VERSIONE INTEGRALE
Molto è stato scritto sul demonio, ma spesso senza adeguato fondamento. In questo libro, invece, ascoltiamo un sacerdote esorcista – definito da padre Gabriele Amorth “uno dei massimi competenti a livello internazionale” – impegnato a trasmettere al popolo di Dio idee chiare e saldamente fondate sugli insegnamenti biblici e sul magistero della Chiesa. Il titolo dell’opera, come spiega don Amorth nella sua prefazione, ha un doppio significato: “Talvolta Dio obbliga anche il padre della menzogna a dire cose vere. In questo caso, dietro opportuno discernimento, è possibile imparare dal demonio cose utili. Ma è soprattutto la presenza stessa del demonio a istruirci facendoci toccare con mano il mondo invisibile ed evidenziando il potere di Cristo”.
Note sull'autore
Padre Pellegrini Ernetti (1925-1994), fu monaco benedettino dell’Abbazia di San Giorgio Maggiore di Venezia. Noto per i suoi studi biblici e teologici, fu inoltre musicologo, filosofo inventore ed esorcista.
Traduzione di M. Recchia, indici di F. Monteverde.
Rileggendo attraverso la selezione di omelie qui presentate il pensiero e la fede di Paolo VI appare in tutta la sua ricchezza il magistero che egli con sicurezza di nocchiero in mare tempestoso ha dato alla Chiesa negli anni del suo pontificato. Anni tutt’altro che facili.
Quanto detto da Giovanni Paolo II può darci una visione sintetica, ma veramente efficace, della grandezza umana e spirituale di questo papa: “Particolarmente sensibile alle istanze della cultura moderna, conoscitore acuto della molteplice e vasta problematica del mondo attuale, cosciente ad un grado estremo della responsabilità del suo alto ministero, partecipe della sofferenza fisica e morale dell’intera umanità, Paolo VI, innamorato di Cristo e amico di ogni uomo, fedele servitore della verità nella carità, e instancabile difensore dei diritti di Dio e dell’uomo, è stato e sarà per sempre gloria imperitura di Brescia, dell’Italia e della Chiesa”.
Si può certamente dire che Paolo VI non fu molto ascoltato, né sempre capito. Le sue parole però rimangono un tesoro di grande attualità, che merita di ritornare a meditare. E’ ciò che sta avvenendo sempre più. L’attuale papa Francesco lo sta facendo: lo propone a tutta la Chiesa proclamandolo anche santo.
Al cuore delle comunità cristiane affiora un vistoso disagio, che si manifesta in modi diversi. In molti parlano ormai apertamente di fuoriuscita del cristianesimo dalla cultura occidentale, e di una sua imminente implosione. Cosa resterà, della Chiesa di oggi, nei prossimi decenni? Obiettivo del libro è di ricostruire i tratti salienti della religiosità contemporanea, per immaginare i caratteri della Chiesa futura ma più in generale della società futura. Dalla scomparsa della figura del praticante a vantaggio di quelle del nomade dello spirito e del pellegrino e dalla spinosa ma ineludibile questione del pluralismo religioso alla nuova geografia degli odierni cristianesimi; dal ruolo della Bibbia, grande codice dell'Occidente e non solo, alla figura di Gesù, riscoperta di recente nella sua ebraicità. La domanda centrale è poi su che cosa rischiamo tutti di perdere in una cultura in cui il cristianesimo che abbiamo ereditato dal passato non funziona più. Quel che è certo è che se la visione cristiana vuole risultare ancora credibile, va ripensata da capo.
La felicità non si può comprare, quella tutt'al più è euforica illusione. La felicità non si può vendere, chi la spaccia è un impostore. La felicità si accoglie, perché è un dono che ci è stato fatto. La felicità non si possiede, perché se non la si condivide appassisce e muore. La felicità si regala, perché è l’unico modo per viverla. La felicità può inciampare, ma non può essere tolta. La felicità è libertà. La felicità rende belli. La felicità rende ricchi. La felicità non è vivacchiare. La felicità è avere sogni di vera gloria.
