La problematica dei rapporti del cristianesimo con le altre religioni è da sempre più intricata e ardua che mai. Se l'incapacità mostrata dal cristianesimo di comprendere l'ebraismo è data per acquisita, il bilancio dei modi in cui esso ebbe a confrontarsi con le religioni cosiddette pagane resta disastroso, e oggi le chiese cristiane si trovano eredi di una tradizione teologica per la quale missione cristiana ha significato salvataggio di pagani da pratiche intrinsecamente malvagie. Nella sua indagine sul cristianesimo dei primordi e le religiosità pagane in età greca e romana, Luke Johnson muove da una definizione articolata di religione che consente di evitare le sacche usuali di attacco e difesa, gettando nuova luce su un dibattito tanto annoso quanto attuale.
Dal Natale del 2024 all'Epifania del 2026 si svolgerà a Roma il Giubileo che, fin dal 1300, periodicamente commemora la nascita di Gesù Cristo. Quello del 2025 sarà il 30° Anno santo, definito da papa Francesco «uno speciale dono di grazia, caratterizzato dal perdono dei peccati e, in particolare, dall'indulgenza, espressione piena della misericordia di Dio». Tuttavia, se è vero che chiunque ne ha sentito parlare, non è così semplice comprendere la reale importanza di questo appuntamento, che ha scandito nei secoli la storia della Chiesa e dell'umanità. Districarsi tra le moltissime informazioni e notizie che ruotano intorno a un avvenimento simile può risultare complicato, ed è grande il rischio di perdere l'opportunità di viverlo appieno, in tutta la sua eccezionalità. Per questo, il libro di Saverio Gaeta è una guida indispensabile per chiunque voglia capire la tradizione del Giubileo in ogni suo aspetto: il significato storico e spirituale dell'Anno santo, i simboli - dal pellegrinaggio, all'inno, al logo -, i luoghi, con cartine e illustrazioni chiare e dettagliate. Senza dimenticare una lista di appuntamenti, informazioni pratiche e numeri utili per muoversi e visitare Roma. Insomma, un volume prezioso per orientarsi nella complessità di un evento epocale, che richiamerà fedeli, pellegrini e curiosi da ogni parte del globo.
Maria Felicia di Gesù Sacramentato (1925-1959), beatificata il 23 giugno 2018 ad Asunción nello stadio di calcio davanti a migliaia di persone, è un esempio attualissimo di quella «santità della porta accanto» di cui ci parla papa Francesco nell'Esortazione apostolica sulla chiamata universale alla santità Gaudete et exsultate. Meglio nota come Chiquitunga e chiamata pure «callejera», è stata una militante cattolica, un'attivista antifascista, una volantinatrice del Vangelo, una maestra di scuola e un'operatrice di carità, appassionatamente innamorata prima del suo fidanzato e poi della sua consacrazione claustrale, vissuta come sintesi e coronamento di tutto il suo passato. Come sia riuscita in questa avventura, è il suo mistero, la sua sapienza, l'originalità del suo messaggio che è nel suo nome religioso di carmelitana: di Gesù Sacramentato. Ossia l'offerta totale di sé nell'Eucaristia. In occasione del centenario della sua nascita, che coincide felicemente con il Giubileo del 2025, pubblichiamo questa biografia di Chiquitunga affinché sia di aiuto a chiunque a percorrere il proprio cammino di fede con un cuore che si lasci conquistare integrando l'umano e il divino in un'alleanza di amicizia creativa e curativa. Postfazione di Iacopo Iadarola, ocd
Il libro raccoglie tutte le Udienze che il Santo Padre ha dedicato ai Dieci Comandamenti. «Il Pontefice ci propone una lettura controcorrente dei Comandamenti, smontando pezzo per pezzo tante nostre convinzioni, o più esattamente tanti nostri preconcetti. Secondo papa Francesco, i Comandamenti sono "Parole di vita". Contengono dei "sì" a tutto ciò che ci fa vivere e dei "no" a tutto ciò che invece ci riduce a vivacchiare, spegnendoci pian piano. Non sono passati di moda e, anzi, si rivelano adesso più attuali che mai» (dalla Presentazione di don Pasquale Bua). Il Santo Padre, con parole semplici e profonde, ci prende per mano e ci indica la direzione da seguire nella nostra vita spesso disorientata, fornendoci un'importante chiave di lettura.
