
Il presente volume è destinato agli studenti delle facoltà di Economia, Scienze statistiche e Ingegneria, che devono sostenere l'esame di Statistica generale, nonché quello di Calcolo delle probabilità. Il testo è suddiviso in due parti. La prima offre una panoramica sintetica ma esaustiva degli argomenti e dei concetti fondamentali della materia. In particolare, vengono affrontati elementi di calcolo delle probabilità, la teoria delle variabili aleatorie, in generale, e delle variabili aleatorie discrete e continue (utilizzate come modelli di processi produttivi), in particolare. Segue poi lo studio sperimentale delle variabili aleatorie, nonché lo studio dei principali strumenti di statistica induttiva: stima, test d'ipotesi parametrici e non parametrici. Chiudono le tecniche statistiche utilizzate nel controllo di processo. Ad integrazione dei capitoli sono stati riportati numerosi esempi su fogli di lavoro in Excel. La seconda parte del volume è destinata a preparare lo studente alla prova scritta, offrendo una vasta selezione di esercizi svolti e commentati. Ogni esercizio è preceduto da un momento di ripasso degli argomenti: brevi richiami alla teoria precedono lo svolgimento e il commento di ogni esercizio.
I trattati internazionali non riescono più a frenare i crimini di guerra: i conflitti esplosi dalla prima pubblicazione di questo libro, nel 2011, confermano ogni giorno questa amara constatazione di Antonio Cassese. Una dolorosa ammissione, da cui muove una antieroica, indimenticabile e irrinunciabile conversazione sull'«esperienza del male». Come scrive Micaela Frulli nella postfazione, Antonio Cassese ha dedicato la propria vita all'affermazione del diritto, ma in questa ultima conversazione non ha temuto di mettere a nudo le debolezze del proprio credo. Da questo paesaggio umano dolente, da questa indagine sui fondali oscuri della nostra convivenza civile, emerge però con forza una luce: il ruolo decisivo dell'opinione pubblica internazionale, quella che l'autore intende qui risvegliare raccontandoci, con la memoria degli occhi ma anche con la generosità del cuore, la sua esperienza di giudice internazionale.
Solo da un'etica pubblica fondata su valori condivisi può nascere un ordinamento sociale e legislativo capace di dare un'anima alla convivenza umana. Prefazione di Giannino Piana.
In quest'opera Paolo Grossi individua la dimensione più autentica del diritto, non quella dei solenni atti legislativi, quanto quella di tessuto invisibile che rende ordinata la nostra esperienza, consentendo la convivenza pacifica delle reciproche libertà. Il criterio metodologico che guida il suo percorso di rigorosa sintesi è quello di comparare e distinguere, sulla base delle dissonanze che registriamo nel tempo, le diverse esperienze giuridiche espresse da tre civiltà storiche ben distinte. Non un itinerario filato e continuo, ma piuttosto tre momenti di forte discontinuità, tre maturità di tempi da contemplare e decifrare nel pieno rispetto delle loro autonome fondazioni. Il libro, per qualità, importanza e valore, è un evento unico nel panorama librario europeo.
La recente riforma del processo matrimoniale canonico, introdotta con il Motu Proprio Mitis Iudex Dominus Iesus, e le nuove acquisizioni della scienza psichiatrica, di cui si è avuto riscontro nella diversificazione dei modelli proposti dal DSM-5, hanno offerto lo spunto per una nuova, articolata riflessione sulla vasta tematica della incapacità consensuale. L’opera per esigenze di ordine sistematico e conformemente al titolo, si articola in due parti. La prima muove dalla considerazione della perizia nell'evoluzione normativa dal “morbus mentis” alla “anomalia” (Todisco), per passare a considerare il modus procedendi nella scelta del perito (Di Bernardo) e la “inutilità” della perizia nell'evoluzione dottrinale e giurisprudenziale (Jaeger), per concludersi con l’esame dei disturbi di personalità in relazione al consenso matrimoniale canonico (Palombi). La seconda parte è incentrata sul dialogo tra psichiatri e canonisti in rapporto alle nuove acquisizioni della scienza psichiatrica, con specifico riguardo alle sindromi di matrice culturale (Janiri e Fabris), alle nuove forme di dipendenza internet-correlate (Cantelmi- Talli e Salvatori), ai disturbi alimentari (Dastoli e Adam), alle condotte pre e para-suicidarie (Iecher e Lobiati), al narcisismo (Fisichella, Barbieri e Sammassimo). Il volume, edito dall’ Arcisodalizio della Curia Romana, vuole offrire uno strumento agile, ma scientificamente approfondito, agli
studiosi ed agli operatori del foro canonico, in vista di un dialogo sempre più proficuo, coerente e fecondo, nella definizione giuridica delle singole fattispecie di incapacità consensuale.
