
L’Isola misteriosa, come la Trilogia Romana dello stesso autore, è composta di tre racconti, concatenati l'uno all'altro, che ci offrono un affresco di vita e cultura siciliana prima e dopo il terremoto di Messina del 28 dicembre 1908. I protagonisti sono figure storiche, come sant’Annibale Maria di Francia, Sir Alexander Nelson Hood, discendente del celebre ammiraglio, e un professore di igiene di Catania di cui l’autore non fa il nome, ma ha caro il ricordo. Parole e dialoghi sono basati su memorie e documenti autentici e le vicende umane sono giudicate alla luce della filosofia e della teologia della storia. La terra di Sicilia dischiude in queste pagine una parte del suo mistero.
«Siamo siciliani, caro professore, abbiamo la Sicilia non solo nel cuore, ma anche nel sangue. La nostra non è l’isola sensuale e scettica che ci viene dipinta. Questi sono i nostri difetti, ma chi ci parla delle nostre virtù, della nostra vocazione? C’è un’isola segreta, che non è solo un luogo geografico, ma è la terra intima del nostro cuore, quel tesoro che conserviamo nel profondo e non vogliamo svelare né agli altri né a noi stessi. Riscopriamo la nostra identità attraverso coloro che nella storia hanno scoperto questo segreto, realizzando così la propria vocazione.»
Questo libro si occupa della crisi della parola e del trionfo dell'immagine. La parola è essenziale per il discorso razionale, intersoggettivo, analitico. L'immagine è seducente, sintetica, a volte ipnotica. Esalta l'emotività. I mezzi di comunicazione elettronica odierni vivono di immagini, sono fondamentali per il predominio dell'audiovisivo e per l'obsolescenza della lettura. L'autore non è un neo-luddista. Non si schiera contro l'innovazione tecnica in quanto tale. Semplicemente prende buona nota che i media non mediano, che adolescenti, giovani e giovani adulti, così appassionatamente devoti ai loro gadget elettronici, spesso non sono in grado di padroneggiare razionalmente il flusso torrentizio delle informazioni indiscriminate e di costruirsi una loro tavola delle priorità. La tentazione, per i genitori indaffarati fuori casa, per insegnanti demotivati e per chiese deserte, è forte: si tende ad affidare ai media, eticamente irresponsabili, il difficile compito della socializzazione primaria.
Le vite di alcuni uomini meritano di essere raccontate e per la loro valenza archetipica meritano l'appellativo di mitiche, mito, dal greco mythos, vuol dire storia, la storia della vita di un uomo raccontata, rivissuta, tramandata ma che a differenza delle altre vite diventa un vero modello, quasi un archetipo, per tutte le altre. Sicuramente l'esistenza di Franco Ferrarotti è stata a suo modo mitica, per quello che il professore emerito di sociologia, vero fondatore delle scienze sociali in Italia, ha saputo creare. Pertanto "Il mito della sociologia" vuole essere il racconto dell'antefatto, ovvero di come le scienze sociali siano entrate nella vita comune di questo paese, ma anche un'attenta analisi riguardo la condizione umana nella società attuale, della tecnica e dei social network radicalmente diffusi, a partire dal pensiero stesso di Ferrarotti ma anche da una rilettura di alcuni modelli di sviluppo che hanno saputo mostrare una via di armonia politico-sociale come quella di Adriano Olivetti.
Alcide De Gasperi fu lo statista politico italiano che, profondamente legato alla fede cattolica, consacrò la sua vita politica all'affermazione della giustizia sociale, all'elevazione morale, culturale ed economica dei lavoratori, alla ricerca di una diffusa solidarietà fra classi sociali. Non è tuttavia possibile comprendere le ragioni profonde che lo spinsero a tale intensa azione senza fare un preciso riferimento alla religiosità e spiritualità che lo contraddistinsero e senza illustrare i grandi avvenimenti politico-economici che in quel periodo sconvolsero tutto il mondo e, in modo particolare, Stati Uniti ed Europa: la "Grande Guerra", le crisi economiche degli anni '20 e '29, il New Deal, il corporativismo, il secondo conflitto mondiale, la fine del fascismo, la ricostruzione italiana e la nascita dell'Unione europea.
La biografia di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio continua a far discutere gli storici. Uno dei temi più appassionanti riguarda la sua appartenenza al Sovrano Militare Ordine di Malta (o Ordine di San Giovanni) e la sua permanenza nell'isola di Malta fino alla condanna per rissa e l'evasione. Come e perché il Caravaggio, condannato e ricercato per l'omicidio a Roma di Ranuccio Tomassoni e noto per la sua vita dissoluta, poté entrare a far parte del più autorevole consesso dell'Europa cristiana della fine del XVI secolo? Chi lo minacciò e perseguitò dopo la fuga da Malta? Furono i Cavalieri di quello che era stato il suo Ordine, oppure i fratelli dell'uomo che aveva ucciso a Roma? A queste domande, cui gli storici hanno fino ad ora prestato poca attenzione, risponde questo libro di Luigi G. de Anna, che si legge come un romanzo di avventure, ma si basa su un solido esame delle fonti storiche.
