
Napoli, il barocco tedesco, l'Arcadia, il Metastasio, Mozart sono alcuni dei temi affrontati dall'autore, già giornalista e professore universitario e ora soprintendente del Teatro Massimo di Palermo.
Attraverso le storie di tante persone, ma soprattutto attraverso se stessa, Annalisa racconta il dolore e gli errori, l'elaborazione del lutto e la forza. Un successo di tutti e per tutti. Annalisa è in macchina, di ritorno da Lione, dove ha vissuto il suo più grande successo sportivo dopo le olimpiadi. Sta affrontando una crisi, personale e di coppia. Un simbolico viaggio durante il quale comprende la fine del suo matrimonio, non solo nell'esaurirsi del legame emotivo, ma anche nella necessità di staccarsi completamente da quella vita per ricostruirsi e cercare la gioia che si è accorta mancarle totalmente. Da questa immagine, da questo forte dolore, inizia per Annalisa un viaggio, un errare tra le vicende delle persone che incontra lungo il suo cammino professionale e personale. Cinque storie che si intrecciano con la sua personale rinascita, passata necessariamente attraverso le fasi di elaborazione del lutto.
L'iconografia dell'Annunciazione, attraverso numerose riproduzioni a colori, viene qui ripercorsa con attenzione. La pagina del Vangelo di Luca che narra l'episodio dell'Annunciazione del Signore, ha da sempre ispirato la creatività di pittori e scultori di ogni epoca, che grazie alle loro capacità artistiche hanno saputo riprodurre abilmente le diverse espressioni della Vergine Maria, dallo stupore iniziale di fronte all'inatteso annuncio dell'Angelo Gabriele, alla condiscendenza e infinita pietà con cui ha accettato il volere divino
Si può capire il Medioevo senza la musica? Davvero l'arte, l'architettura, la cultura, la filosofia, la poesia e la letteratura medievali sono comprensibili amputando da esse l'universo sonoro che le ha attraversate? La musica è la grande assente, in genere, dalle ricostruzioni storiografiche del Medioevo, sebbene essa sia profondamente radicata nelle matrici dell'Occidente. L'assenza della musica dalle abituali pubblicazioni storiche e di storia dell'arte medievale è peraltro ben comprensibile se si pensa alla rarità delle fonti e alla difficoltà di ricostruire realmente il "suono" medievale. Sul versante musicologico, gli specialisti si trovano di fronte al compito non facile di integrare il fenomeno sonoro con le altre espressioni artistiche e con la vita medievale in generale. Lo scopo di questo atlante è quello di proporre tale integrazione e di fornire al lettore, anche non musicologo, una immagine articolata, piana, godibile, e tuttavia scientificamente rigorosa, della musica nel contesto della vita medievale. Per realizzarla, sono stati coinvolti in un'ottica multidisciplinare molti dei più importanti musicologi, noti internazionalmente, insieme con archeologi, studiosi dell'acustica e dell'architettura, filosofi e storici del pensiero medievale. Quarantacinque autori per comporre un atlante storico complesso ma di facile lettura, anche perché ogni capitolo può essere consultato direttamente, senza aver letto i precedenti.
Il Casino Giustiniani Massimo al Laterano, a Roma, è una villa secentesca il cui parco, prima degli imponenti interventi urbanistici della seconda metà dell'Ottocento, si estendeva tra le attuali via Merulana, via Tasso, viale Manzoni e piazza San Giovanni. Oggi lontana dai grandi circuiti turistici della Capitale, quasi defilata dietro all'imponente cattedrale lateranense, la palazzina fu fatta erigere dal marchese Vincenzo Giustiniani tra il 1605 e il 1618 come "ritiro di campagna" dove cercare svago e riposo, oltre che per ospitare la ricca collezione di antichità di famiglia. Passata alla famiglia Massimo nel 1802, tra il 1817 e il 1829 le sale al pianterreno furono interamente decorate dai pittori Nazareni, dei quali costituiscono in assoluto una delle realizzazioni più importanti: essi diedero vita a una sintesi sublime della grande civiltà letteraria italiana attraverso rappresentazioni tratte dalle sue opere più emblematiche: la Commedia di Dante, l'Orlando Furioso di Ariosto e la Gerusalemme Liberata di Tasso. Il volume presenta per la prima volta al grande pubblico questi importanti cicli pittorici attraverso descrizioni e una nutrita galleria di immagini, che si affiancano a un'inedita storia della palazzina nel corso dei secoli, dall'origine nel XVII secolo fino al 1948, quando fu acquistata dalla Custodia di Terra Santa, della quale ospita oggi la Delegazione per l'Italia.
