Le sfide della mentalità odierna, disorientata e incerta sull'identità della persona, sull'agire finalizzato e sullo scempio della relazione dell'uomo col mondo-ambiente, inducono a riproporre un orientamento antropologico ed etico realistico e vitale che inglobi e soddisfi le esigenze non solo dell'intelletto, ma altresì della sensibilità e delle potenzialità creative dell'uomo integrale, oltre le unilateralità funeste dell'intelletto ideologicamente tiranno e delle caotiche passioni plebee. L'uomo senziente-agente-volente è insediato dinamicamente nel 'luogo' etico del suo con-sistere, nell'éthos della relazione, nel cum, terreno sorgivo del suo con-sentire, con-laborare, con-venire. Nelle pagine di questo volume si troverà l'indicazione propositiva ed esigente di conquistarci la nostra personalità, esistenziale e storica, puntando sulla tessitura delle relazioni etiche interpersonali e ambientali, ordite in compiti estetici, etici, civili e religiosi che promanano da categorie inderogabili quali natura umana, coscienza storica, azione etica, formazione socio-politica, e incrociano i nuovi schemi di cultura tecno-scientifica germinati dalle recenti immagini del mondo, nel contempo esaltanti e perturbanti.
Il suolo è sotto attacco. Cemento, asfalto, microplastiche, pesticidi, erosione e incendi sono colpi che feriscono a morte l'ecosistema più fragile e vitale del pianeta. Grande regolatore climatico e custode di un terzo della biodiversità terrestre, il suolo è l'habitat di miliardi di esseri viventi che consentono alle piante di sopravvivere, una riserva preziosissima di acqua e la fonte di quasi tutto il cibo di cui si nutrono animali e umani. Ma noi continuiamo a non riconoscere il suo status di corpo vivente, natura non rinnovabile e non resiliente, dato che impiega 2000 anni per crescere di soli 10 centimetri. Fuori dall'agenda dei beni comuni, il suolo resta un prodotto di mercato, una risorsa da consumare senza scrupoli, con conseguenze drammatiche per tutti noi. Paolo Pileri ci fa conoscere la ricchezza ecologica del suolo, la sua incredibile generosità e i suoi benefici, additando chi ha l'ingratitudine di fargli male: logistica, agricoltura intensiva, cave, guerre, incentivi edilizi, piani urbanistici e altro ancora. Ci aiuta a capire cos'è il suolo, come difenderlo imparando a porre le domande giuste a coloro - tecnici, amministratori, urbanisti - che avallano il suo consumo, spesso camuffato da sostenibilità. Un libro che dà voce alla terra e invita il lettore a stare dalla sua parte, l'unica parte che possiamo permetterci nella crisi ambientale odierna.
Siamo noi a scegliere gli alberi? Oppure sono gli alberi a scegliere quale umano seguire nelle tappe della sua vita? O, meglio, non sono forse gli alberi a poter raccontare il passaggio terreno degli umani? Il gelso di Gerusalemme, il pino piegato del Monte Nebo, gli ulivi di Betlemme, i sicomori di Gaza e i ficus dell'Orto botanico di Palermo, e poi i platani del parco di Gezi e i flamboyant del Cairo non solo sono tutti testimoni di una storia umana, ma scrivono, nel loro modo, la Storia. È così che Paola Caridi ci presenta e racconta le storie dietro agli alberi - e ai giardini botanici - più simbolici del Medio Oriente e del Mediterraneo. E con queste storie - sorprendenti, personali, politiche e tragiche - fa vivere anche le storie degli uomini e delle donne che hanno deciso di abitare la terra dove questi alberi hanno messo radici. Tra il memoir e la storia di aree dell'Italia e del Mediterraneo che hanno subìto una doppia colonizzazione - degli uomini e, all'interno della specie umana, di chi ha esercitato un potere indiscriminato e non partecipato anche sui luoghi e sul paesaggio -, "Il gelso di Gerusalemme" ribalta la nostra usuale prospettiva di comprensione dell'altro, ci aiuta a esaminare sotto nuovi aspetti i testimoni inermi e silenziosi dei passaggi cruciali nelle vicende del mondo. È la storia, un pezzo di storia, raccontata dagli alberi.
Se 2000 anni dopo Cristo il Mondo si ritrova sul baratro di una Terza Guerra Mondiale, simultanea e atomica, quando invece ci si sarebbe dovuto attendere un anticipo storico del Paradiso nel Cristo d'Amore, è doveroso da parte dell'intera umanità e in particolare da parte del Magistero della Chiesa porsi una serie di riflessioni per arrivare a un bilancio definitivo sulla propria opera, e avere il coraggio di riconoscere come ovvio che qualcuno abbia sbagliato e abbia fallito nella propria Missione, Cristo stesso o l'umanità, e all'interno dell'umanità la sua Chiesa.
Dialogo tra donne e uomini, tra cristiani di diverse confessioni; dialogo tra culture e religioni, in particolare con musulmani ed ebrei. Dialogo come stile di vita e forma del pensiero.
