Maryanne Wolf, celebre neuroscienziata del cervello che legge, si presenta questa volta come scrittrice di narrativa, con tre racconti ispirati al rapporto tra Maria Maddalena e Gesù. Ogni storia, narrata in prima persona dalla Maddalena, propone una figura diversa di giovane donna nella Palestina del I secolo - Miriam, figlia di un rabbino; la prostituta Maddalena; Marit, incrocio di culture tra il padre notabile romano e la madre ebrea praticante -, ma tutte partono dalla difficoltà di essere donna in quel tempo storico e tratteggiano la coraggiosa crescita della protagonista grazie al suo carattere e alla sua intelligenza, ma soprattutto all'incontro con Gesù. Un incontro che dà vita e senso a una relazione forte, in cui amicizia, sentimenti e dolorosa condivisione, ma anche risate, ironia, confidenza rivelano la profonda, autentica umanità del Cristo. Proprio questo era l'intento di Maryanne Wolf: senza pretese teologiche o storiche, ma con un gran lavoro di ricerca sulla cultura e la vita del tempo, provare a immaginare come avrebbe potuto essere vivere vicino a Gesù. Chiosa l'autrice: «La mia speranza è condividere con i lettori la grande consolazione che ho provato nel contemplare la persistenza dell'amore in tre diverse forme, riflesse nella vita immaginaria di Maria Maddalena, che è simbolo di ciascuno di noi, e di Gesù, il cui modello per l'umanità continua a essere una fonte di conforto e speranza al di là della religione, per i credenti come per i non credenti».
Comincia il nuovo ciclo di commenti alle letture della domenica, delle Solennità e di alcuni momenti-forti dell'anno liturgico, per accompagnare il cammino di fede dei credenti attraverso la liturgia. Un discorso immediato, ma incisivo e provocatorio - che esprime la cordialità del rapporto che l'Autore riesce a stabilire con i suoi interlocutori (studenti, parrocchiani o amici) dà alla sua esperienza fascino nella semplicità, aiutando così il lettore ad accogliere la Sacra Scrittura nella propria vita come lo specchio su cui ci si deve riflettere se ci si vuole dire cristiani. Utile per uso personale di ogni credente, è altresì adatto per sacerdoti o per i gruppi liturgici che vogliano approfondire la Parola.
Opera che ha acquisito l'importanza di un classico della riflessione cristologica, questo saggio di Karl Adam raccolse al suo apparire, in Germania e in Italia, notevoli consensi per il linguaggio nuovo con cui presenta Cristo ai contemporanei, facendo proprie le istanze critiche della mentalità del Novecento e prendendo le distanze sia dal “gesuanismo”, sentimentale e troppo umano, sia dal “docetismo”, che induce a scorgere nel Cristo solo la divinità. La sua visione riesce a trasmettere con efficacia e immedesimazione spirituale la comprensione dell'umanità piena di Gesù; le sue intuizioni sulle facoltà dell'Uomo-Dio, sul senso della realtà, sulla ricchezza e l'equilibrio perfetti dei rapporti con gli uomini si dispiegano in pagine di qualità letteraria oltreché di solidità teologica. Originale è la collocazione del discorso sulla Risurrezione e la Pentecoste prima di quello sulla Croce: Adam avverte che il cammino per attingere l'abisso del mistero dell'amore sacrificale, anche e soprattutto nell'uomo d'oggi, presuppone la luce spiegata della Pasqua. Su «études» un recensore scriveva: «Questo libro è opera di un teologo che ha meditato profondamente sul nodo vitale del cristianesimo e di un apostolo che vuole comunicare la sua fede con un ardore mirabile».
L'esegesi della pericope di Is 8,23b-9,6, condotta in queste pagine secondo l'approccio pragmatico-comunicativo, ha come punto di partenza l'effetto che essa intende raggiungere a livello perlocutorio: da qui sgorga il focus sul tema della speranza, che, pur non presente nel suo contenuto semantico, appare come il fine ultimo verso cui l'intero brano è indirizzato.Muovendo da tale consapevolezza, il contributo si articola in tre capitoli, finalizzati a elaborare una "teologia pragmatica" della speranza isaiana: a partire dalla considerazione del contesto (cap. I), attraverso un'accurata analisi lessicale e sintattica (cap. II) e approdando, infine, a un approfondimento semantico e pragmatico-comunicativo (cap. III), lo studio coglie rispettivamente - sulla base del modello offerto da Isaia - alcune tracce per una teologia della speranza, la logica interna di un testo che la racconta e, in ultima istanza, la pragmatica di una pericope che intende nutrire tale speranza nel lettore.
