
Questo libro racconta le avventure di un giovane matematico "molto" tedesco in Italia, durante un soggiorno di ricerca presso l'università dell'Aquila: avventure che possono capitare a chi si trova a vivere in un paese straniero con persone che non riconosce e con usanze a cui non è abituato, ma anche le avventure sorprendenti che riserva la matematica. Dal suo incontro con due colleghi italiani scaturiscono vivaci dialoghi sui concetti matematici, sulla loro origine, sulla loro relazione con la vita di tutti i giorni, finché arriveranno a formulare una contro-legge di Murphy: "nell'infinito si realizzano tutti i desideri che non erano destinati ad andare male".
Come funziona la nostra organizzazione? Sono soddisfatti i nostri utenti? Il programma raggiungerà i suoi obiettivi? La complessità della nostra società è ormai tale che non sembra possibile dare risposte di semplice buon senso. Non basta un dirigente competente o un amministratore di lunga esperienza per dare risposte giuste, e servono sempre più competenze specialistiche che consentano di districarsi fra la molteplicità dei problemi, i diversi punti di vista delle parti sociali coinvolte, le risorse disponibili, al fine di realizzare analisi approfondite e sostenere il lavoro dei decisori pubblici, e di tutti coloro chiamati a gestire e organizzare strutture, servizi, progetti. Sempre più, anche in Italia, la valutazione sta diventando uno strumento usuale e condiviso di analisi delle capacità di un'organizzazione, dell'efficacia di un servizio, delle possibilità di successo di politiche, programmi e progetti di rilevanza sociale. Questo volume costituisce una guida completa alla valutazione: i concetti, il metodo, le parole chiave. Scritto in maniera semplice, evitando gerghi specialistici e con riferimento a esempi concreti, il testo è rivolto a operatori sociali, sanitari e del terzo settore, funzionari pubblici, professionisti e tutte quelle figure che sempre più spesso in Italia si trovano a confrontarsi con queste pratiche complesse.
Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci detto Iaio avevano 18 anni. Il 18 marzo 1978, due giorni dopo il rapimento di Aldo Moro, vennero uccisi a Milano, in via Mancinelli, da otto colpi di pistola sparati da un commando di tre killer professionisti rimasti a oggi ignoti. Trentasette anni dopo il duplice omicidio e a distanza di quattordici anni dalla sua prima edizione, esce la versione aggiornata di questo libro diventato ormai un punto di riferimento per la controinformazione e il giornalismo d'inchiesta nel nostro Paese. Biacchessi racconta la storia di ragazzi uccisi solo per le loro idee, in una città plumbea e violenta come la Milano di allora. E narra le indagini ufficiali e quelle parallele, fino a formulare alcune ipotesi investigative ancora attuali, dopo le ultime inchieste su Massimo Carminati e Mafia Capitale. Quello di Fausto e Iaio fu un omicidio organizzato da neofascisti e da uomini della banda della Magliana. Questa è la verità che non si potrà archiviare. E che ci dice molto su quegli intrecci fra criminalità e servizi segreti che ancora affliggono il nostro Paese.
Un saggio che analizza le opere di Buzzati, sia di narrativa (romanzi e racconti brevi) che di carattere giornalistico senza distinguere due generi che lo scrittore bellunese ha continuamente intrecciato con grande abilità. Il lavoro è suddiviso in tre capitoli. Il primo è una sintetica presentazione della figura e delle opere di Dino Buzzati, in cui si focalizza l'importanza e il significato della dimensione 'fantastica' presente nei racconti quotidiani, quasi di cronaca. Il secondo si sviluppa attorno a tre luoghi ' la montagna, il deserto e il mare ' che Buzzati scopre particolarmente carichi di mistero e che progressivamente diventano metafore di un messaggio profondo sull'esistenza dell'uomo. Nel terzo capitolo vengono evidenziati gli 'effetti' che la percezione del mistero provoca nella vita dell'uomo, orientandolo a una nuova, originale e più vera autocomprensione. Nella Conclusione viene definito quanto e in quali termini lo scavo buzzatiano dell'esperienza possieda i caratteri della 'religiosità'. Un saggio agile e di immediata lettura in grado di cogliere aspetti nuovi e interessanti della personalità di Buzzati uomo, giornalista, scrittore e appassionato alpinista.
Destinatari
Questo volume si rivolge a un vasto pubblico, non necessariamente di credenti, particolarmente interessato a cogliere la presenza del sacro in autori che hanno lasciato un segno nella cultura del nostro tempo. Utile in particolare a tutti coloro che desiderano conoscere un aspetto particolare, importante, ma poco noto, di Dino Buzzati, scrittore e giornalista bellunese.
Autore
Pietro Biaggi, nato a Bergamo nel 1968, dopo la maturità classica ha intrapreso gli studi teologici a Bergamo, perfezionandoli poi a Roma dove nel 1996 ha conseguito la licenza in teologia e il baccalaureato in scienze dell'educazione presso la Pontificia Università salesiana. Attualmente è docente di catechetica nel Seminario vescovile della sua città. I suoi interessi spaziano dalla storia della catechesi al legame tra arte ed evangelizzazione, alla letteratura contemporanea. Collabora con il Centro studi internazionale Dino Buzzati di Feltre (BL).
