
La chiamano SAN - Sindrome da Astinenza Neonatale - e riguarda il 60-80% dei nati da madri che hanno fatto uso di droghe e, in particolare, di oppioidi durante la gravidanza. Un complesso disturbo che è aumentato in tutti i Paesi del mondo per l'incremento del consumo delle sostanze. Anche in Italia. Angela Iantosca compie un viaggio nel mondo della maternità "contaminata" dalle sostanze stupefacenti, raccoglie dati, interviste, testimonianze dirette, sente esperti e prova a far luce su un sommerso che spesso si ha paura di vedere. Ma chi sono queste mamme se non donne che hanno cominciato giovanissime a fare uso di sostanze? Quali sono i loro vuoti, le vere dipendenze interiori che provano a mettere a tacere con la droga? Angela Iantosca racconta anche loro, dando voce a chi lavora con i giovanissimi, a chi è entrato in comunità minorenne, a psichiatri e psicoterapeuti, a chi da anni lavora in ospedale dove sempre più si registra il disagio dei più piccoli. L'autrice realizza per giovani e adulti progetti di prevenzione alle mafie e alle tossicodipendenze anche nelle scuole.
Jill Bolte Taylor ha trentasette anni, una laurea ad Harvard e un lavoro come neuroscienziata e ricercatrice universitaria quando, una mattina, un capillare esplode improvvisamente nell'emisfero sinistro del suo cervello provocandole un danno cerebrale esteso e devastante. Il suo percorso verso la completa guarigione è durato otto lunghissimi anni, nel corso dei quali ha potuto sperimentare la duplice veste di medico e paziente. E da questo insolito doppio ruolo ha ricavato spunti, consigli e suggerimenti terapeutici utili a chiunque sia rimasto vittima di un ictus o di un trauma cerebrale e a coloro che li curano e li circondano. Ma "La scoperta del giardino della mente" non è soltanto la cronaca dettagliata e diretta di una straordinaria ripresa fisica, è soprattutto la testimonianza di un'esperienza umana unica. Jill, infatti, non è più stata la stessa di prima: l'ictus, mettendo temporaneamente fuori gioco il preponderante e razionale emisfero sinistro, ha dato spazio alla creatività e alle sensazioni, emozioni e intuizioni proprie dell'emisfero destro; e oggi, pur continuando a occuparsi di ricerca, la neuroscienziata scrive, canta e realizza sculture in vetro colorato, felice di vivere e forte di una nuova pace interiore.
Nel corso dei secoli l’uomo ha accumulato un discreto livello di conoscenza su ciò che più gli premeva di conoscere: la propria struttura fisica e le possibilità di curarla e renderla più forte. Sa però ancora pochissimo della propria psiche. Ad esempio dove si trovi un suo strumento fondamentale, la coscienza, rappresenta oggi uno dei puzzle più difficili per le neuroscienze, impegnate come tutte le scienze naturali a localizzare e misurare ogni cosa, ma in affanno quando si tratta di aspetti più sottili, non quantificabili e traducibili in misure e luoghi precisi. Per lunghe epoche l’uomo è stato impegnato a vivere e farsi spazio nel mondo vivente, non si è posto troppe domande su chi fosse. Era più urgente e vitale cercare buoni rapporti con le forze che istintivamente percepiva come molto più potenti di sé: quelle della natura primordiale e quelle dell’origine della vita e della morte, che ha interpretato come dei, progenitori e antenati. E’ in questo ambito che ha preso forma il bisogno di “conoscere se stessi” e lo sviluppo di pensiero e di pratiche di vita che lo accompagna. E proprio a partire da questo bisogno e da queste pratiche primordiali che prende il via il viaggio di questo libro alla scoperta di sé, un viaggio tra mito, folklore e psicologia.
