
In occasione degli 80 anni di papa Francesco, in queste pagine sono raccolte le parole augurali di varie persone, credenti o non credenti non importa, alcune note, altre meno, altre del tutto sconosciute. Hanno scritto al Papa: Rosanna Belloni, Angelo Bolzani, Anna Bosi, Emma Buraglio, Piero Coda, Ferruccio De Bortoli, Marco Garzonio, Giulio Giorello, Hafez Haidar, Lodovico Isolabella, Vittorio Lingiardi, Serafino Marazzini, Francesco Micheli, Lucia Michetti e Michela Rossini, Giovanna e Filippo Moro, Moni Ovadia, Camilla e Carlotta Parrella, Alessandro Porri, Cesare Rimini, Flor Rivera, Cinzia Sacchi, Giangiacomo Schiavi, Elio Sindoni, Bartolomeo Sorge, Sergio Vailati, Alain Vergari, Sergio Zavoli. Papa Francesco viene eletto Sommo Pontefice il 13 marzo 2013. Compie 80 anni il 17 dicembre 2016.
"Joseph Ratzinger non doveva diventare papa. Non poteva. Secondo le regole non scritte dei conclavi una personalità così 'polarizzante' non sarebbe mai riuscita a ottenere i due terzi dei voti necessari per essere eletto. Invece il 19 aprile 2005, dopo un'elezione tra le più rapide dell'ultimo secolo, il tedesco Ratzinger si affacciò sorridente alla Loggia delle Benedizioni. Chi varca il Portone di Bronzo impara presto cosa significa il termine 'polarizzare'. Significa creare con dichiarazioni, gesti e idee un campo di tensione così forte da spaccare la Chiesa tra visioni differenti": dopo sei anni di pontificato Benedetto XVI è ancora un pontefice che divide. Eletto per rassicurare la parte di Chiesa in cerca di autorità e identità, il papa ha messo a disagio il cattolicesimo che si ispira al Concilio Vaticano II; con una citazione sprezzante su Maometto ha provocato uno scontro violento con l'Islam; elogiando Pio XII e togliendo la scomunica al vescovo negatore della Shoah ha causato una serie di crisi con l'ebraismo; le sue frasi sull'Aids hanno suscitato reazioni di protesta in tutto il pianeta; non ha affrontato questioni come il calo dei sacerdoti e il ruolo della donna. Marco Politi ricostruisce questi anni di pontificato nel quale crisi ed errori di comunicazione sono stati ripetuti e tratteggia il profilo meno conosciuto di un papa impolitico. Un uomo sensibile, timido, caloroso e pieno di umorismo nel privato. Un uomo che crede a un cristianesimo 'religione dell'amore'...
Ha spezzato l'immagine di una Chiesa matrigna, ha rifiutato la pompa imperiale, non conosce barriere tra credenti e non credenti, nessun pontefice europeo ha vissuto come lui la miseria degli emarginati, è vicino alle angosce di uomini e donne di ogni credo. È immerso nella modernità, pratica la tenerezza e la compassione. Ma in Vaticano crescono le resistenze ai suoi audaci programmi di rifondazione della Chiesa come la partecipazione dei vescovi al governo ecclesiale, l'inserimento di donne ai vertici decisionali, l'approccio nuovo a divorziati e omosessuali. Ripulire lo Ior e le finanze vaticane è una fatica immane. L'episcopato italiano è un problema per il papa argentino. La rivoluzione è agli inizi: l'esito è incerto e il tempo non è molto. "Francesco tra i lupi" è la storia, mai raccontata prima, delle sfide nascoste alla rivoluzione di Bergoglio e dell'opposizione al papa più popolare dei nostri tempi, con particolari inediti sulla sua elezione.
