
Il testo si propone principalmente come un manuale rivolto a coloro che intendono affrontare un lavoro psicologico relativo alle ferite dell’identità sessuale. Nei vari capitoli troviamo, esposti in modo discorsivo e accessibile, i riferimenti clinici, scientifici e psicologici degli studi più recenti sull’omosessualità. Joseph Nicolosi, psichiatra e psicoterapeuta cofondatore della NARTH (Associazione nazionale per la ricerca e la terapia dell’omosessualità) con sedi in tutto il mondo, è il principale ideatore della cosiddetta « terapia riparativa ». Da decenni il suo istituto studia i disturbi dell’identità sessuale. L’esperienza clinica che Nicolosi mette a disposizione del lettore è che il terapeuta può accogliere una domanda di trasformazione che procede da un lavoro di consapevolezza e dal desiderio di poter decidere liberamente in merito alle scelte della propria sessualità e della propria identità. In queste pagine l’autore ripercorre i meccanismi psicologici, le dinamiche e le tappe evolutive che influiscono nella costruzione soggettiva dell’identità di genere. Questo suo lavoro, distante dalle polemiche e dalle prese di posizione precostituite, si propone anche di informare, documentare e fare il punto intorno ai vissuti relativi alla storia familiare, e alle sue dinamiche, implicate in quei soggetti che provano un orientamento sessuale o affettivo verso il proprio sesso. Si tratta di un percorso scientifico che accompagna il lettore nell’esplorare quel lato spesso trascurato che viene tralasciato a favore della polemica, talvolta dai toni forti, intorno all’omosessualità, al diritto degli omosessuali, al riconoscimento delle coppie gay.
Jospeh Nicolosi, direttore scientifico della Clinica Psicologica Tommaso d’Aquino e cofondatore e già presidente della NARTH, membro dell’Associazione Psicologica Americana, conferenziere di fama mondiale, è autore di vari libri — fra i quali Omosessualità maschile: un nuovo approccio e Omosessualità. Una guida per i genitori, entrambi editi da Sugarco — e di numerosi articoli scientifici. Esercita a Encino, California.
Tra i tanti fenomeni emergenti di questi ultimi anni c'è sicuramente la crisi dell'uomo, inteso come maschio. È debole, demotivato, solo. Alcuni uomini sono depressi, ansiosi; sperimentano un senso di inadeguatezza in famiglia, sul lavoro, e con gli altri uomini. Hanno scarsa autostima e poca fiducia in sé e nelle proprie capacità; si sentono timidi, deboli. Le ricerche dicono che aumenta l'impotenza maschile, l'ansia da prestazione sessuale, l'infertilità maschile persino una graduale riduzione del desiderio sessuale e del livello di testosterone. È una crisi di virilità. Intesa come disponibilità a rischiare la vita per salvarla, per salvare l'onore (la dignità umana), per la fedeltà ai propri valori; intesa come assertività, coraggio, fortezza. La crisi della virilità è per l'uomo una crisi d'identità: egli non sa più chi è, come è, come dovrebbe essere e come lo vogliono gli altri. Ci prova, ad accontentare tutti, ma non funziona: sembra che nessuno sia contento di lui. È una crisi inedita nella storia dell'umanità. Non è mai accaduto che così tante persone restassero senza risposta davanti agli interrogativi: "Chi sono? Qual è il mio ruolo? Qual è il mio posto nel mondo?".
