
Il tema de presente volume è la cura in psicoanalisi, con un'attenzione particolare ai pazienti gravi e ai sistemi di autocura che vengono attivati per cercare di far fronte al dolore e alla sofferenza psichica. Nella prima parte del volume, l'Autore si riferisce alla cura psicoanalitica mentre Antonino Ferro sviluppa e articola il tema dei fattori terapeutici con estensioni sull'utilizzo clinico dei personaggi che compaiono in seduta e sullo sviluppo di funzioni mentali carenti o mancanti. Nella seconda parte Marta Francesconi e David Ventura presentano un'interessante materiale clinico che consente di vedere all'opera il modello clinico di Antonino Ferro.
La passione omicida, che sia collettiva o individuale, la rabbia distruttiva, l'amore per l'odio, non conosce limiti. Di fronte alla dismisura, i nostri strumenti di misura vengono meno. In principio era l'atto. Quest'atto era l'uccisione del padre secondo Freud, del fratello secondo la Bibbia. Questo inizio è senza fine. La violenza è sovrana. Ovunque, fuori, visibile, esposta alla luce del sole. Ovunque, dentro, nascosta, rintanata nell'ombra da dove essa è pronta a emergere.
"Pochi sarebbero più qualificati di Meg Harris Williams per scrivere questo volume postkleiniano innovativo e pregustato con impazienza. Profonda conoscitrice dell'opera di Bion e di Meltzer, Harris Williams esalta il concetto di "cambiamento catastrofico". L'analista che "evita memoria e desiderio" osserva l'interazione sottile del transfert e del controtransfert (il controsognare di Meltzer) mentre elabora i conflitti estetici. La conseguente reciprocità tra l'inconscio del paziente e l'inconscio dell'analista si rivela essere la base estetica ed etica della psicoanalisi. In tal senso, il processo psicoanalitico trova corrispondenza in quello dell'ispirazione poetica e artistica. Sono entrambi generati dagli oggetti creativi interni. Il tour de force intellettuale proposto da Harris Williams dimostra in modo convincente la capacità umana del pensiero simbolico sotteso alla creatività letteraria, artistica e psicoanalitica. La sua lettura enciclopedica della letteratura, dell'arte e della psicoanalisi concorre al virtuosismo di questo libro".
Un'antologia degli scritti di Fédida dal 1968 al 2002. Questa raccolta di scritti oltre a rendere omaggio a una delle figure di maggiore spessore della psicoanalisi contemporanea, nel decennale della sua morte, si interroga sui temi che hanno messo alla prova la psicoanalisi.
Questo libro riflette sui diversi approcci alla malattia organica grave cercando di restituire al linguaggio che narra, di cui la persona malata e gli operatori della salute non possono fare a meno, la sua giusta collocazione. Le tre parole chiave - parabole, metafore, simboli - denotano aspetti di un linguaggio che aiuta a cogliere il limite della natura umana quando il corpo della persona deve fare i conti con la situazione oncologica.
Il volume propone un'articolazione della questione del fraterno con l'ambito teorico e clinico della psicoanalisi, ma nello stesso tempo si spinge verso un'esplorazione culturale del fraterno stesso, tramite il contributo del cinema, della letteratura e di quel genere specifico costituito dall'epistolario. Tre ambiti strettamente interconnessi, attraverso i quali rendere conto, di volta in volta, del modo in cui il fraterno è stato teorizzato - a partire da Freud fino ai nostri giorni -, del modo in cui la dimensione fraterna può emergere nella clinica - individuale, di coppia o di famiglia -, ma anche nel modo in cui questa stessa infiltra, da sempre, espressioni culturali di vario genere.
Questo libro affronta le problematiche concernenti la possibilità di aiutare con la psicoanalisi un bambino precocemente traumatizzato. Una ferita all'orgine, una mancanza di attenzione e di accudimento, o abusi e soprusi, rendono il bambino fortemente deprivato. Si può trattare di violenze vissute in modo concreto sul proprio corpo, ma soprattutto di violenza vissuta nel proprio animo: la violenza dell'abbandono, della solitudine, del non accudimento mentale e affettivo...
Rivista annuale psicoanalitica internazionale, n. 6/2012.
Il prezioso lavoro dell'autrice presenta delle dimensioni incomparabili con ogni altra situazione di lutto o di perdita; il rigore e il livello della sua ricerca rendono omaggio agli esuli ai quali ella ha dato la parola. L'esilio involontario è una prova che sollecita tutte le risorse dell'individuo. Dalla violenza dell'esclusione al lento adattamento alle condizioni di rifugiato, dalla disperazione legata alle molteplici perdite alla difficile integrazione in terra d'asilo, il percorso dell'esule impone un lavoro psichico lungo, complicato e doloroso, a volte al limite del sopportabile.