La ricerca della felicità è comune a ognuno di noi, a tutte le età, a tutte le latitudini. È un desiderio di pienezza che Dio ha deposto nei nostri cuori inquieti e che – ben distante dalle tante effimere offerte “a basso prezzo”, “condizionate”, “usa e getta”, destinate a lasciarci ancor più vuoti e delusi - può rispondere in realtà solo alla nostra essenza più autentica e profonda.
Ti voglio felice è il manifesto di Papa Francesco per la felicità di ogni uomo e donna. «Dio vuole per noi il meglio: ci vuole felici. E ha messo nel nostro orizzonte un sole che illumina per sempre». In queste pagine le parole del Pontefice – e anche quelle dei libri e dei film che più ha amato – tracciano il percorso concreto per una gioia autentica, che non disconosce le difficoltà dell’esistenza ma le sublima e le supera, per un’auten- tica realizzazione di sé.
Perché la felicità è già ora: il centuplo in questa vita. E poi per sempre.
Strumento agevole per la consultazione e lo studio, questo testo raccoglie tutti i documenti pubblicati dal Concilio Vaticano II, costituzioni, decreti e dichiarazioni.
La riflessione sulla formazione permanente in corso nella Chiesa e nelle sue istituzioni educative coinvolge consacrati, presbiteri e laici in una sorta di zona mista - sia teorica che pratica - in cui si cercano gli elementi teologico-spirituali in grado di innescare atteggiamenti psicopedagogici. Questo volume invita pertanto il versante teologico a confrontarsi con quello pedagogico e a superare una certa sufficienza un po' clericale che tende a farsi rapire da intuizioni molto elevate, ma anche a sottovalutarne i riflessi educativi. Le due prospettive si sono distanziate progressivamente, anche sul piano epistemologico: da un lato le scienze «architettoniche», deputate per statuto ad affrontare le questioni fondamentali della vita, gli interrogativi essenziali (il senso della vita, della morte, dell'amore, della sofferenza); dall'altro le scienze «ermeneutiche», competenti a spiegare e indicare i cammini esistenziali degli individui, come la pedagogia, la psicologia e la sociologia. Eppure questi due profili non possono restare disgiunti e tanto meno in posizioni conflittuali o di vassallaggio poiché un aspetto non può essere compreso senza l'altro. Più che nell'ambito di una pedagogia «metodologica», impegnata a tracciare percorsi ormai collaudati, oggettivi, con tappe precise intermedie e finali, l'autore si muove nello spazio di una pedagogia «sapienziale» e «strategica», orientata alla contemplazione della verità, alla passione, al desiderio e al sapore dell'obiettivo finale.
Una raccolta di 365 pensieri sugli angeli scritti da autori biblici, mistici, teologi, pontefici e intellettuali, da meditare ogni giorno accompagnandoli con una preghiera agli angeli scelta tra le tante della tradizione cristiana.
Con soli cinque minuti di riflessione e orazione quotidiana agli angeli di Dio porteremo ogni giorno un po' di Cielo nella nostra vita.
Dopo aver illustrato il cammino geografico-teologico dei patriarchi della Genesi, in questo nuovo studio Michelangelo Priotto offre il profilo del cammino geografico-teologico di Mosè, l’ultimo grande patriarca del Pentateuco. L’attenzione primaria sarà sulla sua persona e in particolare sul suo dialogo con Yhwh. Vengono perciò selezionati e commentati i passi più significativi che delineano il cammino interiore dell’incontro di Mosè con Dio, a cominciare dai prodromi connessi con la sua nascita miracolosa sulle rive del Nilo fino alla sua morte ai piedi del monte Nebo.
L’oggetto di questo studio è il Mosè letterario, quello cioè che appare dalle pagine del racconto biblico. Non si tratta però di una semplice figura creata dal narratore, bensì del ritratto teologico delineato dalla generazione dell’esilio, che sulla scia di una lunga tradizione voleva non solo celebrare il personaggio, ma proporlo come modello della rinnovata fede in Yhwh. Quello che ci descrive la pagina biblica è un Mosè vivo, profondamente legato al suo popolo e allo stesso tempo testimone di un’intensa ricerca e comunione con l’Altissimo.
