"Ripubblicare il testo di Newman mette oggi a contatto con le sue parole. Non siamo nell'Inghilterra della prima metà dell'Ottocento, ma in pieno mondo globalizzato, con un carico di rassegnazione di fronte a meccanismi che ci appaiono più grandi di noi (anche da parte dei cristiani). Queste parole, oggi, risuonano come un monito in un quadro di globalizzazione finanziaria, in cui esistenze e sentimenti sono dominati dalla invisible band del denaro. Non si tratta di 'dottrina sociale', bensì di un confronto serio e serrato con la parola di Gesù, che offre - come dice Newman - 'ampia materia di serio pensiero'. E l'attualità di questo testo del futuro cardinale inglese: come vivere nel capitalismo ed essere cristiani? Newman non presenta facili soluzioni (che peraltro sarebbero oggi datate), ma intende aprire contraddizioni, far pensare e far decidere. Qui sta l'attualità della sua predicazione sulle ricchezze." (dalla prefazione di Andrea Riccardi)
Alla domanda di significato che accompagna l'uomo di ogni tempo risponde Dio nella Sacra Scrittura. A colui che si costruisce i propri idoli e i miti per spiegare i misteri dell'esistenza si fa incontro Gesù incarnato nella storia. Il cardinale Ennio Antonelli racconta in questo volume, che ha il sapore del diario intimo, le buone ragioni della fede, che lo hanno portato giovanissimo a farsi sacerdote, contribuendo alla sete di assoluto di ciascuno. Pagina dopo pagina siamo accompagnati a riconoscere attraverso i secoli e la creazione la presenza discreta e costante di Dio, che si fa carne nei Vangeli e che rimane accanto nella vita di ciascuno nei Sacramenti e nel soffio dello Spirito. Nelle apparizioni della Vergine e nella comunione dei santi l'autore ci mostra come l'eterno di Dio appartenga già al tempo finito degli uomini, chiamati generazione dopo generazione a una vita buona nel cammino di santità. Il premio? Il Paradiso.
L'intenzione di questo breve saggio è sondare la poetica di Cesare Cellini (1963-1993), laico, genovese di nascita, catanese di adozione, scomparso a soli 28 anni. Una poetica densa, simbolica, piena di fede, tanto che le sue poesie possono essere suscettibili di analisi teologica, in quel filone di ricerca che pone la poesia come capace di parlare di Dio all'uomo moderno. La sua poesia è struggente, ma scevra di sterili sentimentalismi, radicata in un dialogo di fede, serio, sereno e pacificante con quello che egli stesso definisce "l'antico dilemma / il bisogno di Dio". L'autore del presente saggio - composto in occasione di una conferenza tenuta a nell'Università di Catania, per i venti anni dalla morte del poeta - accosta la sua poetica a quella di David Maria Turoldo, evidenziandone, allo stesso tempo, le differenze. Un testo utile per approfondire la poetica di Cesare Cellini e quel dialogo proficuo a mai interrotto tra la poesia e la teologia.
Oltre l'abitudine e oltre l'ideologia, la fede cristiana disegna uno spazio che è quello dell'esistenza responsabile, libera e felice.
In questo testo dedicato all'ecosofia, a quella saggezza della Terra che l'uomo ha purtroppo dimenticato di ascoltare, Panikkar offre una cornice interculturale-ermeneutica globale ai fini di instaurare rapporti equilibrati tra il sé e la Natura. Oggi il pericolo non viene dagli Dèi né dalla Natura, bensì da un mondo "arte-fatto" e fuori controllo che ha squilibrato l'intera Natura. In misura maggiore che in qualsiasi epoca del passato, le diverse culture hanno assoluto bisogno l'una dell'altra. Nessuna cultura, da sola - e le religioni, filosofie, scienze naturali sono fenomeni culturali - può pretendere di fornire la risposta ai problemi dell'esistenza. Non che vi siano universali culturali, tuttavia si trovano costanti antropologiche di base e visioni omeomorfiche della realtà. Nella sua globalità, la realtà si presenta in tre dimensioni reciprocamente irriducibili, ma ognuna delle quali presuppone l'altra: sono indicate dai termini Cosmo (materia/energia, Mitwelt cioè co-mondo), Uomo (consapevolezza, io/sé), Dio (abisso insondabile, energia, mistero inaccessibile). Qual è quindi il valore di questa intuizione cosmoteandrica del nostro rapporto con la Natura, basato sulla percezione della Realtà nel suo complesso e nelle sue parti, che fa tesoro della sapienza di tutte le epoche e le culture? Nella prima parte l'autore intende rispondere a tale domanda sviluppando nove tesi.
1965-2015: cinquant'anni dall'approvazione del Decreto conciliare Perfectae Caritatis. È un momento che non può passare sottotono, e non solamente per la memoria storica di un Concilio che ha segnato una grande svolta anche riguardo alla Vita Consacrata, ma specialmente per fare un bilancio di questi anni, non sempre facili, spesso carichi di tensioni, di defezioni post-conciliari causate da errate interpretazioni del recente Magistero o dal desiderio smodato di porre in atto quei cambiamenti auspicati, ma senza la prudenza del discernimento, dell'attesa "sapienziale" che dovrebbe il patrimonio "genetico" di chi ha donato la sua vita a Cristo. La presenza dei religiosi al Concilio è stata indubbiamente forte e significativa anche se non si può parlare di "un Concilio di religiosi". E le religiose? Come mai il Concilio tratta della vita religiosa senza uno specifico contributo femminile? La struttura prettamente "maschile" della Chiesa, ovvero dell'elemento gerarchico, ha decisamente segnato il cammino per una interpretazione e uno svolgimento dei lavori conciliari sotto una prospettiva univoca ove è mancata l'apportazione piena del mondo femminile. Da qui la necessità - legittima - di indagare sul ruolo delle religiose uditrici. La vita religiosa, infatti, è anche femminile e per questo va considerata nelle due diverse prospettive umane e psicologiche.
