Laddove le parole raggiungono il loro limite è il silenzio a parlare. Sotto la guida di Rosa Giorgi sono le immagini a condurci verso una comprensione più intima. (dalla prefazione di Jacques Dalarun)
È possibile giungere alla fede attraverso la sofferenza? E a quali condizioni? Per trovare risposte a queste domande, l'Autore utilizza la categoria della liminalità, ovvero dell'«essere sulla soglia». Questa ricerca ha un approccio transdisciplinare, integrando contributi da discipline come la psicologia e la filosofia. Tuttavia, l'applicazione della liminalità non si limita all'individuo. Nella seconda parte dell'opera, la liminalità è impiegata come strumento per analizzare la relazione tra la Chiesa e il mondo. La Chiesa è antitetica rispetto al mondo: mentre quest'ultimo cerca realizzazione nel potere, la Chiesa vive nella tensione del «già e non ancora», in attesa del suo Sposo.
"Nel cambiamento d'epoca che stiamo vivendo, la carità intellettuale non può essere rinchiusa nei recinti dei Centri di ricerca o riservata solo agli addetti ai lavori, ma deve animare e sostenere la costruzione di una rinnovata prossimità, come ho indicato nell'Enciclica Fratelli tutti (cfr. nn. 3-4). Urge, quindi, che quanti sono coinvolti nell'investigazione scientifica scoprano la responsabilità storica del loro impegno nei diversi ambiti del sapere, superando la tentazione di isolarsi in sfere particolari, per promuovere una nuova cultura della conoscenza". Papa Francesco
Papa Francesco esorta gli scienziati a evitare l’isolamento e a promuovere una nuova cultura della conoscenza, basata sul rispetto per ogni individuo e sulla gratitudine per i doni divini. Le riflessioni presenti negli Atti del Meeting ci spingono a esaminare in modo critico il futuro della scienza e il suo ruolo nella costruzione di un mondo migliore.
Le riflessioni proposte in questo libro si basano sulla vita concreta della comunità, che cerca di mettere in pratica il Vangelo nella quotidianità, affrontando i problemi che si presentano, sia a livello personale che riguardo alla società e al mondo. Per questo motivo, le omelie di Resca sono ricche di riferimenti concreti, che riguardano problemi reali che il cristiano si trova ad affrontare ogni giorno e affronta attraverso la lettura della Parola di Dio. L'autore cerca di partire dalla realtà concreta per comprendere, interpretare e attualizzare la lettura del Vangelo secondo il Cuore di Dio. La lettura del Vangelo diventa viva e può avere un impatto significativo sulla vita dei fedeli.
Nel suo memoir Rizek ci porta dentro la comunità, invitandoci a mettere da parte i nostri preconcetti e considerare davvero la pace come scelta di vita. Dalla sua prospettiva privilegiata, di cittadino arabo cristiano di Israele, Rizek racconta delle sue esperienze, sfide, delusioni e soddisfazioni a Wahat al Salam/Neve Shalom. Dai primi anni Ottanta, i residenti di questa comunità hanno imparato cosa significa vivere insieme, nonostante le differenze tra le culture e le profonde lotte che li circondano. Oltre la comunità, ci riporta alle origini del conflitto israelo-palestinese, si interroga sull’assunzione di responsabilità personali e sull’impatto di crescere palestinese in Israele e, tramite i suoi racconti di famiglia, riesce a dimostrare che ogni storia personale è anche una storia politica. Con il suo stile pacato ma sincero, Rayek riflette sull’ineluttabile unità tra questa terra e i suoi popoli, avvinghiati come nell’abbraccio fatale di due animali selvatici che lottano, il giaguaro e il formichiere, fino a togliersi reciprocamente la vita. Le sue osservazioni sono rivolte al passato, presente e futuro e dimostrano che, con l’affiatamento e la diligenza, anche le discordie più radicate nei popoli possono essere superate. Il racconto della vita di una comunità di ebrei e palestinesi che cerca ogni giorno una pace ruvida, difficile ma necessaria. Il punto di vista di un testimone diretto che sente il bisogno di fare memoria di questo lavoro costruito mattone su mattone in una terra in cui molto deve essere rinnovato. Non la ricerca utopica della pace ma la dimostrazione che nonostante il desiderio di prevaricazione serve riconoscere all’altro lo status di essere umano prima che di concorrente e poi di nemico, da qualsivoglia parte cerchiamo di vedere la questione. L’unica strada possibile da cercare è quella di una convivenza pacifica e di una reciproca accettazione.. Prefazione di Andrea Riccardi. Nota introduttiva di Arturo Marzano
Il presente saggio esamina il rapporto tra «dottrina» e «pastorale» nel ministero di Gesù nel Vangelo secondo Matteo. Con l'uso del metodo narrativo si analizzano il punto di vista e la cristologia dell'Evangelista, la trama del suo Vangelo, la caratterizzazione del personaggio principale (Gesù), il ruolo dei personaggi, per chiarire che il titolo di «Maestro» riferito al Nazareno non è separato dalla sua azione di promozione di «percorsi di discepolato». Matteo propone Gesù come «Maestro» di sequela perché guarisce, libera, predica, dialoga, disputa, chiama alla conversione e invita i suoi interlocutori ad aderire al suo progetto di salvezza e a decidersi per il Regno. Questa sua scelta pastorale rivela un insegnamento su Dio e delinea un «volto» di Dio, che senza staccarsi dalla tradizione, mette in crisi gli antagonisti.