Tante storie da raccontare: dall'Islam alla droga, dal Gruppo Bildeberg ai Marò, dalla tragedia dell'euro al carrozzone Europa, dal "sesso per disabili fatto da volontari" alla mercificazione della morte in televisione, dai rom al matrimonio omosessuale, dal "gender" alla Massoneria, dal "Mondo di Mezzo" al Mezzogiorno, dall'industria del calcio alla minaccia del Vesuvio, dai parlamentari cattolici firmatari di appelli a favore di Radio Radicale ai Vescovi che parlano di Costituzione e non di Vangelo, dalle "primavere arabe" alla dilagante corruzione italiana, dal Concilio Vaticano II alle foibe, dal "Patto del Nazareno" alla Chiesa con due Papi. Tanti personaggi: da Silvio Berlusconi a Vasco Rossi, da Marco Pannella a Giorgio Gaber, da Giulio Andreotti a Papa Francesco, da Emma Bonino a Totò Riina, da Erri De Luca a Massimo D'Alema, da Umberto Veronesi a Matteo Renzi, da Angelo Rizzoli a Eugenio Scalfari, da Enrico Letta a Mario Monti, da Romano Prodi a Pier Paolo Pasolini, da Rino Gattuso a Ignazio Marino, da Giorgio Napolitano a Aldo Moro, da Benedetto XVI a George Soros.
La stima dei profitti derivanti dalla vendita della droga è di circa trecento miliardi di dollari l'anno. Questa somma strabiliante spiega la grande potenza di cui possono disporre i "signori della droga", i quali non sono sempre quelli che la stampa mondiale ci propina in continuazione. Il potere della droga è in alcuni casi diventato un vero e proprio Stato nello Stato. Anche i partiti politici, consciamente o no, hanno in passato approfittato e forse ancora oggi approfittano di questa manna caduta dal cielo. Naturalmente non senza una contropartita politica... Il denaro sporco prodotto dalla droga non trasuda più attraverso gli interstizi del sistema, ora lo inonda letteralmente. Come ben scriveva Jean-Michel Helvig su "Liberation" del 28 agosto 1989: "Come avviene per i petrodollari, anche i narcodollari hanno un peso rilevante sui mercati finanziari mondiali e nessuna frontiera può loro sbarrare la strada. E nessuna banca, anche se nazionalizzata, può essere sicura in modo assoluto di non detenere denaro sporco."
All'interno dell'UE il dibattito sull'ingresso della Turchia in Europa appare molto intenso e conflittuale, e, nonostante i molti passi avanti compiuti dal governo di Ankara nel rispetto dei parametri imposti da Bruxelles, le non infrequenti battute di arresto avvertono che il cammino verso l'integrazione si prospetta ancora lungo e tortuoso. In questo breve saggio, che ripercorre in sintesi la storia dell'impero ottomano e della Turchia, vengono riportate le opinioni e le riflessioni (spesso radicalmente contrastanti) di studiosi e giornalisti esperti di questioni politiche, geopolitiche, religiose ed economiche, riguardo al delicato tema dei rapporti tra lo Stato anatomico e l'Europa. Alberto Rosselli, genovese, giornalista e saggista storico, collabora da tempo con diversi quotidiani e periodici nazionali ed esteri e con svariati siti internet tematici.
È il primo banco e l'ultimo, è il banco di prova. È la scuola, che amiamo e vituperiamo a giorni alterni, sempre considerandola una sorta di mondo a parte, da celebrare in astratto o - troppo spesso - da riformare su basi ideologiche. Ma oggi sta succedendo qualcosa di più. La logica dell'emergenza e il «culto del fenomeno», che stanno affossando il nostro Paese, rischiano di portare allo sfascio anche l'unica istituzione in grado di risollevarlo, ed è tempo di correre ai ripari. Come? Innanzitutto rimettendo al centro gli insegnanti: il ruolo che rivestono, la professionalità che esprimono. Poi, responsabilizzando studenti e genitori. Solo così sarà possibile dare risposta al disagio che sentiamo crescere nell'universo dell'istruzione, e che rischia di tracimare dall'alveo degli ordinari disagi, producendo straordinarie tragedie. Le testimonianze di dirigenti determinati, docenti resistenti, studenti speranzosi e genitori agguerriti disegnano invece un percorso che può invertire la rotta, dalle aule scolastiche a quelle parlamentari, e ridare respiro alla politica. Nata da un anno di incontri in molte scuole d'Italia, questa inchiesta-racconto coniuga la vividezza della narrazione con una ricchezza di voci, storie, informazioni e ricordi. Giovanni Floris percorre - da giornalista, da genitore, da ex studente e da cittadino - il filo che lega crisi ed eccellenze dell'istruzione, fino ad affrontare il nodo della sfida più importante: ricostruire la scuola per ricostruire l'Italia.