
Nell'estate 2006, il Premio Nobel per la letteratura Günter Grass rivela nella sua autobiografia di essersi arruolato, diciassettenne, nelle SS. Lo scandalo dilaga, disseppellisce vecchi rancori, chiama in causa i nomi più noti della cultura tedesca. E come un'onda di marea riporta alla luce il panorama sommerso e accidentato dei rapporti tra intellettuali e totalitarismi in Europa. È legittima infatti la domanda: e i tanti Günter Grass italiani? All'indomani del fascismo anche l'Italia piombò in un gorgo di odio, rivalità e tradimenti in cui l'imperativo categorico era rinfacciare i trascorsi altrui all'ombra della dittatura prima che venissero denunciati i propri. Per sottrarsi all'epurazione, l'unica via fu cancellare le tracce, con strategie diverse poi perpetuate e raffinate per decenni. Negare l'evidenza. Truccare i calendari. Sublimare il passato nelle opere artistiche del "dopo". E lamentare all'infinito la propria "generazione perduta", smarrita, incosciente. Sulla scorta di un ricco tessuto di citazioni e confronti, Pierluigi Battista analizza la malattia di un dopoguerra che, contrapponendo un passato da demonizzare a un presente mitizzato, ha impedito all'Italia di assimilare la "metamorfosi collettiva" dal fascismo all'antifascismo. Inserendo la vicenda del rapporto negato tra intellettuali e regime in un quadro storico-politico più ampio, contribuisce a spiegare una ferita che ancora oggi lacera l'Italia.
Prigioniera di una leggenda eroica quando non di fuorvianti schemi ideologici, Sparta non sempre è stata oggetto di autentiche indagini storiche. L'autore, con questo saggio, cerca di fornire risposte scientificamente fondate a interrogativi che si rincorrono da secoli sulla vera storia di Sparta. Che tipo di potere veniva esercitato? Che tipo di società era quella spartana? Come vivevano le donne di Sparta? L'autore dimostra come la grande città greca, chiusa su se stessa o imperialista, nonostante tutte le tensioni, godette di una sostanziale stabilità, incapace però di riformare le sue istituzioni. In realtà, prigioniera del suo passato, Sparta fu la prima vittima del suo mito.
"Il nostro sarà un vero e proprio viaggio attraverso il mondo tardoromano, in un anno importante per la sua evoluzione politica. Ci muoveremo lungo uno di quei percorsi circolari cari ai compilatori degli 'inventari del mondo' tardoantichi. Partendo dall'evento politicamente più rilevante del 428 dopo Cristo - la caduta del regno d'Armenia - attraverseremo il Mediterraneo e l'Europa, per poi ripiegare verso Oriente, fino al primo tratto della Via della Seta, ai confini di altri mondi. Durante il viaggio incontreremo città e deserti, palazzi e monasteri, scuole pagane e santuari cristiani. E soprattutto vivremo insieme alle dramatis personae di questo lungo anno: gli imperatori Teodosio Il, Valentiniano III e Vahrâm V; generali romani come Flavio Dionisio; capi barbari come Censerico o signori della guerra come il saraceno al-Mundhir. E poi religiosi come Simeone Stilita, Paolino di Nola e Agostino; donne di potere come Calla Placidia e Pulcheria; intellettuali pagani come Macrobio o Plutarco di Atene; vescovi potenti come il siro Rabbula o il copto Scenute. Lo sfondo è il tramonto dell'impero romano. O, se si preferisce, l'alba del medioevo."
"Posta alla convergenza di tematiche diverse, e sotto certi aspetti perfino contrastanti, l'astrologia antica è come il luogo esemplare d'incontro, e di scontro, fra l'esigenza di sistemazione razionale propria della scienza greca e i miti e le superstizioni ereditati dall'Oriente: fra logica e magia, fra matematica e mitologia; fra Atene e Alessandria." (dall'Introduzione).
Il titolo di 'Giusto tra le nazioni' designa chi, non ebreo, abbia manifestato un atteggiamento amichevole nei confronti degli ebrei. Lo Yad Vashem, il più grande memoriale del mondo per le vittime della Shoah, attribuisce questo titolo ai non ebrei che durante la seconda guerra mondiale hanno soccorso ebrei in grave difficoltà senza alcun vantaggio personale ma, al contrario, rischiando in prima persona. Ancora oggi, ad ogni nuovo giusto vengono consegnati una medaglia e un diploma d'onore, durante una cerimonia che si svolge sia a Gerusalemme che nel paese d'origine. Qui sono raccolte le storie di questi uomini e di queste donne che hanno salvato non solo la vita di molti ebrei, ma anche la dignità umana e l'onore dei loro compatrioti.
