Il nostro sguardo che percepisce la bellezza e il nostro cuore che si commuove per essa danno un senso a ciò che l'universo offre come bello, e allo stesso tempo l'universo perviene ad avere un senso. Dobbiamo salvare la bellezza, dono che ci viene offerto senza riserve, e noi saremo salvati con essa.
Gli Esercizi spirituali sono un tempo rilevante di grazia che ci rifranca (così si esprime una preghiera liturgica), rinsaldiamo la speranza, contempliamo con stupore i passi già compiuti e decidiamo con fiducia quelli di domani. Durante gli Esercizi rimaniamo in compagnia con il beato Luigi Novarese, con alcuni testi del Vangelo di Giovanni a lui cari, da lui tanto meditati e proposti per il nostro cammino spirituale. In essi, esplicitamente o in modo discreto come d’altra parte è sempre stato il suo stile, troviamo la presenza feconda di Maria: ai piedi della croce, nella custodia attenta della Parola, nel dono eucaristico di sé, nel prendersi cura dei figli, nella vita feconda dei tralci, nel situarsi in Cristo come luogo fisico, mentale e affettivo. La ritroviamo compagna di silenzio, non quello vuoto di chi si sforza di tenere le labbra strette, ma quello di chi si fa vuoto di marginale per riempirsi di essenziale. La ritroviamo compagna di discepolato, lei che prima è stata Madre e poi si è fatta vigile discepola del Figlio. E infine, la ritroviamo compagno di missione: dal suo Cuore Immacolato impariamo a vivere, a credere, a sperare e ad amare.
Uomini e donne che furono “voce dello Spirito”, pur nella diversità di tradizione religiosa o fede, di epoca o stato di vita. “Mistici” li definiamo, ma nella consapevolezza che lo sono non nella loro stravaganza e irraggiungibilità. Ma nell’aver accolto con gratitudine e impegno il dono di stare “faccia a faccia con Dio” giorno dopo giorno. Isacco il Siro apparteneva alla Chiesa siro-orientale, detta anche “nestoriana”. Rabi‘a è una mistica musulmana del IX secolo. Francesco d’Assisi è il santo che tutti conosciamo. Suor Kinga della Trasfigurazione è stata una carmelitana ungherese, morta nel 2009.
Autore
Sabino CHIALÀ è monaco della Comunità monastica di Bose, laureato in lettere classiche e dottore in filologia e lingue orientali presso l’Università di Louvain-la-Neuve, in Belgio. Caterina GREPPI, dopo la laurea in filosofia e gli studi di islamistica seguiti in Italia, si è perfezionata nella lingua araba soggiornando a Tunisi e a Damasco. Docente invitata di lingua araba al Pontificio Istituto Orientale a Roma, ha coltivato contatti personali con esponenti del sufismo. Iacopo IADAROLA è frate carmelitano scalzo, laureato in lettere classiche presso l’Università La Sapienza di Roma, ha conseguito la licenza in teologia spirituale presso la Facoltà teologica del Triveneto e attualmente è dottorando nella medesima disciplina presso la Facoltà teologica del Teresianum in Roma. Collabora a varie testate quali «Rivista di Vita Spirituale», «Il Santo», «La Stampa – Vatican insider». Con le Edizioni Messaggero ha pubblicato Cantare il creato. Con san Francesco e con san Giovanni della Croce (2019). Fabio SCARSATO è frate francescano conventuale, direttore editoriale del «Messaggero di sant’Antonio» e delle Edizioni Messaggero Padova.
A partire da un intenso incontro con Dario Fo, il teologo, scrittore e burattinaio Marco Campedelli - cui Alda Merini dedicò "La clinica dell'abbandono" - ripercorre l'opera del premio Nobel, in primis "Mistero buffo", mettendo al centro la fragile quanto suggestiva ipotesi che Gesù avesse fondato una compagnia teatrale itinerante, fatta di pescatori, ex esattori delle imposte e donne, per trasmettere il suo messaggio rivoluzionario. «"E se Gesù avesse messo davvero in piedi un teatro? Una compagnia girovaga per raccontare il mondo alla rovescia?" Lo chiesi a Dario Fo al Castello di Sorrivoli. Fo, facendo gli occhi grandi, rispose "E perché no?". Un Gesù "figlio d'arte", del più grande drammaturgo dell'universo, un Gesù giullare, che svela i segreti di Dio mentre smaschera la macchina del potere: cosa avrebbe provocato il teatro del vangelo se non fosse stato censurato? Ripercorrendo l'opera desacralizzante di Fo, da Mistero Buffo a Lu Santo Jullare Francesco e non solo, mi sono messo alla scuola del teatro viaggiante del Nazareno, rivendicando uno spazio rispetto a un sistema teologico e a una macchina di potere che hanno continuato a nascondere la forza eversiva e rivoluzionaria del messaggio di Gesù» (Marco Campedelli).
