Nel giorno in cui viene eletto papa Jorge Mario Bergoglio, un’intuizione improvvisa getta nuova luce sulla visione ordinaria della storia, vista come fortuita successione di eventi per i non credenti o come cammino di salvezza per chi ha fede: un impressionante crescendo di coincidenze numeriche si presenta inequivocabilmente da quel preciso giorno, il 13 marzo 2013, come ad indicare una presenza costante e misteriosa che governa sul divenire del mondo sin dalla notte dei tempi e, allo stesso tempo, che i segni dei tempi annunciati nelle Scritture stanno giungendo al loro epilogo. Il segno di questa presenza trova la sua unica matrice nell’evento soprannaturale che dagli inizi del secolo scorso sconvolge e interroga molte coscienze fino ai giorni nostri: Fatima. Di essa disse Benedetto XVI: “Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa. Qui rivive quel disegno di Dio che interpella l’umanità sin dai suoi primordi”.
Assumere l'identità di Ildegarda, viaggiare attraverso di lei, essere lei è un'esperienza che non lascia immutati. Ildegarda cambia chi le si accosta: ma, se una persona è in grado di cambiare gli altri a distanza di quasi un millennio, significa che ha vissuto la sua vita in modo da immettersi nel «vento» dell'eternità. Questa donna, nata nel 1098, entra nel monastero benedettino di Disibodenberg nel 1106, a soli otto anni: non significa che fosse destinata a diventare monaca, ma solo che vi compiva i suoi studi, com'era in uso fra le ragazze di buona famiglia del tempo. Sceglie liberamente di prendere i voti, e trascorre in monastero tutta la sua esistenza, con l'eccezione dei viaggi di predicazione che compirà in età matura. Dal 1148, anno in cui viene resa pubblica per la prima volta una parte della sua opera, inizia una carriera straordinaria anche per un leader religioso dei nostri tempi. È mistica visionaria, grande scrittrice, profetessa, predicatrice, musicista, medico e alchimista, studiosa enciclopedica, capo spirituale di una comunità religiosa che è nello stesso tempo centro d'arte e di cultura. Fonda due monasteri, percorre predicando tutta la Germania, è in contatto con re, imperatori, papi, abati e badesse. Scrive poesie, composizioni musicali e un vastissimo epistolario. È anche un imprenditore che amministra terreni e beni immobili e dà lavoro a intere famiglie di contadini e artigiani. Ildegarda, che si definiva «creatura umana di forma femminile» è stata ogni cosa possa essere una creatura umana.
Armida Barelli, fondatrice di quello straordinario fenomeno ecclesiale e civile che fu la Gioventù Femminile di Azione Cattolica, ebbe un impatto determinante sulle giovani della prima metà del Novecento. In questo volume ampio spazio è dato alle sue riflessioni, ai suoi scritti, alla sua attività nella Chiesa e nel mondo del suo tempo. La sua vita era anche un esempio: «Se lei ha fatto così, perché non posso farlo anch'io?», poteva dirsi ogni ragazza della grande città o del più sperduto paesino d'Italia. Le sue indicazioni erano alla portata di tutte, semplici ma profonde. Anche il linguaggio, comprensibile dalle dotte e dalle analfabete, la rendeva testimone credibile di un ideale che superava gli stretti confini della civiltà contadina che ancora imperava in Italia. E si videro miracoli. Il messaggio era avere la consapevolezza di una chiamata di Dio a far fruttificare i tanti o pochi doni elargiti a ciascuna, dentro un'esperienza di fede autentica, rendendosi conto che in ciascuno vive la Trinità e che nel contatto con Dio, fatto non solo di formule di pietà, ma di amicizia profonda, si potevano vivere le gioie e le sofferenze che la vita portava con sé. In questa relazione con Dio si potevano anche cogliere le occasioni del nuovo che si intravedeva: l'assunzione di responsabilità familiari, lavorative e sociali, e poi politiche, con cui le ragazze erano chiamate a confrontarsi. Senza cedere alle mode, anzi andando contro corrente, le ragazze stavano scrivendo una storia nuova.
