Opera monumentale in cui in oltre tremila pagine sono riuniti centinaia di documenti conciliari e magisteriali riguardanti la vita familiare abbracciando un arco di tempo a partire dal Decreto agli Armeni, redatto nel 1439 durante il Concilio di Firenze, fino ai più recenti interventi di papa Francesco. Vastissimo è lo spettro dei testi presentati: encicliche, lettere, discorsi, costituzioni apostoliche, motu proprio, omelie, radiomessaggi. È la famiglia a tenere viva la società umana e la Chiesa, fin dalle sue origini, ed il Pontificio Consiglio per la Famiglia ha sentito la responsabilità di aiutare le famiglie cristiane a vivere la loro vita secondo i principi evangelici offrendo questo utile strumento di consultazione e di conoscenza.
Il Credo del popolo di Dio, proclamato da Paolo VI nel 1968, rivisita il testo della professione di fede alla luce dell'insegnamento plurisecolare della Chiesa.
Cittadinanza, amicizia, comunità, fiducia, economia del dono sono parole chiave che dovrebbero orientare il nostro tempo. Parole che rischiano, come molte altre prima e dopo di esse, di cadere in un doppio luogo comune: l'appello retorico, puramente sentimentale a "fare del bene" da un lato e ciò che proprio il cardinale Scola chiama "la solidarietà come maquillage del capitalismo, come "etichetta" per sdoganare con l'inganno un modello economico". Attraverso un'ampia rilettura di termini e concetti centrata sul nesso "amicizia-virtù civiche", il volume propone una ricognizione sul senso, la necessità e le forme di ciò che già Hannah Arendt chiamava 'vita activa' e sulla necessità di "allargare la ragione politica, economica, culturale attraverso la logica del dono, del gratuito". "Il gratuito" scrive Scola, "non è ciò che è gratis. In una polis e nelle comunità che la compongono, gratuità significa pensare, fare, realizzare un'opera perché è buona in sé, perché è bella in sé. Anteponendo il valore oggettivo dell'opera in sé e per sé all'utile o all'interesse che se ne può ricavare. L'utile e l'interesse hanno certo la loro importanza, ma prima viene la cosa in sé. La 'philia' e il buon governo fioriscono da questa dimensione gratuita del civile, del sociale, del politico, del culturale."
La crisi economica, l'amore, la morte, la politica, l'immigrazione, il '68, la scuola, la famiglia, il governo della Chiesa. Il rapporto tra Stato e Chiesa, tra scienza e dottrina, tra fede e ragione. La vita e il suo senso. Da quasi dieci anni, un uomo di punta della Chiesa italiana, il cardinale Angelo Scola - prima patriarca di Venezia, poi arcivescovo di Milano - e una firma del "Corriere della Sera", Aldo Cazzullo, dialogano sull'attualità politica e i temi ultimi dell'esistenza. Da queste conversazioni, che sono state discusse, commentate, criticate, difese da parte di politici, religiosi e laici, sono emerse parole-chiave divenute lessico comune del dibattito pubblico, come "meticciato di civiltà e culture" - agli antipodi sia dei retori del relativismo culturale sia dei nemici della società multietnica - e "nuova laicità": quasi un manifesto del modo della Chiesa moderna di stare nella società e partecipare alla discussione e alle decisioni politiche. Per quanto ogni dialogo faccia storia a sé, e sia stato pensato come fine a se stesso, a rileggerli ora, ricomposti in un'unica sequenza, risulta evidente come ognuno rappresenti il tassello di un sistema di pensiero autonomo, che il cardinale Scola tratteggia, saldamente ancorato nel deposito della fede e della dottrina cattolica e nella lettura che ne è stata data dai papati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, ma con tratti di libertà in sintonia con la tradizione della diocesi di Milano.
Il libro di Giorgio Groppo, focalizzandosi in particolare sul tema della pace e del magistero sociale di Papa Montini, è un contributo a una maggiore conoscenza e consapevolezza di quanto importante sia stato il contributo di Paolo VI. Un Papa la cui figura ancora attende pienamente di essere adeguatamente illuminata
Il volume offre nella prima parte del testo un'ampia panoramica sull'impegno politico dei cristiani nella storia unitaria, la memoria, per poi esplicitare gli orientamenti culturali legati al Magistero che hanno caratterizzato tale impegno, le dinamiche e i riferimenti, fino all'indagine su problematiche quali la cittadinanza, l'economia, il lavoro, l'Europa ovvero i luoghi. Tutte queste riflessioni al fine di garantire una solida base a quanti sentano di impegnarsi per vivere la città nel suo duplice aspetto di "città terrena" e "città celeste".
I due documenti fondamentali di Paolo VI sulla gioia e sull'evangelizzazione che tracciano il percorso maturato 50 anni dopo nell'"Evangelii gaudium" di papa Francesco. Commento di Dionigi Tettamanzi ed Ettore Malnati.
La V Conferenza generale dell'episcopato latino-americano e dei Caraibi, che si è svolta ad Aparecida, in Brasile, dal 13 al 31 maggio 2007, ha prodotto un documento conclusivo che si rivela fondamentale per interpretare lo stile di papa Francesco e il suo sguardo sulla Chiesa. In qualità di arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio guidò i lavori per la redazione del testo. Ne è scaturita un'ampia riflessione ricca di indicazioni pastorali per l'annuncio del vangelo e la comprensione del compito che le comunità cristiane sono invitate a svolgere nel mondo contemporaneo.
Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, ha trascorso quasi trent’anni della sua vita sacerdotale ed episcopale in Brasile. Nel 2007 partecipò alla Conferenza di Aparecida, dove collaborò col cardinale Bergoglio nella commissione di redazione del Documento finale Discepoli e Missionari di Gesù Cristo, affinché in Lui abbiano vita.
Ora papa Francesco sta riproponendo a tutta la Chiesa i frutti di quell’evento: la fede destata dalla attrazione per Gesù e la necessità di concentrarsi sull’essenziale dell’annuncio cristiano per comunicarlo con stile evangelico.
Per questo occorre recuperare la via della bellezza, perché la Chiesa si sviluppa non per proselitismo, ma per “attrazione”.
Questo contributo «permette di comprendere meglio il pontificato di papa Francesco e potrà divenire un valido strumento pastorale per le nostre realtà diocesane, per rilanciare le nostre comunità formando discepoli missionari attratti dalla bellezza del Signore Risorto» (Marc Ouellet).
Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, ha trascorso quasi trent'anni della sua vita sacerdotale ed episcopale in Brasile. Nel 2007 partecipò alla Conferenza di Aparecida, dove collaborò col cardinale Bergoglio nella commissione di redazione del documento finale "Discepoli e missionari di Gesù Cristo, affinché in lui abbiano vita". Ora papa Francesco sta riproponendo a tutta la Chiesa i frutti di quell'evento: la fede destata dalla attrazione per Gesù e la necessità di concentrarsi sull'essenziale dell'annuncio cristiano per comunicarlo con stile evangelico. Per questo occorre recuperare la via della bellezza, perché la Chiesa si sviluppa non per proselitismo, ma per "attrazione". Questo contributo "permette di comprendere meglio il pontificato di papa Francesco e potrà divenire un valido strumento pastorale per le nostre realtà diocesane, per rilanciare le nostre comunità formando discepoli missionari attratti dalla bellezza del Signore risorto" (dalla prefazione del cardinale Marc Ouellet).
Mentre si ricordano i cento anni dall'inizio della Grande Guerra e in occasione della visita di papa Francesco al Sacrario Militare di Redipuglia, il 13 settembre 2014, durante la quale il papa ha pregato per i caduti di tutte le guerre e per la pace, l'autore presenta questa lettera sottolineando tra l'altro che la pace non è pace finché anche un solo popolo nel mondo sarà in guerra, ma anche che la pace non può celare, dietro l'apparente assenza di guerra, quelle ingiustizie, discriminazioni, prevaricazioni e violenze di ogni genere delle quali tutti rischiamo di essere protagonisti o almeno complici. Si vuole con questa lettera al mondo militare offrire brevi spunti di riflessione, tratti anche dal magistero di Papa Francesco, in modo da approfondirli nella preghiera personale e nella riflessione comunitaria, arricchendoli e tentando di trasformarli in percorsi di fede, in iniziative concrete, in gesti di pace.
Un discurso socio-económico implica la interacción entre elementos que deben poner en primer lugar la atención primordial en la familia humana en vista de un desarrollo integral de la persona. De este principio nace el compromiso de una relación armónica entre las problemáticas del desarrollo y del progreso tecnológico. Un desarrollo – como observa la Caritas in veritate – que «es imposible sin hombres rectos, sin operadores económicos y agentes políticos que sientan fuertemente en su conciencia la llamada al bien común. Se necesita tanto la preparación profesional como la coherencia moral» (n. 71). La misma perspectiva se observa en la Lumen fidei firmada por el Papa Francisco el 29 de junio de 2013. Esta carta constituye una ocasión valiosa para comprender que sólo «la fe ilumina la vida en sociedad; poniendo todos los acontecimientos en relación con el origen y el destino de todo en el Padre que nos ama, los ilumina con la luz creativa en cada nuevo momento de la historia» (n. 55). Y es bajo esta óptica que se insertan las reflexiones predispuestas por un Cardenal, por un empresario y por un teólogo, en respuesta a lo que se lee en la Caritas in veritate: «… las dificultades del diálogo entre las ciencias y la teología, no sólo dañan el desarrollo del saber, sino también el desarrollo de los pueblos» (n. 31). Las páginas toman en consideración algunos textos evangélicos, interpretando su sentido original tratando sobre todo de profundizarlo desde una óptica socio económica, para «un desarrollo integral del hombre» (n. 32); pero animados por lo que se subraya en la Lumen fidei: «No nos dejemos robar la esperanza, no permitamos que la banalicen con soluciones y propuestas inmediatas que obstruyen el camino, que “fragmentan” el tiempo, transformándolo en espacio. El tiempo es siempre superior al espacio. El espacio cristaliza los procesos; el tiempo, en cambio, proyecta hacia el futuro e impulsa a caminar con esperanza» (n. 57). Desde estas perspectivas nace un trabajo de impacto inmediato, que puede ser leído de corrido o saboreado de a poco, según las expectativas del momento. El texto de la lectio magistralis acerca de la relación entre ética y desarrollo, organizada por la Universidad de Parma el 10 de mayo de 2013, ocasión en la cual el Card. Rodríguez Maradiaga recibió el título de Doctor honoris causa en Asuntos Internacionales y Desarrollo, completa la obra.