Esponente di spicco della cultura italiana degli ultimi decenni, Erri De Luca si accosta da tempo al testo biblico da lettore, traduttore, esegeta e riscrittore. In questo volume, Luciano Zappella ci propone un articolato percorso finalizzato a mettere in risalto le coordinate della presenza della Bibbia nella multiforme opera De Luca. Narratore, saggista, poeta e traduttore, nel panorama culturale degli ultimi decenni Erri De Luca rappresenta indubbiamente una voce originale. Le sue esperienze biografiche, le scelte letterarie e il suo rapporto con la Bibbia ne fanno un intellettuale senza parentele. Non credente ma non ateo, De Luca si è accostato al testo biblico da lettore competente, da traduttore autodidatta, da ri-narratore e scrittore poliedrico. Lungi dall'essere semplice motivo ispiratore, la Bibbia - che lo accompagna da quarant'anni - funge per lui da testo fondatore e da codice antropologico universale, influenzandone anche lo stile. Luciano Zappella propone un percorso ragionato nella variegata produzione di De Luca mettendo i lettori a diretto contatto con le sue parole.
«Non sapevo bene che cosa dirgli. Mi sentivo molto maldestro. Non sapevo bene come toccarlo, come raggiungerlo. Il paese delle lacrime è così misterioso» (Il Piccolo Principe). Elaborare un lutto significa entrare in quel «paese delle lacrime» di cui parla il Piccolo Principe, un paese così misterioso sia per chi lo attraversa per la perdita di chi amava sia per chi decide di mettersi accanto per provare a percorrerlo insieme. Chi prova ad aiutare una persona in lutto ha spesso la sensazione di essere maldestro, di non sapere cosa dire e come dirlo e soprattutto di non sapere come raggiungere il dolore dell'altro. Eppure la ferita che fa piangere non è solo una disgrazia che ci può capitare ma anche un'opportunità di crescita e di maturazione. Il ricordo della persona che non c'è più può diventare una sorta di polvere d'oro - come avviene nell'arte del kintsugi - che non solo ripara il danno causato dalla ferita della perdita ma consentirà a quella ferita di diventare preziosa, occasione per riscoprire la bellezza di qualcosa che nasce, e soprattutto il modo con cui diciamo che la morte non è l'ultima parola sulla vita. Prefazione di Parolari Enrico.
Per cercare di capire la propria vita occorre rileggerla. Ed è proprio ciò che l’Autore ha cercato di fare in questo libro che, attraverso racconti della sua infanzia e giovinezza e riflessioni sulla fede cristiana, si propone di stimolare il lettore a riflettere sulla spiritualità e sul senso ultimo della condizione umana.
Note sull'autore
Luigi Magnani è docente in pensione di discipline economiche e giuridiche. Francescano secolare, è un appassionato studioso di teologia e psicologia.
Un filo rosso tiene legati questi quaranta brani del Vangelo: la forza dirompente di un annuncio rivoluzionario che è stato sempre più insabbiato e trasformato nel corso del tempo. Gesù ha rovesciato le categorie religiose: la legge, l'osservanza, il merito, il sacrificio diventano valori negativi, perché l'uomo, agli occhi di Dio, è prezioso a prescindere. Protagonisti di queste pagine del Vangelo, ma assolutamente paradigmatici di tutti i vangeli, sono l'accoglienza, il perdono, il servizio, la cura verso gli altri - tutti gli altri - in una parola l'amore incondizionato. E don Paolo Scquizzato ci guida con entusiasmo e passione lungo un viaggio, cui prendono parte decine di teologi, scrittori, poeti, filosofi che danno il loro contributo spirituale e intellettuale per definire la cornice entro cui si collocano le nostre esistenze, il nostro essere e il nostro modo di vivere, il nostro io con tutte le sue zone d'ombra e il nostro stile di vita, le nostre ferite e la nostra luce. Dall'Introduzione di Elisabetta Pauletti.
Il nome Iosèf, in ebraico, significa "colui che aggiunge". Giuseppe aggiunge il desiderio al discernimento. L'umiltà all'orgoglio ferito. L'amore alla crisi con Maria. Il coraggio alla paura di essere inadeguato a fare il padre. La libertà al possesso. La speranza alla morte. Questo libro sogna di entrare nel mondo interiore di Giuseppe e, attraverso di lui, di aggiungere sogni alle notti di ogni uomo e di ogni donna.
Proviamo ad entrare nel grande mistero dei 30 anni di vita nascosta di Gesù, Maria e Giuseppe. Lo scopo di questo libretto è invitare i cristiani a santificare il loro quotidiano umile, semplice, anonimo, unendosi alla vita santissima della famiglia di Nazareth, per riempire di bellezza divina questa vita per l’altra Vita.
In un contesto culturale fortemente segnato da una cultura individualistica e che l'attuale crisi pandemica ha ulteriormente portato alla luce, viene proposto un testo che traccia un itinerario biblico di fede per una spiritualità ecclesiale. L'esigenza, più che mai forte, che si avverte a livello sociale di una relazione umana vera e autentica, provoca la Chiesa a fare memoria delle origini della fede e a cogliere in essa la risposta all'attuale domanda esistenziale. Un libro intenso e al contempo pratico, che traduce i contenuti della fede in cibo spirituale; caratterizzato da un linguaggio comunicativo immediato e semplice, che si adatta al clima profondo della vita contemplativa e a quella del vissuto quotidiano.