Rembrandt aveva appena 22 anni quando dipinse, su un piccolo pannello di legno di una quarantina di centimetri di lato, l'incontro di Gesù con i due discepoli a Emmaus. Era il 1628 e da allora egli tornerà più volte a illustrare quella scena, in disegni, incisioni e altri dipinti: una vera ossessione, in parte condivisa dai più grandi artisti dell'età rinascimentale e barocca (da Caravaggio a Rubens, Tiziano, Tintoretto, Veronese...). Proprio quel piccolo dipinto giovanile, oggi al Museo Jacquemart-André di Parigi, smuove la curiosità di Max Milner verso la sfida lanciata all'immaginario pittorico dal brano evangelico. Come può un'immagine 'fissa' dar conto di un'atmosfera che è allo stesso tempo familiare (una cena condivisa) e folgorante (la rivelazione del Cristo risorto)? Come tenere insieme la luce malinconica del «giorno che volge al declino» e l'accecante sparizione divina? Come fissare quel fremito di instabilità che riflette le reazioni dei discepoli nel passare dall'incredulità alla fede? E non si tratta solo di una sfida 'tecnica', di virtuosismo nel tradurre un racconto verbale in racconto visuale. L'incontro di Emmaus interroga i pittori circa la rappresentazione di un mistero che svela una vicinanza laddove si pensava un'assenza, e fa capire che bisogna rinunciare a ciò che si crede di vedere per accedere a una verità che salva. Milner ci mostra qui le diverse scelte dei grandi artisti, giocate nei cambi di luce e di postura, perfino nei dettagli più minuti (la sedia rovesciata, il tovagliolo che cade, il coltello in equilibrio...). Per tornare, infine, alla geniale soluzione del giovane Rembrandt, con l'impatto mozzafiato del controluce, che rende il Cristo a un tempo potente e labile, definito ed enigmatico. Presenza e, insieme, promessa: il che è, precisamente, la sfida dell'arte.
Una piccola enciclopedia mariana che presenta una approfondita storia della devozione musicale mariana dalle origini, riscoprendone le fonti bibliche e patristiche e l'immensa produzione innografica. La devozione alla Madonna si ritrova in un enorme repertorio mariano maturato in due millenni di cristianesimo con testi di incomparabile bellezza che, dai primi cantori d'Oriente e d'Occidente, arriva ai nostri giorni passando attraverso nomi sommi della letteratura italiana, laudi popolari e canzoncine religiose di rispetto, fino a nuove composizioni soprattutto nei santuari, oasi di spiritualità e devozione mariana. L'autore si è cimentato nella ricerca dei primi componimenti musicali a Maria nella Chiesa d'Oriente e d'Occidente attraverso un taglio storico ed estetico che può illuminare la ricchezza di questo mosaico di cultura poetica, teologica e di forme musicali, molte delle quali ancora oggi in uso. La prefazione è di Gregorios III, Patriarca di Antiochia e tutto l'Oriente, di Alessandria e di Gerusalemme.
Un omaggio a Domenico Zipoli (1688-1726), compositore italiano, oggi considerato il musicista più “completo” tra i Gesuiti missionari. L’Autore, il Maestro Sergio Militello, attraverso queste pagine desidera far emergere il tratto umano e spirituale del musicista barocco, cercando di delineare i motivi e gli elementi della sua attività missionaria e le motivazioni interiori che lo hanno portato a ritirarsi, da una possibile carriera, facendosi religioso. Egli propone così una lettura estetico-teologica delle composizioni musicali dello Zipoli “missionario” al fine di mettere in luce l’intendimento evangelizzatore che le caratterizza.
Queste pagine presentano sotto il profilo teologico quell'ambito esperienziale che è la musica. La musica è linguaggio singolare che, oltre ad essere altamente espressivo, si mostra "universale" perché capace di affratellarci; è linguaggio che come nessun altro sa far percepire il Mistero nella dimensione simbolico-estetica dell'arte. Non c'è espressione dei sentimenti umani più grande della musica. Sulla sua magia hanno riflettuto tanti uomini e donne di cultura lungo la storia (matematici e filosofi, musicisti e teologi...), aspirando a decifrare le orme della Bellezza che si rivela nella "teofania" dei suoni. Sulla loro scia, questo studio - nato dall'esperienza didattica - si pone a sua volta l'obiettivo di introdurre a un discorso teologico sull'intero fenomeno musicale, dalla sua genesi ispirativa fino alla sua realizzazione scritta, dalla sua esecuzione al relativo riscontro sull'uditorio, quale recezione contemplativa entro le categorie estetiche dell'arte. «La riflessione non si restringe all'ambito della musica sacra o della musica liturgica. Allarga, invece, l'orizzonte speculativo al "fenomeno musicale" in senso lato, là dove appaiono con evidenza possibili incidenze spirituali» (Sergio Militello).