Il volume affronta la cerimonialità pontificia nel delicato passaggio dall'Antico Regime al mondo restaurato, occupandosi dei pontificati di Pio VI, Pio VII e Leone XII. Si tratta di una fase storica in cui le tradizioni delle cerimonie papali furono sottoposte alla dura prova del fenomeno rivoluzionario e napoleonico, che condusse alla forzata mancanza da Roma dei papi Braschi e Chiaramonti. A cavallo tra XVIII e XIX secolo, lo svolgimento dei conclavi in tre luoghi diversi (Vaticano-Venezia-Quirinale) imporrà ai cerimonieri pontifici e al Collegio dei cardinali tutta una serie di riflessioni sulla permanenza e sull'adattabilità degli elementi tradizionali del cerimoniale e delle consuetudini pontificie. Quelle molteplici cerimonie che descrivono la relazione del papa con i sovrani, i principi e i loro rappresentanti costituiscono un terreno di dialogo e di confronto acceso, dove emergono compromessi, cessioni, riduzioni e una rielaborazione dell'immagine del pontefice più marcatamente spirituale. Indagando la mens cerimoniale romana, affiorano le preoccupazioni ma anche le possibilità per la rappresentazione del Papato in una delle epoche più travagliate della sua storia.
L'elezione del vescovo di Roma ha una storia lunghissima. Il successore di Pietro viene eletto prima per designazione, poi dal clero e dal popolo e solo con l'XI secolo da un ristretto numero di elettori cardinali che, dalla metà del Duecento, vengono messi «sotto chiave» perché provvedano a nominare un nuovo papa. Un meccanismo elettorale soggetto a ritocchi e aggiustamenti, ai quali, in età moderna, si aggiunge il segreto che, nella società in cui tutto è social, ha paradossalmente reso intrigante questa singolare elezione. L'immensa responsabilità dei porporati non è scegliere il più pio, il più dotto o il più furbo: ma chi può esercitare un ministero di unità e di comunione. Un lavoro storico minuto su questa lunga parabola studia l'evoluzione e analizza il funzionamento dei conclavi, specie quelli del Novecento, con fonti inedite, carte diplomatiche, diari e testimonianze, non ultime quelle contraddittorie dello stesso papa Francesco. Uno studio storico senza pari, che a differenza delle opere giornalistiche o di seconda mano, ricostruisce minuziosamente norme e svolte, processi e prassi, funzioni e riti. Conclude il saggio un'analisi della permanenza e della metamorfosi della meccanica del conclave e delle ragioni per cui una sua riforma, che papa Francesco non ha ancora fatto, corre il rischio di manipolazioni e interferenze che oggi non verrebbero più dai regnanti cattolici come nel XIX secolo, ma dai social del XXI secolo. E con davanti un'agenda, nell'autunno del papato di Bergoglio, nella quale i grandi nodi irrisolti - il ministero, la formazione, la trasmissione della fede - rimarranno le questioni su cui saranno scelti i suoi successori fino a quando un futuro concilio non se ne occuperà.
Benedetto XVI, il Papa emerito. Ma soprattutto l'uomo del Monastero: l'ex convento di clausura incastonato in una radura appartata dei Giardini vaticani, dove si è trasferito nel maggio del 2013 dopo l'epocale rinuncia al pontificato. Da allora, la percezione della sua personalità è cambiata. Con quel gesto di Joseph Ratzinger si sono prodotte anomalie a cascata che, dopo nove anni di papato di Francesco, perdurano e condizionano gli equilibri della Chiesa. La prima è proprio la scelta di Benedetto di stabilirsi nel Monastero Mater Ecclesiae: uno dei luoghi più misteriosi e inaccessibili all'ombra della cupola di san Pietro. L'emerito ha avuto la «sfrontatezza» di sopravvivere alle proprie dimissioni, alimentando i dubbi sui veri motivi della decisione. Nessuno, forse nemmeno lui, avrebbe detto che il suo «papato parallelo» sarebbe durato più di quello effettivo, accompagnando fino a oggi il pontefice argentino; né che lo avrebbe affiancato, aiutato e poi, senza volerlo e senza cercarlo, arginato e quasi sfidato, per volontà altrui più che propria. In questi anni l'eremo di Ratzinger si è trasformato da stanza di compensazione delle tensioni nei confronti della «rivoluzione bergogliana» in simbolo di resistenza, stile diverso di papato, perfino opzione dottrinale. È diventato il sensore di ogni vibrazione, di ogni scossa prodottasi a Casa Santa Marta, l'albergo che ospita Francesco e che rappresenta un'anomalia simmetrica. Il nuovo libro di Massimo Franco ci accompagna tra i segreti del Monastero. Racconta l'evoluzione e poi l'involuzione dell'equilibrio miracoloso tra i «due papi», segnato dalle tensioni e dagli scontri di potere. Sullo sfondo rimane il tema, irrisolto e traumatico, della rinuncia di un papa. Col Monastero che diventa cruciale per decifrare i destini non di uno ma di due pontificati. E dell'intera Chiesa.
