A coloro che incominciano a camminare nella via dell'amore o lo vanno scoprendo, ai fidanzati e agli sposi, a chi vive nel celibato, a tutti coloro che ogni giorno sono chiamati ad "amarsi nel Signore", a "sposarsi nel Signore": a loro vengono affidati questi testi d'autore, spigolati qua e là, "piccole luci d'amore" per testimoniare che è bello dire ogni giorno: "Ti amo!".
Il libro è dedicato all’arte della contemplazione. La quale non è un modo di pregare per esperti, ma un’attenzione silenziosa e piena d’amore a Dio; e non ha nulla in comune con una spiritualità disincarnata, astorica o impersonale.
La contemplazione inizia quando “sentiamo” Dio attraverso la Scrittura e diventiamo consapevoli della sua presenza nella nostra vita. Gioia mostra come ciò avvenga concretamente nell’esperienza di alcuni personaggi del Vangelo di Giovanni, la guida da lui scelta per imparare ad accogliere Dio nella nostra vita e per interagire con lui.
La via indicata da Gioia verso la contemplazione conduce il lettore non solo lungo le pagine della Bibbia, ma anche attraverso lavori teatrali e romanzi in cui Dio non viene menzionato oppure viene visto come assente, distante, persino come un nemico. Il lettore scopre così che la contemplazione non è una sorta di “paese delle meraviglie” spirituale, ma coesiste con i dubbi, cresce con la lotta, viene scoperta addirittura nella sofferenza, estingue il senso di colpa e conduce all’autentica conoscenza di sé e alla compassione per ogni essere umano. Un solido ed edificante percorso di spiritualità, la cui profondità teologica e affettiva risulterà di grande aiuto a tutti.
Per secoli la "spiritualità" è stata inglobata dalle religioni. Questo storico monopolio religioso dello spirito, o dell'interiorità, è stato talmente invasivo da sottrarre alla "spiritualità" ogni sua autonomia, rendendo quasi impossibile ridefinirla fuori da tale cornice. Ma se si volesse recuperare una valenza laica, critica e attiva della spiritualità, su quali assi potrebbe imperniarsi? L'autore propone e sviluppa quattro parole-chiave: tenerezza, responsabilità, iniziativa e semplicità.
Quando si parte per un cammino a piedi è inevitabile ritornare all'essenziale: si impara a spogliarsi delle cose che non sono davvero necessarie e ci si rende conto che in fin dei conti basta veramente poco per stare bene. Questo è il diario di un viaggio che ha segnato nel profondo una ragazza. È la testimonianza di un itinerario che, attraversando la metà settentrionale del Portogallo e una parte della Galizia, giunge alla famosa cattedrale di Santiago di Compostela, mèta e sogno di tantissimi pellegrini che ogni anno decidono di intraprendere un'esperienza mistica, religiosa e d'introspezione. È il racconto di un Cammino che già dalle prime tappe si rivela un grande insegnamento di vita. Un viaggio che è anche un'esperienza di crescita personale che porta non solo al raggiungimento della mèta prefissata, ma soprattutto alla comprensione e accettazione di sé stessi, alla scoperta di un profondo senso di gratitudine nei confronti della vita e ad una maggiore consapevolezza. La strada, pertanto, non termina alla cattedrale, ma va oltre e prosegue dritta al cuore. Nelle ultime pagine si trovano pochi ma utili consigli per chi decide di intraprendere il Cammino; una mini guida pratica che l'autrice avrebbe voluto leggere ma non ha mai trovato.
Il Nome di Dio è misterioso e quindi ineffabile. Non possiamo dargli un nome. Sarebbe come conoscere la sua persona, che rimane inconoscibile. Eppure possiamo “chiamarlo”, possiamo invocarlo, rivolgerci a lui: possiamo dargli un nome.
Alberto Mello (Biella 1951), monaco di Bose e biblista, ha vissuto a lungo a Gerusalemme. Unisce alla conoscenza delle Scritture la passione per la sapienza di Israele. Presso le nostre edizioni ha curato alcuni classici della tradizione ebraica e ha redatto vari commenti biblici.
La storia vera di una donna che oggi, alle prese con una grave malattia che la costringe a un continuo confronto con la morte, ci racconta di un percorso di vita tormentato che avrebbe potuto portarla alla disperazione (dal consumo di droga alla depressione, dall'illusione dell'amore al degrado e all'abbandono) e poi è stato sostenuto da una mano della Provvidenza e dall'azione di fratelli animati dalla fede. Un racconto al femminile della scoperta della propria identità e della propria libertà. In queste pagine si intrecciano, nella bellissima danza che è la vita, ricordi e incontri significativi della sua storia familiare e personale: momenti di dolore e gioia, di tenebra e luce, di lotta e vittoria. Tutto è riletto nella luce della fede, dono di Dio capace di illuminare anche gli attimi più bui offrendo a ciò che si è vissuto uno sguardo sereno e un senso nuovo.
Un pamphlet che passa dall'homo sapiens alla Traviata, da John Updike a Pirandello, per arrivare a dire, attraverso la meravigliosa trama del Vangelo, che l'amore è necessario all'umanità. Ma c'è di più: l'amore che dura, illuminato dalla grazia, salva gli uomini, perché la frammentazione delle storie, la liquidità dei legami rischiano di smarrirli e di riportarli, se vogliamo leggere la storia del mondo, a un'età primitiva, dura come la pietra. Una lettura che mette a nudo i mali e le fragilità delle relazioni contemporanee e suggerisce come ritornare a metterle in una cornice di senso. Un Amore moderno è un Amore leggero. Come lo spirito, come la grazia. Per questo sa durare e mantenersi.