In circa due anni Francesco ha rivoluzionato il ruolo del papato: ha rinunciato alla pompa imperiale, ha criticato le 'malattie' della curia e ripulito i conti oscuri dello Ior. Il papa argentino si rivolge a credenti e non credenti con un messaggio di fraternità evangelica. Invita i senzatetto in Vaticano, ammonisce i politici sui guasti della corruzione, mette in guardia i potenti del mondo dalle crescenti diseguaglianze sociali, si batte contro le nuove schiavitù. Ha fermato l'invasione della Siria, Barack Obama e Raul Castro hanno chiesto la sua mediazione. Le sue intenzioni sono di associare i vescovi al governo della Chiesa, portare le donne ai vertici decisionali in curia, permettere la comunione ai divorziati risposati, rispettare le scelte di vita degli omosessuali. Ma il suo programma audace di riforme si scontra con forti difficoltà. Cardinali importanti sono contrari, una parte dell'episcopato mondiale e del clero fa barriera passivamente. Per la mafia, da lui scomunicata, è un nemico. Per i terroristi del califfato jihadista il Vaticano è un obiettivo da colpire. Lui stesso ha detto che potrebbe dimettersi, sostiene che il tempo a disposizione non è molto. L'esito della sua rivoluzione è incerto. "L'unica cosa che chiedo al Signore" - ha confidato a un amico - "è che questo cambiamento, che porto avanti per la Chiesa con grande sacrificio, non sia una luce che si spegne".
«Seguiremo la strada della verità ovunque possa portarci», promette Francesco. È un combattente solitario. Sa che i nemici lo aspettano al varco, pronti ad attizzare il fuoco dell'opinione pubblica. Un viaggio negli ultimi anni del pontificato, i più difficili e tormentati, in un mondo divenuto improvvisamente ostile. Nel cattolicesimo è in corso una guerra sotterranea per mettere Francesco, il pontefice riformatore, con le spalle al muro. Preti, blogger e cardinali conducono un'opera sistematica di delegittimazione e, mese dopo mese, si va compattando un fronte conservatore con notevole forza organizzativa e mediatica. Debole, invece, è la mobilitazione dei sostenitori della linea riformatrice di Francesco: vescovi e cardinali si affacciano poco sulla scena per difendere il papa e appoggiare gli obiettivi di cambiamento. Spira un vento di forte opposizione: «Vogliono un altro conclave», dice il cardinale Kasper. Francesco ha cambiato i rapporti con ortodossi, luterani, musulmani e Cina. Su pace, ambiente, giustizia sociale è un'autorità morale mondiale. Ma anche lo scenario internazionale si è fatto più complesso: l'America di Trump respinge gli accordi su clima e migrazioni, temi non negoziabili per il pontefice; in Italia, intanto, su migranti e integrazione circola un populismo anti-papale; in Europa orientale divampa un cattolicesimo xenofobo. Altre preoccupazioni incombono. La Chiesa è travagliata dalla piaga degli abusi sessuali, dalla insoluta questione del ruolo delle donne, dal sensibile calo delle vocazioni. Confessa il gesuita Antonio Spadaro, intimo collaboratore di Francesco: «È un pontificato drammatico in cui ci sono cardinali che attaccano il papa e atei che lo sostengono».
«Da una crisi come questa non si esce uguali, come prima. Si esce o migliori o peggiori.»
Francesco
Il racconto di un momento epocale per la Chiesa nell’analisi di uno dei vaticanisti più autorevoli e stimati.
Il 27 marzo dell’anno 2020 Jorge Mario Bergoglio si affaccia solitario sul sagrato abbandonato della basilica di San Pietro. Il vecchio pontefice avanza zoppicando. I capelli schiacciati sotto lo zucchetto. Una macchia bianca, irreale sotto il cielo nerastro. Da quasi tre settimane la Chiesa sembra aver cessato di esistere. Templi praticamente chiusi, fedeli spariti. Non si celebrano messe, non si festeggiano battesimi, niente matrimoni, niente funerali. L’ultima benedizione ai moribondi è affidata dai vescovi agli infermieri. Spiccano i camici, non le stole. Mai nella storia la Chiesa aveva disertato il dolore degli uomini. Con il suo gesto straordinario Francesco riempie questa assenza. E pensa soprattutto al dopo. Chiede una società inclusiva, un’economia al servizio di tutti, una politica che dia voce ai più vulnerabili. Cattolici e laici hanno capito da che parte sta Jorge Mario Bergoglio. E colgono il pungolo della sua ironia quando dice: «Peggio di questa crisi, c’è solo il dramma di sprecarla».
