Un'intera esistenza passata ad aiutare donne e uomini a trovare se stessi, ad amarsi, a crescere e, quando necessario, a superarsi. Senza competere, senza giudicare, senza disprezzare e senza trascurare nessuno. In questo suo nuovo libro Don Antonio Mazzi si guarda indietro, e ha tanto da offrire, pescando al proprio pozzo di centinaia di volti e di centinaia di percorsi formativi. Ma soprattutto si guarda intorno per cercare le basi su cui fondare una nuova umanità. E non pensa solo ai «suoi» giovani, ma a tutti: quello che propone è infatti un cammino di crescita interiore per essere fonte di amicizia, di armonia, di solidarietà, di servizio e di gioia. Perché «se non lavoriamo, tutti insieme, per una nuova visione di umanità, per una nuova scala di valori, per un diverso rapporto con Dio, possiamo anche fare scelte importanti, ma finiamo per sprecare le forze. Quello che conta davvero è la condivisione di un cammino». Il titolo di queste pagine potrebbe essere «La vita secondo Don Mazzi», ma l'ambizione è più grande: condividere con tutti la sfida educativa che ci accomuna, a proposito della quale l'autore ancora e sempre ascolta, si confronta, impara e offre ciò che è e ciò che sa.
"Da oltre trent'anni dedico la mia vita alla ricerca su una malattia neurodegenerativa ereditaria, la Còrea di Huntington. L'Italia è disseminata di storie di ricerca e di passione simili alla mia. Questo volume è il racconto di storie di scienza, di studiose e delle loro domande. Attraverso le voci delle protagoniste accompagnerò i lettori nell'esplorazione di ambiti di studio molto diversi, dalle lingue antiche all'astrofisica passando per la vita degli scimpanzé, con l'obiettivo di accrescere la consapevolezza collettiva sul contributo delle tante scienziate alla crescita culturale, scientifica, sociale del paese. Credo che le storie tracciate in questo libro rappresentino una rivoluzione in corso, l'inizio di un cammino che libererà le ragazze da zavorre e pregiudizi che in passato ne hanno impedito o rallentato i percorsi di emancipazione. Una rivoluzione in cui si moltiplicano quei modelli di riferimento che sono mancati a tante ragazze di ieri ma che mi auguro possano aiutare quelle di oggi e di domani a realizzare in pieno le loro aspirazioni."
Ernest Renan (1823-1892) fu un uomo di genio in grado di suscitare forti passioni. Dopo la pubblicazione della sua "Vita di Gesù", l'ex seminarista divenne per tutti i cattolici "il grande bestemmiatore". Benché la sua adesione al campo repubblicano sia stata tardiva, fu considerato uno dei numi tutelari della Terza Repubblica. Tre problemi guidano il viaggio intrapreso da Franc?ois Hartog sulle tracce di Renan: la nazione, la religione, l'avvenire. Evoluzionista convinto, Renan crede nell'avvenire, ma quale sarà in futuro l'idea di avvenire? E quale sarà la religione dell'avvenire, dal momento che il cristianesimo ha fatto il suo tempo e che un avvenire senza religione è inconcepibile? Forma politica del momento, la nazione non può affatto sottrarsi all'azione del tempo: quale sarà l'avvenire della nazione e dell'Europa? Nel mondo di allora, dominato dalla Germania, la questione della nazione e dell'Europa sono legati. Queste tre domande sono ancora le nostre domande? Attraverso la distanza che ci separa da Renan e utilizzando la sua opera come un prisma, che cosa ci fanno capire del nostro tempo? Fino a poco tempo fa, l'avvenire di Renan poteva ancora essere il nostro; fino a poco tempo fa, la religione sembrava essere alle nostre spalle; la nazione appariva anch'essa come una forma politica esausta e in via di superamento. Ed ecco che tutti questi temi tornano e ci portano a riconsiderare tutto ciò che noi avevamo creduto di sapere sulla nostra condizione.
Che cosa hanno da suggerire le neuroscienze cognitive a chi si occupa di didattica? Quali indicazioni forniscono all'insegnante per la comprensione dell'apprendimento e per una sua resa efficace? Come evidenziare la loro importanza in modo corretto, evitando da un lato riduzionismi e dall'altro sovrainterpretazioni? Il volume prova a rispondere a queste domande tracciando un percorso che, a partire dalla discussione critica di alcune neuromitologie (come la trasformazione cerebrale nei nativi digitali), delinea lo statuto epistemologico della neurodidattica e ne individua i principali ambiti di indagine: i processi conoscitivi (memoria, emozioni, attenzione, motivazione), il cervello visivo (la funzione dell'immagine), i neuroni specchio e i processi decisionali tipici del cervello in azione (imitazione, esperienza), il rapporto tra tecnologie della conoscenza e plasticità cerebrale. La seconda edizione di Neurodidattica, oltre a un'attenta revisione degli argomenti e un aggiornamento che segue i continui sviluppi della ricerca, presenta dei capitoli del tutto nuovi dedicati ai meccanismi della previsione e alle modalità di apprendimento del cervello dell'adolescente. In chiusura l'autore propone una sintesi del volume in venti idee neuroscientificamente fondate e alcuni percorsi tematici utili per la pratica e la progettazione didattica.
