
La Rivoluzione Francese del 1789 costituisce un punto di riferimento storico di grande rilevanza perché durante il suo corso, per la prima volta in epoca moderna, l'idea di fratemità, affiancata dai principi di uguaglianza e libertà, viene interpretata e praticata politicamente. La fortuna dei tre principi nella storia è stata però diversa: mentre libertà e uguaglianza hanno conosciuto un'evoluzione che le ha portate a diventare vere e proprie categorie politiche, capaci di esprimersi sia come principi costituzionali, sia come idee-guida, di movimenti politici, sull'idea di fraternità è calato il silenzio. Di fronte alla problematica realizzazione della libertà e dell'uguaglianza anche nei Paesi democratici più sviluppati, la riflessione politologica oggi si chiede se tale situazione non sia dovuta proprio al fatto che l'idea di fratemità sia stata a livello politico disattesa. Attraverso il contributo di diverse discipline (dalla filosofia politica al diritto costituzionale, alla storia delle dottrine politiche) l'Autore propone una originale pista di riflessione circa la possibilità della fratemità come categoria politica.
L'idea di fraternità, pur presente in culture anche molto diverse, non sembra che possa facilmente assumere di per sé una qualche rilevanza giuridica. Nato nell'ambito della religione giudaica, tale concetto nel venir accolto dalla religione cristiana si arricchisce dell'idea di uguaglianza di tutti gli uomini senza distinzione di razza o di appartenenza politica. Un ulteriore passo in avanti nella sua elaborazione si compie con l'affermazione delle dottrine giusnaturalistiche: queste aspirano infatti ad universalizzare la fraternità sganciandola da una qualsivoglia credenza religiosa, senza riuscire però a trasformarla in un principio giuridico. È proprio attorno al concetto di fraternità e alla sua elaborazione come principio giuridico che ruotano i contributi del presente volume.
L'ambito di ricerca del presente volume si incentra sul binomio democrazia-partecipazione. La resistenza del fascino della democrazia, dopo venticinque secoli da quando se ne coniò il termine, ne conferma uno dei caratteri essenziali: la possibilità di correggere se stessa, di modificare il proprio statuto e adattarlo all'evolvere dei luoghi e dei tempi, in modo coerente alla cultura dei popoli, ai loro principi e ai loro valori. La partecipazione è il denominatore comune che definisce tutti e quattro i cardini di una definizione minima di democrazia: il suffragio universale della popolazione adulta; elezioni libere, ricorrenti, corrette; un sistema plurale di partiti politici; diverse e alternative fonti di informazione. Potenziando le dinamiche partecipative, si presta maggiore attenzione alla dimensione della sussidiarietà, ai mutamenti della struttura sociale e ai suoi valori, ai caratteri specifici dei territori e agli elementi culturali, e favorendo la partecipazione dei cittadini si opera senza dubbio una scelta di intelligenza democratica. In questo quadro, partecipare è anzitutto espressione di una universale e incomprimibile attitudine a coinvolgersi, e concorrere al bene comune chiede azioni sensate e intelligenti, capaci di integrare anche nella decisione politica le modalità specifiche dell'agire umano, valorizzando e sostenendo anzitutto le capacità di tutti i soggetti coinvolti, nella ricerca costante di una democrazia «tuttora in corso di invenzione», scenario di continue sperimentazioni e, per questo, spazio aperto alla speranza di una convivenza autenticamente umana.
Il principio di fraternità è presente nell'ordinamento costituzionale? È la domanda sulla quale si traccia un itinerario di ricerca. L'esperienza di altri ordinamenti (quello francese in primis) e la Dichiarazione dei diritti dell'uomo dell'ONU lo conferma. In questi anni l'attenzione a tale principio è cresciuta anche tra i giuristi, stimolati a rivisitare l'applicazione del principio di solidarietà dalla crisi che attraversano i sistemi di welfare state. Lo studio intende mostrare come la Costituzione italiana rappresenti una traduzione fedele e paradigmatica di un modo di pensare l'organizzazione politica attorno a un'interpretazione del rapporto uomo-società centrata sul principio di fraternità.
Vivere governandosi attraverso leggi condivise è difficile, ma inevitabile. Lo riassume bene la figura di Caino: egli rifiutò suo fratello; ma fu poi il fondatore, nella tradizione biblica, della prima città, nella quale la convivenza fraterna era resa possibile attraverso la legge. Il libro costituisce uno dei frutti più maturi delle ricerche sulla fraternità, mettendo al centro dell'interesse la fraternità intesa come principio relazionale. I contributi affrontano le prospettive diverse e complementari del dibattito contemporaneo.
Uno studio teologico e filosofico che attinge alle recenti teorie linguistiche, per una prospettiva di etica della comunicazione.
