
Sulla fine degli anni Cinquanta, i tubi di dentifricio di Oldenburg, i cartelloni pubblicitari di Rosenquist, i fumetti di Lichtenstein, le Coca-Cola di Warhol fanno irrompere sulla scena dell'arte figure e cose della vita quotidiana che raccontano in maniera completamente inedita la civiltà dei consumi. Come nessun altro artista del moderno, l'artista pop si lascia coinvolgere volutamente dall'universo metropolitano dominato dai prodotti fabbricati in serie e dai mezzi di comunicazione di massa. Alberto Boatto, uno tra i maggiori critici italiani, racconta la Pop Art attraverso gli incontri con i suoi più grandi esponenti e con le loro opere, negli anni in cui ancora conservavano la fragranza dell'eresia.
Per Plinio il Vecchio la pittura ebbe origine quando una donna tracciò il profilo dell'amato attorno all'ombra proiettata dal suo viso. Da quel momento l'ombra ha accompagnato l'arte: usata da principio come strumento per riprodurre fedelmente la profondità e la luce, ha in seguito acquisito una valenza simbolica sempre maggiore fino a diventare la base su cui alcuni artisti hanno costruito la loro opera. "Breve storia dell'ombra" si sviluppa seguendo gli spunti più diversi: gli scritti di Cennini e Vasari, le opere di Poussin, Picasso e Warhol, fiabe popolari e fumetti, il cinema espressionista e la fotografia.
Lo studio di Paolo Bedogni e la documentazione che esso offre, presenta un quadro completo e ragionato dell'evoluzione del luogo della penitenza sacramentale lungo la storia, esplicita le esigenze architettoniche e artistiche del nuovo rito, offre linee feconde di riflessione per l'attuazione, e presenta alcuni tra gli esempi più significativi di tale ricerca dopo il Vaticano II.
Come i dieci precedenti volumi (2004-2013), "Scegliere un film 2014" è uno strumento sia per genitori che vogliono scegliere un film da godere in famiglia, sia per chi organizza cineforum, soprattutto in contesti educativi (scuole, gruppi giovanili, associazioni...). Ma anche gli studiosi, i professionisti dell'audiovisivo e i semplici appassionati potranno trovare uno sguardo acuto, intelligente e originale per comprendere a fondo i film analizzati. Il volume raccoglie infatti i circa 190 titoli considerati più significativi fra quelli usciti da giugno 2011 a maggio 2012. Le recensioni, firmate da giovani e brillanti professionisti dei media (sceneggiatori, story editors, studiosi), privilegiano la componente narrativa: il tipo di storia raccontata, i personaggi e i valori di cui si fa portatrice, con una valutazione che tiene in primo piano le componenti etico-antropologiche del film. Per rendere la consultazione più rapida e immediata, a ogni film è stato attribuito un voto in stelline, da una a cinque. Il voto non è per cinefili, ma per un pubblico di persone "normali", ed è il frutto di un giudizio complessivo che tiene conto dei pregi estetici, ma soprattutto contenutistici.
"La figura del padre nella serialità televisiva" è il tema del Convegno che la Facoltà di Comunicazione della Pontificia Università della Santa Croce ha organizzato a Roma il 22 e 23 aprile del 2013, i cui atti sono raccolti in questo volume.Partendo dalla figura del padre si voleva riflettere su come persona, famiglia e società siano oggi rappresentate nelle serie televisive, che sembrano vivere una nuova età d'oro: hanno raggiunto grandi livelli di qualità tecnica, e grazie alla globalizzazione e a internet hanno moltiplicato la loro capacità di creare e modellare stili di vita, al punto che qualcuno ha indicato i loro autori come "i grandi narratori del XXI secolo". Il modello narrativo è quello tipico della serialità, usato fin dall'antichità nella letteratura popolare e da numerosi scrittori classici. L'uscita differita nel tempo dei vari capitoli e delle varie puntate possiede un grande fascino e offre ampie possibilità per lo sviluppo di trame, personaggi e temi. Ma può anche generare meccanismi perversi che diminuiscono l'unità e l'identità narrativa di questo tipo di prodotti d'intrattenimento, ormai fortemente condizionati dalla pubblicità e dall'audience.
Il rapporto tra le narrazioni cinematografiche e le forme, gli stili, le dinamiche della preghiera presenta da sempre più difficoltà che consonanze. Non sfugge a nessuno: l’occhio della cinepresa non coincide solamente con lo sguardo pudico del regista, è anche la finestra impolverata dello spettatore, quando non diventa il buco della serratura del moderno consumatore, che spia fra le pieghe, i conflitti, le gioie e le disperazioni dell’orante ripreso. Questo libro si propone come riflessione e sguardo circa il rapporto tra la settima arte e la preghiera, momento intimo, ma non privato, del rapporto tra Dio e l’uomo. Una meditazione articolata e profonda la cui lettura, almeno come speranza, comporta un ritrovato bisogno di andare al cinema con occhi nuovi. Per uscire di sala con la mente un po’ più fresca e la vita un po’ più animata da uno spirito di fiducia. Proprio come quel giorno sul Tabor.
