Pensieri, aforismi e sentenze: è in forma breve il diario intimo che Simone Weil tenne fra il 1940 e il 1942. Ogni suo pensiero racchiude un afflato universale che riverbera l'assoluto, la certezza che soltanto l'amore sovrannaturale è libero, lecito e naturale. Il resto appartiene al qui e ora, con tutto il peso dell'immanenza. Weil ci dice che la totale permanenza così come l'estrema fragilità restituiscono il senso dell'eterno, e le sue parole ci sono di conforto: le sentiamo vibrare dell'urgenza di dare al nostro vivere un senso più alto.
Essere al mondo significa abitare lo spazio con il proprio corpo. Tramite il corpo intessiamo con l'ambiente che ci circonda una relazione complessa, fatta di significati, rimandi e connessioni che emergono dalla sfera percettiva. La fenomenologia dello spazio è la disciplina che studia questo rapporto nelle sue implicazioni estetiche e ontologiche. Essa si configura così anche come un sapere naturalmente portato a dialogare con l'architettura. L'intelligenza spaziale dell'architetto è abituata a leggere lo spazio attraverso il prisma degli schemi corporei e percettivi: il linguaggio intrinseco dei volumi e dei vuoti, l'inafferrabile sentimento atmosferico legato all'esperienza dei luoghi, lo studio del movimento del corpo nello spazio, sono tutti temi con cui il progettista deve necessariamente misurarsi e che formano anzi il cuore delle sue competenze. Tali questioni testimoniano la profonda comunanza dell'architettura con gli studi fenomenologici e psicologici che, sul versante teorico, si sono occupati sotto molteplici aspetti del rapporto tra il corpo e lo spazio. L'insieme delle riflessioni di autori classici - tra i quali Maurice Merleau-Ponty, Otto F. Bollnow, Gernot Böhme e Rudolf Arnheim -, qui organizzate in specifiche sezioni tematiche, delineano il campo di un fecondo dialogo interdisciplinare che esplora lo spazio vissuto al confine tra filosofia, psicologia e architettura.
L'evoluzione delle Intelligenze Artificiali mostra come le reti generative siano in grado di imparare e di gestire enormi quantità di dati finendo per diventare «scatole nere» che forniscono risposte senza spiegare come. "L'Intelligenza Artificiale e i suoi fantasmi" si propone di aprire queste scatole per indagarne il funzionamento e decostruire pregiudizi e ideologie che vi aleggiano intorno come ectoplasmi, fino a insinuare che lo stesso concetto di intelligenza possa essere il più insidioso tra tutti gli spettri. Nei quattro capitoli che compongono questo breve saggio, Moriggi e Pireddu spaziano da Giordano Bruno a Pac-Man ripercorrendo la storia che conduce alle attuali reti generative - fatta di idee, scoperte, illusioni, primavere e inverni della ricerca - per raffreddare i facili entusiasmi di chi crede ciecamente nelle magnifiche sorti e progressive, ma anche per spegnere sul nascere i roghi ai server delle aziende tech invocati dai tecnoscettici. Gli autori illustrano in modo accessibile e rigoroso le logiche e gli utilizzi concreti dei sistemi generativi - alla base degli strumenti che sempre più si utilizzano e si utilizzeranno per produrre contenuti di ogni tipo (testuali, iconografici, multimediali, ecc.) - offrendo un inquadramento teorico della creatività aumentata dalle tecnologie, al fine di comprendere meglio l'IA e le sue ricadute reali nella quotidianità di tutti.
Come si svolgeva la vita nella famiglia e nella società ebraica e greco-romana ai tempi di Gesù? Lo studio della vita familiare e dei rapporti sociali è di capitale importanza per comprendere meglio i Vangeli e gli altri Libri del Nuovo Testamento. Jean-Pierre Lémonon e François Richard ricostruiscono le vicende del giudaismo nell'epoca che è a cavallo dell'Antico e del Nuovo Testamento. Un grande merito di questo testo è il citare testualmente i documenti storici più significativi per conoscere il periodo in cui operò Gesù Cristo e nacque la Chiesa. Questo è il primo di sei volumi intitolati "Il mondo dove visse Gesù": attraverso i documenti storici più importanti ricostruiscono il periodo storico in cui operò Gesù Cristo e nacque la Chiesa.