Saggi Paola Dusi, Imparare ad abitare zone scomode: decolonizzare la conoscenza e i sistemi scolastici andando oltre il deficit thinking Anna Granata, I cento linguaggi della scuola plurale. Valorizzare i saperi nascosti delle minoranze linguistiche e culturali Valerio Ferrero, Pratica filosofica di comunità a scuola: un approccio decoloniale? Riflessioni tra bell hooks e Matthew Lipman Vera Brunelli - Rita Locatelli, Una riflessione critica sul contributo delle Pedagogie del Sud per ripensare la partecipazione dei bambini e delle bambine Francesco Bossio, Identità plurali e necessità di riconoscimento. Annotazioni di pedagogia decoloniale Maria Vincenza Raso, Peuples autochtones et Canada: vers une politique éducative de réconciliation Rosita Deluigi, La ricerca esperienziale come luogo di sensi: strategie di innesco di paradigmi decoloniali Isabella Pescarmona, Giulia Gozzelino, Traiettorie di ricerca meridiane: percorsi metodologici e orizzonti pedagogici divergenti Domenico Francesco Antonio Elia, Decolonizzare gli spazi pubblici: nuovi orientamenti nella public history of education Aurora Bulgarelli, Francesca Gabrielli, Esperienze comunitarie per una risignificazione decoloniale: le Parish Map come strumento nei contesti educativi formali Recensioni M.C. Bernard, H. Breton, L. Cadei, V. Ciobanu-Gout (eds), Tournant narratif en sciences de l'éducation. Perspectives interdisciplinaires et internationales, Editions science et bien commun, Québec, 2024
Saverio Lamanna deve lasciare il riposante mare di Màkari. Suo padre, il Professore, spinto dall'amico Mimì, è partito, in barba all'età, per un pellegrinaggio a piedi da Palermo ad Agrigento, seguendo le regie trazzere che datano fino dai tempi di Federico II. Saverio se ne va all'inseguimento dei due come Stanley fece con Livingstone, e sa che piomberà come «dentro a una commedia francese nella quale tutti sembrano felicemente matti». E infatti la spedizione si completa con la partecipazione dell'incauto Piccionello e la sua ghirlanda di infradito, e della saggia Suleima alla logistica. Nei paesini più interni che si vanno spopolando svuotati da una costante emigrazione, nel ventre della campagna di una Sicilia remota e arcaica - che è poi la Sicilia di cui «non sarei mai riuscito a liberarmi neanche fuggendo via» -, lontani dal mare, lontani dalle città, i personaggi e le situazioni offrono un'avventura on the road, che accarezza a ogni strano incontro la comicità e il mistero, per restare sempre ambiguamente sull'orlo di questo: quasi in un'immagine tremolante, di sogno. Perché, nell'evasione, nel divertimento, nell'impertinenza dei dialoghi e nel paradosso degli imprevisti, cresce il desiderio del protagonista Saverio Lamanna di andare a rivivere la sua infanzia e di recuperare, prima che sia troppo tardi, il vero rapporto con il padre.
Le verità che Cioran consegnò al "Crepuscolo dei pensieri" contengono il germe delle esplorazioni future e al tempo stesso qualcosa che resiste persino all'organizzazione caotica e frammentaria dei Quaderni. Al fondo di ciascuno degli aforismi qui radunati - che toccano i temi più cari a Cioran (dalla noia alla solitudine, all'insonnia, alla timidezza, al desiderio, all'oblio, al rimorso e al suicidio) - cogliamo la stessa affilata capacità di introspezione, l'estraneità di sempre a ogni filosofia, ma in una versione surriscaldata. Un pensiero che non trova pace e attraversa le vaste distese del «non-luogo universale», lasciando dietro di sé una traccia bruciante nelle parole. «La mediocrità della filosofia si spiega col fatto che si può riflettere solo a bassa temperatura. Quando si controlla la propria febbre, si ordinano i pensieri come fossero marionette; si tirano le idee con il filo e il pubblico non si sottrae all'illusione. Ma quando ogni sguardo su se stessi è un incendio o un naufragio, quando il paesaggio interiore diviene una sontuosa devastazione di fiamme che danzano sull'orizzonte dei mari - allora si dà libero sfogo ai pensieri: colonne tormentate dall'epilessia del fuoco interiore». Un fuoco che permette a Cioran di esserci amico - anche quando apparentemente vorrebbe infierire su di noi.
