
L'immagine del tailleur rosa di Jackie Kennedy macchiato del sangue del marito assassinato ha fatto il giro del mondo. Era firmato Chanel. In che modo un'orfanella abbandonata dal padre tra le mura di un convento è diventata la celebre Coco Chanel, alla testa "del più grande impero mai costruito da una donna"? È stata la leggendaria "Mademoiselle", creatrice del tubino nero, del profumo N° 5, dei gioielli fantasia, del tailleur con i bottoni d'oro, della borsa matelassé e di tanti altri classici. È stata la mecenate discreta di Cocteau, Radiguet, Stravinsky, Reverdy... Ha avuto amanti ricchi e celebri, duchi e artisti, ma anche uomini dalle dubbie frequentazioni. Ha avuto il successo, il denaro, ma non è mai stata una donna veramente felice...
L'"Enciclopedia capricciosa di tutto e di niente" è un'opera unica nel suo genere che ci guida in un viaggio virtuale nel mondo e nella vita attraverso una serie di liste che spaziano dalla letteratura all'arte, dal cinema all'abbigliamento, dai cibi ai luoghi, dalle città alle spiagge, ora con leggerezza, ora con accenti sulfurei, ma sempre con passo originale ed elegante. Si succedono così, come in uno specchio in cui ogni lettore può ritrovare se stesso, liste di capitali, di viaggi, di film da salvare per l'ultima sala cinematografica rimasta al mondo... Un'enciclopedia straordinaria, bizzarra e imprevedibile (come potrebbe essere "capricciosa", altrimenti?), in cui non manca neppure una "Lista degli uomini vestiti nel modo più ridicolo", tra cui spiccano David Beckham e Silvio Berlusconi... Un libro che è anche un ritratto a tutto tondo del suo autore: Charles Dantzig, uno dei più raffinati letterati contemporanei d'Oltralpe. E allora il libro si trasforma, sotto gli occhi del lettore inconsapevole, in un'autobiografia sorprendente in cui si parla di popoli, di amicizia, di luoghi e di ossessioni. Insomma, uno strumento indispensabile per affrontare una vita che "finirebbe per ucciderci, se la lasciassimo fare".
Questo volume presenta un'ampia selezione delle lettere, per la gran parte inedite, scritte da Sigmund Freud a cinque dei suoi sei figli (è esclusa Anna, l'unica che non si sposò e seguì le orme del padre, diventando psicoanalista a sua volta), inquadrandosi in quel tragico scorcio temporale che va dallo scoppio della prima guerra mondiale al precipitare degli eventi alla vigilia della seconda. La sensibile e intelligente partecipazione del padre della psicoanalisi alle piccole e grandi vicende di figli, generi, nuore e nipoti; il suo e il loro personale coinvolgimento in eventi epocalmente traumatici; la fitta rete di relazioni in cui Freud si muove da protagonista e insieme da spettatore e commentatore: questo lo sfondo su cui si esprime, nelle lettere ai figli, un pensatore la cui modernità non finisce ancora di stupire, e che qui si presenta - per mezzo di una scrittura deliziosa, pervasa ora da affettuoso umorismo ora da pessimistica rassegnazione - nell'inedita veste di generoso patriarca e di padre premuroso. La raccolta, frutto dell'accurato lavoro di un team di studiosi guidati dallo storico della psicoanalisi Michael Schröter, presenta concise ma esaurienti biografie di Mathilde, Martin, Oliver, Ernst e Sophie Freud ed è corredata da un ampio apparato che comprende, oltre alle note, una cronologia, una bibliografia e l'albero genealogico della famiglia Freud.
Informazioni, suggerimenti che provengono da una miniera ricchissima: una famiglia giovane, tre figli, l'esperienza umana e cristiana di un uomo e di una donna che, come tutti i genitori, imparano mentre insegnano (pp. 144, II ed.).
Nel pensiero di tre autori quali Felice Balbo (1913-1964), Augusto Del Noce (1910-1989) e Franco Rodano (1920-1983) vengono cercate le risposte al «tutto è permesso» che è subentrato al «tutto è vietato» dei totalitarismi crollati nel 1989. Nella «società aperta», economia e politica sono alleate per confinare ai margini gli aspetti spirituali? (pp. 228).
Trent'anni di cattivo giornalismo raccontati con passione e ironia da uno dei superstiti sani di una professione affetta da un morbo che intacca la verità . Con nomi e cognomi (pp, 120).
Umberto II (1904-1983), ultimo re d'Italia, e per un tempo brevissimo: dal 9 maggio 1946 al 13 giugno successivo, quando il referendum sancì la vittoria della Repubblica. Lami si è lungamente intrattenuto con l'ex re in esilio a Cascais, ricevendone confidenze e documentazione, tracciando in seguito un ritratto completo dell'uomo e del sovrano. Umberto crebbe fra i contrasti di un'Italia trionfalmente mussoliniana prima e belligerante e sconfitta poi. Da alto ufficiale ed erede al trono fu spettatore silenzioso dei sotterfugi di dignitari più preoccupati del tornaconto che della patria e dell'onore. Se sul fronte privato si entra nelle pieghe del difficile matrimonio con Maria José, sul versante pubblico si descrivono, nel trapasso dalla monarchia alla Repubblica, le mistificazioni e sopraffazioni che hanno impresso nella democrazia italiana una macchia d'origine (pp. 352).