La storia dell'Università di Bologna tra gli ultimi decenni del Duecento e il Trecento - se si escludono ricerche pregevoli, ma settoriali - non è stata studiata come pur meriterebbe, per responsabilità, principalmente, di Friederich Karl von Savigny, che nella sua «Geschichte des Römischen Rechts im Mittelalter» a metà Ottocento bollò quell'età come un periodo di decadenza rispetto all'altra che, da Irnerio ad Accursio, l'aveva preceduta. In realtà, la scuola dei postaccursiani e poi dei commentatori sviluppò un pensiero di alto profilo che, nel confronto con le scuole contemporanee dei logici, dei medici e filosofi bolognesi, si segnala per un'approfondita riflessione sul metodo esegetico che, sotto alcuni aspetti, già annuncia la rivoluzione scientifica del mondo moderno.
Le cause incidentali (cann. 1587-1591) sono quelle che sorgono una volta "cominciato il giudizio", ovvero durante lo svolgimento del processo, che ha inizio con la citazione delle parti e termina con l'emanazione della sentenza. Nel tentativo di chiarificare gli aspetti più complessi e problematici delle cause incidentali, questo lavoro di ricerca, attraverso un'indagine specifica articolata in tre capitoli, verte sullo studio storico-giuridico, canonico e comparativo delle cause incidentali nella giurisprudenza rotale, nel processo canonico e civile.
Il diritto non piove dall'alto sulle teste dei cittadini. Al contrario, è qualcosa che si trova nelle radici di una civiltà, nel profondo della sua storia, nell'identità di una coscienza collettiva. Deve essere identificato negli strati profondi della società, laddove allignano i valori fondamentali. La riflessione originale di un grande Maestro sul ruolo cruciale del diritto per la convivenza umana.
L'esperienza giuridica medievale si pone come un pianeta separato e distinto da quello moderno: un insieme di valori fortemente incisivi e largamente diffusi creano una particolare mentalità giuridica e impongono precise scelte e soluzioni per i grandi problemi della vita associata. Su questa base Paolo Grossi ricostruisce magistralmente tale mentalità, assumendo a sue fedeli cifre espressive in primo luogo i vari istituti che organizzano la vita di ogni giorno, ciò che oggi noi chiameremmo 'diritto privato'. Ne emerge una civiltà intimamente giuridica, perché fondata su un ordine che è offerto dal diritto e che sul diritto si incardina. A fronte di una tumultuosa superficie politico-sociale, fa spicco la saldezza e la stabilità della costituzione sottostante, l'ordine giuridico appunto, garanzia e salvataggio della civiltà medievale. E, per questo, uno dei suoi messaggi storici più vivi e vitali.
Quest'ultimo lavoro di Niccolò Del Re ricostruisce la storia di una figura della Corte pontificia incaricata di speciali funzioni all'interno dell'amministrazione statale, cioè l'Auditor SS. Domini Nostri Papae (l'Uditore di Sua Santità), carica scomparsa con la riforma della Curia compiuta da Paolo VI nel 1967. Il volume ne descrive le origini, le attribuzioni e i compiti, non soltanto nel ruolo di consigliere pontificio, ma anche in quello di referente per la scelta e la nomina dei vescovi, e di delegato all'esame dei ricorsi contro le sentenze dei vari giudici e delle Congregazioni romane. Infine viene ripercorsa la storia dell'Uditore di Sua Santità, scandita dalle Costituzioni pontificie che a partire dal secolo XVII ne ampliarono o ridussero i poteri e le funzioni, fino a sancirne la sua definitiva scomparsa.