“Ripensandoci, fin da bambina avrei
dovuto capire che Enzo Biagi non era
un padre tradizionale.”
Il 6 novembre 2007 una folla si raccoglie in un cortile di via Quadronno a Milano: davanti alla camera ardente di Enzo Biagi parenti e amici sono attorniati da centinaia di persone, venute a porgere l’ultimo saluto a uno dei più grandi giornalisti del Novecento. In quel momento le sorelle Biagi si accorgono di far parte di una famiglia molto più grande, e iniziano un giro dell’Italia – tra tributi di gratitudine, celebrazioni e inaugurazioni – che l’autrice racconta in questo diario, con pagine limpide, accorate, ironiche e lievi. Incontrando con la sorella gli amici del padre, i suoi colleghi di ieri e i giovani di oggi che si ispirano a lui, riaffiorano alla memoria i ricordi d’infanzia, la cura premurosa di un papà “precursore dei tempi”. In viaggio con mio padre è il ritratto inedito di un uomo che per oltre mezzo secolo di lavoro ha considerato il giornalismo come un servizio che si rende al Paese e che ha lasciato in eredità alle sue figlie una passione smisurata per la libertà.
Tutto iniziò con un tè danzante, una domenica di guerra del 1940. Un giovane Enzo, già innamorato del giornalismo, si lascia sedurre dalle più belle gambe di Bologna, quelle della maestrina Lucia appena tornata da un incarico a Pozzuoli. È così che scocca la scintilla e si apre al lettore la porta di Casa Biagi. Da allora sono passati settant'anni di storia italiana vista attraverso i successi e i dolori, le risate e le sfuriate, le battaglie e le imprese di un grande uomo, amato, smitizzato, temuto, raccontato dalle sue figlie. Come tutti i bambini, le sorelle Biagi se ne infischiano delle priorità dei grandi, ne sopportano con certosina pazienza le mancanze e i difetti, ne coltivano i lati più autentici sperando sempre, spesso invano, che si concentrino finalmente sulle cose importanti. Anche oggi, che bambine non sono più, conservano nella voce quel la ruvida e divertente saggezza filiale che non risparmia nessuno e va dritta al sodo. Il fatto è - sembrano dire la Bice e la Carla, se possibile ancora più argute e taglienti del padre - che la direzione di "Epoca" e le corrispondenze per "La Stampa", la Rai e il "Resto del Carlino", il "Corriere" e "la Repubblica", l'editto bulgaro e RT-Rotocalco televisivo sono una passeggiata rispetto all'avventura quotidiana di una famiglia "quasi" normale che nasce, cresce, si ama e si accapiglia, si sposa e si ribella, si tiene e si sostiene in tutti i bivi e le scelte della vita. E di questo che saranno sempre riconoscenti a Enzo e a Lucia...
Pubblicata per la prima volta nel 1976, questa biografia di Gianni Agnelli, scritta da Enzo Biagi, viene ora riproposta per il suo grande valore documentario. Questa nuova edizione è arricchita da una cronologia della vita dell'Avvocato e di quanto accadde nella "sua" Fiat e da una parte conclusiva che comprende le interviste rilasciate a Enzo Biagi fra il 1980 e il 2001.
Enzo Biagi è conosciuto soprattutto per le sue inchieste, i ritratti, gli editoriali, i libri, le trasmissioni televisive che ha ideato e realizzato. Questo libro vuole far conoscere un altro aspetto della sua attività: il dialogo con i lettori che da anni conduce sulle pagine dei giornali. Migliaia e migliaia di italiani gli hanno scritto chiedendo un parere o un consiglio sugli argomenti più diversi, dai piccoli e grandi drammi familiari agli avvenimenti della cronaca e della storia, dal mondo che cambia ai personaggi che Biagi ha incontrato nella sua carriera di cronista. A tutti egli risponde con il buon senso e la semplicità che lo hanno reso celebre, senza ricorrere alla retorica. Prima edizione Rizzoli 2004.
Quello che non si doveva dire è quello che Enzo Biagi non ha potuto dire in televisione negli ultimi cinque anni, da quando è stato bandito dagli schermi dopo l'"editto bulgaro" di Berlusconi. Questo libro è dunque una sorta di rivincita: un viaggio attraverso i temi dell'attualità che Biagi e Loris Mazzetti avrebbero trattato nella fortunata rubrica "Il fatto". Un incontro con i ragazzi di Locri il giorno dopo l'omicidio di Francesco Fortugno. Un'inchiesta sulla criminalità organizzata che dal Sud ha portato i suoi affari al Nord, mentre la parola "mafia" è sparita dal tavolo della politica per riapparire solo con l'arresto del boss Bernardo Provenzano. Una commossa riflessione sull'omicidio del piccolo Tommaso, ucciso da una banda di balordi e sepolto sulle rive del fiume Enza. Un itinerario nelle sofferenze dell'Africa, dalle bidonville di Nairobi ai malati di Aids, dalla schiavitù del Sudan ai bambini soldato. I massacri in Iraq: bambini, donne e uomini, vittime innocenti, i morti di Nassjiria, le due Simone, Enzo Baldoni, Giuliana Sgrena e la responsabilità della morte di Nicola Calipari. E la politica, con la sconfitta elettorale di Berlusconi e l'arrivo di Prodi a Palazzo Chigi, con un'eredità molto pesante e un paese spaccato in due. Per finire, Biagi regala ai lettori un viaggio nel suo passato, "prendendo ad esempio, per farmi capire meglio, alcune parole che nella mia vita hanno avuto un senso: coraggio, coerenza, umiltà, libertà, rispetto, giustizia, tolleranza, solidarietà".