Carlo Acutis è morto a 15 anni nel 2006. Nel 2021 avrebbe compiuto trent'anni, essendo nato il 3 maggio 1991, e si sarebbe trovato a testimoniare la sua fede in maniera più adulta, certamente arricchita dalle esperienze della vita ma, come tutto fa supporre, senza perdere la medesima forza e concretezza che aveva fatto intuire nei brevi ma fecondi anni della sua infanzia e adolescenza. Che cosa avrebbe detto ai suoi coetanei di oggi, ai giovani che lo seguono, e, soprattutto, a chi non lo ha ancora scoperto, se fosse rimasto tra noi? Quello che Alessandro Deho' propone in questo libro non è un esercizio a rincorrere o a ricostruire ciò che non è possibile nemmeno supporre riguardo a Carlo, ma un'intensa meditazione-dialogo con il giovane beato. Deho' si mette in gioco, in questo colloquio interiore, portandovi tutto il suo personale cammino spirituale, che a tratti rivela essere stato difficile, complesso, doloroso, e si obbliga a "fare i conti- con la schiettezza cristiana di Carlo. Il lettore si trova, così, fra le mani, un testo che interroga e si interroga, provoca e si lascia provocare, apre strade di riflessione e non rinuncia ad affrontare le piste più ostiche.
A partire dalla sua personale esperienza di vita e di ministero – è a capo di una onlus che si occupa di disabili e anziani – l'autore, prete milanese, riflette sul tema della fragilità. Queste pagine, che hanno il ritmo di un racconto il cui unico scopo è la testimonianza, si rivolgono a tutti, in particolare a coloro che si sono trovati a fare i conti in modo diretto con la fragilità e la disabilità, per poter riconoscere in questa esperienza un'opportunità e un'occasione di crescita.
Sommario
Introduzione. I. Lucrezia: scoprire la fragilità. II. Fede e Luce: condividere la fragilità. III. La formazione permanente: sostenere la fragilità. IV. La parrocchia: portare la fragilità. V. Sacra Famiglia: rispondere alla fragilità. VI. Epilogo: abbracciare la fragilità. Postfazione.
Marco Bove, presbitero milanese, è presidente della Fondazione Istituto Sacra Famiglia onlus e assistente spirituale internazione di Fede e Luce. Si è occupato della formazione permanente del clero ed è stato parroco a San Nicolao della Flue e a San Lorenzo in Monluè, a Milano. Tra le sue pubblicazioni recenti: Venite a mangiare. Il cibo, la vita e le sue stagioni (EDB 2015), La vita consacrata tra conflitti e affetti. Incontri di formazione (Ancora 2017) e Le spalle di Dio. L’esperienza spirituale dei cercatori di Dio (Àncora 2019).
Cosa ne abbiamo fatto di Dio? Un padre assente, un giudice barbuto a capo della "vera religione" che detiene il monopolio della verità. Lo abbiamo tenuto lontano da noi e per tanto tempo è rimasto un «Dio sbagliato»: assoluto ed esclusivo, oppressivo quando non violento. Uscire dalla logica del Dio sbagliato significa sovvertire certezze millenarie, sul divino, sull'uomo e sul mondo, ma è un gesto fondamentale per abitare la nostra epoca e reagire alle sue crisi. Significa dotarci di nuove visioni di unità e pluralità, di un'idea di coabitazione delle religioni con società e politica, di un Dio che sia relazione tra culture ed etiche diverse. Raffaele Luise anima un immaginifico dialogo tra un filosofo, un mistico e un poeta, consapevoli che questa volta tocca all'uomo: «Soltanto noi possiamo salvare Dio». Prefazione di Giacomo Marramao.
Un confronto tra due concezioni del mondo distanti e, per certi versi, inconciliabili: una ispirata da un profondo senso religioso, l'altra immersa nella società e nella concretezza delle sue contraddizioni e delle sue sofferenze. Ma entrambe tese a cercare, di fronte ai dilemmi che attraversano la vita quotidiana, il significato delle nostre scelte. Un arcivescovo, Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, e un sociologo e militante politico, Luigi Manconi, si interrogano intorno alle grandi questioni che costituiscono «il senso della vita»: la libertà e i suoi limiti; l'autodeterminazione del singolo e la responsabilità verso gli altri; le preferenze sessuali, le nuove famiglie e il significato attuale di genitorialità; l'accanimento terapeutico e l'eutanasia; l'ingiustizia e il peccato. Il contrasto su temi cruciali per la nostra esistenza e le nostre relazioni interpersonali sembrerebbe negare la possibilità di un progetto comune. Eppure questi due punti di vista, che restano distanti su molte problematiche, potrebbero forse convergere nel profilo di un nuovo umanesimo, dove la riscoperta di un «noi» solidale, nella prospettiva di una cittadinanza universale, sappia valorizzare, e non mortificare, l'autodeterminazione dell'individuo. «L'umanesimo non ha fallito perché ateo, bensì perché non ha realizzato il suo fondamento costitutivo. Ovvero il rispetto incondizionato dell'umano». (Luigi Manconi). «Se la nostra vita è sempre mortale, abbiamo la speranza che non lo sia il mistero di amore in cui essa risiede». (Vincenzo Paglia)
Uno scrittore spirituale che, nella stessa pagina, cita il Canone della messa e la pop star Madonna, passando per i Rolling Stones e santa Teresa d'Ávila. Questo libro tratteggia una rinnovata immaginazione del cristianesimo per il terzo millennio: «La vita spirituale - scrive Radcliffe - non è un gradevole modo di recuperare la calma al termine di una giornata sovraccarica, l'equivalente religioso di un aperitivo. È immergersi nell'inebriante atmosfera di Dio». L'autore è convinto che «ogni romanzo, poesia, film o quadro che ci apre ai nostri fratelli è un alleato dell'immaginazione sacramentale».