Contenuto: Le domande fondamentali che presto o tardi tutti si pongono: perché questa vita, esiste qualcosa dopo di essa, sono oggetto della discussione di due vecchi amici. Uno di loro è da sempre agnostico, l'altro è ormai convertito ad un cattolicesimo convinto. È proprio ciò che incuriosisce l'amico agnostico, che gli propone di affrontare un percorso di ricerca comune, partendo dalla materia di cui siamo fatti, dall'infinitamente piccolo sino all'immensità dell'universo. Discuteranno di tutto, dalle teorie evoluzionistiche a come gli antichi popoli si posero ed affrontarono le domande escatologiche. Dalle prime religioni, al monoteismo e alla Bibbia. Non esiteranno ad approfondire temi delicati come la questione sessuale e l'irrompere di illuminismo, relativismo e del secolarismo. Parleranno dei papi, dei preti, dei miracoli, dei ritardi della chiesa. Per approdare infine ad una attenta lettura del Vangelo di Matteo. Le conclusioni saranno per certi versi sorprendenti.
DANILO POGGIOLINI è nato in Romagna,a Rocca San Casciano in provincia di Forlí. Laureato a Torino in Medicina e Chirurgia, specialista in cardiologia, ha svolto la sua attività professionale nella stessa città, dove fu eletto Presidente dell'Ordine dei Medici di Torino e Provincia, confermato per 18 anni. È stato Presidente nazionale della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale FIMMG per molti anni. Nell'Ordine nazionale fu eletto Segretario , Vicepresidente e infine Presidente della Federazione Nazionale dell'Ordine dei Medici e degli Odontoiatri FNOOMCeO. In Campo politico è stato deputato al Parlamento Nazionale per tre legislature,'83 – '87- '92 per il Partito Repubblicano Italiano Nel 1994 fu eletto al Parlamento Europeo per il Patto Segni. Giornalista Pubblicista fin dai primi anni '70, per oltre 15 anni è stato direttore responsabile de Il Medico d'Italia , organo ufficiale dell'Ordine nazionale dei medici, settimanale che per un lungo periodo fu quotidiano con una tiratura di 300.000 copie. Diresse anche “Federazione medica”, rivista scientifica della stessa Federazione, e per entrambe la testate ha scritto centinaia di articoli di fondo su temi sociali, deontologici e sindacali medici. Ha fondato e diretto per diversi anni il mensile “I fatti”, giornale sociale e politico, diffuso a Torino e provincia. Sono in corso di pubblicazione altri due suoi libri: “Un'Italia scomparsa” e “Un estraneo nel Palazzo”.
Un “menù spirituale” settimanale che raggruppa attraverso l’uso delle immagini della cucina contemporanea tutti i valori citati da papa Francesco al fine di mettere ogni giorno in risalto i valori fondamentali del nostro Credo e gli atteggiamenti da tenere, o da evitare, durante il nostro cammino quotidiano verso la santità.
Notizie sull'autore:
Pierluigi Plata (Iseo, 12 dicembre 1964), è presbitero cattolico, teologo e scrittore.
I suoi scritti non sono altro che il frutto, oltre che a un meticoloso studio personale, di un continuo dialogo quotidiano con tutti, alimentato dal nutrimento della Parola di Dio e dei Sacramenti che la Chiesa Cattolica custodisce ed elargisce ad ognuno.
