
«Questo mio libro [...] non corrisponde a nessun progetto che io abbia mai formulato e coltivato, a nessuna precedente esperienza scritturale che io abbia fatto. Dal momento in cui ho cominciato a scriverlo sono andato avanti senza nessun piano, nessuna sequenza predeterminata, nessun limite di spazio e di tempo: [...] "Non sono io che ho fatto il mio libro, ma il mio libro che ha fatto me". Poiché non saprei dir meglio, cito Montaigne per spiegare con le sue parole ciò che mi accade da qualche tempo. Del resto non avevo mai letto con cosí intenso interesse e cosí ampia varietà di argomenti e di autori come dal momento in cui ho cominciato a riempire queste pagine. Man mano che un pensiero ne suscitava uno successivo sorgeva il desiderio di rileggere o leggere un testo e questo ne richiamava un altro e così per molti mesi, tornando indietro, riscrivendo, rifacendo, rimontando. [...] Dunque ho letto e riletto come non avevo fatto neppure ai miei diciotto anni, che son l'età in cui si scoprono i libri e si ascoltano gli echi che vengono da lontano; e ho scritto e riscritto per molto tempo».
Eugenio Scalfari
Quattro secoli di modernità, nel racconto appassionato di un lettore instancabile, con i piedi ben saldi sulla terra e gli occhi rivolti al mondo fuori della scrittura.
Il breviario civile, metafisico e morale di uno dei grandi protagonisti del tempo in cui viviamo.
«Questo libro è la rivisitazione della modernità, da Montaigne e Cervantes fino a Leopardi e a Nietzsche, Descartes, Kant e Hegel, e ancora Tolstoj, Proust, Kafka e Joyce. Un'epoca durata quattro secoli, mai simile a se stessa, sempre in cerca di sperimentare il nuovo, di allargare il respiro delle generazioni, di modificare l'identità senza smarrire la memoria».
Cosí Eugenio Scalfari riassume il suo viaggio attraverso la modernità, che tocca le varie fasi dei tempi moderni, dall'Illuminismo al Romanticismo, dalle avanguardie al nichilismo, dalla razionalità allo scatenarsi delle emozioni e degli istinti.
«La modernità - scrive Scalfari - è stata sconfitta da una sorta di invasione barbarica, ma la storia non finisce, un'altra epoca nascerà come è sempre avvenuto finché l'Homo sapiens riuscirà a guardare il cielo stellato e a cercare dentro di sé la legge morale. A me questo viaggio dentro l'epoca è sembrato un sabba, non di diavoli e di streghe, ma di anime e di stelle danzanti».
"Questo libro è la rivisitazione della modernità, da Montaigne e Cervantes fino a Leopardi e a Nietzsche, Descartes, Kant e Hegel, e ancora Tolstoj, Proust, Kafka e Joyce. Un'epoca durata quattro secoli, mai simile a se stessa, sempre in cerca di sperimentare il nuovo, di allargare il respiro delle generazioni, di modificare l'identità senza smarrire la memoria". Così Eugenio Scalfari riassume, nell'epilogo che chiude il libro, il suo viaggio attraverso la modernità, che tocca, con un approccio stilistico che sta tra l'analisi e il racconto, le varie fasi dei tempi moderni, dall'Illuminismo al Romanticismo, dalle avanguardie al nichilismo, dalla razionalità allo scatenarsi delle emozioni e degli istinti. "La modernità - scrive Scalfari - è stata sconfitta da una sorta di invasione barbarica, ma la storia non finisce, un'altra epoca nascerà come è sempre avvenuto finché l'homo sapiens riuscirà a guardare il ciclo stellato e a cercare dentro di sé la legge morale. A me questo viaggio dentro l'epoca è sembrato un sabbah, non di diavoli e di streghe, ma di anime e di stelle danzanti".
"Vivetela bene la vostra piccola vita perché è la sola e quindi immensa ricchezza di cui disponete. Non dilapidatela, non difendetela con avarizia, non gettatela via oltre l'ostacolo. Vivetela con intensa passione, con speranza e allegria". "Scuote l'anima mia Eros" nasce cosi, dalla passione, sotto il segno di una mercurialità creativa che rincorre l'intensità folgorante e variabile dei pensieri. Eugenio Scalfari ha sempre cercato di farsi attraversare dalla luce della razionalità, senza tuttavia nascondersi che la conoscenza e il sapere hanno il loro fondo oscuro nella malinconia ("Io sono stato un mercuriale che sognava d'essere un saturnino"). Oggi sente di aver raggiunto quello spazio immobile, quel tempo sospeso che gli permette di accogliere dentro di sé le cose del mondo "invece di invaderle e possederle". Sa di potersi abbandonare liberamente alla propria vita emotiva senza rischiare di cedere alla tristezza e alla solitudine: la malinconia sarà pure un bagno di luce crepuscolare che accompagna ogni percezione, ma è anche una consolazione dell'esistenza che può permettersi solo chi ha vissuto e vive ogni momento "con intensa passione, con speranza e allegria".