Otto donne, otto storie intense, attraverso le quali don Bruno Tarantino, con il suo stile inconfondibile, ci mostra il volto misericordioso e rivoluzionario di Dio. In un’epoca in cui le donne erano considerate ai margini della società e della religione, Gesù rovescia ogni convenzione: le vede, le chiama, le ascolta, le guarisce, le rende protagoniste. Figure come l’emorroissa, la Cananea, l’adultera, la donna curva… diventano centrali nella storia di grazia. Le loro storie ci invitano alla più fondamentale delle conversioni: cambiare la nostra idea di Dio. Siamo chiamati a “cestinare” visioni non evangeliche per scoprire il Padre che ci conosce e ci ama. Queste donne di fede osano e ci mostrano che Dio si rivela non nella potenza o nella norma, ma nella relazione e nella grazia; sono donne e sono storie che parlano ancora oggi per dirci che nel Vangelo le periferie esistenziali diventano luoghi centrali dell’amore divino.
Un libro di poesie che nasce dall'ascolto profondo dei Salmi, lo spartito millenario del dialogo tra l'umanità e Dio. Il vento e il filo d'erba è l'opera intensa e ispirata di Vittorio Nocella: non una traduzione, né una semplice riscrittura, ma una rilettura poetica e spirituale che fa rivivere i testi sacri alla luce dell'esperienza personale. Con parole essenziali e vibranti, l'autore intreccia preghiera e poesia, fragilità e fiducia, restituendo ai Salmi la loro forza originaria. Un invito a "pregare con la vita", con autenticità, lasciandosi condurre dal vento dello Spirito tra le pieghe più intime dell'anima.
La Bibbia è patrimonio culturale dell'umanità. Dopo il Nuovo Testamento, Ares pubblica i primi due volumi dell'Antico Testamento nell'unica edizione italiana curata dalla Facoltà teologica dell'Università di Navarra e con il testo latino della Neo Volgata a piè di pagina. L'opera è rivolta a chiunque voglia immergersi nel libro più importante della storia: il cardinal Giacomo Biffi definì la Bibbia di Navarra "un'edizione per l'uomo" sottolineandone l'ideale ampiezza di pubblico. Volume 1
La Bibbia è patrimonio culturale dell'umanità. Dopo il Nuovo Testamento, Ares pubblica i primi due volumi dell'Antico Testamento nell'unica edizione italiana curata dalla Facoltà teologica dell'Università di Navarra e con il testo latino della Neo Volgata a piè di pagina. L'opera è rivolta a chiunque voglia immergersi nel libro più importante della storia: il cardinal Giacomo Biffi definì la Bibbia di Navarra "un'edizione per l'uomo" sottolineandone l'ideale ampiezza di pubblico. Volume 2
Ester è una donna che, cercando di resistere all'assimilazione alla cultura dominante, rimane fedele alla sua identità e al suo Dio. Il libro biblico che porta il suo nome è in questo un testo di resistenza etica e spirituale nei confronti di ogni impero e di ogni ideologia. In esso il non parlare di Dio diventa un parlare di donne, di uomini, di giustizia, di relazioni, di buon uso del potere, di ricchezza e di beni. Così la Bibbia invita a vedere e udire Dio dentro la sua assenza, persino in una notte senza Dio, come era la notte dell’occupazione persiana per gli ebrei, come è la notte del nostro tempo, dove l'eclissi di Dio sta generando una sempre più cupa eclissi dell'umano. Ed è importante che a rischiarare questa notte oscura sia una donna, che questa luce mattinale che ci consente di fare il prossimo passo sia affidata alla piccola lanterna di una presenza femminile.
La preghiera della Chiesa ha un continuo e preciso riferimento al libro dei salmi.
L'introduzione al Salterio, che qui ci viene offerta, dimostra l'opportunità della scelta di questo libro per la preghiera cristiana.
«Beati gli ultimi perché saranno i primi. A sorridere della spudoratezza di Dio». È la vecchia storia della maglia nera che c'è stata al Giro d'Italia dal 1946 al 1951: a indossarla, e dunque a vincerla, era colui che si classificava ultimo. Era, chiaramente, l'esatto opposto della maglia rosa, quella indossata dal primo arrivato. Valeva tanto quanto. Uno che se ne intendeva era Luigi Malabrocca, famoso proprio per aver indossato una maglia così epica e strana. Non è mai entusiasmante, nel mondo degli uomini, arrivare ultimi. Quando, però, incontri un ultimo diventato primo, è l'attimo nel quale ti si svela l'evidenza di quell'apparente assurdità architettata dal Cristo: «Chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti» (Mc 10,44). Il Cristo che, quando voleva deteriorare alla base le verità dei presunti santi, insospettiva con creanza e savoir-faire: «Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi» (10,31). Detto e fatto. Detto e rifatto. Con lo stile dissacrante e profondo che ormai gli è proprio, il parroco del carcere di Padova, vicino da sempre a Papa Francesco, segue il Vangelo di Luca per andare in gita dentro le sue provocanti immagini, in un cammino mai prevedibile come quello di Gesù, per ritornarsene poi nella vita di tutti i giorni con un'evidenza più luminosa. Come se, specchiandosi nelle pagine dei Vangeli, la vita - quella che, sovente, fatichiamo a leggere nei minimi dettagli - si ripresentasse ai suoi occhi in alta definizione. È la magia di parole, quelle evangeliche, che non hanno mai finito di raccontare tutto ciò che sognano di raccontare ai loro innumerevoli lettori.