In queste note biografiche vedrete una donna eccezionale, importantissima per la Chiesa, innamorata di Cristo, della Scrittura e dell'Eucaristia. Aveva chiara coscienza del fatto che la missione che Dio le aveva dato era appoggiarmi, difendermi e correggermi per il bene del Cammino Neocatecumenale. Rendo grazie a Dio per Carmen, che mi ha sempre detto la verità, costantemente. Era una donna profonda, autentica e libera nella sua relazione con tutti. Era molto intelligente. Amava Cristo e la Chiesa e il Papa al di sopra di tutto... Crediamo che Carmen è con il Signore, è già nella festa. Queste note biografiche non sono solo per i fratelli del Cammino, bensì per tutta la Chiesa, per far conoscere una donna straordinaria, che ha vissuto la fede in grado eroico. Carmen Hernández! (Dalla Prefazione di Kiko Argüello).
L'analysis fidei, ovvero l'analisi dell'atto di fede nelle sue componenti per poterne giustificare la legittimità, è da sempre una questione complessa e dibattuta nella teologia, una «crux theologorum». Il testo la esamina prima proponendone un excursus storico e poi presentandone l'esempio di un esponente di rilievo della manualistica classica, Réginald Garrigou-Lagrange (1877-1964). La sua resolutio fidei, così come lui chiama l'analisi della fede, per essere meglio delineata nei suoi tratti essenziali, viene inoltre messa a confronto con tre impor-tati proposte come quelle di Bultmann, Rousselot ed Alfaro. L'analysis fidei, che potrebbe sembrare desueta e superata, risulta essere ancora attuale ed importante nella riflessione teo-logica odierna, in quanto risponde ad una domanda cruciale per la nostra fede: «Perché credo?».
Il sussidio della CEI "Lievito di fraternita", sulla formazione permanente del clero, è stato il filo conduttore dei ritiri mensili per il presbiterio della diocesi nell'anno pastorale 2020-2021. Si è partiti dalla consapevolezza che "per un presbitero la fonte a cui attingere per vivere il proprio ministero e farsi santo è il ministero stesso. Nel suo esercizio egli si forma, a partire da un legame pastorale e insieme sponsale con una chiesa particolare, che ha una sua storia, i suoi Santi, il suo Vescovo, i suoi preti, un suo territorio e una sua realtà sociale. La sventura che mai potrebbe accadere a un prete è quella di trascinarsi in un ministero esercitato in maniera puntuale, ritualmente perfetto e dottrinalmente completo, ma disincarnato sul piano delle relazioni umane" (Lievito di fraternità, cap. 2). Da qui l'importanza di recuperare, scoprendone le tante potenzialità ancora forse inespresse, le radici del ministero, che non sono solo di carattere spirituale ma anche di relazioni: con il Vescovo, con il presbiterio, con i Consacrati, con i fedeli laici. È stato perciò chiesto ad otto persone, ciascuno con le proprie caratteristiche di commentare i vari capitoli del sussidio. In questo lavoro tutto il materiale è messo fraternamente a disposizione dei tanti presbiteri, che vogliono lasciarsi conquistare dalla profezia della fraternità.
Che cosa ci fa una sessantottina a Medjugorje, Altötting e in altri santuari mariani? Perché una donna moderna e progressista si sente spinta a cercare qualcosa (o Qualcuno) in luoghi che per il suo ambiente appaiono arretrati e persino kitsch? Quello di Gabriele Kuby è un coinvolgente viaggio esteriore e interiore che prende le mosse da una profonda crisi e ha aperto una via di speranza per tanti lettori. Lasciandosi accompagnare da persone molto lontane da lei, dialogando e persino discutendo con Dio, l'autrice ha ritrovato sé stessa riconoscendosi alla fine creatura amata. E in questo itinerario esistenziale, a tratti sofferto, ha trovato una guida insostituibile in Maria di Nazaret, la donna che più radicalmente di ogni altro essere umano ha accolto la chiamata del Creatore. La Madre che più amorevolmente di tutte è pronta a soccorrere chi si affida al suo aiuto.