E, ancora, la sfida della nonviolenza nel Medio Oriente insanguinato dai conflitti. La vita di padre Paolo Dall’Oglio e le sue ultime parole prima della drammatica sparizione sono un appello, talvolta un grido disperato. Sono parole di speranza nonostante il fallimento sia dietro l’angolo e tracciano una via. La più difficile, la più evangelica.
«La vita di Paolo Dall’Oglio è stata una spinta incessante a ricercare la condivisione, l’incontro, la giustizia, l’unità,
in nome della persona, di ogni persona, della sua integrità, della sua inviolabile dignità.»
Sergio Mattarella
Il libro presenta una serie di studi sul tema dei diritti umani. Troviamo una prima ricerca sulla giurisprudenza italiana per quanto riguarda la salute dello straniero. Dopo un primo paragrafo dedicato a specificare il tema della salute, prendendo come punto di riferimento i principali documenti degli organismi internazionali dal dopoguerra ad oggi, l'attenzione si è rivolta sulla modalità italiana di affrontare il tema della salute dello straniero. Dalla Costituzione del 1948 sino al decreto Salvini del 2018 molta strada è stata compiuta, come vedremo, ma non sempre in modo positivo e lineare. Si passa poi ad analizzare il documento Dignitatis Humanae del Concilio Vaticano II sul tema della libertà religiosa. Oltre a mostrare alcuni passaggi fondamentali che ne hanno segnato una grande novità nei confronti del magistero precedente in termini di libertà di coscienza e di religione, viene studiata la coerenza interna e, allo stesso tempo, lo sviluppo dei pronunciamenti magisteriali dei pontefici che si sono succeduti al Concilio Vaticano II.
Paolo Cugini Missionario Fidei Donum a Manuas (Amazzonia) è attualmente parroco nel quartiere Compensa di Manaus e professore di filosofia e teologia nella Facoltá Cattólica dell'Amazzonia. Dal 1998 al 2013 è stato missionario fidei donum in Brasile nello Stato della Bahia, come parroco e come professore di filosofia nella Facoltà Cattolica di Feira di Santana. È direttore della collana: Cammini diversi delle Edizioni San Lorenzo di Reggio Emilia. Collabora con diverse riviste italiane e brasiliane di filosofia e teologia. Di recente ha pubblicato: Visioni postcristiane. Dire Dio e la religione nell'epoca del cambiamento, Dehoniane, Bologna 2019; La fuga di Elia. Riflessioni postmoderne sulla religione e il senso della vita, Ed. San Lorenzo, 20192 Reggio Emilia; Chiesa popolo di Dio. Dall'esperienza Brasiliana alla proposta di Papa Francesco, Dehoniane, Bologna, 2020.
Dove sono finite oggi le nostre emozioni? Chiederselo non è un esercizio retorico, ma un interrogativo necessario. Viviamo in un mondo nel quale guerre, migrazioni epocali e nuove emergenze contribuiscono a creare un senso di precarietà, spingendoci a credere che le uniche modalità plausibili per sopravvivere siano la negazione e la paura. Solo che la prima ci condanna all'indifferenza, la seconda ci paralizza. In entrambi i casi, finiamo per relegarci in una solitudine che accomuna giovani e adulti, vecchi e bambini. Siamo all'età dell'atarassia, dell'insensibilità? Il rischio c'è, ed è sempre più concreto. Ai nostri giovani insegniamo a rimandare il momento di fare i conti con la vita vera. Li condanniamo a crescere fragili e spaesati. Rivendichiamo una scuola senza voti, riscriviamo per loro fiabe in nome del «politicamente corretto», privandoli della possibilità di far maturare le loro emozioni. Perché le nostre emozioni vanno allenate ogni giorno, ma, per crescerle e allevarle, occorre saperle sfidare, non negarle né rinunciarci. Preferiamo invece colmare quel vuoto emotivo con il cinismo e affidarci ciecamente ai nuovi prodotti dell'intelligenza artificiale, che minacciano di depotenziare le nostre capacità fisiche, cognitive ed emotive, la nostra meravigliosa imprevedibilità. La maggior parte di noi non è consapevole di questa diffusa anestesia dell'anima, ciascuno si limita a godere dei privilegi e del benessere materiale rinchiuso nel proprio bozzolo. Ignorando che in questo modo l'umanità intera rischia di imbarbarire. Ma, per chi lo volesse cercare, l'antidoto c'è. È l'empatia. Condividendo ricordi personali, incontri e riflessioni, Paolo Crepet ci esorta con passione a ribellarci all'indifferenza, a non aver paura delle nostre idee e neppure dei nostri inciampi. Ci invita a riappropriarci con audacia, quasi con sfrontatezza, delle nostre emozioni per tornare finalmente a «mordere il cielo».