A cura di Loris Mazzetti
Disse Otello: “Abbiamo imparato a uccidere, siamo anche
capaci di essere crudeli. Mi pare impossibile che adesso uno
si svegli e vada a lavorare, che a mezzogiorno si mangi,
che la sera si chiuda la porta, poi a dormire”.
“Si è combattuto” dissi “soprattutto per questo.”
Il giovane Enzo era fresco di matrimonio quando, come molti suoi coetanei d’allora, si trovò davanti a un bivio. Siamo all’inizio del 1944 e in Italia, per un ventenne come Biagi, è l’ora delle scelte radicali: da una parte l’adesione alla Repubblica sociale nell’ora più buia del fascismo, dall’altra la scelta fuorilegge di andare in montagna e unirsi ai partigiani.
Una mattina Enzo scelse la sua strada e pedalò verso i boschi d’intorno, fissando il cielo primaverile. Guardava le nuvole cambiar forma e ancora non sapeva che quel viaggio in bicicletta lo avrebbe portato a essere l’uomo che sarebbe diventato. Qualche ora dopo, Biagi si univa a una compagnia di perfetti sconosciuti che in poco tempo sarebbe diventata la sua seconda famiglia: la brigata partigiana di Giustizia e Libertà.
Giudicato troppo gracile per combattere, il suo comandante pensò che il partigiano Biagi avrebbe servito meglio la lotta antifascista facendo il suo mestiere: gli venne affidata infatti la stesura del giornale partigiano “Patrioti”, del quale era in pratica l’unico redattore. Del giornale uscirono tre numeri, fino a quando i nazisti non individuarono la tipografia e la distrussero.
Appena tre numeri, eppure Biagi considererà sempre quell’anno di clandestinità, quei “quattordici mesi” da partigiano, come il momento più importante della sua vita, alla base della sua etica, nel lavoro come nella vita.
Progetto sempre cullato e mai ultimato, I quattordici mesi è un libro che ripercorre l’intera opera di Biagi, raccogliendone memorie e brani d’epoca oggi introvabili. Un testo che ci riporta indietro nel tempo per raccontarci la storia di un giornalista clandestino che si rifugiò sulle montagne. Lo stesso giornalista che, un anno dopo quel fatidico viaggio in bicicletta, annuncerà alla radio della quinta armata la liberazione di Bologna.
Loris Mazzetti, nato a Bologna nel 1954, regista e giornalista, ha lavorato dieci anni a Rai1 con Enzo Biagi. Con la Bur ha pubblicato Il libro nero della Rai e La macchina delle bugie. Attualmente è capostruttura a Rai3. Insegna Teoria e tecnica del linguaggio radiotelevisivo all’Università di Modena- Reggio Emilia.
"Sono convinto che i libri di memorie dovrebbero essere pubblicati postumi: sarebbe la garanzia dell'autenticità dei sentimenti." Così scrisse Enzo Biagi un giorno di gennaio del 2000, due anni prima dell'"editto bulgaro" che portò alla sua cacciata dalla Rai. E in effetti quello dell'autenticità, dell'aderenza alla realtà, della volontà di rappresentare fatti e persone come cronista il cui unico padrone è il pubblico, è il filo lungo cui si dipana la sua intera esistenza, senza mai deviare. Dalla nascita in un paesino dell'Emilia, agli studi, all'incontro con la moglie Lucia, all'esperienza partigiana, fino alle spesso tumultuose tappe della sua lunga carriera di giornalista - con la caratteristica di non durare molto sulle poltrone scomode, avversato dal politico di turno -, Enzo Biagi ha attraversato con grazia e coerenza l'Italia del Novecento raccontando dalla sua "finestra" i fatti come si presentavano: la guerra, il boom economico, il Sessantotto, il tempo delle stragi e la P2, fino al berlusconismo di un'Italia ormai al crepuscolo.In questo libro che ben si può definire una auto-biografia postuma, lui stesso, con le sue parole ferme e il suo stile pacato inconfondibile, ci accompagna oggi nuovamente attraverso quell'Italia che forse stiamo dimenticando ma che - nel bene e nel male - non possiamo ancora lasciarci alle spalle. Abitata di personaggi straordinari - Fellini e Berlinguer, Mondadori e Rizzoli, Pertini e Ciampi e molti altri - che hanno segnato la vita di un cronista che "ha sempre cercato di dire quotidianamente un po' di verità in più".