Dal IV secolo fino a tempi a noi vicini, uomini e donne cristiani tanto in oriente quanto in occidente si sono sentiti chiamati ad abbracciare la follia per Cristo, vocazione singolare, eccezionale. Numerosi racconti ci narrano le bizzarrie e le stranezze di questi cristiani che nascondevano, dietro la simulazione della follia, la loro santità. I folli per Cristo saranno sempre amati dal popolo, dalla gente semplice che percepiva in queste strane figure una sapienza ben più profonda di quella dei saggi del mondo, una fede semplice ma solida che, sotto la maschera della finzione, denunciava un'altra maschera, quella dell'ipocrisia, del perbenismo, del fariseismo.
Questo libro offre forse consigli su come peccare meglio? Affrontando argomenti come il senso di colpa, la vergogna e la cura di sé, mettendo in guardia dal leggere le proprie cadute come assoluti fallimenti, ci aiuta piuttosto a riscoprire le occasioni e gli strumenti di una più giusta conoscenza di sé davanti a Dio. Una comprensione equilibrata e non colpevolizzante della propria identità di peccatori unita all'esperienza dell'incontro con l'amore di Dio è un passaggio essenziale nella nostra maturazione umana e cristiana. Porterà in noi frutti di pace, riconciliandoci con noi stessi e conducendoci a una più grande libertà nella misericordia verso gli altri. Questo se avremo accolto in noi l'infinita misericordia di Dio, che passa proprio attraverso le nostre fratture. Poiché c'è una crepa in ogni cosa, ed è di lì che entra la luce.
Le leggi razziali del 1938 rappresentarono un drammatico spartiacque, che mise in luce le divisioni all'interno della Chiesa e di tutto il mondo cattolico riguardo al tema dell'antisemitismo. La coscienza di una parte dei credenti entrò in conflitto con i sentimenti filofascisti che fino ad allora aveva nutrito. Quali ripercussioni vi furono sull'atteggiamento della Chiesa verso il regime? La sfida dei totalitarismi alla tradizione cattolica fu colta in tutta la sua portata, o venne sottovalutata nella convinzione di poter "cattolicizzare" queste nuove e rivoluzionarie esperienze politiche?
Nell'Occidente secolarizzato i cristiani sono una minoranza. Il loro ruolo è poi sempre meno rilevante in una società in cui i riferimenti antropologici e culturali al cristianesimo stanno ormai scomparendo. La radicalità e la rapidità di questo cambiamento provocano nei credenti reazioni disparate: c'è chi ne minimizza la portata, chi lo subisce con rassegnazione e chi ne ricava l'indicazione che il cristianesimo deve assimilarsi alla cultura dominante, nel segno dell'uscita e dell'apertura al mondo; altri, al contrario, coltivano forme di difesa nostalgica del passato e di chiusura alla realtà contemporanea, o puntano a costruire in ambiti ristretti esperienze di vita cristiana integrale che si pongano come microsocietà alternative al mondo circostante. Ciò che accomuna i sostenitori di queste opzioni così diverse è però la tentazione di concepirsi come gli ultimi cristiani: eredi di un passato, poco importa se da conservare oppure da abbandonare. In questo libro si sostiene un'altra tesi: il cristianesimo è per sua natura sempre iniziale e in questo senso l'esempio delle prime generazioni cristiane è paradigmatico per tutte quelle successive, compresa la nostra che deve reimparare a vedersi come una generazione di «primi cristiani». Quella di essere una minoranza creativa immersa in un ambiente ostile è stata infatti la condizione normale dei cristiani almeno per tutti i primi tre secoli della loro storia. Lungi dal farsi assimilare dalla cultura dominante o al contrario dal chiudersi ad ogni rapporto con essa per salvaguardare la propria purezza identitaria, essi seppero esprimere una straordinaria capacità di relazione con la cultura del mondo greco-romano, basata sulla pratica del giudizio (krisis) e del «retto uso» (chrêsis) dei suoi contenuti. La loro presenza nella società, in questo modo, divenne sempre più significativa, pur restando numericamente assai ridotta e priva di garanzie giuridiche e politiche. Dalla conoscenza di quel processo storico possono dunque venire preziosi spunti di riflessione. Il libro ne presenta alcuni, soffermandosi in particolare su quattro aspetti del rapporto dei cristiani con la società romana: la giustizia, la scuola, l'economia e il sistema degli spettacoli. Prefazione del Card. Massimo Camisasca.
