
Come avviene per tutti i giganti della storia, sulla figura di Carlo Magno è stato scritto tutto e il contrario di tutto. E la costruzione del mito si sovrappone, come spesso accade, alla realtà storica restituendo talvolta un quadro incerto e ambiguo del personaggio. Il caso di Carlo Magno è, da questo punto di vista, emblematico. Come 'accedere" al vero Carlo dopo la Chanson de Roland? In 1200 anni la figura del sovrano carolingio è stata incessantemente recuperata, utilizzata, manipolata fino al suo ultimo avatar che lo vuole padre dell'Europa, una sorta di fusione tra Adenauer e De Gaulle che riconcilia il mondo germanico e quello francese. Districandosi tra le varie ricostruzioni storiche l'autore delinea la 'biografia" di Carlo Magno più veritiera, depurata dagli aloni che nel corso dei secoli hanno avvolto la sua figura
Negli ultimi anni la tradizionale immagine di Maria de' Medici veicolata dalla storiografia otto-novecentesca che la ritenne asservita alla politica spagnola e papale, succube dei suoi favoriti e incapace di realizzare l'affermazione dell'assolutismo monarchico è stata oggetto di una profonda revisione, in particolare per quello che riguarda gli aspetti artistici e culturali. La reggenza di Maria viene oggi considerata come un momento decisivo nel passaggio dalla monarchia rinascimentale alla monarchia assoluta, sia sotto il profilo strettamente politico che sotto quello culturale e intellettuale. Il volume è l'unica biografia di Maria de' Medici disponibile in lingua italiana che presenta un'aggiornata e completa riconsiderazione della vita della sovrana, qui esaminata soprattutto nella sua dimensione politica. In particolare, sono analizzati i modi in cui Maria cercò di affermare un modello di sovranità femminile e di costruire nel sistema politico francese un ruolo specifico per la regina madre.
Il libro di Alison Morgan offre una nuova e originale prospettiva sulla Commedia di Dante e la sua rappresentazione dell’aldilà. Le descrizioni del mondo dei morti hanno percorso la letteratura occidentale fin dalle sue origini: una tradizione di visioni e rivelazioni, sia colta sia popolare, che costituiscono un genere letterario coerente. Il saggio pone il capolavoro dantesco in relazione con le rappresentazioni popolari dell’aldilà che hanno percorso il Medioevo occidentale, dalla Siria all’Irlanda, dall’Italia alla Germania. Da questo ricco e documentato studio emerge un’idea della Commedia che invita a una radicale revisione del concetto stesso dell’originalità di Dante: essa non va ricercata nella struttura dei regni ultraterreni, nell’“invenzione” del Purgatorio (un luogo intermedio di espiazione temporanea è sempre esistito nelle rappresentazioni dell’aldilà), o nell’accuratezza con cui è predisposta la punizione dei peccati, quanto nella natura stessa dell’impresa poetica di Dante, che è incommensurabile, nella sua grandezza, con gli stringati e spesso colloquiali resoconti del mondo ultraterreno offerti nelle precedenti ‘visioni’.
L'autrice
Alison Morgan è studiosa ed esperta dell’opera dantesca e dal 1996 ministro della Chiesa anglicana.
L'opera. Platone aveva immaginato una società dove i figli erano di tutti, nessuno conosceva la sua discendenza: tale modello avrebbe assicurato, secondo il filosofo, il governo dei “migliori”. Le tre maggiori religioni hanno invece elaborato “norme” precise e spesso contrapposte per definire e regolare la filiazione, la parentela e l’alleanza. Nella cristianità occidentale, l’importanza data alle donne nella trasmissione dei patrimoni produce una accelerazione nella circolazione dei beni e costruisce ingenti reti di ricchezza e di capitali. Il mondo arabo-musulmano, adoperando il “sistema” antico, basato su una bipolarità Stato-famiglia, alterna periodi di grande splendore con altri di profonda decadenza. Gli ebrei fanno della diaspora uno strumento per costruire reti commerciali internazionali a vasto raggio. Il volume esamina il percorso storico che ha portato all’affermazione di comportamenti familiari, meccanismi di parentela e scambi matrimoniali antagonisti, e analizza le conseguenze che si sono verificate sul piano dell’organizzazione sociale, dei circuiti economici e del sistema politico.