L'Italia è un paese speciale e gli italiani lo hanno sempre saputo: a volte vivono questa specificità come una malattia e un'anomalia, a volte, più di rado, come un eccezionale primato. Quali sono le radici storiche, civili e culturali del caso italiano e quali sono i frutti più recenti? Marcello Veneziani percorre i luoghi teorici e storici in cui nasce e si sviluppa l'ideologia italiana, lo stile, il gusto, la sensibilità civile e religiosa, unita al carattere nazionale. Il suo viaggio va a ritroso dal presente al passato, dal berlusconismo - di cui traccia un bilancio - all'Italia democristiana, dal fascismo all'Italia liberale, dal Novecento al Risorgimento. Prezzolini e Papini, Pareto e D'Annunzio, Malaparte e Berto Ricci, Rensi e Gentile, Evola e Del Noce sono i principali testimoni nel Novecento di questa linea italiana. Sullo sfondo emerge il ritratto filosofico e civile di una Nazione Culturale e di un'italianità scandita attraverso idee e autori, passioni e illusioni di élite e di popolo
Nell'attuale dibattito sull'omosessualità maschile e sull'identità di genere questo libro propone, in modo critico, punti di vista nuovi esposti in modo agevole in una quarantina di voci. Ne risulta una sorta di mappa delle problematiche più significative: dagli scenari sociali dell'ideologia di genere alla genesi dell'identità sessuale, dall'ipotesi biologica sull'origine dell'omosessualità alla vicenda della sua derubricazione dal DSM. Con gli strumenti della psicanalisi l'autore si inoltra sul terreno clinico esplorando i motivi psichici e familiari che portano all'orientamento omosessuale. I temi affrontati sono ampi: l'assenza del padre e il predominio della madre, il nodo dell'adolescenza, ma anche il vissuto traumatico, l'abuso, la diffusione della pornografia. Affrontando il dibattuto tema della domanda di cura, l'autore si sofferma sulle diverse forme di omosessualità che differiscono anche per il manifestarsi o meno di un disagio soggettivo. La nostra epoca, che festosamente si compiace del declino del padre, sembra celebrare il trionfo di un "godimento smarrito ", barattandolo con un concetto di libertà e di emancipazione in cui tutto è permesso.
Un prezioso manuale sia per coloro che, alle prime armi, intendono affacciarsi al complicato mondo della politica pur senza rinunciare ai propri ideali religiosi, sia per chi già fa politica, ma ha bisogno di riflettere sulla giusta prospettiva da mantenere, per far sì che dal suo agire quotidiano traspaia anche il suo essere uomo cattolico. Un testo in cui possiamo trovare non solo teorie interessanti ma anche veri e propri consigli pratici di cui avvalersi, con semplicità, in ogni momento della giornata. Appassionanti spunti di riflessione fanno da cornice a un volume che illustra il giusto modus vivendi che ogni politico credente dovrebbe far suo. L'autore, pur non essendo un candidato in politica, si occupa da tempo dell'argomento e vuole portare a una decisa riflessione chiunque creda ancora che lavorare, accompagnati da un giusto ideale, con umiltà e coraggio, possa cambiare davvero le sorti della società e del proprio Paese. In queste pagine ci regala anche stralci del suo percorso personale che lo porta a prendere spunto da figure come Gesù, il buon Samaritano, re Baldovino, fratel Ettore, Igino Giordani e altri ancora. L'analisi di personaggi così diversi e di alcuni loro atteggiamenti conduce alla scoperta di un denominatore comune che, se preso in considerazione, consente all'uomo di agire attraverso il suo essere in primis cattolico.
Mentre tutto scorre velocemente senza più tempo e spazio per soffermarsi a meditare e interrogarsi sul proprio agire e sul suo senso, in un periodo storico dominato da grandi conflitti mondiali, dove vengono alimentati l'odio e il risentimento che producono sofferenza e distruzione, si avverte l'esigenza di riflettere sul "perdono". L'invito proposto di imparare a perdonare non ha l'intento moralistico di contrapporre un'azione buona alla cattiveria della vendetta. Il perdono è oggi una delle forze più rivoluzionarie, controcorrente e costruttive che si possano mettere in campo per migliorare l'esistenza di ognuno di noi. Guardare al nostro presente e al nostro passato, indagando i meccanismi psicologici e le implicazioni emotive che caratterizzano il nostro vissuto quotidiano, per capire chi siamo e cosa ci spinga a comportarci in un modo o in un altro, serve non solo a comprendere noi stessi, ma anche a entrare in empatia con gli altri, evitando così atteggiamenti giudicanti. Questa guida lungo l'affascinante sentiero del perdono ci accompagnerà in un percorso stimolante di conoscenza, accettazione di sé e riconciliazione con gli altri.