È difficile sfuggire al fascino delle parole che Giovanni di Salisbury, nel XII secolo, attribuisce a Bernardo di Chartres, suo maestro: "Siamo come nani assisi sulle spalle di giganti, cosicché possiamo vedere più cose e più lontano non per l'acume della nostra vista o per l’altezza del nostro corpo, ma poiché siamo sollevati più in alto dalla loro statura". L'aforisma evoca ancora oggi la questione del debito dei moderni verso gli antichi, il riconoscimento della grandezza di quanti ci hanno preceduto, il rapporto fra maestri e discepoli, e tra le diverse generazioni, ma anche la capacità e la possibilità dei moderni di vedere più lontano se sanno fare buon uso della grande opportunità loro offerta.
Contribuiti di: Massimo de Giuseppe, Luciano Caimi, Gianni di Santo, Giuseppe Riconda, Davide Barazzoni, Fabrizio Mandreoli, Guido Innocenzo Gargano, Daniele Piccini, Marco Roncalli, Guido Formigoni, Marcello Brunini, Maria Cristina Bartolomei, Giovanni Ferretti, Gian Carlo Perego, Mariangela Maraviglia, Adelina Bartolomei, Fulvio de Giorgi, Daniela Mazzucconi, Bruna Bocchini, Alessandro Andreini, Gianfranco Brunelli, Luca Rolandi, Piero Coda, Pier Giorgio Grassi, Luigi Accattoli, Angelo Bertani, Beppe Tognon, Marco Vergottini, Rosy Bindi, Claudio Ciancio, Piero Stefani, Mariella Carpinello, Marco Garzonio, Fabio Ciardi, Marinella Perroni, Vito Angiuli, Domenico Mogavero, Franco Giulio Brambilla, Sergio Tanzarella.
La sera del 13 marzo 2013, il cardinale argentino Jorge Mario Bergoglio si affaccia sulla loggia centrale della facciata della Basilica di San Pietro e, appena eletto pontefice, rivolge ai fedeli di tutto il mondo un candido «Buonasera». Un saluto che non è soltanto un saluto ma una dichiarazione d'intenti. Dopo un decennio di riforme, scelte di governo, incontri e viaggi nei luoghi più remoti della Terra, Papa Francesco è un leader mondiale e non solo un'autorità religiosa. Tuttavia è ancora lo stesso uomo umile, interessato alla sostanza, disposto ad affrontare i temi più delicati e urgenti del tempo che stiamo vivendo: l'accoglienza dei profughi, il dialogo con le altre religioni e culture, la sofferenza dei popoli in guerra, la lotta ai casi di abusi sessuali all'interno del clero, il riconoscimento del ruolo delle donne, la riorganizzazione della Curia. E al contempo si è sempre dedicato alla cura di ciascun essere umano e a quella che in questo libro egli chiama 'vicinanza di cuore'. Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin sono stati i primi giornalisti in assoluto di cui Bergoglio si è fidato e che per molti anni lo hanno intervistato per giungere al libro "Papa Francesco. Il nuovo papa si racconta" diventato il bestseller che lo avrebbe fatto conoscere al mondo. Per altrettanti lunghi anni da allora hanno continuato ad avere un rapporto particolare e a dialogare con lui in una conversazione schietta e sincera, che non arretra di fronte alle questioni più importanti, urgenti e controverse e alla necessità di rinnovare il messaggio del Vangelo. Bergoglio torna a raccontarsi senza filtri: ne emerge il profilo di un religioso che vive e predica la parola di Dio e, consapevole delle proprie umane debolezze, sceglie di affidarsi alle mani della fede. E in essa trova risposte a interrogativi da sempre insoluti. Perché un pontefice è prima di tutto un pastore: apre la strada e indica la direzione, ma rimane indietro per aiutare gli ultimi a trovare i pascoli migliori.