«La visione del mediometraggio Io sono Giuda dà il gusto di una riscoperta a chi è gia lettore dell'opera di Maria Valtorta. Per chi ancora non la conosce saraà una scoperta che potrà farlo diventare lettore dell'opera che ne è stata la fonte ispiratrice. E ne sarà conquistato » (Emilio Pisani). «Qui si è di fronte al dramma di ogni uomo; in qualche modo tutti possiamo essere come Giuda. E potremmo arrivare anche noi a tradire come ha fatto lui» (Andrea Carabelli). «Noi spasimiamo nei panni di Giuda a chiederci perché, perché annegare quando ci si può salvare. Si tocca qui un mistero profondo che nessun mortale puoò comprendere: quello del male. Seguendo le tracce del rapporto tra Giuda e Gesù che si conclude con quel bacio, si assiste, però, non solo a una tragedia ma anche alla rivelazione dell'Amore che non ha confini» (Giampiero Pizzol). «Io - spettatore, critico, attore - sono Giuda. Sono io a essere interpellato nei diversi quadri che compongono il film diretto da Carabelli e Bonanni» (Simone Fortunato).
La vita straordinaria e l'insegnamento intimenticabile basato sull'amore di colei che si è definita la piccola matita di Dio", con una raccolta dei suoi pensieri rivolti a ciascuno di noi. "
Non ci sono mezzi termini nei fogli che un giorno papa Francesco riceve. Dopo quasi vent'anni di silenzio, Daniel Pittet ha deciso di raccontare la sua storia di bambino abusato per quattro anni da un prete. Usa parole crude, pesanti, sconvolgenti per descrivere quello che ha subito, perché solo così si può dipingere l'abisso in cui una violenza trascina un bambino. Papa Francesco legge e decide di scrivere una prefazione a quelle pagine che diventeranno questo libro. È un'iniziativa coraggiosa, non è mai successo che un papa si esponesse così per una testimonianza tanto scottante, infatti sono in molti a sconsigliarlo. Ma la "tolleranza zero" di Bergoglio contro la pedofilia passa anche da questo gesto senza precedenti, da questa assunzione di responsabilità della Chiesa e di condanna totale dei colpevoli e della parte di gerarchia - vescovi o cardinali - che li proteggesse. Daniel oggi è un padre di famiglia, ed è riuscito ad affrontare l'inferno e a conservare la fede nonostante tutto. Il suo percorso non è stato facile, le cicatrici sono tutte lì, ma ha deciso di costruire la sua vita sul perdono, all'interno della Chiesa, e di impegnarsi per aiutare altre vittime come lui, per fare in modo che non ci siano più altre vittime come lui. Ci sono molte ragioni per cui questo libro è destinato a lasciare un segno profondo: la trasparenza del racconto, che spazza via decenni di omertà e rimozioni nel raccontare queste vicende; l'intervista al sacerdote responsabile dell'abuso, un documento rarissimo e a suo modo illuminante. E soprattutto, l'inequivocabile presa di posizione del pontefice contro l'anima nera che può insinuarsi all'interno della Chiesa stessa. Pagine che solo questo papa poteva scrivere.
Fin dal giubileo della misericordia (2016), papa Francesco aveva pensato a una domenica da dedicare «interamente alla parola di Dio, per comprendere l'inesauribile ricchezza che proviene da quel dialogo costante di Dio con il suo popolo» (Misericordia et misera 7). Quella intuizione si è tramutata in realtà con la domenica della Parola istituita con un documento che nel titolo (Aperuit illis) richiama le parole rivolte dal Risorto ai discepoli incamminati verso Emmaus. Con l'acutezza del biblista che lo contraddistingue, l'Autore illustra gli orientamenti delineati da papa Francesco in continuità con la tradizione magisteriale più recente. Inoltre evidenzia quelle che considera peculiarità proprie di papa Francesco: la Bibbia come libro del popolo, l'ispirazione in azione continua tra l'autore umano e la comunità in ascolto, l'inscindibile relazione tra la Scrittura e la Tradizione, l'impulso della Scrittura verso la carità o l'amore per il prossimo. Aperuit illis inizia con il cuore dei discepoli di Emmaus e termina con la Parola che abita nel cuore umano per essere messa in pratica: il presente volume illumina il senso delle tappe di questo percorso nella consapevolezza che si «impara a conoscere il cuore di Dio dalle parole di Dio» (Gregorio Magno).