Questo libro — una sorta di testamento teologico di padre Luigi Lorenzetti — ha un intento specifico: presentare la morale cristiana come riposta alle domande morali, anzi alla domanda morale degli uomini e delle donne del nostro tempo.
Nel libro si prendono le mosse dal rinnovamento della morale cristiana voluto dal Vaticano II cosi da rispondere alla domanda morale, che è alla radice domanda di senso, per poi applicare la morale rinnovata alle istituzioni (strutture) distinguendo tra istituzioni sensate e in-sensate, mostrando infine come l'intera storia umana e cosmica abbia un senso nel disegno di Dio.
La morale cristiana emerge cosi nel suo vero volto, con i suoi nomi. Il suo ruolo positivo, preoccupato di guardare in avanti. A ognuno ama dire: "Alzati e cammina". E morale della perfezione ma, insieme, morale della misericordia e della compassione.
LUIGI LORENZETTI (1931-2018), e stato sacerdote dehoniano, docente di teologia morale allo Studio teologico S. Antonio di Bologna e all’Istituto superiore di scienze religiose di Trento. Presidente dell'Associazione teologica italiana per lo studio della morale (Atism) dal 1992 al 1996, ha fondato e diretto la Rivista di Teologia Morale.
STEFANO ZAMBONI è nato a Trento nel 1974. Sacerdote dehoniano, è professore ordinario di teologia morale presso l'Accademia Alfonsiana (Roma) e docente invitato presso altre facoltà teologiche romane.
Dopo "Paideia", il monumentale saggio sulla formazione dell'uomo greco, divenuto uno dei cardini della riflessione culturale della nostra epoca, Werner Jaeger ricerca, nella conferenza del 1943 che qui riproponiamo, le radici dell'Umanesimo europeo. E le trova aprendo una via diversa rispetto alla convinzione consolidata secondo cui l'Umanesimo nasce da una rottura rispetto al Medioevo 'teologico' e a favore di un ritorno alla classicità centrato su una nuova concezione della natura umana. È vero, come ricorda qui lo stesso Jaeger, che gli umanisti rinascimentali ammiravano e desideravano far rivivere l'antica cultura della Grecia e di Roma e ritenevano il Medioevo un periodo barbaro che aveva interrotto il progresso della civiltà classica, ma il loro rifiuto era indirizzato principalmente alla forma degenerata della tradizione scolastica, con il risultato di offuscare la grande portata 'umanistica' di autori medievali - primo fra tutti san Tommaso, ma anche Dante - che seppero arricchire di universalità il pensiero di Aristotele e di Platone. Il cristianesimo, fondato sull'Incarnazione, trae da essa la ragione profonda della dignitas hominis, riprendendo il lascito greco della virtù come 'conversione' dal mondo dell'illusione sensibile al mondo dell'essere vero e unico che è il bene assoluto e desiderabile. Lungi dal rappresentare una rottura, il Medioevo emerge dunque come il compimento dell'anelito a quell'«Umanesimo integrale» che, pochi anni prima della conferenza di Jaeger, Maritain aveva così formulato: «L'uomo è chiamato a un destino migliore che a una vita puramente umana». Una lezione di grande respiro, questa di Jaeger, che giunge «come una freccia acuminata» (per usare le parole di Carlo Ossola nella Presentazione) a illuminare i 'secoli bui' e far risplendere ancora oggi la loro eredità.
Sono qui presentate due meditazioni bibliche che Karl Barth ha dedicato all'Avvento e al Natale. Soffermandosi sulle figure di Giovanni Battista e di Maria, che incarnano la condizione dell'attesa per l'adempimento della promessa di Dio con la venuta del Redentore, Barth offre ai suoi ascoltatori una profonda penetrazione teologica del testo sacro. Questa prosegue nella seconda meditazione, che si sofferma sul mistero natalizio: ascoltando l'invito a «non temere», ne considera la realtà come motivo di nuovo splendore al mondo intero, e, nel nascondimento dell'Uomo-Dio, sa vedere il momento della rivelazione divina.
L'autrice traccia una biografia del frate Giovanni M. Vannucci (1913-1984), inserendolo nel contesto dell'Ordine dei Servi di Maria e nel variegato panorama socio-ecclesiale del suo tempo e ponendolo in relazione con alcune personalità di frontiera. Abbozza poi una sintesi della sua proposta ecumenico-interreligiosa. L'intento è quello di farne conoscere maggiormente la figura e l'eredità spirituale e, a partire dalla sua esperienza e dal suo pensiero, offrire agli uomini e alle donne di oggi, assetati di silenzio e di autenticità, tracce e orientamenti per una vita pienamente umana e trasfigurata in Cristo, Parola eterna del Padre. Dall'indagine emerge che il principio di contemplazione è la chiave di lettura più appropriata per comprendere il percorso umano-spirituale di fr. Giovanni, il quale per i suoi contemporanei non fu "una pianta che svettò alta, per notorietà", ma piuttosto "l'humus silenzioso e nutriente dal quale assorbivano altri". Ed è proprio la via dell'interiorità che egli continua ad indicare anche oggi ai tanti Pellegrini dell'Assoluto in cerca di senso, di luce, di speranza, di Dio.