Il termine giubileo ha dentro di sé il suono del corno d'ariete che si udiva all'inizio di un anno particolare durante il giorno del Kippur. Esso rinvia a un rito, ma anche a qualcosa che si propone di incidere in modo profondo nell'esistenza del popolo ebraico evocando il riposo della terra, la remissione dei debiti, la liberazione degli schiavi, il pellegrinaggio, lo scandire del tempo e l'annuncio del Regno, cioè di un diverso ordine di rapporti. Il giubileo è per eccellenza la festa dei poveri, l'attesa dei diseredati e ha una delle sue insegne eccellenti nel tema del perdono. Assente dal Nuovo Testamento, il termine entra nella vita della Chiesa il 22 febbraio del 1300, quando Bonifacio VIII emana la bolla del primo anno santo, anche se la struttura fondamentale del rito viene definita nell'anno 1500 da papa Alessandro VI Borgia.
Un invito ad abbracciare il "paradigma vegetale" in un saggio sorprendente ed efficace scritto da uno dei massimi economisti italiani, maestro dell'Economia Civile. La nuova economia circolare potrà rappresentare una vera rivoluzione, e non solo un nome nuovo per cose in buona parte vecchie, se adotterà un paradigma vegetale; un'adozione che invece ancora non si vede, in un capitalismo green che cambia colore esterno, ma nella sua logica profonda e nei suoi codici narrativi e simbolici resta ancora troppo simile a quello del secolo scorso. Il nuovo paradigma vegetale è il punto di partenza, è una indicazione di un cammino da iniziare di fronte a un bivio decisivo. L'intelligenza degli esseri umani non è l'unica intelligenza del pianeta. Accanto alla nostra ci sono quella degli animali, degli insetti, e quella ancora diversa delle piante. Le piante però hanno una caratteristica unica: a differenza di tutti gli altri esseri viventi sono ancorate al suolo. Questa peculiarità, apparentemente un limite, ha fatto sì che le piante sviluppassero straordinarie forme di resilienza, flessibilità e solidità. La loro architettura è cooperativa, distribuita e capace di resistere alle minacce: per non morire a causa della loro fissità, ad esempio, hanno dovuto imparare a sopravvivere perdendo anche il 90% del loro corpo, stabilendo che ogni parte è importante, ma nessuna veramente indispensabile - un branco di mucche può brucare interamente un prato ma questo può rigenerarsi se una piccolissima parte resta viva. Le piante, insomma, sono un organismo collettivo e, nei momenti di crisi, sono paradossalmente più forte degli animali. Questo saggio nasce dalla consapevolezza che l'intelligenza vegetale abbia delle cose da dire, anche all'economia. Alla luce di queste considerazioni, Luigino Bruni si è posto alcune domande rivoluzionarie: quali sono i cambiamenti che le imprese e gli attori economici devono attuare se dal paradigma animale, che è all'origine del capitalismo e della sua insostenibilità, vogliamo passare a un paradigma vegetale? Quali conseguenze per la governance delle imprese? Non avendo cervello né organi centrali, le piante hanno dovuto imparare a 'pensare', 'vedere', 'sentire', 'comunicare' valorizzando soprattutto le periferie, apprendendo a vivere in perfetta cooperazione con tutto il bosco. Analogamente, se guardassimo bene nella nostra storia passata e presente ci accorgeremmo che nel capitalismo europeo abbiamo conosciuto, e conosciamo, imprese organizzate secondo il paradigma vegetale: sono le cooperative. E se, quindi, le cooperative fossero anche il futuro, non solo il passato dell'economia?
A prima vista alcuni messaggi appaiono poco credibili, ma una parte di essi oggi si rivelano assai profetici. La verità? Nel discernimento. Se riteniamo credibile ciò che è buono vediamo che le apparizioni di Bayside a Veronica Lueken hanno punti di contatto e di collegamento con tante altre rivelazioni successive. Ad una parte della gerarchia non piacciono proprio perché avvisano sulla futura apostasia della Chiesa. Allora sembrava persino impossibile tutto ciò, ma oggi notiamo che molte di quelle cose stanno divenendo oscura realtà. Dunque, con spirito di equilibrio e di saggio discernimento prendiamone atto.
Nei primi secoli del cristianesimo, la riflessione degli scrittori cristiani e dei padri della Chiesa ha interpretato in maniera non sempre univoca la figura di Gesù Cristo e il suo rapporto con Dio padre. Fino a che punto la natura umana e la natura divina co esiste va no nella persona di Gesù? Se Gesù era figlio di Dio, c’è stato un momento in cui c’era solo Dio padre? E qual era il rapporto tra Gesù e lo spirito Santo? Questo volume prova a tracciare un percorso storico interpretazione di Gesù da parte degli autori cristiani nei primi tre secoli. Si tratta di un prezioso strumento dedicato agli studenti di cristologia, di patristica, di storia del cristianesimo. L’opera prevede la pubblicazione di altri due volumi, che prenderanno in esame i secoli successivi fino alle soglie del Medioevo.