I due autori navigano nel mare, piuttosto agitato, dei «disagi dell’anima», affrontando una serie di malesseri allarmanti.
Don Silvio Zonin – parroco, docente di teologia liturgica e da qualche anno «ministro della consolazione» nella diocesi di Verona – racconta le prime scoperte che un prete post-conciliare fa addentrandosi nel mondo sconosciuto dell’esorcismo, un ministero a cui si fa sempre più ricorso e richiede impegno e competenze poliedriche. L’autore lo inquadra anzitutto in una concreta storia e tradizione e lo rivede alla luce della prassi liturgica della Chiesa. Questo permette il ridimensionamento di un’antropologia eccessivamente dualistica e la correzione di una religiosità segnata da un certo razionalismo, con la conseguente riscoperta del valore della Parola e dell’esperienza sacramentale.
Alberto D’Auria – psicologo, psicoterapeuta e consulente educativo – offre la sua competenza maturata in anni di professione e di collaborazione con il «ministero della consolazione». Nel suo contributo affronta aspetti ormai indispensabili anche nella pastorale ordinaria, quali: la relazione interpersonale tra operatore e «paziente», la comunicazione con le sue diverse componenti, la necessità dell’ascolto attivo e dell’empatia, le tecniche e la struttura del colloquio, l’accompagnamento nel proseguo della vita interiore e la direzione spirituale, in vista di un cammino costante di riconciliazione con se stessi, con gli altri e con Dio.
Una meditazione sulla sofferenza chiude questo lavoro, che viene messo a disposizione di quanti sono attenti e impegnati, in diversi modi, nel difficile compito di curare i disagi dell’anima.
Rivolta traccia il profilo dell'avo materno Alfonso Colognesi, astronomo e matematico a Bologna tra '800 e '900 e protagonista della fondazione del Liceo Galvani. In un libro del tutto inusuale, dove la scrittura di memorie si coniuga con le note biografiche e con gli scorci di storia economico-sociale, risalta la grande umanità del protagonista e fanno capolino personaggi notissimi, come Giosuè Carducci. Sullo sfondo un'Emilia post-unitaria pervasa da fermenti culturali, slanci innovativi, tensioni politiche e non risparmiata, a più riprese, da violente agitazioni.
Spesso cerchiamo la felicità rivolgendoci all’esterno di noi stessi, anziché guardarci dentro, ascoltarci, sentirci, emozionarci e apprezzare appieno come siamo: persone create per vivere in modo amorevole la propria esistenza nel momento presente, nel «qui e ora».
Gli strumenti forniti nel libro sono rivolti a tutti coloro che sono interessati al proprio benessere personale: si ha necessità di «nutrire» il bisogno di amare la vita, di riscoprire il bello che c’è in sé. Le emozioni represse possono essere recuperate proprio come un reperto archeologico, per essere valorizzate.
Attraverso la lettura di brevi frammenti di storie si possono risvegliare in noi le parti vitali e creative a cui non abbiamo dato ascolto. Pur non essendo nello studio dello psicoterapeuta, il lettore potrà vivere l’esperienza dell’analisi, sarà lui a decidere se abbandonarsi all’introspezione spontanea per ascoltare i propri ricordi e i propri vissuti. Potrà, con delicatezza, ascoltare cosa accade dentro di sé, cogliere le similitudini delle storie riportate e scoprire come alcuni processi di ricerca interna siano somiglianti ai propri, rafforzare l’idea che anche nei momenti più difficili si possa fare qualcosa per vivere meglio. Il libro guida alla riscoperta di una dimensione umana, proponendosi di stimolare lo sviluppo della capacità di cogliere in sé e negli altri il «bello» dell’esistere in modo amorevole, solidale e interdipendente.
