La questione del male interroga costantemente il pensiero filosofico e religioso e sollecita a sciogliere l'enigma: come è possibile che un Dio buono e potente ci lasci soffrire?
La Bibbia non fornisce una risposta univoca. Bisogna invece portare fondo l'interrogazione che ogni credente solleva a Dio, fino tentare di scoprire se si possa rintracciare l'origine del male in Dio stesso, inteso come un fondamento oscuro, come una tremenda potenza del sacro, che la luce della sua libertà divina dissolve, scegliendo per sempre il bene. Sulla scorta del pensiero di Schelling e Pareyson, è legittimo fondare una teologia cristiana della cura per Dio: Dio desidera condividere con noi la sua gioia di vivere e lotta contro il male. Noi ci sentiamo donati a noi stessi e siamo chiamati: rispondere alla promessa di liberazione dal negativo, una promessa che le Scritture ci invitano a decifrare negli eventi di pienezza che ci sorprendono e affascinano.
Il cambiamento d'epoca che attraversiamo, coinvolge pienamente il vissuto e il pensiero morale, in primis ecclesiale, sia per le persistenti sfide che l'insorgenza di nuovi problemi e connessi orizzonti pone, sia per l'acuta urgenza di nuove forme riflessive anche teologico-morali. Un momento delicato di questa transizione è l'intenso e decisivo dialogo intercorso nel postconcilio tra il Magistero e la teologia morale, che qui si cerca di seguire nel rispetto puntuale delle differenziate valenze e nel marcato sviluppo delle rispettive posizioni. È questo un locus per le prospettive identitarie future sia della disciplina teologica come dell'autentico insegnamento ecclesiale, oltre che per la presenza coerente e locutoria nella contemporaneità della fede cristiana. Il testo cerca di delineare una fruttuosa visitazione di questa complessità, senza fallaci semplificazioni, per muovere da un'impasse improduttiva, ben oltre una sommaria teologia del Magistero.
Il volume contiene le disposizioni ufficiali per la celebrazione dei riti del conlcave. Il testo e in latino e italiano. Testo CEI. Senza diritto di resa.
L’obiettivo di questa raccolta è quello di offrire al lettore l’opportunità di avvicinarsi a ciò che l’Eucaristia è e significa per il credente e per l’intera comunità cristiana.
I testi scelti non sono opere di speculazione teologica, né di riflessioni ascetiche, bensì delle comunicazioni spirituali che, partendo dalla fede certa di un cristiano e di un pastore, esortano alla gratitudine per il grande dono della presenza di Cristo, alla partecipazione al suo sacrificio, alla comunione con il Signore e con i fratelli.
Un libro che testimonia della grande fede di Paolo VI e della sua passione per l’uomo.
Paolo VI (Giovanni Battista Montini) nacque a Concesio (BS) nel 1897. Papa dal 1963 al 1978, guidò la Chiesa al tempo del Concilio e negli anni dei grandi cambiamenti che ne seguirono. Ebbe particolare devozione per l’Eucaristia cui dedicò numerosi scritti.
Nei primi secoli del medioevo Roma, dopo aver perduto il ruolo di capitale dell'antico impero mediterraneo, si trasforma nel cuore morale di una nuova realtà - l'Europa continentale uscita dalle invasioni barbariche - e recupera in forme inedite la centralità e il prestigio di una capitale. Vicende politiche, trasformazioni sociali, modi di vita, dibattiti teologici, grandi personalità di papi costituiscono l'oggetto di questo libro, che narra in modo limpido e appassionante lo svolgersi degli eventi, soffermandosi in particolare sulle straordinarie manifestazioni artistiche nelle quali si espresse lo spirito dell'epoca.
Il 6 agosto del 1964, Paolo VI si rivolgeva alla Chiesa e al mondo con questa sua prima enciclica Ecclesiam suam. Fu un documento che segnò uno stile nuovo non solo tra Chiesa e mondo, ma anche per il dialogo interconfessionale e interreligioso. Il Concilio Vaticano II stesso nelle grandi costituzioni come la Lumen gentium e la Gaudium et spes, e nei decreti Unitatis redintegratio, Nostra aetate e Dignitatis humanae, deve molto allo spirito che soggiace a questa enciclica.Per questo, a quarant'anni di distanza, sembra opportuno più che mai ripresentare questa enciclica con una nota teologica, elaborata da don Ettore Malnati, sacerdote della diocesi di Trieste, grande esperto di ecumenismo, che possa aiutare ad apprezzare questo preziosissimo documento che Paolo VI offrì come chiave di lettura del suo intero ministero petrino e del suo modo di porsi a servizio del Vangelo e dell'uomo, pensando a un progetto di Chiesa, Corpo Mistico di Cristo nella storia, dove la dimensione della relazionalità non sia motivo di contrapposizione ma di arricchimento. Questa nuova edizione dell'enciclica è anche arricchita con la riproduzione di alcune pagine del testo autografo di Paolo VI, conservato in Vaticano presso l'Archivio della Segreteria di Stato, nel fondo Raccolta Manoscritti di Paolo VI.
Il nome di Dino Grandi è legato indissolubilmente alla seduta del Gran Consiglio del fascismo che nella notte dal 24 al 25 luglio 1943 votò di fatto la sfiducia a Mussolini, aprendo la via alla liquidazione della sua ventennale dittatura. Di quella seduta, di quel pronunciamento del massimo organo del regime contro il duce, Grandi fu l'artefice e il regista. Ma, per quanto decisivo, il ruolo giocato nella fine del fascismo non rende giustizia alla figura politica di Grandi, che fu fascista e anzi mussoliniano fino in fondo, nonostante tutto. Sottosegretario dell'Interno durante la crisi Matteotti, quindi sottosegretario e poi ministro degli Esteri, ambasciatore a Londra, presidente della Camera dei fasci e delle corporazioni, ministro della Giustizia, Grandi è stato uno dei massimi protagonisti del regime. Questo volume, che corona una ricerca di molti anni, ha inteso abbracciare in un'unica narrazione la vicenda umana e politica di Dino Grandi: una vita e una carriera che, proprio nella "fedeltà disubbidiente" a Mussolini, nell'impasto di idealità e astuzia, di fede e spregiudicatezza, serbano molti tratti esemplari di quel frastagliato rapporto che gli italiani ebbero con il duce.
"Beati noi medici, tanto spesso incapaci ad allontanare una malattia, beati noi se ci ricordiamo che oltre i corpi abbiamo di fronte delle anime immortali, per le quali urge il precetto evangelico di amarle come noi stessi". Giuseppe Moscati L'uomo è una meraviglia, ma fin dal seno materno è fragile, indifeso di fronte alle aggressioni delle malattie. La Medicina è nata come una risposta a questo bisogno e il cristianesimo ha dato uno straordinario apporto al suo sviluppo. Lungo la storia troviamo molti santi medici, che spesero le loro vite per lenire i mali del corpo senza dimenticare le esigenze dell'anima. Tra questi spicca la figura di Giuseppe Moscati (1880-1927): medico, benefattore e primario dell'Ospedale degli Incurabili di Napoli, sempre orientato a Dio e al bene supremo dell'uomo.