
Si tratta della trascrizione in stile colloquiale di un corso di Esercizi spirituali, dettati dall'autore nel 1990, a Bologna, presso la Villa San Giuseppe, in occasione di un "anno ignaziano". Gli Esercizi, di otto giorni, sono stati tenuti a un gruppo di gesuiti e ad altri amici sull'Autobiografia di sant'Ignazio. Poco prima di questo corso, l'autore aveva avuto modo di leggere Il cammino dell'uomo di Martin Buber, rimanendone colpito dalle molte similitudini tra l'esperienza spirituale di Ignazio di Loyola e l'insegnamento chassidico di M. Buber. Anche il cammino ignaziano descritto nell'Autobiografia, infatti, propone un itinerario per la crescita, la maturità, l'autenticità e segna le tappe cruciali del "cammino dell'uomo", come risalire la propria fonte, scegliere la propria vita e perseguirla con tutte le forze.
L'autore propone passi e figure della Bibbia, affinché i lettori, riconoscendovi un'analogia con i loro problemi, trovino la forza per cambiare e vivere una vita riuscita. Gli argomenti trattati nei cinque capitoli sono: vivere la quotidianità gestendo saggiamente il ritmo del tempo tra lavoro e tempo libero; imparare a essere in armonia con se stessi e gli altri; coltivare la propria spiritualità, aprendosi al silenzio e alla preghiera; trovare la forza per superare i momenti di sofferenza e difficoltà. Afferma l'autore: "I primi monaci avevano sviluppato il "metodo antirretico". Alle parole che fanno male contrapponevano sempre parole terapeutiche tratte dalla Bibbia. Così facendo avevano sperimentato che queste sono davvero parole che guariscono, ma sviluppano il loro potere terapeutico soltanto se le meditiamo di continuo e le pronunciamo consapevolmente nella nostra situazione concreta. Le parole della Bibbia non offrono soluzioni facili ai nostri problemi, ma racchiudono un'energia che trasforma". La parte finale offre anche una piccola raccolta di benedizioni e preghiere per varie occasioni.
Fra le mille letture su papa Francesco, mancava una che prendesse organicamente in esame il suo rapporto con l’universo femminile, nella prospettiva della crescente responsabilità delle donne in ambito ecclesiale. L’ipotesi di una «apertura» al diaconato femminile ha dato la stura al dibattito (e anche alle polemiche) su una questione – quella, appunto, della donna nella Chiesa – destinata a rimanere centrale durante, e anche dopo, il pontificato bergogliano.
"Se Dossetti avesse continuato a fare politica, la DC si sarebbe spezzata". È l'explicit lapidario che Gianni Baget Bozzo appose nel 1977 a una storia iniziata quattro decenni prima e conclusa da tempo. Quando venivano scritte queste parole, Giuseppe Dossetti era ormai un monaco di sessantaquattro anni votato allo studio e alla preghiera. Ma nell'immediato dopoguerra, da laico, fu il protagonista di una stagione di rinnovamento che coinvolse le forze più vive del cattolicesimo politico italiano e il partito in cui cercarono rappresentanza. Sembrava che di quel tentativo si conoscesse ogni singola mossa, ogni retroscena. Non è così. Lo si scopre nel saggio di Fernando Bruno, che ha il merito di guardare all'intera vicenda da un punto di osservazione finora non abbastanza messo a profitto: la rivista "Cronache Sociali" (1947-51), organo politico quindicinale del gruppo dossettiano, ossia della sinistra democristiana nella sua espressione più alta e sognoficativa. Gli articoli di Dossetti, Lazzati, La Pira, Caffè, le grandi inchieste, l'osservatorio interno e internazionale erano modelli di un giornalismo civile, colto e incalzante, dove veniva allo scoperto l'alternativa alla leadership di De Gasperi. Al tatticismo degasperiano risucchiato nella "manovra governativa" e nel "patteggiamento di gabinetto", e sospinto a destra, Dossetti contrappose un'azione "formativa e suscitatrice, in strati sempre più vasti, di uno slancio collettivo vitale".
