Il percorso delineato da questi discorsi e messaggi mostra la complessità del pensiero e dell'azione di Alcide De Gasperi, fra tradizione e modernità, tra continuità e intuizioni destinate a pesare nella seconda metà del Novecento. Tra i discorsi selezionati, ancora alcuni inediti, come quello per la festa degli alberi, o quelli tenuti nei suoi importanti viaggi nel Mezzogiorno e ad uno dei congressi della Confederazione dei coltivatori diretti. Quando scoppia la crisi bellica nella lontana Corea, nel 1950, sotto le pressioni americane, l'Italia dovrebbe celermente riarmarsi; invece De Gasperi resiste e insiste nel dare forma pubblica e contenuto politico alle leggi della riforma agraria e della Cassa per il Mezzogiorno. La terra diventa così uno strumento di stabilizzazione sociale e il simbolo di un governo che procede, nel pieno della guerra fredda, a rispondere in modo costruttivo alle sfide del dopoguerra, in chiave anticomunista ma anche antifascista. Si può leggere così un pezzo di storia italiana ma anche dell'Europa in formazione, gustando i riferimenti a una politica per la montagna e l'amore di De Gasperi per la terra e la natura, la sua conoscenza delle colture e delle culture, il rispetto per il lavoro dei contadini cui viene riconosciuta un'importante funzione nazionale, l'impegno per una politica di investimenti pluriennali nel Mezzogiorno alla luce della solidarietà fra il Sud e il Nord, con una sensibilità moderna e appassionata, figlia del suo tempo ma interessante anche ai giorni nostri.
Se alla filosofia di Pirrone di Elide e alle scuole di pensiero scettico orientali e occidentali antiche e moderne si sono dedicati e si dedicano studi e commenti innumerevoli, lo stesso non si può dire dello scetticismo di matrice ebraica, che continua a restare alquanto trascurato. In questa raccolta di saggi si approfondisce la riscoperta in età moderna della tradizione scettica ebraica, prendendo in esame sguardi diversi di pensatori ebrei e cristiani, che con lo scetticismo hanno in qualche modo fatto i conti. I diversi contributi, frutto anche di ricerche svolte presso il Maimonides Centre for Advanced Studies dell'Università di Amburgo, mirano a documentare la ricchezza e la potenzialità dello scetticismo per la storia e l'interpretazione della tradizione ebraica.
40 vittime del fascismo. Donne e uomini, spesso molto giovani, che hanno sacrificato la propria vita per combattere il totalitarismo fascista, dalla nascita dei Fasci di combattimento, nel 1919, alla caduta della Repubblica sociale nel 1945. Dal racconto di coloro che hanno scelto la libertà e rifiutato di sottomettersi alla dittatura, emerge il variegato arcipelago di un'opposizione che non si è mai arresa, nemmeno negli anni più bui, quando parte significativa della società inneggiava al duce, e ha poi trovato nella Resistenza (armata e civile, maschile e femminile, contadina e cittadina) l'esperienza collettiva che ha segnato il riscatto del popolo italiano. L'opposizione ha coinvolto tutte le generazioni, ha trovato volontari in ogni ceto e regione: il racconto di chi ha sacrificato la propria vita in questa lunga battaglia è una sorta di staffetta durata ventisei anni, in cui il testimone della libertà è stato raccolto da chi subentrava alle vittime con nuovo slancio e ne onorava l'esempio. Dall'operaia ventenne Teresa Galli, la prima vittima dello squadrismo il 15 aprile 1919 a Milano, fino a Roberto Lepetit, morto nel Lager di Ebensee il 4 maggio 1945: 40 itinerari di donne e uomini che ci raccontano cos'è stato il fascismo e come lo hanno contrastato minoranze indomite. Una scelta di libertà per noi tutti, da conoscere e onorare a ottant'anni dalla Liberazione.
Roma, 23 giugno 1980. Il sostituto procuratore Mario Amato sta aspettando sotto casa sua l'autobus che dovrebbe portarlo al lavoro, in tribunale. La macchina è rotta, la scorta non è disponibile e lui non può fare altro che servirsi dei mezzi pubblici. All'improvviso un ragazzo si avvicina a lui, gli punta una pistola alla testa e apre il fuoco. Amato muore così, in mezzo alla strada, da solo. A sparare è stato Gilberto Cavallini, mentre il suo complice, il giovanissimo Luigi Ciavardini, lo attende a bordo di una moto. I due fanno parte dei Nuclei armati rivoluzionari, la formazione terroristica di Valerio Fioravanti e Francesca Mambro che sta mettendo a ferro e fuoco Roma tra omicidi efferati, rapine e loschi traffici. Su queste vicende Amato stava indagando, intuendo quella che lui stesso definì «una verità d'assieme». In procura però era isolato, i suoi capi lo ignoravano e alcuni colleghi addirittura cercavano di delegittimarlo e di sabotare il suo lavoro. Mettendo insieme la biografia di questo sostituto procuratore e la storia delle sue indagini, andate avanti anche dopo la sua morte, il libro segue il percorso del filo che collega la lotta armata nera degli anni '70 ai giorni nostri, tra personaggi ricorrenti, legami indissolubili e uno spirito che continua ad abitare le istituzioni ai suoi livelli più alti.