Perdonare e sentirci perdonati ci cambia la vita. È salutare. Ci fa star bene. Come non perdonare e non essere perdonati ce la può complicare. Il perdono è liberante, il non perdono ci imprigiona nel passato e blocca le risorse che potremmo spendere più fruttuosamente in futuro. Tutti abbiamo bisogno talvolta di perdonare e di essere perdonati. Il cammino del perdono e della riconciliazione è un cammino di guarigione delle ferite, dei ricordi, delle emozioni e delle relazioni. La psicologia può essere utile per capire la complessità del perdono e della riconciliazione, per aiutare a risolvere conflitti e prevenire situazioni spiacevoli. Ma perdono e riconciliazione hanno a che fare anche con i valori di riferimento, con la nostra spiritualità e con le nostre credenze religiose, con la nostra teologia.
«Cura delle anime» è la formula classica che indica l'azione pastorale, soprattutto dei vescovi e dei parroci. In principio la sua accezione rimandava a relazioni personali segnate da sollecitudine, attenzione e anche da preoccupazione. Nel corso del tempo, però, essa fu tradotta spesso in termini di diritti e di doveri. La proposta qui avanzata, sollecitata dal recupero in termini personalistici della parola «cura» in ambito filosofico, terapeutico, pedagogico e sociale, si propone di riprendere l'espressione «cura delle anime» come categoria descrittiva di alcuni gesti fondamentali della Chiesa. Punto di partenza è la visione ecclesiologica di papa Francesco: «Io vedo con chiarezza che la cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi: è la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità». Si tratta del volto di Chiesa come «ospedale da campo».
Assistiamo oggi ad una crisi della fede cristiana che è inseparabile dalla crisi dell’amore. Per superare questa condizione, quale direzione possono prendere la riflessione teologica e l’impegno pastorale ecclesiale? Il presente volume intende proporre delle vie di risposta, presentando le linee fondamentali di un’iniziativa che ha preso il nome di Veritas Amoris Project. Ispirato dagli insegnamenti di san Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, l’eredità intellettuale del progetto si basa su tre pilastri: una teologia del corpo, una teologia dell’amore e una pedagogia dell’amore.
Con un inedito di Benedetto XVI, L’immagine cristiana dell’uomo.
Livio Melina è Teologo Moralista e cofondatore del Veritas Amoris Project. Già Ordinario di Teologia morale (dal 1996 al 2019) presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia a Roma, di cui fu Preside dal 2006 al 2016. Vi ha fondato e diretto l’Area Internazionale di Ricerca in Teologia morale. Membro ordinario della Pontificia Accademia di Teologia, è stato Direttore scientifico della rivista Anthropotes e visiting Professor a Washington DC e a Melbourne. Ha tenuto e tiene corsi e conferenze in varie Università internazionali. È autore di numerose pubblicazioni, tra cui Camminare nella luce dell’amore: i fondamenti della morale cristiana (insieme a J. Noriega e J.J. Pérez-Soba), Cantagalli, 2017 e Il discernimento nella morale coniugale, Cantagalli, 2019.
José Granados è Teologo Dogmatico e cofondatore del Veritas Amoris Project. Insegna come Professore invitato al St. John Vianney Theological Seminary, Denver, CO. Tra il 2010 e il 2020 ha insegnato come Ordinario di Teologia dogmatica del matrimonio e della famiglia al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia a Roma, di cui fu Vicepreside. Tra il 2004 e il 2009 è stato Professore di Teologia alla sezione di Washington, DC dello stesso Istituto Giovanni Paolo II. È autore di numerose pubblicazioni, tra cui Una sola carne in un solo spirito. Teologia del matrimonio, Cantagalli, 2014 e, in questa stessa collana, Teologia dei sacramenti. Segni di Cristo nella carne, Cantagalli, 2023.
