
Recitare il De profundis sulla metafisica moderna - antirealistica, logicistica, dialettica, totalizzante - ed esplorare le virtualità della filosofia dell'essere sono i cammini che questo volume percorre, intrecciando riflessione teoretica e riflessione storiografica, e dando voce ad autori come Aristotele, Tommaso d'Aquino, Hegel, Gentile, Maritain, Heidegger, Bontadini, Balbo, Severino. La metafisica moderna si conclude con uno scacco che non coinvolge la filosofia dell'essere: questa può rilanciare il suo discorso sull'ente, il nulla, il divenire, la causalità, il cominciamento fatto dall'essere invece che dal pensiero, la trascendenza, la creazione e il nichilismo.
Dopo "l'età dei diritti" di cui diceva N. Bobbio nel 1990, è nata l'età delle pretese: squilibrio tra l'esplosione dei diritti e l'elusione dei doveri, e liquefazione dell'idea di obbligazione. Il diritto (vero o supposto), separato dalla responsabilità ad esso inerente, diventa fattore di disgregazione e un'arma puntata contro l'altro. È una vacua idea che la libertà soggettiva basti a tenere unita una società. Di fronte a questa dinamica travolgente occorre ridare significato e fondamento reale ai diritti, evitando tre passi falsi: l'individualismo libertario che fa dell'io un'isola; l'applicazione indiscriminata della tecnica nell'ambito della vita (Biopower); la riduzione dell'uomo a mero essere naturalistico. In proposito la tradizione del giuspersonalismo, ispirata all'idea di persona e di natura umana, offre un ingresso solido e moderno.
Nel cammino della filosofia il realismo ha spesso costituito l'asse fondamentale della ricerca. Esso è in grado di rinnovare il pensiero, oggi, quando la filosofia moderna si è chiusa, sostituita dalla presente povertà postmetafisica e dal disfattismo della ragione. Il volume mette alla prova la forza del realismo, intrecciando riflessione teoretica e riflessione storiografica, e dando voce ad autori come Tommaso d'Aquino, Hegel, Schelling, Gentile, Maritain, Bontadini, Severino, Putnam.
L'amore è la forza fondamentale della vita. L'essere umano vi cerca la relazione assoluta con l'altro e la guarigione dalla ferita dell'esistenza. Non è mai troppo tardi per riflettere sull'amore, tanto sconcertante è la sua ambivalenza: esso esalta e guarisce, tanto quanto ferisce e condanna. Diventa perciò necessario far affiorare i suoi volti. Ispirandosi a sorgenti antiche e nuove, il volume presenta le intuizioni sull'amore che hanno scavalcato i secoli e che attraversano l'esistenza contemporanea, segnata dalle realtà primarie di eros e agape e dalle crisi dell'amore: da una parte l'amore che guarda verso l'altro e include, dall'altra il caos delle relazioni amorose, il risentimento, l'impatto oggettivante della tecnica.
Le relazioni internazionali continuano ad essere una lotta per la potenza tra attori indipendenti in uno stato di anarchia. Ciò frustra il raggiungimento degli scopi supremi dell'azione politica tra cui l'abolizione della guerra e la garanzia della pace. La conferma viene da un'analisi della geopolitica attuale: i rapporti internazionali si trovano in una situazione di pericolo prodotta da un disordine mondiale che ha rialzato la testa. Vi è una via di uscita da questa situazione? Kant, Maritain e l'enciclica "Pacem in terris" si sono posti questo interrogativo. Il volume esamina le loro soluzioni per comprendere quale strada sia da percorrere per giungere ad un'autorità politica mondiale garante della pace, ed il ruolo che il personalismo può svolgere.
La tecnica ci lusinga offrendoci l'antidestino - la vittoria sul destino biologico inscritto nei nostri geni - e la liberazione dai vincoli dell'umano. Ma a quale prezzo? Aldous Huxley riteneva che ci sarebbero voluti secoli per pervenire alla società totalmente organizzata. Pochi decenni dopo esistono invece i mezzi per giungervi attraverso una rivoluzione che mette le mani sulle radici stesse dell'uomo. L'alleanza tra materialismoe tecnica instaura infatti sull'essere umano, ormai inteso come mero pezzo della natura, il potere biopolitico (biopower), che conduce a esiti opposti, ma ugualmente inquietanti: il superamento della barriera uomo-animale da un lato e il "postumano" propiziato dall'ingegneria genetica dall'altro. I massimi fattori di resistenza sono rappresentati dalle nozioni di persona, di umanesimo condiviso, di etica libera dall'utilitarismo. Esse articolano un'idea di conoscenza e di discorso pubblico che non sono solo lo specchio delle possibilità tecniche offerte dalla scienza, ma che esprimono in pieno l'irriducibile dignità etica dell'uomo.
La nascita dell'idea di persona ha rappresentato una svolta nella storia universale. Il personalismo, che nel XX secolo ha costituito una grande prospettiva a livello giuridico e politico, è a rischio per la dissoluzione materialistica dell'umanesimo. Abbiamo bisogno di una prospettiva fondamentale, ontologica ed etica, per non sbandare e fronteggiare le sfide dell'epoca. Quella biopolitica, quella della pace e quella antropologica: non è forse la nozione di persona politicamente rilevante quanto l'etica?
Il nichilismo giuridico ha tragicamente percorso il '900 e si prolunga nel nuovo secolo. Esso produce la fine del diritto e della giustizia, consegnati ad una volontà individuale arbitraria sciolta da ogni obbligo. Questa taglia i legami con la ragione e la persona, volgendosi alla potenza. Per fuoriuscire da tale esito occorre ripartire domandando che cosa sia diritto e che cosa nichilismo giuridico, e se esista qualcosa che non può mai diventare diritto, anche se votato da maggioranze
Montini-Paolo VI, Giovanni Paolo II, Maritain, La Pira, Mounier: che cosa accomuna questi personaggi, oltre la fede cristiana? Essi furono interni all'orizzonte della Chiesa del '900. Vissero entro un clima spirituale denotato da crisi del sacro, secolarizzazione, separazione tra religione e civiltà; attacco alla persona e antipersonalismo; crisi della filosofia per i tentativi di decostruirla e di abbandonare l'idea stessa di verità. I cinque personaggi ebbero in comune il nodo della persona, l'opzione per una filosofia realistica, la domanda angosciante sulla edificazione della pace che fu il pane quotidiano di La Pira, la questione sul mistero di Israele e l'antisemitismo (Maritain e Giovanni Paolo II). Gli scritti qui raccolti gettano luce su alcuni nodi che hanno percorso la storia del Novecento, concernenti la Chiesa e il mondo. Essi disegnano una presenza dello spirituale nel tempo, che opera più intensamente di quanto pensiamo, sì da produrre una storia concretissima degli effetti conseguenti alle idee e convinzioni dei protagonisti.
L’uomo postmoderno emerge al crocevia di tecnica, religione e politica. Incontrando la persona, la tecnica rimedia ai mali che ne minacciano la salute, non a quelli derivanti dalla sua volontà di potenza. La politica, che per Platone è la ‘tecnica regia’, è necessaria per con-vivere. Si profila oggi un rapporto positivo fra vita civile e religione dopo la lunga privatizzazione di quest’ultima. Impegnata in nuove urgenze (laicità, nichilismo giuridico, libertà religiosa), la teologia politica non è liquidata, né la persona è antiquata, ma da educare: un compito che deve fare i conti con un annoso deficit educativo in Occidente. La tensione pedagogica sviluppatasi nella prima metà del ‘900 è stata dissipata e attende una ripresa.