Se per definizione paradigma è per lo più un sistema fisso che pare contraddire il movimento stesso della storia, qui invece esso serve a narrare un'epoca oltre la sua contingenza, esplicitando gli elementi divenuti assi portanti, per alcuni secoli, dell'istituzione "Chiesa" come storicamente si è sviluppata con e dopo il Concilio di Trento. Proseguendo la ricerca del maestro Hubert Jedin - iniziata ancor prima del 1940 sulla base della convinzione che «l'epoca tridentina della Chiesa era tramontata» -, Paolo Prodi rimedita su quel modello storiografico a lungo da lui approfondito, tenendo conto del permanere di molti elementi del passato a cinquant'anni dalla fine del Vaticano II e della fatica con cui stenta ancora a emergere la conclusione di quella fase della Chiesa nei travagli dei nuovi tempi. In queste pagine, l'autore riprende le discussioni storiografiche dei decenni precedenti «per rispondere a un interrogativo semplice e difficilissimo a un tempo: quali sono gli elementi che hanno caratterizzato la Chiesa tridentina come una fase di una storia bimillenaria ben più lunga e complessa?». Questo libro è un capitolo di storia della Chiesa e di storia dell'Occidente moderno, dove l'una aiuta a decifrare l'altra. «Un'esposizione problematica - scrive nella Prefazione Marco Cavarzere - di antiche e nuove questioni e un lascito per il futuro».
Ciò che non muore mai è l'appassionante racconto autobiografico che Takashi Paolo Nagai ci offre della sua vita, dall'infanzia fino allo scoppio della bomba atomica di Nagasaki. Nota dominante del suo cammino di uomo è la ricerca inesausta di verità e di significato che non gli dà tregua fino all'incontro con la comunità cristiana di Urakami e con la donna che diventerà sua moglie, Midori Marina. Quando il suo cuore si apre alla fede, matura in lui il desiderio di dedicarsi totalmente al servizio degli uomini attraverso la professione di medico e di scienziato, ma qualcosa di definitivo sembra sempre mancare. Nel giorno in cui la bomba atomica riduce in cenere il frutto del suo lavoro, Nagai comprende il valore della testimonianza della moglie Midori, che aveva sempre vissuto nell'umiltà e nel silenzio il suo sì a "Ciò che non muore mai", Cristo, l'unica Presenza in grado di dare eternità alla storia. Il cammino di un uomo vero, un'esistenza instancabilmente vissuta dove ogni avvenimento diventa occasione di stupore e di conversione. Non si udiva alcun suono né segno di vita nella landa atomica. Il cielo a est si faceva più luminoso. Sembrava che la luce della speranza arrivasse a illuminare le tenebre della disperazione. Rimase ad aspettare mentre il cuore si schiariva. Prefazione di padre Mauro Lepori.
Cristo sì, Chiesa no. Spesso ce lo sentiamo ripetere. Anzi, in questo momento storico, in Occidente, in Italia, spesso ci sentiamo dire: Cristo ni, Chiesa assolutamente no. Ma chi è la Chiesa, cos'è la Chiesa? Chi vi appartiene e perché? Papa Francesco ha chiesto alle comunità di tutto il mondo di interrogarsi, di riflettere. Il compito di annunciare il Vangelo lungo la storia ha assunto volti diversi e in questo momento gran parte delle cose che facciamo sembrano non sortire alcun effetto. Ma a chi o a cosa ispirarsi per questo confronto sinodale? Paolo Curtaz propone di rileggere e meditare, da soli o in gruppo, le pagine degli Atti degli apostoli in cui la Chiesa nascente si è trovata ad affrontare questioni ben più complesse di quelle che ci interrogano. Come hanno fatto? Con che criterio? Con che spirito? Proviamo a tornare alle sorgenti, per immaginare una Chiesa in costruzione che, pur volgendosi al futuro, ricorda saldamente dove sono le proprie fondamenta e osa.
Il tema della pace ha attraversato come un filo rosso ininterrotto tutto il Pontificato di Giovanni Paolo II: «L'umanità non ha un futuro se non attraverso la pace che è "il" problema centrale del nostro tempo». In questo libro sono raccolti tutti gli scritti contro la guerra, le omelie, le interviste, i passaggi più significativi delle encicliche e delle lettere apostoliche, gli accorati appelli all'umanità di un Papa indimenticato. In ogni pagina risuona il grande appello di Assisi ai rappresentanti delle religioni.
Questo libro invita a esplorare la realtà attraverso tre aspetti chiave: il senso, il pensiero astratto e lo spirito. Il senso è il modo in cui le nostre sensazioni modellano la nostra esperienza del mondo, frutto dell'interazione tra ciò che è esterno e ciò che è interno. Il pensiero astratto, la capacità di interrogarci, di mettere in discussione ciò che diamo per scontato, proprio come Prometeo che, per scoprire il fuoco, non si accontenta di credere che esista, ma ne indaga l'origine. Infine lo spirito, visto come la relazione tra le parti, riconoscibile nel concetto cristiano della Trinità. Con un linguaggio chiaro e accessibile, il libro è pensato per chi vuole comprendere meglio le connessioni tra conoscenza, esperienza e tradizione.