dalla morte di frate Giacomo Bini. Il desiderio di tenere viva la sua memoria, e di condividere la gratitudine al Signore per il dono di un fratello così, sono alla base di questo libro, di cui frate Giacomo è autore: "Seme di eternità. Biografia e scritti inediti". L'idea del libro è nata quando, subito dopo la morte di fra Giacomo, sono stati trovati nella sua cella a Palestrina dieci quaderni pieni di sue annotazioni, di cui nessuno aveva mai saputo nulla: dal 1982, anno della partenza per l'Africa, sino alla morte Giacomo aveva fedelmente scritto questa sorta di "diario" prendendosi del tempo per riflettere su quanto stava vivendo, per ragionare sulle situazioni, per confrontarsi con la Parola, per dare corpo ai propri sentimenti di gioia o di delusione, di gratitudine o di sofferenza... La prima parte del è una biografia di frate Giacomo, biografia composta in gran parte dalle testimonianze di tante persone che gli sono state vicine nei diversi momenti della sua vita. Una seconda parte è composta da brani dei quaderni ordinati cronologicamente, dalle primissime esperienze in Africa sino agli ultimi mesi di vita a Palestrina. Una terza e ultima parte raccoglie invece testi di Giacomo riuniti intorno a nove tematiche particolarmente importanti per la sua esperienza e la sua visione della vita francescana (comunione fraterna, missione, appartenenza, itineranza...).
Un romanzo per giovani che ben rappresenta la condizione di super cialità in cui spesso vivono molti ragazzi. Ma in questo modo di vivere emerge la gura di CARLO ACUTIS, un giovane che, andando a fondo nella ricerca delle vere esigenze della sua vita ha vissuto "da originale" dentro la fede cattolica. Il confronto con il suo esempio spingerà anche altri ragazzi a uscire dalla condizione di "fo- tocopia" di un modello standard imposto dalla mentalità comune tecnologico-consumista. Ognuno tornerà a dare spazio alla propria "originalità" di vita. Autore: Cecilia Galatolo è nata a Ancona, si è laureata nella facoltà di comunicazione sociale presso la Pon- ti cia Università della Santa Croce a Roma. Collabora con il settimanale della diocesi di Jesi e con il portale Family and Media. Autrice del romanzo : Non lo sapevo ma ti stavo aspettando è alla sua seconda opera di narrativa.
PELLEGRINAGGIO A ROMA 1913 DI CONCHITA (CONCEPCION CABRERA DE ARMIDA) SERVA DI DIO ARRICCHITO DI MEDITAZIONI E FOTO. L'anno 1913 attirr a roma pel legrini da tutto il mondo. Si festeggiava la storica ricorrenza del 313: l'apparizione de lla croce all'imperatore cost antino nella battaglia contro massenzio a ponte milvio. In seguito alla vittora di costantino fu la promulgazione del celebre editto di milano" con il quale fu concessa pace e liberta alla chiesa. Era desiderio di papa pio x che in tutto il mondo cattolico si festeggiasse questo avvenimento. Cosi`i pellegrini affluivano a roma. L'arcivescovo di publa, in m essico, mons. Ramon ibarra y gonzalez, organizzr un pellegrinaggio a roma, lourdes e terra santa. Concepcion cabr era de armida (conchita) faceva parte del numeroso gruppo di pellegrini. Il pellegr inaggio messicano durr dal 13 novembre al 23 dicembre 1913 ed ebbe il suo apice con l'udi enza di pio x il 19 novembre con la quale mons. Ibarra e conchita ebbero il permesso della fondazione dei missionari dello spirito santo. "
l testo è la testimonianza dell'autore, un sacerdote siciliano, che ha attraversato gli abissi dell'emarginazione, della sofferenza, ma anche della speranza. Sono esperienze sofferte e condivise con le persone incontrate sul ciglio della strada per le vie del mondo e testimoniano la sua sfida di accogliere nella propria vita il grido dei disperati, l'urlo degli emarginati, la domanda di aiuto dei malati. Queste situazioni di emarginazione, legate a droga, malattia, disabilità, povertà, criminalità, hanno generato in lui la decisione di aprire in Europa, Africa, America Latina oasi di ricostruzione delle persone ferite, laboratori di bellezza per la dignità perduta. L'autore riporta, con vivacità di comunicazione, fatti e vicende della sua vita, dalla giovinezza alla maturità, relativi ai suoi incontri, alle sue attività di assistenza e di recupero dei diseredati in molte parti del mondo, in particolare Brasile e Tanzania. Il libro diventa una provocazione per vivere la cultura del dono, uno stimolo per partecipare alla costruzione di una Chiesa povera, ricca di compassione e di misericordia. E vuole essere un atto d'amore verso i giovani che vivono all'interno della Chiesa e sentono la fatica di un deficit di Vangelo, perché lottino con forza contro un cristianesimo salottiero. E vuole anche rappresentare una mano tesa ricca di simpatia per quelli che si sentono estranei alla logica delle beatitudini, affinché grazie a una testimonianza convinta si sentano contagiati dall'amore.
Carlo Acutis è morto a 15 anni nel 2006. Nel 2021 avrebbe compiuto trent'anni, essendo nato il 3 maggio 1991, e si sarebbe trovato a testimoniare la sua fede in maniera più adulta, certamente arricchita dalle esperienze della vita ma, come tutto fa supporre, senza perdere la medesima forza e concretezza che aveva fatto intuire nei brevi ma fecondi anni della sua infanzia e adolescenza. Che cosa avrebbe detto ai suoi coetanei di oggi, ai giovani che lo seguono, e, soprattutto, a chi non lo ha ancora scoperto, se fosse rimasto tra noi? Quello che Alessandro Deho' propone in questo libro non è un esercizio a rincorrere o a ricostruire ciò che non è possibile nemmeno supporre riguardo a Carlo, ma un'intensa meditazione-dialogo con il giovane beato. Deho' si mette in gioco, in questo colloquio interiore, portandovi tutto il suo personale cammino spirituale, che a tratti rivela essere stato difficile, complesso, doloroso, e si obbliga a "fare i conti- con la schiettezza cristiana di Carlo. Il lettore si trova, così, fra le mani, un testo che interroga e si interroga, provoca e si lascia provocare, apre strade di riflessione e non rinuncia ad affrontare le piste più ostiche.