Indice del volume: Le basi dell'interpretazione: La confessione; La memoria; L'interiorità; Il dramma interno; Lo spirito, il senso, la religiosità e il cuore; La vita beata e la perfezione; L'eros e il cuore; La sapienza; La vita beata e il valore divino; Stupore di fronte all'esistenza; Creazione e Provvidenza; Il 'paganesimo' di Agostino; La madre; Lo sviluppo della situazione finale. La vita e la decisione: Infanzia, adolescenza e giovinezza; Roma e Milano; Chiarimenti; La decisione; Vita nuova.
Sono trascorsi nove anni dal 13 marzo 2013, allorché il cardinale Jorge Mario Bergoglio è divenuto papa con il nome di Francesco. Il pontefice latinoamericano ha raccolto una difficile eredità: quella di una Chiesa piegata dallo scandalo mondiale della pedofilia del clero, dai disastri delle finanze vaticane, dai traffici di Vatileaks. In pochi anni il Papa è riuscito nel miracolo e ha modificato, agli occhi del mondo, l'immagine di una Chiesa inaffidabile e corrotta. Nondimeno questo non gli ha risparmiato critiche ed incomprensioni di consistenti settori del mondo cattolico. Le accuse, soprattutto da parte di componenti della Chiesa nordamericana e di gruppi tradizionalisti e conservatori, indirizzate al Papa "modernista", "progressista", "peronista", "socialista", hanno accompagnato la storia del pontificato. Dato il loro peso mediatico hanno contribuito a deformare, agli occhi di molti, il senso vero ed autentico delle parole dei gesti di Francesco. Per questo appare importante restituire a quelle parole il loro vero significato. Papa Francesco non è un progressista che abbandona la dottrina della Chiesa, né tanto meno un conservatore che dimentica i passi compiuti dal Concilio Vaticano II. È un Papa missionario e sociale che ha come desiderio di rilanciare la tensione polare tra evangelizzazione e promozione umana, la stessa che era al centro della Evangelii nuntiandi del "grande" Paolo VI. I contributi del volume, ad opera di specialisti sull'argomento, aiutano a comprendere il pensiero ricco e «polifonico» del Papa e a situare correttamente la sua prospettiva nella vita della Chiesa.
Il libro intende reagire all'attenzione quasi esclusiva che è stata accordata alla figura di don Lorenzo Milani come insegnante innovativo e socialmente impegnato, a discapito di una riflessione più meditata sull'autentico significato del suo sacerdozio. Al cuore dell'indagine dell'A. troviamo la svolta religiosa che il giovane Lorenzo Milani imprime alla sua inquieta esistenza di borghese insoddisfatto di se stesso e del mondo, e il cattolicesimo verticale e assoluto di cui egli si appropria, interpretandolo con eroica coerenza e obbedienza, oltre che con intelligente creatività, poco o punto compreso dalla maggioranza dei suoi superiori e colleghi. Lo scoglio interpretativo è che dopo la sua morte questa incomprensione di fondo non è di per sé migliorata per il fatto di essersi tramutata in ammirazione. A prevalere infatti è stato il mito del prete progressista e schierato in difesa del popolo, anticipatore del Concilio Vaticano II che si è svolto negli anni centrali del suo esilio a Barbiana. Ma da un'analisi obiettiva e libera da preconcetti emerge un quadro alquanto diverso. Al pari di un personaggio manzoniano, don Milani si è originalmente impadronito dell'idea di sacerdozio e di Chiesa uscita dal Concilio di Trento, che egli rivisita dall'interno con radicalità evangelica e "rivoluzionaria", rifiutando quel compromesso col mondo che è invece emerso dalle applicazioni del Vaticano II. Il prete che voleva essere "signore assoluto" dei suoi allievi non ha nulla a che vedere coi preti smaniosi di inserirsi nella società del nostro tempo: è una figura inattuale, inclassificabile, il memento di una direzione a cui la Chiesa attuale sembra non guardare.