L'opera. Nell’anno del 500entenario del Principe, Gennaro M. Barbuto è autore di una nuova biografia politico-intellettuale di Machiavelli. Il Segretario desta interesse soprattutto nei periodi più drammatici e decisivi della storia europea moderna: dalle guerre di religione alla formazione dello Stato moderno, alla crisi rivoluzionaria e post-rivoluzionaria, al Risorgimento fino al tragico Novecento fra il ’14 e il ’45. Tanto più oggi la lettura di Machiavelli non può lasciare indifferenti, perché la sua intelligenza ha rischiarato aspetti inediti della politica con i quali è sempre necessario fare i conti. La sua idea è una ellissi fra conflitto (sociale, civile, politico, antropologico) e unità (religione come etica civile, armi proprie, leggi). Un polo non può stare senza l’altro: se prevale il conflitto c’è corruzione faziosa; se predomina la sola unità la politica perde la sua energia di sviluppo e di crescita e ristagna in una situazione propizia alla degenerazione. La politica machiavelliana è ricerca di un bene comune, che sia espresso in leggi, non a beneficio della singola parte, ma della res publica. Purché questo si avveri Machiavelli non si ritrae davanti alle ipotesi anche più drammatiche e rischiose, come la teorizzazione del principato.
Prima delle ultime elezioni il compito di ricostruire la Repubblica appariva urgente, ma dopo il loro esito è ancora piú cogente e chiama in causa il ruolo del cattolicesimo democratico. Questa è la tesi sostenuta da Giuseppe Vacca che, in un momento di drammatica incertezza per l’avvenire del Paese, ripercorre alcune delle esperienze piú importanti e significative della politica italiana. Ogni qualvolta si è voluto affrontare il problema storico dell’unità della nazione il ruolo della Chiesa è stato determinante. Oggi, come agli inizi dell’epoca moderna, ritorna di vivo interesse il tema del rapporto fra religione e politica. Esso non può essere affrontato negli stessi termini del passato: di fronte ai rischi di una deriva nichilistica del mondo globale emerge tutta l’importanza di una nuova alleanza fra credenti e non credenti. Pagine di stringente attualità, accompagnate da ricostruzioni storiche dettagliate sostenute da fonti autorevoli, documentano l’implosione della Seconda Repubblica e tratteggiano possibili scenari futuri.
L'opera. I Salmi nella Divina Commedia. Dante ha riservato una particolare attenzione ai Salmi, il “libro di preghiere” della Bibbia, tra i piú “popolari” dell’Antico Testamento, cui ha fatto molti riferimenti nella Divina Commedia. L’indagine del Cardinale Ravasi ricostruisce quei richiami come testimonianza della fede di Dante, pubblicamente dichiarata nel canto XXIV del Paradiso.
L'autore. Biblista, teologo, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, nonché della Casa di Dante in Roma, appassionato lettore di Dante, è un grande esegeta della Bibbia e dei Salmi, di cui è stato raffinato editore.
Giuda e la Maddalena, Beatrice Cenci e Manzoni: sono alcuni dei personaggi che Orvieto sottopone a una prospettiva ribaltata sui buoni e i cattivi della storia. L’autore s’interroga in maniera leggera ma puntuale sulla funzione e la natura di alcuni protagonisti scelti nell'arco millenario della nostra cultura e letteratura, mettendone in evidenza gli aspetti meno considerati o meno noti, per esaminarne le sfaccettature che una lettura unidimensionale spesso non permette di cogliere. Uomini e donne spesso bersaglio del tiro incrociato di colpevolisti e innocentisti, che ha manomesso l’esito della sentenza storica e morale. Sono personaggi dislocati in varie epoche, dalla Bibbia ai secoli a noi prossimi. Troviamo quindi: la figura di Giuda, in bilico tra il traditore o spalla di Cristo. La Maddalena, sospesa tra peccato e santità. La famigerata Beatrice Cenci, presunta assassina del padre stupratore che ha affascinato molti scrittori. Ma anche l’antifemminismo di Rousseau, la perfidia di Manzoni pessimo padre (lasciò morire la figlia Matilde senza andare a trovarla, lei che lo invocava), il Candido di Voltaire.
