
La chiave di lettura dominante che permette di decifrare e comprendere alcune pagine che potrebbero anche urtarci per la violenza dei dolori, è l'innamoramento progressivo di Alexandrina che si dona totalmente a Gesù, che vuole diventare una cosa sola con Lui, che sempre più si immedesima nei Suoi sentimenti fino al punto di poter esclamare: "Non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me". (Galati 2,20). Gesù risponde con grazie straordinarie che la portano progressivamente alla piena identificazione mistica con Lui. Quando Alexandrina scopre che la "intensa passione" di Cristo, per la Salvezza di tutte e di ciascuna persona, si realizza storicamente nella "Passione cruenta", chiede a Gesù di esserne partecipe anche lei nella sua umanità per identificarsi totalmente con il suo amato. È l'amore che abbraccia la sofferenza come prova suprema di donazione. Il tratto più femminile, più delicato di questo amore è la sua passione per i Tabernacoli in cui Cristo è presente in stato di vittima. Vuole diventare la sentinella di ogni tabernacolo, la lampada che sempre arde davanti a lui, e infine si fa prigioniera con il Divino prigioniero dentro ogni tabernacolo. Un limite molto importante. Tutti gli scritti dettati da Alexandrina sono in lingua portoghese secondo la sua formazione e la sua mentalità: ogni traduzione in italiano risente del linguaggio e della mentalità corrente nel momento storico in cui traduce, ma risente soprattutto del livello spirituale del traduttore...
Paralizzata e costretta a letto per trent'anni, Alexandrina (1904-1955) visse su di sé ogni venerdì per circa quattro anni le sofferenze della Passione di Gesù. Negli ultimi tredici anni della sua vita si nutrì esclusivamente con l'Ostia Eucaristica. Il libretto ripercorre l'avventura umana e mistica di questa singolare figura, Cooperatrice Salesiana, beatificata da Giovanni Paolo II il 25 aprile 2004.
La biografia di Alessandro Serenelli, uccisore di santa Maria Goretti. Tra biografia, romanzo e saggio storico documentato, e la storia travagliata di un'anima che, attraverso una potente conversione avvenuta in carcere, offre la sua vita a Dio, consacrandosi nell'ordine dei cappuccini. Con linguaggio coinvolgente, l'autore pennella a tinte poetiche una storia di redenzione che muove l'anima del lettore. Arricchito da splendide foto, da documentazione varia, compresi manoscritti e atti processuali, il taglio del testo e anche quello del saggio storico. La riflessione su questo tema puo contribuire sensibilmente ad accrescere la solidarieta nei confronti dei fratelli spesso abbandonati nella loro drammatica condizione di reclusi.
"Mi sento indegno di servire nei malati Cristo crocifisso. Vedo in loro mio padre, mia madre, i miei fratelli, i miei figli". La storia di un padre di famiglia che, messa da parte la carriera di medico, sceglie di vivere il Vangelo servendo i poveri e i lebbrosi in Brasile. Un racconto basato sulle testimonianze di coloro che hanno conosciuto personalmente il Servo di Dio Alessandro Nottegar, fondatore della Comunità Regina Pacis. Convinto che anche gli sposi sono chiamati alla santità, si sente chiamato con la moglie a iniziare una nuova comunità di vita, fondata sulla preghiera, l'accoglienza e il servizio ai poveri. Decide così di vendere la propria eredità e di mettere il ricavato, con tutti i risparmi di famiglia, a disposizione di questo progetto. Solo un mese dopo, Alessandro muore improvvisamente a 42 anni, lasciando sole la moglie e le tre figlie. A loro si uniscono in seguito altri giovani, che vivono la loro appartenenza all'Opera nei vari stati di vita ( sposi, suore, frati, sacerdoti, laici non sposati). La Comunità Regina Pacis è stata riconosciuta dal vescovo di Verona e continua in vari Paesi con missioni a favore dei più poveri.
Biografia di un vescovo fuori dagli schemi.
A dieci anni dalla morte, il primo profilo di un protagonista della Chiesa italiana, con la sua parola schietta e fuori dagli schemi.
Una biografia dal taglio divulgativo, per tutti.