Una vita "non serena, ma fortunata e felice". Così Eugenio Scalfari riassume il bilancio della propria esistenza, in un racconto che l'abbraccia per intero. Dalla casa dell'infanzia a Civitavecchia, con il balcone che guardava il mare, alle aule del liceo Cassini di Sanremo, dove, complice il compagno di banco Italo Calvino, "il viaggio ebbe il suo consapevole inizio". E poi gli anni dell'università e il primo lavoro di giornalista per "Roma Fascista", svolto con un piglio critico che gli valse l'espulsione dal GUF. C'è l'incontro con Pannunzio e Benedetti, l'attività politica, la lunga avventura de "la Repubblica", i viaggi "fuori e dentro di sé". Ci sono gli affetti, gli amori. Spesso, nei suoi libri, Scalfari ha incluso frammenti della sua biografia, usandoli come spunto su cui innestare le sue lucide meditazioni. Ma in questo scritto il ricordo assume per la prima volta un valore autonomo: lo scopo non è più riflettere, ma raccontare. Anche la storia del Paese resta sullo sfondo. "Racconto autobiografico" è semplicemente quello che dice: il ritratto in movimento di un uomo, la cronaca della sua esistenza eccezionale.
Al tavolo dove si gioca la nostra sorte, siedono Eros, signore dei desideri; Narciso, simbolo dell'amore che ciascuno ha per se stesso; il Destino, la fatalità contro cui niente possiamo; Edipo, la trasgressione. E infine la Morte, al nostro fianco da sempre, anche se non sappiamo quando e come verrà. Concludendo un percorso cominciato nel 1994 con "Incontro con Io" e proseguito fino a "L'uomo che non credeva in Dio", "Per l'alto mare aperto" e "Scuote l'anima mia Eros", Eugenio Scalfari mette ora al centro della sua riflessione la partita della vita, e le regole complesse con cui si alternano al gioco gli istinti, i sentimenti, la coscienza ragionante, la nostra identità. I momenti autobiografici, le narrazioni, gli incontri, i ricordi, sono sempre sorretti da un'inesauribile tensione intellettuale e filosofica ma capaci di aprirsi, ora piú che mai, anche alle passioni e agli slanci, persino alla malinconia. "L'amore, la sfida, il destino" è un viaggio dentro e fuori di noi, alla scoperta del sé e dell'altro, guidati da un Io che è l'unico possibile testimone diretto dell'esperienza.
Al tavolo dove si gioca la nostra sorte, siedono Eros, signore dei desideri; Narciso, simbolo dell'amore che ciascuno ha per se stesso; il Destino, la fatalità contro cui niente possiamo; Edipo, la trasgressione. E infine la Morte, al nostro fianco da sempre, anche se non sappiamo quando e come verrà. Concludendo un percorso cominciato nel 1994 con "Incontro con Io" e proseguito fino a "L'uomo che non credeva in Dio", "Per l'alto mare aperto" e "Scuote l'anima mia Eros", Eugenio Scalfari mette ora al centro della sua riflessione la partita della vita, e le regole complesse con cui si alternano al gioco gli istinti, i sentimenti, la coscienza ragionante, la nostra identità. I momenti autobiografici, le narrazioni, gli incontri, i ricordi, sono sempre sorretti da un'inesauribile tensione intellettuale e filosofica ma capaci di aprirsi, ora piú che mai, anche alle passioni e agli slanci, persino alla malinconia. "L'amore, la sfida, il destino" è un viaggio dentro e fuori di noi, alla scoperta del sé e dell'altro, guidati da un Io che è l'unico possibile testimone diretto dell'esperienza.