La relazione tra governanti e governati un ruolo fondamentale nella rifondazione delle nostre democrazie. Il dibattito sulla riforma della legge elettorale e il crescente sentimento di disaffezione dell'opinione pubblica verso la politica conferiscono nuova attualità alla riflessione in corso da anni sui fondamenti della democrazia e sulle sue caratteristiche di rappresentatività e partecipazione. In tale dibattito ritorna spesso il concetto dell'accountability che regola la relazione tra governanti e governati, fondata sui meccanismi di domanda, giustificazione e controllo, che rendano più agibile la partecipazione politica. Si tratta di uno strumento che può giocare un ruolo fondamentale nella rifondazione delle nostre democrazie. Nel presente studio gli autori spiegano il concetto di accountability, ne indagano le origini, le evoluzioni nella storia e, infine, ne individuano le possibili applicazioni nel contesto contemporaneo.
L'incidenza delle religioni nelle relazioni internazionali, un ruolo chiave nella promozione di forme organizzate di collaborazione internazionale. Lo scenario politico e sociale internazionale è oggi in profonda trasformazione. L'attentato alle Torri Gemelle, la globalizzazione, l'emergere di nuovi giganti economici hanno ridisegnato il quadro geopolitico mondiale. In tale contesto gli analisti di politica internazionale guardano con sempre maggiore interesse alle religioni come ad un elemento chiave. Alcuni importanti processi che vedono coinvolti come attori importanti le religioni infatti ne hanno determinato la riapparizione sulla scena pubblica: come elemento talvolta problematico (ad esempio la rivoluzione islamica in Iran, l'11 settembre 2001 e la minaccia del terrorismo di Al Qaeda) o come straordinaria risorsa per il ruolo sempre più rilevante nella promozione di forme organizzate di collaborazione internazionale. L'autore, grazie anche ad una ampia e lunga esperienza diplomatica, offre una lettura originale, approfondita e ben documentata dell'incidenza delle religioni nelle relazioni internazionali attuali.
Il conflitto caratterizza e costituisce la relazione con sé, con gli altri coinvolge il nostro mondo interno, gli interessi, i nostri valori e le nostre culture, la conoscenza di noi stessi e del mondo. I livelli a cui si può esprimere, quindi, sono quello intrapsichico, le relazioni con gli altri, i gruppi in cui siamo coinvolti, le istituzioni e le organizzazioni, la nostra vita pubblica e collettiva. L'autore propone, in modo accessibile e documentato, le principali riflessioni che possono aiutare a comprendere che il conflitto non è la guerra, ma indica le vie del dialogo e del confronto generativi. Molto spazio è dato ai suggerimenti operativi per una pratica efficace e evolutiva del conflitto nella vita, nel lavoro, nella nostra esperienza sociale e nel cercare di cambiare idea e comportamenti, in ogni campo e, in particolare, nel divenire parte del tutto nei sistemi viventi a cui, di fatto, apparteniamo.
I diritti umani nell'ambito del progetto e della missione storica dell'Europa. Di fronte al pluralismo delle culture nell'età della globalizzazione, il tema della dignità dell'uomo è un argomento chiave del dibattito politico e un principio irrinunciabile per il dialogo e la comunicazione interculturale. La stessa integrazione del Continente europeo fin dall'inizio, nel tentativo di darsi un quadro di valori condivisi, ha assunto il tema della dignità umana come suo principio e compito, attingendo ad una lunga riflessione e maturazione che affonda le sue radici nella propria storia e cultura. Il volume a due voci prende in esame la relazione tra l'Europa e l'idea di dignità dal punto di vista filosofico, giuridico e politico. La filosofia, fonte dei paradigmi dell'idea di Europa, ha il ruolo di sottolineare la fecondità, teoretica e storica, dei diritti umani che forniscono il senso dell'esistenza di un progetto e di una missione storica dell'Europa.
La dimensione sociale dell'amore. In dialogo sull'amore Agape. Riconoscere che l'amore ha una dimensione pubblica e non solo intima nella società globalizzata di oggi sembra un azzardo. Eppure, la nostra quotidianità è costellata di azioni, interazioni e relazioni che hanno come caratteristica fondante l'eccedenza, l'incondizionalità e la non contabilizzazione. E proprio questa è la sfida che coglie il libro: trovare ciò che già esiste nel sociale, per dargli un nome: amore-agape. Agape dunque come possibilità fenomenica, mai abbastanza evidenziata nella vita sociale, nelle comunità e nei comportamenti professionali e di consumo. Agape, come nuova categoria interpretativa, che rovescia lo stereotipo pessimista di una società vista soltanto come luogo del consumismo e dell'incertezza. Agape come strumento che può farsi progetto e stimolo al rinnovamento istituzionale. Di tutto questo parla il libro, un progetto culturale avviato da anni dal gruppo di studiosi Social-One, con l'obiettivo di aprire un dialogo con la cultura e con alcuni tra i più autorevoli autori contemporanei della sociologia e del servizio sociale: Luc Boltanski, Michael Burawoy, Annamaria Campanini, Axel Honneth, Paulo Henrique Martins.