Rinchiuso nel carcere berlinese di Tegel, tra l'aprile 1943 e l'ottobre 1944, Dietrich Bonhoeffer trascorre giorni bui e incerti. Mentre il mondo sprofonda nel caos della Seconda Guerra Mondiale, i suoi contatti con la cerchia esterna di parenti e amici si fanno radi e difficili, fino al tragico destino finale, quando viene giustiziato. In questo epistolario, per moltissimi aspetti unico e commovente, riprende vita la testimonianza di fede e di resistenza di Bonhoeffer in un momento critico della storia. Nell'angusto spazio della cella di detenzione il teologo trova la forza di leggere, riflettere, pregare, e scrivere. Le sue parole si alternano a quelle delle persone a lui care: i genitori, il fratello maggiore Karl-Friedrich, il nipote quattordicenne Christoph e, in particolare, l'amico fraterno Eberhard Bethge. Con questo giovane pastore, destinato a diventare suo biografo, egli scambia pagine di una teologia profonda, contemporanea, anzi visionaria - proprio mentre il mondo sprofonda nel caos della Seconda Guerra Mondiale. È il suo lascito ai cristiani del mondo intero. «L'importanza di questo testo, che rappresenta un punto di non ritorno nel dibattito teologico del Novecento, nasce dalla frattura esistenziale causata dall'arresto e dall'internamento di Bonhoeffer nel carcere berlinese di Tegel. Ma quell'evento, a sua volta, fu il risultato delle scelte operate da Bonhoeffer negli anni immediatamente precedenti» (dalla Postfazione di Alberto Conci).
Opere di Dietrich Bonhoeffer – Volume 5
Edizione critica in lingua tedesca a cura di Gerhard Ludwig Müller e Albrecht Schönherr
Edizione italiana a cura di Alberto Gallas
Dalla quarta di copertina:
Il volume presenta riunite due opere in una traduzione italiana integrale. Vita comune è un'opera del 1939. Al centro di questo testo vi è la descrizione e la fondazione di una prassi spirituale, che non mira allo spegnimento del proprio io, ma vuole piuttosto rendere «gli individui liberi, forti e adulti» e renderli capaci di un agire responsabile nella vita di ogni giorno. Il libro di preghiera della Bibbia. Introduzione ai salmi, che è l'ultimo scritto pubblicato da Bonhoeffer nel 1940, rappresenta praticamente un ampliamento di quanto si dice in «Vita comune» sull'interpretazione e sull'uso costante dei salmi.
Opere di Dietrich Bonhoeffer – Volume 2
Edizione critica in lingua tedesca a cura di Hans-Richard Reuter
Edizione italiana a cura di Alberto Gallas
L'opera rappresenta un'importante tappa nell'itinerario teologico di Bonhoeffer, e un qualificato punto di osservazione per lo sviluppo della teologia nel nostro secolo.
Dalla quarta di copertina:
Il volume 2 presenta in una nuova traduzione integrale l'opera Atto ed essere, composta nel 1929-1930, presentata per l'abilitazione all'insegnamento universitario in teologia nel 1930, e pubblicata in prima edizione nel 1931.
In essa Bonhoeffer vuole mostrare come solo un modo di pensare ecclesiale, non individualistico, permetta di superare l'antinomia tra l'interpretazione ontologica e l'interpretazione attualistica della rivelazione. Un confronto, per alcuni aspetti molto stringente, viene istituito a questo scopo con i maggiori rappresentanti del pensiero filosofico e teologico del tempo, come Heidegger, Barth e Bultmann. L'opera rappresenta un'importante tappa nell'itinerario teologico di Bonhoeffer, e un qualificato punto di osservazione per lo sviluppo della teologia del nostro secolo.
Categoria centrale della spiritualità cristiana, specialmente nella sua declinazione ignaziana, il discernimento costituisce per Nouwen la capacità di sentire un suono più profondo al di là del rumore della vita normale, rappresenta il dono di vedere - attraverso le apparenze e al di là di esse l'interconnessione fra tutte le cose, in Dio.
Giovanni Paolo I osservò: «Il vero dramma della Chiesa che ama definirsi moderna è il tentativo di correggere lo stupore dell’evento di Cristo con delle regole».
Con la «riforma missionaria della pastorale» Francesco chiede al ministro di sottrarsi alla mens “applicativa-casistica” che viviseziona, nell’esistenza, un “dato particolare” dalla “verità universale” implicata nell’agire del soggetto.
Nel discernere «caso per caso» l’atto della per-sona autocosciente dovrà interpretarsi in quanto rivela l’umano dell’uomo nel suo significato universale. Così da mostrarsi, il vero, quale evento che giunge ad evidenziarsi all’au-tocoscienza del ministro.
Presentazione di Matteo Maria Zuppi
Prefazione di Rocco Buttiglione