Nel 2005 Kurzweil immaginò l'era della singolarità, quel momento in cui il cambiamento tecnologico diventa così rapido e profondo da innescare la fusione tra uomo e macchina. "La singolarità è vicina", ormai divenuto un libro di culto, ritrae come sarà la vita dopo questo evento: una civiltà biotecnologica in cui le nostre esperienze circolano tra mondo fisico e virtuale, la nostra intelligenza è trilioni di volte più potente, i nostri corpi e l'ambiente sono trasformati dalle nanotecnologie. In altre parole, l'invecchiamento umano e l'inquinamento saranno invertiti, la fame nel mondo risolta e i limiti della biologia, morte compresa, superati.
Nella Parigi del 1948, dopo l'incubo dell'occupazione nazista, s'incontrano e si scontrano le vicende di quattro persone dalla natura e i sentimenti più disparati: Leonardo Ranieri, giovane pittore fiorentino che tutti chiamano Mirò; Isabel Gómez, affascinante modella spagnola dotata di un'indole fortemente passionale, ma dal passato tormentato; Gilbert Gauthier, maestro d'arte all'Académie du Peintre, la più prestigiosa scuola d'arte di Parigi; e Natan Kowalski, clochard di origini polacche, dal vissuto tragico e inespresso. Mirò resta folgorato dalla bellezza di Isabel e tra loro nasce un'intensa e tormentata storia d'amore, apparentemente impossibile. Isabel, infatti, nasconde a Mirò il suo legame sentimentalmente con il maestro Gilbert, uomo violento e senza scrupoli, un rapporto fatto di soprusi, di ricatti e di paura. Isabel decide di fuggire da Gilbert mentre Mirò cercherà di dimenticarla facendo amicizia con Natan, un clochard incontrato per caso nei suoi lunghi viavai sotto i ponti della Senna. Natan è un uomo del tutto arreso alla vita che sopravvive facendo ritratti ai passanti. Sarà proprio Natan a fare da guida ai passi di Mirò in questa intricata vicenda. E sarà Mirò a offrire inconsapevolmente a lui la possibilità di rimettere ogni cosa al suo posto e di fare pace con i lamenti della sua esistenza distrutta per mano dei tedeschi a seguito della denuncia, in quanto ebreo, da parte di un collaborazionista di nome Christophe Bonnet che aveva causato la deportazione della figlia di 5 anni nel campo di sterminio di Auschwitz.
Il classico e imperdibile Calendario della Custodia di Terra Santa. Ogni giorno: mese e giorno del calendario Gregoriano, ricorrenza, fasi lunari, santi e feste del giorno. Le stesse informazioni sono riportate per i calendari Giuliano, Copto, Etiopico, Armeno, Islamico ed Ebraico. Ogni giorno sono riportati gli orari e alcune essenziali informazioni sulle principali celebrazioni che hanno luogo nei santuari di Terra Santa: il Santo Sepolcro a Gerusalemme, la Basilica della Natività a Betlemme, la Basilica dell'Annunciazione a Nazaret, ecc.
Un giovane di Assisi era figlio di un ricco mercante e banchiere (nonché, forse, usuraio). Il padre, che lo conduceva con sé nei suoi viaggi d'affari in Francia, volle rinominarlo 'Francesco' in omaggio alla dolce terra della poesia cortese, che il ragazzo amava. Francesco non era né nobile né particolarmente bello e il suo fisico era fragile, cagionevole. Ma era ricco, brillante, affascinante, spiritoso, sapeva cantare, suonare e danzare: era il 'principe della gioventù' della sua città. Sognava la gloria, le imprese cavalleresche in paesi lontani, l'amore. Poi venne la lotta civile nella sua città, alla quale prese parte, e infine la guerra contro Perugia: combatté, forse uccise, restò alcuni mesi prigioniero. Quando tornò a casa, gli amici avrebbero voluto vederlo riprendere la vita spensierata di prima. Ma non era più lui. Il contatto con la guerra e con il dolore lo aveva cambiato. Una volta incontrò un lebbroso: la lebbra gli aveva sempre fatto paura e orrore. Ma quel giorno scese da cavallo e abbracciò quel miserabile. Da allora, sarebbe diventato cavaliere del Cristo.