La saggezza senza tempo della Regola di Benedetto da Norcia, un classico della letteratura religiosa, è messa in risalto dal commento penetrante di una rinomata mistica e studiosa benedettina. Nella sua originale introduzione alla Regola, l'autrice afferma coraggiosamente che il testo di Benedetto del sesto secolo, dopo millecinquecento anni, riesce a toccare direttamente le questioni che oggi stanno di fronte alla comunità umana: l'amministrazione dei beni, la conversione, la comunicazione, la riflessione, la contemplazione, l'umiltà e l'uguaglianza. Seguendo la Regola originale di Benedetto paragrafo per paragrafo, il libro espande i suoi principi nel più ampio contesto della vita spirituale nel mondo contemporaneo e rende le sue istruzioni, che a una lettura superficiale potrebbero suonare arcaiche, fresche e significative per le donne e gli uomini di oggi. Così questo libro si rivela una risorsa preziosa per la contemplazione personale o comunitaria. Prefazione di Laurence Freeman.
Il libro racconta la "battaglia per le coscienze" tra la Chiesa cattolica e il fascismo negli anni 1924-1938, con il confronto tra due modelli educativi alternativi: quello cattolico, che Pio XI rivendicava essere preminente, difendendo il ruolo educativo dell'Azione cattolica; quello fascista, teso a inquadrare gli italiani nelle organizzazioni del regime e a farne dei "credenti", devoti al culto del littorio. La Chiesa e il fascismo, entrambi impegnati nel tentativo di egemonizzare la vita italiana, coabitarono e collaborarono, in una sorta di pace armata, mentre ciascuno tentava di assorbire l'interlocutore nel proprio primato ideologico: la Chiesa cercò di cattolicizzare il fascismo; Mussolini, che giunse a definirsi "cattolico e anticristiano", delineò un'ideologia che valorizzava il cattolicesimo in senso identitario, culturale e nazionale, per cercare di inglobarlo nella visione fascista dell'Italia e del suo ruolo nel mondo. Con l'avvicinamento ideologico al nazismo e con la svolta razzista del 1938 caddero le illusioni del mondo cattolico italiano di poter cattolicizzare il fascismo, mentre Mussolini decise di "tirare dritto" sul razzismo, ignorando le proteste di Pio XI. Erano i primi segnali di uno scontro ben più drammatico che si sarebbe aperto in Europa tra lo Stato razziale e l'universalismo cristiano.
Il volume raccoglie le coordinate dei rapporti che intercorrevano tra le Chiese cristiane nei secoli II-VII, con particolare riferimento alla Chiesa di Roma. La Sede cristiana romana, in epoca pre e post nicena, era la «Chiesa principale» delle Chiese latine dell'Occidente, come Alessandria lo era per l'Oriente. Le Chiese, pertanto, convergevano sulla «Chiesa principale» da loro considerata la Chiesa evangelizzante alla cui tradizione erano vincolate per questioni emergenti nelle comunità. Con la pace costantiniana del 313, tuttavia, tra Istituzioni imperiali e i cristiani, si creò la possibilità di ricorrere alle Istituzioni civili romane. Tale possibilità sviluppò anche, tra le Istituzioni imperiali e la religione cristiana "cattolica", due modelli diversi: l'Oriente più incline ai rapporti con l'Imperatore; l'Occidente più rispettoso degli ordinamenti ecclesiastici che nella Chiesa di Roma avevano il loro punto di riferimento. Essa produsse anche, come indicazioni del suo protocollo di agire in ambito latino e con le altre Chiese cristiane, il Decretum Gelasianum. La Chiesa di Roma inoltre in qualsiasi contenzioso, perché fondata dagli Apostoli Pietro e Paolo, e avendo Cristo dato a Pietro il potere delle chiavi (Mt 16,16), godeva poi di una principalitas che impegnava le altre Chiese alla comunione con Lei.