Già prima dell'Unità, per tutto l'Ottocento e sempre di più poi nel Novecento, furono numerose le italiane che vollero essere giornaliste, a tutti gli effetti e correndone tutti i pericoli, affrontando gli ostacoli di una misoginia ostinata e feroce. In questo la monarchia cosiddetta liberale e il fascismo si passarono il testimone e perfino la Repubblica, in barba alla sua Costituzione, fece fatica a cambiare passo. Di questo racconta questo libro: della scalata per appropriarsi di una voce pubblica, ma anche della libertà di movimento, del potere contrattuale, dell'autorevolezza che il giornalismo impone. L'esempio veniva dall'estero, da nomi grandissimi come George Sand e Nellie Bly. Ma, benché in Italia gli ostacoli furono spesso ceppi, molte furono anche da noi le protagoniste di un'epopea che è incredibilmente ricca di figure, alcune delle quali molto note: da Matilde Serao a Flavia Steno, da Olga Ossani a Oriana Fallaci. Era ora di raccontare questa storia e chiedersi se la parità di genere è stata raggiunta e grazie a quali battaglie.
Dopo la fine della Guerra fredda le società occidentali hanno vissuto nell'illusione di essere al riparo. Poi, negli ultimi quindici anni, il senso di sicurezza si è dissolto e ha lasciato spazio a un'impressione opposta, quella di trovarsi in mezzo a una crisi complessa di cui i populismi e le guerre culturali sono gli aspetti più vistosi. Questo libro cerca di interpretarla ragionando su alcuni eventi decisivi e su alcune figure simboliche, a cominciare da Donald Trump. Al tempo stesso riflette su certe premesse di fondo della politica contemporanea, e in particolare sull'idea che le società occidentali non sappiano più immaginare un'alternativa che non sia la degenerazione autoritaria della democrazia liberale o il disordine.
Pio XII è una figura controversa. Da un lato protagonista di azioni riconosciute a tutela delle vittime del nazifascismo, in particolare nei mesi drammatici dell'occupazione di Roma; dall'altro accusato per i troppi 'silenzi' a fronte delle notizie drammatiche che arrivavano in Vaticano, già dal 1939, dai territori occupati da Hitler, a partire dalla Polonia. Andrea Riccardi ricostruisce la storia e le ragioni di quei silenzi, avvalendosi di una ricca documentazione consultabile per la prima volta. Un'originale ricostruzione dell'atteggiamento del Vaticano nei confronti del nazismo negli anni drammatici del secondo conflitto mondiale e una riflessione sul ruolo e sulle responsabilità di Pio XII.
Come abbiamo imparato a distinguere il bene dal male? Siamo sempre stati capaci di farlo? E lo saremo ancora, nel mondo a venire? Di certo la morale esiste da molto prima che si parlasse di Dio, di religione o di filosofia. Agli albori dell'umanità, quando i nostri antenati scesero dagli alberi, sotto la pressione di fattori ambientali, la moralità emerge come fondamento di una cooperazione tanto precaria quanto essenziale alla sopravvivenza della specie. Hanno Sauer offre al lettore una 'genealogia' della morale che si muove tra paleontologia e genetica, psicologia e scienze cognitive, filosofia ed evoluzionismo. Le tappe di questo percorso marcano le principali trasformazioni morali nella storia dell'umanità, arrivando fino ai giorni nostri.
Con un approccio che unisce autoironia e onestà, la scrittrice e giornalista Helke Heidenreich descrive come l'invecchiamento trasformi la percezione di sé, delle relazioni e delle priorità. Parla dei piccoli rituali e delle abitudini che cambiano con il passare del tempo, dei rapporti che si fanno più essenziali e sinceri, e di come si impari a ridurre al minimo ciò che è superfluo. L'autrice non si nasconde dietro un'immagine idealizzata dell'invecchiamento: riconosce la difficoltà di accettare la decadenza fisica e l'inevitabile fragilità che l'età porta con sé; e non mancano neppure i riferimenti alle sfide pratiche della vecchiaia, come le difficoltà di movimento, le visite mediche sempre più frequenti, la perdita di amici e la solitudine. Ma l'autrice affronta questi temi con una delicatezza e una compassione che tengono ben alla larga il tono melodrammatico. Heidenreich invita a guardare all'invecchiamento come a una nuova fase della vita, in cui la libertà e la saggezza maturata con il tempo possono diventare preziose alleate. Il libro, ricco di pensieri stimolanti e di battute sagaci, è un invito a vivere ogni età come un'opportunità, senza rimpianti per ciò che è passato, ma con gratitudine per ciò che ancora si può sperimentare.
Bardonecchia, Alpi Cozie. Una giovane famiglia residente nel luogo si imbatte per "caso" nel ritrovamento di un oggetto che potrebbe essere antico come il mondo. Lo stupore cederà ben presto il passo alla smania di possesso da parte di qualcuno che in qualche modo si sentirà chiamato in causa. Vero o falso che sia, quell'oggetto porterà molte novità nei cuori degli abitanti del paese e causerà di riflesso cambiamenti reali nelle vite dei protagonisti. Un'avventura che coinvolgerà la mente, l'anima e il cuore.