"Sinistra" e "Israele": due termini che oggi sembrano cosi distanti per la nostra cultura politica di europei e italiani da costituire quasi un ossimoro. Il loro rapporto è faticoso e pieno di incomprensioni, alimentate da luoghi comuni e pregiudizi. Il miglior combustibile per far divampare polemiche e rancori. Nessuno si ricorda che il padre del socialismo "scientifico", Carlo Marx, era ebreo. Che molti rivoluzionari russi erano ebrei. La tradizione giudaica è parte costitutiva della nostra cultura, soprattutto di quella della sinistra, e delle nostre città da duemila anni. Sentinella di un Occidente contro l'Oriente per la destra, ponte tra Occidente e Oriente per la sinistra. Fabio Nicolucci, in questo suo nuovo lavoro, sostiene che Israele indubitabilmente fa parte dell'Occidente. Israele è l'Occidente dell'Occidente. Non è possibile negare l'identità comune. In particolar modo l'autore si sofferma sul rapporto di Israele e della sinistra con l'Occidente: per Israele, con un inedito in Italia (per fonti e ricchezza) studio dei rapporti tra neoconservatori Usa e israeliani; per la sinistra, con una non diplomatica analisi dei suoi vizi, dei problemi e dei rapporti con Israele, e infine della via da seguire per ritrovare una sua capacità di ricollocarsi nel nuovo mondo, quello del post 11 settembre.
I legami tra l'Europa e gli Stati Uniti sono antichi e complessi: dobbiamo molto a un paese che, non senza contraddizioni, ha inventato un modello di democrazia e un concetto nuovo delle libertà politiche e sociali, e ha partecipato generosamente a due guerre europee anche in nome di questi valori. Politica, letteratura, musica, cinema: un mondo vitale e attivo che continua a esercitare un fascino particolare che non può essere semplificato in adesione ideologica o in altrettanto semplice rifiuto politico. Evoluzione del capitalismo, situazione politica ed economica - dalla grande crisi del 1929 al New Deal di Roosevelt al maccartismo agli scandali bancari e finanziari alla presidenza Obama - questa "America" si ripropone come un rinnovato e più aperto modello di Stato sociale. Lucio Villari rilegge alcune pagine della storia degli Stati Uniti tra passato e presente, con l'intenzione di identificare alcuni nodi essenziali del suo formarsi come nazione, del suo appartenere alle radici culturali dell'Europa, ma anche del suo negarsi a esse rinnovandosi e inventandosi come un mondo nuovo. L'autore si sofferma sul rapporto tra l'Italia e gli Stati Uniti. Un'"America" vissuta come sogno, come terra promessa, con speranze talvolta infrante. Il "sogno americano" ha influenzato la nostra cultura, la letteratura, l'arte, l'economia, il costume.
L'opera. Nella Divina Commedia, sublime resoconto di un viaggio salvifico dalla selva oscura del peccato alla beatitudine paradisiaca, Dante per la prima volta nella storia della letteratura universale tenta di rappresentare i misteri fino a quel momento intentati dell’infinito e del divino. L’ultimo canto del Paradiso, esaltante epilogo del viaggio, narra l’arrivo al traguardo, con la folgorante visione di Dio.
L'autore. Critico letterario, storico della letteratura, professore emerito di Letteratura italiana nell’Università di Napoli Federico II, è coordinatore della «Nuova edizione commentata delle Opere di Dante » promossa dal Centro Pio Rajna.
Attraverso una attenta ricostruzione della vita e della filosofia di Giovanni Amendola, Alfredo Capone fornisce la chiave per indagarne il pensiero politico, che assume la democrazia liberale moderna fondata sul superamento del principio individualistico del liberalismo classico e su una concezione della religione come cristianesimo filosofico e aconfessionale. La democrazia politica di Amendola trova le sue origini nel radicalismo risorgimentale, nel cui solco egli colloca il riformismo del Partito socialista al quale aderì adolescente. Attraverso l’analisi del suo pensiero e delle sue vicende politico-biografiche, come l’esperienza della guerra – che mise a nudo le sue illusioni interventiste e il suo sogno di una “Grande politica nazionale” – l’autore mette in luce la svolta in senso radicale della sua concezione della democrazia, che si fonda sulla presa d’atto della catastrofe irreversibile della classe dirigente italiana nel suo insieme. Giovanni Amendola segna la linea di non ritorno dell’Italia liberale e laica del Risorgimento e l'inizio dell’Italia dei partiti di massa. Deve la sua “sfortuna” storiografica, secondo l’autore, alla struttura del sistema politico italiano, i cui conflitti trovano sempre una ricomposizione sulla frontiera del populismo, del consociativismo e dunque nel rifiuto della democrazia liberale europea di cui il nostro fu il massimo esponente nell’Italia contemporanea e per molti aspetti, il fondatore.