
La buona volontà di amare il Signore! È stato il filo d'oro che ha brillato in tutte le mie azioni e le ha convogliate, dirette, impedite di straripare in sentieri dove il mio impulso, la mia ardenza di vita, avrebbero potuto portarle. Anche nel crepuscolo delle ore peggiori, in cui ero proprio una creatura di carne e sangue, ecco che il filo d'oro brillava e mi ricordava Dio e lo sguardo si alzava dalla Terra al Cielo. Uno sguardo sulle prime breve, poi sempre più lungo, finché si è allacciato per sempre, e l'assolo del divino Amore che mi diceva: "Vieni a Me!" si è mutato in duetto in cui io pure ho detto: "Vieni! Vieni nel dolore, vieni sempre, con tutto, ma vieni, vieni, vieni, mio solo Amore". E per raccorciare l'attesa e la distanza, seguendo, ora, il filo d'oro, correndo lungo di esso, mentre prima lo guardavo soltanto, sono andata, andata, senza chiedere, senza neppur pensare di poter giungere al mio stato di ora, ma solo perché volevo sempre più amare. (Maria Valtorta il 23 febbraio 1946)
"Quando un artista si appresta a fare un'opera, si limita alle operazioni di sbozzatura se scultore, di schizzo se pittore, di innalzamento di muri se architetto? No. Dopo il grosso lavoro scende ai particolari. Sono questi molto più lunghi a compiersi che non lo sia il grosso lavoro. Ma sono quelli che creano il capolavoro... E così dovete fare voi con il capolavoro della vostra vita spirituale... E se nel grande insegnamento evangelico vi è di che dare salvezza alla vostra anima, nei tocchi più minuti vi è di che darvi la perfezione. I primi sono i comandi. Disubbidire a quelli vuol dire morire alla Vita. I secondi sono i consigli. Ubbidire a questi vuol dire avere sempre più sollecita santità e accostarsi sempre più alla Perfezione del Padre".
"Ricòrdati che non sarai grande per le contemplazioni e le rivelazioni, ma per il tuo sacrificio. Le prime te le concede Iddio non per tuo merito ma per sua infinita bontà. Il secondo è fiore del tuo spirito ed è quello che ha merito agli occhi miei". (Gesù a Maria Valtorta il 26 dicembre 1943)
Il fascino che i profeti esercitano è indiscutibile: la loro libertà di fronte alle strutture socio-politiche ed "ecclesiastiche", la loro vivissima capacità di intuizione, la tormentata esperienza della loro vocazione e missione, il bagliore della loro parola e del loro carisma li rendono cittadini del nostro mondo e contemporanei della nostra storia.
In questo libro ormai diventato un classico, l'Autore, con la competenza che lo contraddistingue, ci presenta la figura dei profeti, e attraverso l'analisi dei loro testi ci fa conoscere il loro messaggio, così antico e così attuale.
I poveri sono, fin dall'inizio del Pontificato di papa Francesco, al centro del suo cuore e della sua predicazione. Il motivo è semplice: essi sono al cuore del Vangelo. E questo basta. Dei poveri, di tutti i poveri, il Papa parla con cuore attento e aperto: il suo sguardo non è semplicemente - come spesso si tende a pensare - rivolto ai Paesi in via di sviluppo o ai migranti. Nelle sue parole il richiamo continuo è alla varietà e vastità della miseria, che invoca la vastità ancor più grande e possibile della misericordia: affamati, schiavi, vittime di guerra, donne e uomini che perdono il lavoro, sfruttati, martiri, persone private della libertà...; ma anche malati, morenti, anziani che patiscono la solitudine, bambini senza chi si occupi di loro...: i colori della povertà sono infiniti e, in questo libro, sono raccolti e ci chiamano all'ascolto, non dimenticando che, tra i poveri del mondo, ci siamo anche noi. E che anche noi siamo nel cuore della Chiesa e di Francesco.
Per quanto pubblicata postuma nel 1937, I paradossi del signor Pond non è di certo un’opera minore. In otto racconti pieni di suspense, l’autore presenta la figura di un detective dilettante tra le più godibili della storia della letteratura poliziesca: un «ometto pacato», almeno in apparenza, che conosce benissimo il mondo e possiede la straordinaria capacità di elaborare deduzioni perspicaci e formulare, grazie al suo prezioso intuito, precise ipotesi investigative. Al signor Pond piace anche fare osservazioni casuali che sembrano contenere flagranti contraddizioni. Dietro ciascuno dei suoi paradossi si cela però un misterioso e avvincente racconto, squisitamente narrato.
Il lettore viene ad esempio messo a parte delle vicende di un importante maresciallo dell’esercito prussiano che vede fallire il suo progetto perché «due suoi soldati hanno eseguito i suoi ordini»; o di due uomini «a tal punto d’accordo che uno di essi uccise l’altro»; o ancora di una matita «relativamente rossa» che tracciava «segni neri»; oppure di un uomo «troppo alto per essere visto».