In concreto, verranno descritti i tratti essenziali del rapporto di Mosè con Dio che emergono dalla narrazione dei libri dell’Esodo, dei Numeri e del Deuteronomio; non si tratta di tre personaggi diversi, ma di un’unica figura plasmata dall’articolazione di una storia ricca e appassionante.
Imparare a vivere come «pellegrini di speranza »: è questo che ci chiede papa Francesco mentre ci avviamo verso l'anno giubilare 2025, un evento epocale che, se vissuto nel modo giusto, può costituire un'occasione irripetibile di rinascita per tutta l'umanità, in questi tempi segnati da instabilità, catastrofi e paura diffusa. Se ci guardiamo intorno, lo scenario è desolante: guerre, povertà, carestie, disastri ambientali, conflitti sociali. Il mondo è un luogo sempre più cupo, e tuttavia non possiamo permettere che questo ci renda passivi, chiusi in noi stessi, rassegnati. Non possiamo perdere la speranza; d'altronde questa, se guardiamo bene, è presente in tutto ciò che ci circonda: nel volto di una donna che porta in grembo una nuova vita, in quello di un povero, di un migrante o di un rifugiato alla ricerca di un domani migliore, nel viso di un soldato e di un civile che pregano di tornare a casa o di un anziano e un bambino che camminano mano nella mano, liberi e al sicuro. Tutti questi sono, per papa Francesco, i volti della speranza, e diventano qui occasione per riflettere sulla famiglia e l'educazione, sulla situazione sociale, politica ed economica, su geopolitica e migrazioni, sulla crisi climatica, le nuove tecnologie e la pace. Una guida spirituale per predisporci con consapevolezza all'Anno Santo, lasciandoci avvolgere dall'energia e dal sentimento di solidarietà che lo animeranno; un invito del pontefice a guardare con rinnovata fiducia alle grandi sfide che ci attendono e a incamminarci su una strada di gioia e fraternità, verso un futuro in cui possiamo ancora sperare, insieme.
Sperimenta la luce del Tabor, che emana dal volto di Gesù, e condivide la gioia e lo stupore di Pietro, Giacomo e Giovanni, chi si dedica alla preghiera dell'esicasmo. L'esicasmo spesso è identificato con la preghiera continua, a sua volta identificata con la cosiddetta "preghiera di Gesù", a tutti nota soprattutto dal libro del Pellegrino russo. Per certi aspetti questa identificazione è anche vera. Ma di fatto l'esicasmo è un movimento vastissimo di ordine non solo spirituale, ma anche filosofico-teologico. Comporta una concezione antropologica biblica, e non tanto umanistica. Il vocabolo greco esichia significa calma, quiete, silenzio, raccoglimento, un significato sempre troppo ricco per poterlo tradurre in italiano. Il termine può riferirsi all'aspetto spirituale o alle condizioni esteriori che lo facilitano, o anche a tutt'e due. I monaci e i laici greci per favorire l'esichia iniziarono a praticare la preghiera "monologica", una sola preghiera contenente il nome di Gesù. Dopo il XIII secolo grazie all'influsso dei monaci del Monte Athos l'esichia indica uno stato di raccoglimento, solitudine e silenzio interiore, ricercati non solo con la vita di ascesi e di preghiera, ma anche con l'aiuto di situazioni esteriori (dato che l'uomo non è fatto di solo spirito), come tecniche psicosomatiche che mirano a facilitare la concentrazione. Gregorio Palamas, in questo testo classico dell'Ortodossia, illustra la bellezza e l'utilità dell'esicasmo. Prima edizione italiana con testo critico greco e traduzione a fronte. Testo critico di Jean Meyendorff. Introduzione, traduzione e note di Maria Benedetta Artioli.