«Mentre si fanno scorrere le pagine di questo libro, ci si accorge che pian piano, agli occhi della mente, viene formandosi l'immagine del vescovo Alessandro. E tornano alla memoria anche i tratti salienti del teologo Maggiolini e del don Sandro pastore che nel mondo dell'università e dalle colonne dei giornali o sulle frequenze di Ascolta, si fa sera ha saputo dare il meglio di sé». Così Oscar Cantoni, attuale vescovo di Como, presenta questa biografia del suo predecessore, che «ci offre quasi un filmato realistico per descrivere chi realmente sia stato Alessandro Maggiolini». A dieci anni dalla morte (11 novembre 2008) Daniele Premoli ne tratteggia la figura, dando largo spazio a testi anche inediti che ci fanno apprezzare di nuovo la schiettezza e l'originalità di un cristiano fuori dagli schemi. Prefazione di Oscar Cantoni.
...cosa rimane oggi dell’uomo, del giornalista, del Vescovo Alessandro Maggiolini? Come rintracciare un filo conduttore nelle sue provocazioni che delineavano la fine della nostra cristianità e al tempo stesso indicava la speranza cristiana come inesauribile e affidabile prospettiva? Un libro di grande attualità dove, al di là delle idee di Alessandro Maggiolini, emerge una delle più grandi personalità del politically correct...
Il libro ripercorre l'esperienza semplice e al tempo stesso eccezionale di Aldina Balboni (1931-2016), fondatrice di Casa Santa Chiara: una donna di fede incrollabile e amore instancabile verso i più fragili. Attraverso la sua storia e i suoi scritti, scopriamo il cuore di una testimone cristiana che, con coraggio e dedizione, ha risposto ai bisogni dei più deboli, illuminando con speranza e carità un'epoca di profonde trasformazioni sociali ed ecclesiali.
"Signore, vorrei tre cose. La prima staccarmi da tutto il creato e purificarmi. La seconda operare e patir per voi e confidarmi in voi nelle maggior cose, che immaginar si possa. La terza con grandezza d'animo spropriarmi di nuovo non solo da quanto mi avete dato, ma insieme ancora da quanto per vostra grazia mi confido, che mi state per dare e così tutto spropriato che io mi getti in voi e con voi così mi unisca e in voi mi trasformi; che voi solo siate il padrone e che un giorno senta per l'infinitissima vostra misericordia: Vivit in me Christus". (Alc. 3.31 concetti spirituali n. 50)
Sullo sfondo della grande epopea del West cresce il giovane Alce Nero, indiano della nazione Dakota e della tribù Oglala. A 13 anni combatte a Little Big Horn, nella battaglia che segna la sconfitta del Generale Custer. A 27 anni è ferito a Wounded Knee, durante il massacro che pone termine alle Guerre Indiane. Nello scontro con la civiltà dei bianchi il suo mondo, il cerchio della sua nazione, si sta spezzando. Ancora bambino, Alce Nero ha avuto delle visioni. Una "Grande Visione" che gli ha dato la speranza di poter ancora salvare il suo popolo. Il filo conduttore della sua vita è la struggente nostalgia di un recupero della vita tradizionale e dell'unità del suo popolo ma neanche il viaggio in Europa con il circo di Bufalo Bill gli fa trovare nel mondo dei bianchi una "medicina". Sarà l'incontro con un sacerdote missionario a iniziarlo nel cammino di conversione che cambierà completamente la sua esistenza, senza dover però rinnegare il suo passato. Alce Nero il primo beato del popolo Pellerossa, un personaggio simbolo della capacità dell'esperienza cristiana di essere veramente "cattolica" per tutti.
L'autore, che ha avuto la grazia di conoscere personalmente il Servo di Dio, mostra la luce di Santità di Albino Luciani e il suo impegno nella ricerca della sostanza del Vangelo come unica ed ininterrotta verità. Il suo breve pontificato fu incentrato sulla base delle tre virtù teologali - fede, speranza e carità - e, come ricorda il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin nella Prefazione non è stato il passaggio di una meteora che si spegne dopo un lungo tragitto ma è «tutt'ora segno ed esempio luminoso di quella continuità di speranze che vengono da lontano e che affondano le radici nel mai dimenticato tesoro di una Chiesa, vicina all'insegnamento dei grandi Padri» (p. 12).
Giovanni Paolo I non può essere ricordato solo per la brevità del pontificato. Prima dell'elezione a papa ci sono 65 anni: la vita di un uomo di Dio che fin da bambino orientò la sua esistenza al servizio nella chiesa con eroico impegno. L'umiltà fu il suo programma di vita, il valore che sentiva specifico del cristianesimo, in cui si è discepoli di quel Maestro che dice: «Imparate da me, che sono mite e umile». Fu vescovo del concilio e leale collaboratore di papa Paolo VI nell'applicazione dei documenti.

