
Se in Internet cerchiamo "omosessualità e sacerdozio cattolico", troviamo migliaia di pagine dedicate a questo argomento: è pruriginoso e quindi appetibile. La Chiesa cattolica è stata coinvolta in scandali relativi all'omosessualità e agli abusi sessuali nei confronti di minori, in cui erano compromessi sacerdoti e vescovi. Ma la maggioranza di loro è fedele alla vocazione e vive la scelta del celibato con coerenza e in molti casi con santità. Rimane, invece, poco considerata la realtà nascosta dei sacerdoti e consacrati che, per il disagio derivato dalla disarmonia che avvertono nella loro vita, scelgono di intraprendere liberamente vari percorsi di aiuto.
Sempre con rispetto delle persone, l'Autore affronta il problema del rapporto tra omosessualità e sacerdozio cattolico, analizzando la formazione psicologica della personalità, i documenti della Chiesa sull'argomento, e individuando le cause che hanno portato all'aumento di consacrati con orientamento omosessuale.
Sull'onda della "rivoluzione sessuale" del 1968, si è verificato un cambiamento antropologico: la scissione tra sessualità e procreazione, la sostituzione dell'identità psicosessuale con l'orientamento sessuale, e l'equiparazione tra eterosessualità e omosessualità, sono ora viste come espressioni della libertà dell'uomo svincolato da ogni limite naturale, morale e sociale.
Questo libro permette di analizzare il rapporto tra sacerdozio, omosessualità e formazione della personalità e dell'identità psicosessuale. La conoscenza di ciò permette di fare scelte libere e maturanti, per il bene proprio e della comunità.
L'autore cerca di rintracciare una sorta di "grammatica elementare dell'uomo" e dell'umano.
Attraverso lo sguardo critico di Marx ed Engels, Ágnes Heller propone una nuova lettura di un Rinascimento che è stato al tempo stesso rivoluzione e crisi: i ceti del feudalesimo, infatti, lasciano il posto a una stratificazione sociale più fluida e a una nuova forma di lotta di classe, l'uomo si riappropria del suo destino, e il capovolgimento del sistema dei valori getta le basi del futuro individualismo. Dalle contraddizioni di quest'epoca si apriranno due strade sul futuro dell'Europa: da una parte proprio l'Italia, così come la Spagna, incarnerà il volto di un Rinascimento naufragato all'apice della sua trasformazione economica e culturale; dall'altra, le successive evoluzioni in Inghilterra e Francia rappresenteranno le naturali conseguenze di ciò che è stato anche l'alba del capitalismo. Analizzando i capolavori di Shakespeare, More, Machiavelli, Giordano Bruno e tanti altri artisti che sentirono l'esigenza di ripensare l'uomo e il mondo, la Heller ci restituisce la complessità di un'epoca così fondamentale per l'identità europea.
«Il dibattito in Italia intorno a questo tema (per meglio dire: intorno a questa "parola") negli ultimi tempi sembra essersi esaurito come esausto dalle troppe polemiche, come sfinito dall'apparente inutilità di un dialogo tra sordi, come schiacciato dagli usi a volte pretestuosi o ideologici che lo hanno ampliato a dismisura, ma anche apparentemente svuotato di ogni possibilità reale di progresso nel confronto reciproco. Allora perché riattivare braci ormai apparentemente limitate a gruppi particolarmente coinvolti con una traduzione degli atti di un seminario di studi tenutosi in Francia in due tappe, nel 2012 e nel 2014? Serve, sì.... Ne siamo profondamente convinti. Serve per riportare il dibattito al suo luogo originario e proficuo, quello della riflessione pacata e plurale, che si confronta per cercare di capire meglio il mondo in cui viviamo e la sua complessità. Ma a una condizione: che il libro sia come quello che avete per le mani, un testo articolato, serio, complesso anche, ma di interesse indubbio per fare un "punto della situazione" intorno a questa categoria, prendendo in considerazione molti e diversi elementi, senza passionalità né pregiudizi ideologici.» (dalla Prefazione all'edizione Italiana di Stella Morra)
La forza smisurata che le attività umane esercitano oggi sulla natura è in grado di cambiare la composizione delle rocce, il clima, gli ambienti e i paesaggi del pianeta. Tutto questo riguarda direttamente le relazioni tra natura e società umane, l'uso delle risorse naturali, i modi in cui pensiamo e rappresentiamo il sistema Terra e quelli in cui cerchiamo di trasformarne i territori: il cuore dello studio della geografia. Il volume approfondisce tre questioni. La prima è l'introduzione del concetto di Antropocene nel campo degli studi geografici: una SDA che apre per la geografia un affascinante percorso di interazione con altri metodi d'indagine, linguaggi e campi disciplinari. La seconda è la messa alla prova della capacità della geografia di contribuire in modo originale alla comprensione dell'Antropocene. La terza è la riflessione su come l'Antropocene possa a sua volta cambiare la geografia, innovando le idee e i metodi con cui la Terra e le relazioni tra uomo e natura vengono indagate e rappresentate.