Gli ebrei, negli anni del fascismo, videro le loro identità e le loro vite progressivamente limitate, sopraffatte, annientate. Alla vigilia del ventennio essi costituivano una minoranza pienamente integrata nella vita nazionale, con proprie caratterizzazioni che venivano riconosciute dal Paese. La svolta politica del 1922 segnò una profonda cesura col periodo precedente, portanto al potere un'Italia gretta, ultranazionalista, sempre più "cattolicista" e aperta agli antiebraismi connessi. Questo libro narra la storia della vita e della persecuzione degli ebrei negli anni che vanno dalla "marcia su Roma" alla definitiva vittoria degli eserciti alleati e dell'insurrezione partigiana.
Detenuti politici o ladri recidivi, omosessuali o zingari: attraverso il racconto della vita e del comportamento di sei prigionieri-funzionari del lager di Auschwitz, Charles Liblau disegna un quadro vivido e necessario per comprendere le terribili procedure che regolavano i campi di sterminio. Figure sinistre e inquietanti, individui senza convinzione e di dubbia moralità, i Kapo erano scelti tra i deportati per controllare e "governare" le squadre di lavoro e la vita nelle baracche, esercitando sugli altri internati un potere assoluto e, soprattutto, collaborando con le SS nell'opera sistematica di annientare i loro stessi compagni.
Il contrastante successo nei secoli di Mantegna viene ricostruito attraverso episodi concreti, volti a mettere in luce lo stretto legame fra il pittore e gli scrittori, dai suoi contemporanei ai nostri contemporanei. La ricerca procede tra accumuli eruditi, parentesi didattiche, divagazioni divertite, affondi polemici, mentre ogni epoca scopre un Mantegna diverso e il libro, di pagina in pagina, di nota in nota, si trasforma in un portolano su come si fa la storia dell'arte oggi.
Bobbio, Calamandrei, Einaudi, Galante Garrone, Olivetti, Parri, Salvemini, Scalfari, Silone, Spinelli e molti altri. Sono loro i destinatari delle lettere, qui raccolte, di Ernesto Rossi, tra gli intellettuali impegnati nella fondazione della democrazia italiana alla fine del fascismo. Con immediatezza, franchezza di giudizio e libertà di espressione, Ernesto Rossi discute con i suoi interlocutori, maestri e amici di impegno civile e culturale, delle speranze di una società italiana senza più guerre né nazionalismi, di federalismo, di ricerca di un'alternativa laica ai modelli democristiano e comunista. Lironia, l'irriverenza per i "padroni del vapore" e per i politici di lungo corso punteggiano il profilo di un intellettuale che non fa sconti a nessuno, neanche a se stesso.
Borovnica '45 racconta le vicissitudini di guerra di un ufficiale dell'esercito italiano inviato al confine orientale d'Italia durante la seconda guerra mondiale.
La prima metà del Novecento fu un'epoca di guerre, di distruzioni e rivoluzioni che mise l'Europa a ferro e fuoco. La nozione di "guerra civile europea" è quella che meglio riesce a descrivere quella terribile combinazione di guerra totale, di guerre civili locali e di genocidi, che vide anche lo scontro fra opposte visioni del mondo. Questo libro descrive i tratti principali della "guerra civile europea": il misto di violenza arcaica, fredda violenza amministrativa e tecnologia moderna per annientare il nemico, la brutalizzazione delle popolazioni forzate all'esodo o all'esilio, lo scatenamento emotivo dei conflitti fra civili all'interno delle società (Urss, 1917-23; Spagna, 1936-39; Resistenza, 1939-45), l'impero della paura e della morte nella mente degli uomini.
I Giusti sono quegli uomini e quelle donne non ebrei che in tutta Europa, spezzando le catene dell'indifferenza, dell'egoismo, dell'individualismo, salvarono un grande numero di ebrei dallo sterminio nazista, mettendo a rischio la propria vita e quella dei familiari. «Cos'altro avrei dovuto fare?», commentano quando si chiede loro perché l'hanno fatto. Il Talmud ricorda che «Chi salva una vita, salva il mondo intero», ed è per questo che lo Yad Vashem, Museo e archivio dell'Olocausto, a Gerusalemme, li ricorda e li onora perché la loro memoria non vada perduta. In queste pagine Sir Martin Gilbert racconta le vicende di molti di questi Giusti, e delle persone da loro salvate: dalla Polonia alla Norvegia, dai Balcani alla Francia, dalla Lituania all'Italia, volti, nomi, paesaggi, racconti si dipanano in un lungo fiume di straordinaria umanità.