L'Annunciazione può essere testimonianza di incontro tra mondo cristiano e musulmano. L'arte può unire religioni e popoli. Una grande opera, in formato e in ricchezza di immagini. Il libro vuole testimoniare il profondo rapporto di devozione e affetto che lega i credenti all'Annunciazione; evento di salvezza e fonte di gioia, esso accomuna cristiani e musulmani nella devozione per la Vergine Maria. Ne sono testimonianza i testi cristiani e musulmani riportati nel volume e soprattutto la grande quantità di immagini, corredate da didascalie esplicative, di secoli e stili diversi, e di svariata provenienza: europee, asiatiche, africane, americane, cristiane e musulmane.
Il concetto-chiave di chrêsis o "retto uso", fondamentale nell'etica antica e presente anche in ambito medico e giuridico, indica il modo in cui i Padri della Chiesa si posero di fronte alla cultura classica: come api, raccolsero il polline dai suoi fiori per trasformarlo in alimento. Gnilka - da filologo classico - con metodo scientifico aderisce qui al pensiero dei Padri seguendo la storia di tale concetto dalla Sofistica (V/IV a.C.) agli autori bizantini del VII/VIII d.C. Un testo programmatico per lo studio della letteratura cristiana antica e non solo, permettendo di rispondere a questioni teologiche tuttora aperte.
Dopo la personale esperienza umana della malattia raccontata con contagiosa allegria in "Chi non muore si rivede", Alberto Maggi affronta, con il suo stile sempre gioioso, il difficile argomento della morte, uno dei grandi tabù della nostra società. Alberto Maggi offre parole ricche di serenità e speranza, lontanissime da quell'inesauribile repertorio di frasi fatte che non solo non consolano, ma gettano nel più profondo sconforto quanti sono nel lutto e nel pianto, anche quando vengono da uomini di fede. Leggendo queste pagine riusciremo invece a comprendere e accogliere l'aspetto naturale della morte, per renderla davvero una sorella come poeticamente suggeriva san Francesco, una compagna lungo l'intero viaggio nella nostra esistenza. E grazie a questa nuova consapevolezza, potremo finalmente allontanare ogni tristezza e tornare a vibrare in un crescente, pieno accordo con quella grande sinfonia che è la vita.
Per Spong "il cristianesimo non è semplicemente fede ricevuta, ma una fede che cresce costantemente nell'interazione con il mondo; egli evidenzia come sia possibile fare della fede una forza contro l'ingiustizia e la mancanza di compassione nella nostra società moderna" (Karen Armstrong, autrice di Storia di Dio). Cinquecento anni dopo la Riforma del 1517, il cristianesimo è di nuovo in crisi. Non essendosi adattato ai progressi del nostro pensiero e delle nostre prospettive spirituali, si è aggrappato a concetti superati e ha difeso tenacemente dogmi formatisi prima dei grandi avanzamenti nel pensiero umano, di cui siamo testimoni. Per il vescovo Spong, esponente di una nuova interpretazione del cristianesimo, i credo sono diventati semplicemente non credibili. In questo suo ultimo libro, forse il più importante di tutta la sua riflessione teologica, Spong commenta ampiamente le sue "dodici tesi": un tentativo di portare le conoscenze accademiche attuali sui punti cruciali della Bibbia e del cristianesimo ecclesiastico ai cristiani che siedono nelle panche delle chiese e, più ancora, a quelli che se ne sono allontanati.
La Chiesa è mediterranea per diritto di nascita! Il Mare è il mezzo attraverso il quale il cristianesimo ha valicato i confini etnici, linguistici, culturali. È grazie al Mediterraneo (come opportunità transculturale, come spazio di interculturazione) che è stato possibile concettualizzare e annunciare la portata universale della Resurrezione di Cristo! Le Chiese da cui è partita la spinta missionaria verso tutto il mondo, non possono più rinunciare al re-spiro mediterraneo che le unisce perché questo nostro mare è uno snodo fondamentale per la testimonianza cristiana (card. G. Bassetti)
Bari è “città dell’accoglienza e del dialogo”, come l’ha definita il 7 luglio 2018 papa Francesco proprio a Bari nell’incontro ecumenico di riflessione e preghiera per la pace in Medio Oriente con i capi e i patriarchi delle chiese orientali.
L’Exultet di Bari è il prodotto di una chiesa viva, di una chiesa credente, di una chiesa colta, e anche di una città florida di scambi e di commerci, che mette insieme, fondata sulla fede nel Risorto, culture e forme artistiche diverse, ma in una sintesi originalissima di fede e di vita. È il prodotto di una città ecumenica e multietnica, capace di vivere di risurrezione, di cercare l’unità, di aspirare alla pace. (G. Micunco)