Chi è Maria? Chi è l'Immacolata? Si tratta, forse, di una «fotomodella dello spirito» assolutamente irraggiungibile? Questo libro tenta di offrire un ritratto veritiero della Madre di Dio accompagnando il lettore in una «Novena all'Immacolata». Giorno dopo giorno, attraverso la contemplazione delle Beatitudini e la meditazione della Salve Regina e del Magnificat, si andrà delineando una comprensione più profonda e particolareggiata della Madonna. Tutti abbiamo assolutamente bisogno del suo sguardo per sfuggire al senso di inadeguatezza che ci attanaglia. Le relazione con Maria e le sue emozioni ci accompagnano attraverso scene evangeliche della sua vita fino a immergerci nel mistero del suo Cuore Immacolato, dal quale sgorga ogni grazia e, in particolare, l'esperienza reale e avvolgente della misericordia di Dio.
«Tutti coloro che sono felici hanno ciò che vogliono, sebbene non tutti coloro che hanno ciò che vogliono siano necessariamente felici» (S. Agostino). Questa frase mette in luce il dramma dell’esistenza umana e cioè il fatto che spesso ci sono ignoti i nostri più profondi desideri. Il libro è un’indagine su di essi alla luce dell’esperienza, delle risorse della filosofia e delle vite dei santi, dato che una loro caratteristica comune, al di là delle grandi differenze individuali, è una gioia abituale pur, talvolta, tra tremende prove e sofferenze. La ricerca sulla felicità avviene anche attraverso una riflessione sulla libertà, poiché la felicità e la libertà si accompagnano come gemelle inseparabili: più si è felici, più si è liberi e viceversa.
A differenza di altri libri già scritti su S. Maria Goretti, in questo si affronta la storia da un punto di vista originale. L'intento dell'autore non è la narrazione di una vicenda confinata ad un tempo passato, ma l'attualizzazione della vita di Maria Goretti. La Santa continua a vivere oggi, rivolgendosi a una moltitudine di giovani che hanno perso dei punti fermi su cui costruire la loro vita. Maria, come una sorellina santa, è come un faro che proietta luce capace di educare i genitori di oggi e a preparare i giovani del futuro. La storia di allora è sovrapponibile a tantissime storie di femminicidio presenti nella nostra attualità. Ha funzione pedagogica per indirizzare alla comprensione di fenomeni moderni come globalizzazione, migrazione, tutela delle classi più deboli, trovando nuovi spunti per rivoluzionare il futuro.
Sulla scia dell’umanesimo rinascimentale, san Francesco di Sales ha elaborato – non in modo teorico ma pratico e pastorale – un progetto di educazione e di formazione integrale della persona. Ogni essere umano è chiamato a perfezionare se stesso in tutte le sue dimensioni come individuo: i sensi del corpo, le passioni e gli affetti dell’anima, le facoltà spirituali della memoria e dell’intelletto, e in modo particolare il cuore, sede della volontà e della libertà.
Come persona immersa nella società, il nostro Autore si dimostra attento alla promozione della dignità di ogni persona, sia nella famiglia, nelle relazioni sociali, nel lavoro, nel tempo libero come anche nel servizio del proprio paese.
Infine san Francesco di Sales non può pensare alla persona senza la sua apertura alla trascendenza. In questo campo la sua proposta è anche originale: ha un’immagine positiva di un Dio che attrae l’uomo rispettandone la libertà; la devozione che promuove è una “devozione civile”; inoltre l’amore di Dio va vissuto nella vita quotidiana, mentre l’amore del prossimo è caratterizzato dalla “dolcezza”, fiore della carità. Il progetto di san Francesco di Sales è un antidoto contro una formazione unidimensionale che trascura le molteplici risorse della natura umana.