È la sinodalità la panacea di tutte le strozzature istituzionali della Chiesa? È forse la sola risposta possibile alle inerzie degli ultimi due secoli? È la variante cattolica di una democrazia che arriva nella comunità ecclesiale quando è sotto pressione nel grande gioco della politica? Questo libro non intende fornire una risposta a tali domande, ma spiegare che sono sbagliate, per due motivi. Il primo è che nella storia la sinodalità è un'esperienza mutevole, cangiante, duttile, ma riconoscibile per essere efficacie nei tempi di crisi; un'istituzione funzionale, indubbiamente estranea alla "costituzione" della Chiesa, rivelatasi essenziale per enunciare la fede e vivere la comunione. Essa non è dunque un unguento magico per guarire le piaghe che affliggono la Chiesa cattolico-romana, ma una prassi di cui si può fare uso. E diverse voci qui raccolte forniscono alcune istruzioni in merito. Il secondo motivo riguarda il significato storico dell'evento conciliare dal quale ha riavuto ha riavuto diritto di cittadinanza nella chiesa latina: il Vaticano II non ha fornito un filtro meccanico per distillare una teologia astratta della sinodalità, ma ha posto la Chiesa in una prospettiva di conciliarità. Ed è di questo che il sinodo può prendere coscienza. Contributi di Alberto Melloni, Giuseppe Ruggieri, Severino Dianich, Marcello Semeraro, Christoph Theobald, Declan Marmion, Antonio Spadaro, Carlos María Galli, Giuseppe Alberigo.
Meister Eckhart (1260-1328) porta a compimento quella sintesi tra filosofia greca ed esperienza evangelica che costituisce forse l'espressione più alta della spiritualità cristiana. I Sermoni, con i quali ha inizio la lingua letteraria tedesca, contengono l'essenziale del suo insegnamento. L'opera raccoglie 104 sermoni, costituendosi come fonte di approfondimento spirituale e, al contempo, di conoscenza filosofica. Come infatti viene precisato nell'ampia introduzione di Marco Vannini, uno dei massimi esperti di Eckhart in Italia, non si può nettamente distinguere nell'insegnamento del religioso tedesco tra mistica e filosofia: l'inizio della fede è qui anche l'inizio della sapienza.
Bisogna ripensare globalmente le ministerialità nella Chiesa, sostiene Cettina Militello. Bisogna porre come indilazionabile la questione della formazione. Non c'è solo la preparazione e l'esercizio del ministero ordinato, ciò che qui si propone è un percorso diretto agli esperti, ma soprattutto a quei cristiani ai quali sta ancora a cuore essere e fare Chiesa. È un percorso di autocoscienza che visita le forme di ministerialità praticate nella storia; legge la mutazione dei modelli di Chiesa e in esse i tratti che vi assumono il ministero e i ministeri.
Questo libro scaturisce da un duplice pretesto. Il primo deriva dallo studio dei sacramenti del matrimonio e della penitenza: lì originariamente sacramento e virtù risultano correlate. Il secondo proviene da uno scritto di G. Agamben: lì si propone una archeologia dell'officium raffinata ma problematica. Il fascino del primo pretesto e il disagio verso il secondo hanno spinto a integrare l'officium nel sapere sacramentale: riscoprendo quella impostazione che è antica e dandole uno statuto più chiaro e convincente. Per farlo occorreva prodursi in un ingaggio di ampio respiro. Ecco allora prendere forma una rilettura corale che attraversa il piano sistematico, patristico, scolastico e liturgico. Il contenuto sorprenderà il lettore: farà emergere una relazione strutturale tra dono e compito, che corregge una interpretazione del sacramento affidata soltanto alla logica dell'ex opere operato. È una acquisizione che consentirà di rileggere a fondo l'intera esperienza del culto cristiano. Grillo e collaboratori riscoprono, nelle fonti classiche, una sapienza antica che in ogni sacramento vede dono di grazia e compito umano corrispondersi in modo strutturale. Prefazione di Alceste Catella. Postfazione di Giovanni Grandi.
Analisi brillante e convincente del nuovo ruolo che il cristianesimo può assumere nell'epoca contemporanea. Lo sguardo dell'autore non è nostalgico verso l'era della cristianità, considera invece l'avvento della secolarizzazione come un'occasione per la fede di ripensarsi e generare una modalità nuova della presenza cristiana nel mondo. I punti di riferimento sono gli studi di Jürgen Habermas, Paul Ricoeur, Paul Vayne e Adrien Candiard. Il modello dei cristiani d'oggi possono essere i monaci di Tibhirine, impegnati in una vita di preghiera, servizio e dialogo con il mondo.Analisi brillante e convincente del nuovo ruolo che il cristianesimo può assumere nell'epoca contemporanea. Lo sguardo dell'autore non è nostalgico verso l'era della cristianità, considera invece l'avvento della secolarizzazione come un'occasione per la fede di ripensarsi e generare una modalità nuova della presenza cristiana nel mondo. I punti di riferimento sono gli studi di Jürgen Habermas, Paul Ricoeur, Paul Vayne e Adrien Candiard. Il modello dei cristiani d'oggi possono essere i monaci di Tibhirine, impegnati in una vita di preghiera, servizio e dialogo con il mondo. Prefazione di Lucia Vantini.