La verità, sembra dire Chesterton, non è sempre quella che appare e il mondo, e la vita, vanno visti da prospettive diverse e, soprattutto, mai giudicati troppo in fretta.
Per quanto pubblicata postuma nel 1937, "I paradossi del signor Pond" non è di certo un'opera minore. In otto racconti pieni di suspense, l'autore presenta la figura di un detective dilettante tra le più godibili della storia della letteratura poliziesca: un "ometto pacato", almeno in apparenza, che conosce benissimo il mondo e possiede la straordinaria capacità di elaborare deduzioni perspicaci e formulare, grazie al suo prezioso intuito, precise ipotesi investigative. Al signor Pond piace anche molto fare osservazioni casuali che sembrano contenere flagranti contraddizioni. Dietro ciascuno dei suoi paradossi si cela però un misterioso e avvincente racconto. Il lettore viene ad esempio messo a parte delle vicende di un importante maresciallo dell'esercito prussiano che vede fallire il suo progetto perché "due suoi soldati hanno eseguito i suoi ordini"; o di due uomini "a tal punto d'accordo che uno di essi uccise l'altro"; o ancora di una matita "relativamente rossa" che tracciava "segni neri"; oppure di un uomo "troppo alto per essere visto". La verità, sembra dire Chesterton, non è sempre quella che appare e il mondo, e la vita, vanno visti da prospettive diverse e, soprattutto, mai giudicati troppo in fretta.
"Abbiamo meditato nei mesi scorsi sulle figure dei singoli Apostoli e sui primi testimoni della fede cristiana, che gli scritti neo-testamentari menzionano. Adesso dedichiamo la nostra attenzione ai santi Padri dei primi secoli cristiani. E così possiamo vedere come comincia il cammino della Chiesa nella storia" ... È un cammino in cui "si rintracciano numerosi temi che ancor oggi siamo chiamati ad affrontare. Essi ci coinvolgono in una feconda ricerca interiore, alla quale esorto tutti i fedeli" (Benedetto XVI)
I cardinali che si raccontano in questo libro sono l'esempio della Chiesa di Francesco che va dalle periferie esistenziali per realizzare il progetto del Signor. Sono uomini che mettono al primo posto gli scarti di questa società sempre più liquida, seguendo l'esempio del Santo Padre.
Un sussidio per far diventare preghiera personale e comunitaria gli spunti più significativi dell'enciclica di papa Francesco "Lumen fidei". Una sintesi semplice della Lumen Fidei in dieci punti, un sussidio per pregare con l'Enciclica aiutati da un brano biblico e da una preghiera sul tema della fede, un linguaggio semplice per comprendere la densità del testo dell'Enciclica per lo più steso da papa Benedetto XVI.
Papa Francesco nutre per i nonni la massima considerazione. La sua convinzione che «il piccolo nucleo familiare non dovrebbe isolarsi dalla famiglia allargata», espressa nell'Amoris laetitia, affonda le radici nella sua esperienza di vita personale: in tanti aneddoti da lui raccontati affiorano i tratti della nonna, che egli ricorda con gratitudine per la grande importanza che ebbe per la sua crescita e per la sua fede.
Bergoglio lo sa. Alcune volte ne ha parlato in privato. Altre volte lo ha lasciato intendere in pubblico. Dentro e fuori la Chiesa ci sono ostacoli, resistenze, lotte. I serpenti si annidano negli ambienti curiali come nei centri di potere internazionali. Sugli oppositori interni già si scrivono pagine di cronaca e interi tomi, ma è anche la trincea esterna al perimetro del Vaticano a essere foriera di pericoli imprevedibili. Francesco non lo ha mai negato. Alla vigilia del viaggio in America Latina ha parlato senza ipocrisia: "Quante forze, lungo la storia, hanno cercato e cercano di annientare la Chiesa!". In un'inchiesta giornalistica rischiosa Nello Scavo ha cercato i nemici del papa "venuto dalla fine del mondo". Alcuni li ha incontrati di persona, anche a loro insaputa. In qualche sacrestia, lungo le rotte dei profughi scacciati, in un paradiso fiscale o nell'inferno di una bidonville. Molti continuano a nascondersi. Indossano il copricapo da vescovo o il turbante da mujaheddin, le cravatte alla moda di certi banchieri d'assalto o le camicie di lino di petrolieri famelici. Altri, infine, portano gli scarponi sporchi di fango dei trafficanti di uomini e di armi. Mercenari della maldicenza e capi di stato che razzolano male. "Se subissi un attentato", ha confidato il papa mentre si recava nelle Filippine, "chiedo solo la grazia che non mi faccia male. Non sono coraggioso. Ho paura del dolore fisico, ma ho il difetto di avere una bella dose di incoscienza."