Nella prima parte, il libro ripercorre le vicende e i risvolti di questa aggressione ideologica che impone con la «rivoluzione gender» la sua visione sulla sessualità, sulla famiglia, sulla differenza tra i sessi.
La seconda parte è dedicata alla post libertà: «La libertà di pensiero ce l’abbiamo. Adesso ci vorrebbe il pensiero». Questo aforisma di Karl Kraus diventa per l’autore l’emblema di un’epoca in cui domina un regime di post libertà: l’adeguamento al pensiero unico, al politicamente corretto, all’obbligo dell’egualitarismo. L’uomo contemporaneo crede di essere libero e di avere a portata di mano qualsiasi scelta. È il carnevale della libertà. Ma quando tutto è possibile la libertà implode, si svuota dal suo interno, la libertà muore di troppa libertà.
Nella terza parte il tema della libertà è portato al centro dell’esperienza psicoanalitica. Il lavoro clinico può essere letto come un lavoro di libertà, come il percorso in cui un soggetto prova a ritessere il proprio destino. E a ritrovare il desiderio di progettare una libertà altra che ha il sapore di una conquista perenne.
Gli autori analizzano, sul piano psicologico con il contributo del dr. D'Auria, e su quello spirituale con le riflessioni del sacerdote don Zonin, il mondo delle relazioni in cui viviamo fin dalla nascita. Qualcuna di esse si sgretola, ma poi si ricostruisce; altre rimangono ferite aperte, generando una sofferenza che deve essere vissuta non come un ostacolo, ma come una possibilità di trasformazione e di crescita. Troveremo indicazioni per sostenere i giovani nei disagi dell'adolescenza, nei cambiamenti che toccano gli aspetti fisici, sociali e affettivi, nella sofferenza e nelle trasgressioni. Leggeremo le testimonianze di coloro che hanno visto il Male impossessarsi delle menti e dei corpi, attraverso malattie inspiegabili e reazioni terribili di fronte al sacro. Sofferenze che si possono alleviare grazie ai ministri della consolazione e alla preghiera, che anche dal punto di vista psicologico è considerata una valida forma di cura, perché il vero scopo è la guarigione interiore, dell'anima. Si sottolineano gli aspetti positivi come la forza dell'amore fra coniugi o fra genitori e figli e la tenacia usata come arma contro le tentazioni.
Il Paradiso è una cantica bellissima che conduce Dante nel luogo in cui il desiderio di felicità e di salvezza di ogni uomo si compie. Nella luce di Dio tutto è ricomposto e redento. Il grido cosmico della sofferenza innocente, che così tanto ferisce e scandalizza l'uomo, finalmente è placato nell'abbraccio amorevole di un Padre che ci ha voluto salvi e, nel contempo, liberi. Dante si cimenta nel tentativo di creare una nuova lingua che permetta di esprimere l'inesprimibile. In un testo agevole e sciolto Fighera si inoltra in questo nuovo linguaggio senza perdere la sfida di continuare il viaggio esistenziale intrapreso nelle cantiche precedenti. L'autore non si sofferma solo sui canti più famosi, ma racconta l'intero viaggio, dall'Eden alla salita attraverso i nove cieli fino all'Empireo e, infine, alla visione di Dio. Il motivo conduttore è il sorriso di Dio, sempre presente in ogni verso, trasmesso anche attraverso la letizia dei santi e il loro ardore caritatevole. Il Paradiso ci presenta grandi personaggi, affascinanti e per nulla inferiori a quelli tragici dell'Inferno, figure che hanno segnato la storia dell'Occidente e della cristianità: san Francesco, san Domenico, san Benedetto, san Bernardo, san Tommaso, san Bonaventura da Bagnoregio, san Pietro, san Giacomo, san Giovanni... Nel Paradiso non manca certo l'avventura. Dante incontra difficoltà, conosce storie belle e drammatiche, deve addirittura superare tre esami per procedere nel viaggio fino a giungere alla visione di Dio. Nella vita quotidiana l'avventura del viaggio dantesco in Paradiso introduce una speranza nuova e insegnamenti sempre vivi.