Il libro analizza i caratteri biologici e culturali dell'identità. In tal senso, l'Identità di un vivente coincide con l'Informazione che esso possiede: con la sua quantità, e soprattutto con il suo livello di organizzazione. L'Informazione non cognitiva corrisponde al livello biologico, mentre l'Informazione cognitiva è quella cosciente che presuppone uno psichismo evoluto, e che si manifesta con i modi della Cultura. Al contempo, l'Identità non è un assetto statico, ma essenzialmente in divenire. In quest'ottica, s'intreccia continuamente con l'Evoluzione.
Siamo esseri mortali oppure, innanzitutto, esseri natali? Il nascere va riscattato da un pericoloso oblio che rischia di portarci alla dimenticanza di quella promessa e di quel debito vitali che attraversano ogni esistenza. Esplorare il nascere significa fare memoria di un dono al di là di una presunta autosufficienza, riconoscere il senso e la responsabilità del nostro nome. Nascere è la filigrana che ci lega al corpo di nostra madre e, allo stesso tempo, è un verbo al futuro anteriore perché dà inizio a un cammino ininterrotto che semina novità e speranza.
Da sempre, ogni società si fonda su una serie di presupposti – una fede, un’ideologia, una religione – che trascendono la vita dei singoli individui e costituiscono l’essenza di un’identità collettiva: credenze che hanno l’eccezionale potere di definire, e dividere, i popoli, e che oggi come ieri sono una forza propulsiva della politica in gran parte del mondo. Credenze a volte laiche, come nel caso dei nazionalismi, ma più spesso, nel corso della storia, religiose. Indagando su questo aspetto centrale dell’esistenza umana, in Vivere con gli dèi Neil MacGregor viaggia – e ci fa viaggiare – nel tempo e nello spazio, guidandoci in un’illuminante avventura tra le fedi. Da Vanuatu alle Alpi sveve all’Acrocoro etiopico, dall’Era glaciale all’epoca Zhou ai giorni nostri, MacGregor passa in rassegna oggetti, luoghi e attività umane per mostrarci come la religione abbia sempre plasmato la vita pubblica, improntando le relazioni tra gli individui e gli Stati – e come abbia contribuito a fare di noi ciò che siamo oggi: «“Chi siamo ‘noi’?” è la grande questione politica del nostro tempo, e riguarda essenzialmente quello in cui crediamo».
"Le confessioni della carne" è il quarto e ultimo volume della "Storia della sessualità" ed è l'atto conclusivo, quello che ci permette di seguire la direzione del pensiero di Foucault alla fine della sua vita e chiude una delle più grandi riflessioni dell'Occidente. Nella ricerca sulla costituzione del soggetto nel mondo antico, qui l'attenzione si sposta alle regole e alle dottrine elaborate dai Padri della Chiesa, tra il II e il IV secolo. Attraverso una serie di incursioni nella dottrina cristiana, Foucault fa dunque emergere le progressive discontinuità rispetto alla filosofia stoica ed ellenistica, e la creazione di un rapporto del tutto nuovo tra il soggetto e la verità che prevede sofisticate tecnologie del sé. Le trasformazioni del concetto di peccato e di colpa, inscritti ormai nella struttura umana, faranno nascere così un "soggetto del desiderio" che dominerà la morale cristiana dei secoli successivi e poi tutta la storia occidentale.