L'AUTORE
Dario Cornati è docente dal 1991 di Teodicea, Ermeneutica ed Estetica. Dal 2000 assume l’insegnamento di Metafisica, di Antropologia e
di Fenomenologia della Religione presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Milano. Dall’ottobre 2003 è docente di Metafisica e di Antropologia presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale. Membro ufficiale del Centro di Studi blondeliani all’Istituto Giovanni Paolo II di Roma, nonché assistente spirituale della Famiglia Vincenziana e delle Conferenze vincenziane in Milano. Tra le sue pubblicazioni si ricordano: Ontologia dell’Assoluto affettivo. Linee di un’ontologia della vita di Dio e di un’antropologia dei legami (2010). Dario Edoardo Viganò è Direttore del Centro Televisivo Vaticano (CTV) e professore ordinario di Teologia della comunicazione presso la Pontificia Università Lateranense, dove è anche Direttore del Master in Digital Journalism (con Emilio Carelli). Insegna Linguaggi e mercati dell’audiovisivo alla LUISS “Guido Carli”. È stato, dal 2004 al 2013, Presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo, Direttore della «Rivista del Cinematografo» e Presidente della Commissione Nazionale Valutazione Film della CEI. Tra i suoi libri si ricordano: Telecamere su San Pietro (2013), I film studies (2013, con E. De Blasio), Etica del cinema (2013), Il Vaticano II e la comunicazione (2013), La maschera del potere. Carisma e leadership nel cinema (2012), Chiesa e pubblicità. Storia e analisi degli spot 8x1000 (2011) e Dizionario della comunicazione (2009).
"Un giorno ricreerò quella magia." Claudio Abbado aveva sette anni quando, nel loggione del Teatro alla Scala, i Nocturnes di Debussy diretti da Antonio Guarnieri gli strapparono quella promessa. Ne aveva trentacinque quando della Scala divenne direttore artistico. E cinquantasei quando raccolse da Herbert von Karajan la direzione dei Berliner Philharmoniker. Una carriera luminosa fatta di musica, viaggi, curiosità, impegno: dagli esordi nella Milano degli anni Sessanta, tra utopie e contestazioni di piazza, ai 90.000 alberi chiesti nel 2010 al posto del cachet per tornare nella sua città; dal podio del Concerto di Capodanno con i Wiener a quello del concerto di compleanno di Fidel Castro a Cuba; dal rilancio del Festival di Lucerna alla creazione dell'Orchestra Mozart a Bologna. Tutto questo nonostante la malattia, accettata come una nuova occasione per rimettersi in gioco, quasi una nuova avventura. Nel vivido puzzle di memorie composto da Giuseppina Manin non c'è solo l'artista, ma l'uomo: un Claudio Abbado che ci appartiene e ci interpella più che mai. È vivo il suo messaggio di difesa della natura: lui stesso confessava di sentirsi, in fondo al cuore, "un giardiniere". Sono vive la battaglia per una musica libera e per tutti, e la filosofia del silenzio e dell'ascolto. Sono vivi i suoi passi nei luoghi che amava, dai magici boschi dell'Engadina alle coste ventose della Sardegna. Perché il viaggio, per i veri viaggiatori, non ha fine.
Il romano Caio Marzio, detto Coriolano perché eroe della battaglia di Corioli, è personaggio chiuso nel proprio orgoglio ed egocentrismo, cieco al mondo e incapace di comunicare con gli altri: una volta bandito dal suo popolo aizzatogli contro dagli avversari, si rifugia dai nemici volsci guidati da Tullo Aufidio, si mette alla loro testa contro Roma per trovare la morte per mano dei cospiratori volsci.
Scoprite come è stata architettata la battaglia per la Montagna Solitaria, come sono stati ideati i suoi eserciti e plasmati i suoi paesaggi attraverso i resoconti e i commenti dei membri dei team creativi da premio Oscar di 3Foot7, Weta Digital e Weta Workshop. Dalla Città del Lago a Dol Guldur, fino a Dale e a Collecorvo, ogni sezione è riccamente illustrata con disegni di creature, costumi, armature, oggetti di scena e ambienti selezionati dagli stessi artisti all'interno dell'immenso tesoro di opere d'arte generate per il film. Scritto da Daniel Falconer, senior concept designer, con prefazione del costumista Bob Buck e introduzione del concept art director nonché leggendario artista tolkeniano John Howe, questo quinto volume della serie "Lo Hobbit: Cronache dal set" è stato realizzato in stretta collaborazione con i principali componenti del team creativo della produzione, in modo da garantire un complemento al film più completo e fedele possibile.
Le pareti degli edifici religiosi sono sempre stati il telo sul quale la Chiesa ha dipinto il suo autoritratto. Tuttavia, oggi non è affatto scontato il rapporto tra l'arte, progressivamente sganciata dal concetto di bellezza, e la spiritualità, sempre più intesa in modo svincolato dallo Spirito Santo. Se il presbiterio - osserva Rupnik - "è praticamente l'unica cosa religiosa che ci è rimasta", la possibilità che si delinea è aprirlo agli artisti perché diventi non un generico luogo di espressione, ma lo spazio di un'arte purificata per una Chiesa capace di non escludere nessuno.