I testi qui proposti cercano di dare una risposta alla "questione ebraica". Interpretata come esigenza di una rinascita spirituale e culturale prima che politica, essa è meta di un cammino personale che muove da spunti diversi, tutti volti a superare, con uno sguardo universale, la crisi del rapporto dell'uomo con la realtà: il sionismo di Theodor Herzl; la responsabilità verso la verità di Achad Haam; il tentativo, compiuto da Hermann Cohen, di conciliare l'amore per Dio e la filosofia, la Scrittura e le verità di Platone e Kant; la possibilità, testimoniata da Franz Rosenzweig, di un dialogo fecondo tra religiosità ebraica e cultura occidentale. Queste figure dell'ebraismo sono per Martin Buber, ciascuna a suo modo, maestri, se maestro è colui che crede nella verità anche in "un tempo in cui gli uomini vivono in illusioni di comodo".
Martin Buber (1878-1965) è stato uno dei più importanti pensatori tedeschi del Novecento. Tra le sue opere nel catalogo Morcelliana: Amicizia nella Parola. Carteggio (con F. Rosenzweig, 2011); Religione come presenza (2012); Israele e i popoli. Per una teologia politica ebraica (2015); La vita come dialogo (Scholé, 2019).
"Quando sparliamo degli altri, togliamo loro il volto della Bellezza di Dio e mettiamo loro la maschera della bruttezza del male. Diventiamo «brutti» anche noi, nel guardarci allo specchio sporchi del sangue del fratello che abbiamo ucciso con la lingua. Riflessioni spirituali, citazioni di autori e parole del Papa per non cadere in tentazione. La Vergine del Silenzio ci insegni l'uso giusto della nostra lingua, ci doni la forza di benedire tutti, la pace nel cuore e la gioia di vivere." (Dalla Prefazione di papa Francesco)
Breve saggio a due voci in cui l'esperienza del narrare viene esplorata dal punto di vista filosofico e dal punto di vista teologico, in relazione al fenomeno della parola e della parola di Dio. Le applicazioni di massa dell'intelligenza artificiale pongono molte questioni sulla natura umana del raccontare, irriducibile alla sola produzione tecnica di testi in quanto espressione del mistero dell'autocoscienza e del suo formarsi. Dapprima gli autori analizzano il confronto tra i due principali paradigmi generativi di sapere, quello scientifico e quello narrativo, mettendo in discussione il primato del primo sul secondo. In seguito si concentrano sulla proposta filosofica di Paul Ricoeur (circa l’identità umana come identità narrativa) e sulla reinterpretazione dell'identità cristiana in chiave stilistica (C. Theobald).
L'umanità, da sempre in lotta con le incertezze, la fragilità e la vulnerabilità della sua esistenza, ha da tempi immemorabili cercato di affrontare le sfide della vita attraverso pratiche istintive nate dall'osservazione dei fenomeni naturali, la magia, gli antichi rituali verso le divinità, le profezie e l'invocazione di forze occulte. I riti magici hanno costantemente rappresentato un aspetto importante della vita quotidiana, fungendo da strumenti per la guarigione e la protezione, ma anche per infliggere maledizioni. Con l'avvento del cristianesimo, queste pratiche associate al male assoluto e all'eresia, portarono alla feroce repressione dell'inquisizione e alla morte di migliaia di persone, soprattutto donne. Nel mondo contemporaneo, la magia ha perduto gran parte del suo aspetto negativo, rimanendo un fenomeno affascinante e misterioso che ha trovato espressione nelle superstizioni del folclore popolare, nelle rappresentazioni artistiche, nella letteratura e nella cinematografia. Tuttavia, è nel mondo incantato e fiabesco dell'infanzia che le figure di streghe, maghi e incantesimi tornano a essere protagonisti di molte storie dell'immaginazione creativa, come se rappresentassero un necessario desiderio di sicurezza di fronte alla paura per ciò che non si comprende.
Il contributo di Eberhard Jüngel (1934-2021) è di tutto rilievo nella storia della teologia contemporanea. Al suo profilo teologico ed al suo contributo sistematico è dedicato l'editoriale. Il Saggio di Jörg Lauster offre una preziosa panoramica sulla produzione teologica, protestante e non solo, dell'area linguistica tedesca. Su questa scia, un rapido approfondimento riguarda l'analisi di Sloterdijk del rapporto tra la metafisica e il moderno. Chiude questo numero la nutrita - e molto apprezzata - rubrica con la presentazione degli articoli di maggior interesse metodologico delle principali riviste teologiche internazionali.
Companies, even excellent companies, can find themselves embroiled in crises that threaten their reputation, the achievement of results, relationships with priority stakeholders, and even their survival. As they face the threat of serious damage, the way managers react to such crises is adversely affected by the urgency of the situation, emotional tensions, and uncontrolled behaviors, both within and outside the organization. During a crisis, it is more difficult to make the right decisions.
Solving serious crises always involves measures of two kinds: action that focuses on the effects of the crisis on people and things, as well as addressing the causes of the crisis; and the communication of these actions to ensure that stakeholders understand what is being done and collaborate in overcoming the problem. Crisis management without effective communication does not lead to a solution; it simply makes matters worse. Leading companies through storms and crises provides those principles and best practices that should inspire top management and corporate communicators in facing conflicts, controversies, crises and scandals.