"C'è un momento nella vita in cui viene voglia di raccontare i propri pensieri, gli incontri, i desideri, le sofferenze, la gioia e la fatica del vivere, l'allegria e la tristezza. A me è venuto in mente da molto tempo e l'ho anche fatto nei libri che ho scritto e l'ho cercato in quelli che ho letto, ma non ho mai usato la forma del diario. Adesso, forse perché sono vicino alla fine del viaggio, quella voglia m'è venuta". Guardando ai grandi modelli classici, dagli Essais di Montaigne allo Zibaldone di Leopardi, Eugenio Scalfari compone con sapienza e fervido acume il suo breviario filosofico, personalissimo e universale. Il passato infatti è un deposito. Vive nella memoria, cambia con la memoria. Non è un cimitero, niente affatto, piuttosto una sorgente a cui attingere riflessioni, letture amate, aneddoti. Per la prima volta nella scrittura di Scalfari, è la forma letteraria del diario a dare scansione al pensiero. A essere registrati non sono tanto gli accadimenti, ma i mutamenti interiori generati dalla realtà intorno. L'insoddisfazione per la classe dirigente attuale, per esempio, e per il popolo che la seleziona ed elegge. L'esigenza di riaccostarsi a certi classici del pensiero politico, da Bakunin a Mazzini a Machiavelli. Ma anche il ricordo intimo di momenti dolorosi, privati e pubblici, che lo hanno portato al pianto. Un nuovo tassello di quel mosaico intellettuale che Eugenio Scalfari va disegnando libro dopo libro...
E' possibile oggi essere illuministi? Con Eugenio Scalfari ne discutono Carlo Bernardini, Norberto Bobbio, Giancarlo Bosetti, Ralf Dahrendorf, Umberto Eco, Roberto Esposito, Umberto Galimberti, Sergio Givone, Sebastiano Maffettone, Sergio Moravia, Gianni Vattimo, Lucio Villari, Franco Volpi.
Oscar Luigi Scalfaro, racconta a un gruppo di giovani provenienti dalle diverse esperienze del mondo dell'associazionismo cattolico (Azione Cattolica, Acli, Agesci, Movimento dei focolari, Centro Sportivo Italiano ecc.) la sua vita, le sue idee, le stelle polari del suo impegno politico e della sua fede cristiana: la Costituzione, la pace, la giustizia, la laicità, la speranza. Una conversazione a cuore aperto, una giornata di domande e risposte, un'intervista in presa diretta per un libro-documento straordinario, curato da Federica di Lascio e Davide Paris, presidenti nazionali della Fuci, proposto con linguaggio chiaro e schietto a lettori di ogni età.
"È dawero bella e viva", commenta Oscar Luigi Scalfaro nell'introduzione al volume, questa lettera sulla Costituzione che Mattia Stella, presidente dell'associazione "Giovani per la Costituzione" scrive con amore al nonno. "Viene - prosegue Scalfaro - questa grande Carta, proprio dalla generazione del nonno che soffrì la dittatura, si ribellò e proclamò la libertà e la democrazia. I padri scrissero la Carta, sta alle generazioni di oggi viverla e aiutare altri a conoscerla e viverla". Mattia Stella, con una prosa scorrevole che si legge tutta d'un fiato, in un colloquio serrato con il nonno, ci fa conoscere la Costituzione italiana, con le sue affermazioni illuminanti e rassicuranti, e propone un confronto con la realtà attuale che disattende molti dei dettati costituzionali. Svolgendo un tema dopo l'altro con rapidità e con un linguaggio semplice e chiaro "Lettera al nonno sulla Costituzione" è un invito ad acquisire la consapevolezza dei propri diritti e doveri di cittadino e a lavorare tutti perché la democrazia sia viva e vera.
Che cos’è la Costituzione? Non solo una raccolta di “leggi” destinate a regolare la vita di una società. Constitutionem, dal latino constituere, e cioè ‘stabilire’, ‘ordinare’, ‘dare stabile assetto’; letteralmente “il modo in cui una cosa è stabilita”. La Costituzione è la norma fondativa e la carta dei valori che disegna l’architettura delle regole per tutti e dei diritti di ognuno.
Nel 60° anniversario della Costituzione italiana, entrata in vigore il 1° gennaio 1948, il Presidente Oscar Luigi Scalfaro, tra i padri costituenti, eletto all’Assemblea Costituente il 2 giugno 1946, ed ex Presidente della Repubblica, che dell’osservanza della Costituzione nata dalla Resistenza ha fatto il suo obiettivo irrinunciabile, ci ha introdotto con la sua lectio magistralis nella legge fondamentale e fondativa della Repubblica italiana, chiarendone la struttura e i concetti guida, ma soprattutto raccontando lo spirito della memoria storica e dei contenuti del presente, pertanto spiegando il senso di responsabilità che comporta l’organizzazione dei poteri dello Stato e la difesa dei diritti civili, sociali e politici che sono alla base della nostra civile convivenza.