Nuova edizione di un volumetto attuale e unico nel suo genere.
Il tema della salvaguardia del creato è sempre più oggetto di attenzione da parte della Chiesa cattolica, vedi gli interventi del Papa e i convegni in Italia e all’estero sulla responsabilità ambientale da parte dei cristiani.
Pochi però gli strumenti che aiutano a comprendere il problema dal punto di vista teologico e spirituale.
In una prospettiva ecumenica, offre un contributo il presente libro che illustra chiaramente quanto l’Oriente cristiano ha elaborato, con la sua teologia, la sua liturgia, la sua spiritualità.
Per la sua denuncia dello sfruttamento indiscriminato delle risorse del pianeta e le sue proposte ecologiche per un rapporto nuovo tra l'umanità e il creato, al patriarca Bartolomeo I è stato attribuito il soprannome di "Patriarca verde". Tanti i riconoscimenti internazionali che gli sono stati conferiti per questo suo impegno, che negli anni si è manifestato in molti modi, come parte integrante della missione della Chiesa. In occasione dell'enciclica di papa Francesco dedicata all'ambiente e al creato, il testo proposto (pronunciato a Parigi presso l'Institut Catholique) aiuta a capire meglio la comunione d'intenti e la visione che anche sul versante della difesa del creato lega papa Bergoglio e il Patriarca ecumenico di Costantinopoli.
L'episodio di Ulisse che, legato all'albero maestro della sua nave, respinge il richiamo delle sirene è stato per un millennio il brano dell'Odissea prediletto dall'umanesimo cristiano. Le figure delle creature seducenti e del navigatore, che trovano spazio sui vasi e sulle tazze, sulle lampade di terracotta e sui cammei, sulle tombe e sui sarcofagi della tarda ellenicità, dischiudono anche ai Padri della Chiesa un universo ricchissimo di simboli teologici. Per l'uomo del mondo antico il pericolo del viaggio in mare assumeva la forma del periplo che Ulisse compie per rimpatriare, figura dell'anima che, sospesa fra l'Ade e Itaca, aspira a raggiungere la pace del porto. La Bibbia e Omero si affiancano nell'introdurre nella teologia dei Padri la diabolica figura delle sirene "sapienti" e "seducenti", capaci con le loro lusinghe di impedire il ritorno a casa. La loro tentazione promette la libertà sfrenata del piacere, che termina nell'incatenamento definitivo e nella perdizione, mentre la vittoriosa libertà di Ulisse sta nel suo esser legato all'albero maestro, simbolo della croce.
A Siviglia, negli anni dell'Inquisizione spagnola, mentre gli eretici vengono consegnati al rogo, Cristo ritorna e cammina per le strade della città. Per ordine del cardinale Grande Inquisitore viene arrestato e l'ascetico ministro della Chiesa gli rivolge un durissimo atto di accusa. L'efficacia persuasiva della leggenda di Dostoevskij non sta solo nel paradossale travisamento del materiale biblico, evangelico e apocalittico. Il suo fascino è nella forza retorica con cui sono esposte le ragioni della pienezza contro la purezza, della responsabilità contro la convinzione, della Chiesa contro la setta, del corpo contro lo spirito.
Lo stretto legame che esiste fra l'interesse dei contemporanei per il racconto e la situazione culturale delle società postmoderne - abitate da una pluralità di visioni del mondo e da una crescente individualizzazione degli stili di vita - ha fatto sì che la teologia narrativa assumesse sempre maggiore peso. Tuttavia, la fede in Dio, anche e soprattutto nell'epoca post-metafisica, ha ancora bisogno di essere "pensata", perché la teologia narrativa non rimanga semplicemente una moda, ma venga fondata da un punto di vista filosofico e teologico. Se ne incarica questo saggio, dimostrando che il principio della concordanza tra la forma della memoria biblica e il suo contenuto teologico permette di collocare la narratività al suo giusto posto in una teologia cristiana adeguata a una società post-metafisica e postmoderna, cosciente della densità letteraria delle sue tradizioni.
Da Giacomo a Crisostomo, da Bernardo a Dante, da Savonarola a Lutero, una grande tradizione di profeti ha contestato la ricchezza, gli sfarzi e le violenze della Chiesa. Accanto alle grandi tentazioni capaci di sconvolgere le impostazioni di fondo della coscienza ecclesiale - l'aspetto divino della comunità dei credenti, il potere, la santità - vi sono piccole tentazioni che si insinuano nella banalità delle cose quotidiane. Esse possono condurre al culto della personalità, agli eccessi nella venerazione per il papa, alla consegna indebita delle proprie decisioni di coscienza ai maestri spirituali, all'accettazione del clericalismo dei pastori. Quando la comunità cristiana non gode di "quella gioiosa libertà che viene dal distacco da cose e persone, dalle mète che ci si è proposti di raggiungere e ideali che si intendono realizzare, là si annida l'idolo, e l'adorazione del solo Dio resta oscurata", osserva l'autore.