La mediazione familiare in carcere è una possibilità, uno “strumento” che permette all’intero nucleo familiare del reo di gestire e vivere al meglio i nuovi equilibri che si sono generati dopo la detenzione. Secondo alcuni studi, un recluso che ha conservato i legami familiari rischia in percentuale tre volte meno la recidiva rispetto a un detenuto i cui legami familiari sono stati spezzati.
Questo volume intende offrire un modello di presa in carico totale della persona rea, coinvolta in un percorso di reinserimento sociale affettivo e genitoriale. L’ottica è quella di contenere il più possibile le recidive di reato, operando in rete con istituzioni e associazioni. Il progetto Mediamoci, sviluppato in seno all’associazione “Il Girasole” Onlus, è un interessante esempio di questa sinergia.
«Questo volume agile, che non tedia e non mira a colpire, contiene tanta vita. Si narra infatti del carcere – non omettendo i suoi aspetti dolorosi e contraddittori – e si racconta di esistenze intricate e sofferenti, si dicono le tappe articolate e le fatiche intense del lavoro relazionale con l’approccio della mediazione familiare.» Dalla postfazione di Silvia Landra
«Capire qualcosa di più della mia stirpe, trovare il bandolo del nostro comune sentire femminile. Così ho legato la mia parola a quella di tante donne che mi hanno preceduta e nutrita, le scrittrici di cui possiedo libri sottolineati, appuntati, deformati. Amati.Virginia Woolf, Natalia Ginzburg,Annie Ernaux,Marguerite Duras,Elsa Morante,Sylvia Plath,Ingeborg Bachmann, Anna Maria Ortese, Lalla Romano, Joyce Carol Oates, Nina Berberova, Karen Blixen, Clarice Lispector, Marguerite Yourcenar, Hannah Arendt.E tantissime altre. Ne ho seguito le orme, le ombre, le opere e i fatti della vita, perdecifrare la tela di un pensiero e di un lessico nostri.»
La materialità delle cose, l’urgenza della vita, la solitudine, la ricerca di un senso: pagina dopo pagina, la scrittrice Sandra Petrignani ricostruisce un mosaico che è il volto delle donne.
Da millenni ci consideriamo l'unica specie costituita da un'essenza immateriale e un corpo. Da una parte una natura umana volatile, capace di tutto, pronta a morire per la libertà ma che adora la futilità e coltiva l'eccesso. Dall'altra il corpo, una "macchina" programmata da geni immutabili ereditati dai nostri genitori. Ma la scienza del XXI secolo scopre una materia che "finalmente ci assomiglia, una biologia probabilista, scolpita dalle esperienze, che ci spiega chi siamo e perché facciamo quello che facciamo". Una nuova prospettiva che non sminuisce la mente riducendola alla materia, bensì che "eleva" la materia al livello della mente. L'uomo è sempre unico, superiore figlio degli dei ma non a causa di un'immaterialità ormai obsoleta: lo è grazie alla sua biologia. In queste pagine, Pier Vincenzo Piazza ci racconta come la biologia sia alla base delle nostre aspirazioni e dei nostri eccessi, come ci spinga verso attività irrazionali, spaccati in due tra spiritualismo conservatore e progressismo materialista. Un altro tipo di uomo si pone in alternativa "un Sapiens completo, che vede la vita in stereoscopia, senza ideologie". Con lui scopriamo, per esempio, come conciliare ecologia e aspirazioni umane, che diventiamo obesi perché siamo troppo intelligenti e che la tossicomania non è un vizio ma una vera malattia di cui conosciamo ormai la biologia. "Homo Biologicus" conferisce alla biologia il potere di dare un senso universale alla vita e guidare la nostra specie verso un nuovo futuro.