Il libro racconta la terapia condotta con una famiglia adottiva in crisi. Sono state trascritte le parti più signifi cative delle sedute, seguite dal commento dell'autore. Incontro straordinario fra la realtà di due famiglie diverse, quella di origine e quella adottiva, la terapia della famiglia K apre prospettive di grande interesse. Dal punto di vista pratico, per dare risposte effi caci alle diffi coltà di molte famiglie adottive. Dal punto di vista più concettuale, per dimostrare come l'elaborazione del trauma e l'intervento sulle relazioni in corso non solo siano compatibili ma costituiscano ingredienti fondamentali di ogni lavoro terapeutico. In termini culturali, infi ne, per ribadire il valore, l'importanza e la complessità di un passaggio di consegne da chi non ce la fa a esercitare la genitorialità a chi invece aspira a una responsabilità così profondamente umana come amare e crescere un fi glio.
«È un'ingiustizia però!». A chi non è mai capitato di identificarsi un po' con Calimero, di ritrovarsi in questo tenero personaggio che si sente trascurato, ignorato e maltrattato? E chi non conosce almeno un (o una) brontolone «di professione» che passa il tempo a lamentarsi? Saverio Tomasella, psicanalista francese, ha studiato quella che ha ribattezzato come «sindrome di Calimero» in tutte le sue sfaccettature. Perché bisogna prima di tutto distinguere le lamentele motivate da difficoltà reali da quelle pesanti e distruttive, proprie di chi vive i piccoli problemi di tutti i giorni come delle ingiustizie nei suoi confronti (il classico «Ce l'hanno tutti con me!»). In questo libro Tomasella si rivolge sia ai Calimero che non vogliono più sentirsi vittime impotenti delle situazioni, sia a tutti quelli che non ne possono più di ascoltare proteste e recriminazioni altrui, e spiega come identificare le cause dell'insoddisfazione per combatterle meglio, in che modo reagire alle ingiustizie per consolare e mettere finalmente a tacere il pulcino piccolo e nero che c'è in noi (o negli altri). Perché la soluzione esiste. Anche Calimero può ritrovare la gioia di vivere!
E se Giuda fosse solo un infelice? Partendo da quest’ipotesi, l’autrice tenta una lettura della malattia depressiva, in una chiave simbolica del tutto nuova e inedita. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la depressione si manifesta infatti attraverso almeno dieci sintomi tipici, dalla malinconia, alle fantasie di suicidio, che permettono di riconoscerla e Giuda Iscariota, uno dei dodici apostoli di Gesù, in base a un’attenta analisi delle Scritture, sembra possederli tutti.
Ripercorrendo dunque la drammatica vicenda umana e psicologica di questa figura dei vangeli, che diviene l’archetipo stesso del tradimento, si tenta di risalire all’origine del male oscuro più diffuso dei nostri tempi, in cerca, se non di una soluzione, almeno di una comprensione più profonda e, forse, perfino di una possibile prevenzione.
Destinatari
Un ampio pubblico non solo di specialisti.
Autrice
Giulietta Bandiera è nata in Svizzera nel 1962, ma ha origini salentine e vive a Milano, dove lavora come giornalista e autrice televisiva, attualmente in forze a RAI 2. Ha un’intensa attività congressuale in tutt’Italia e tiene conferenze e seminari su temi di psico-spiritualità, in collaborazione con l’ISPA (Istituto di Psicodinamica Applicata) di Milano, di cui è docente e condirettore del magazine “Psicodinamica”. Ha pubblicato i volumi: Guida insolita ai misteri, ai segreti, alle leggende, alle curiosità e ai luoghi dell’Italia degli Angeli (Newton & Compton, Roma 2000), Dall’arte della guerra all’arte dell’amore (Xenia, Milano, 2002), Heaven Voices (audiolibro Capitanart Prod., Trento, 2009), Meditare con l’I Ching (Ed. Mediterranee, Roma, 2011). È inoltre autrice del filmdocumentario Dialoghi con l’Angelo (Honoro Film Prod. 2008, distribuito in libreria da Anima Edizioni, Milano).
Diego ha quattro anni e ha baciato la sua compagna dell'asilo sulle labbra come farebbe un adulto. La madre ha temuto che fosse stato un pedofilo a insegnargli certe cose. Poi c'è Carola, tredici anni, che aspetta di rimanere sola in casa per invitare il fidanzato ventenne nel lettone dei suoi. E sono sempre di più le piccole femme fatale e i latin lover in erba che esibiscono corpi e telefonini il sabato pomeriggio in discoteca. La colpa di questa maturità sessuale improvvisa, a volte inconsapevole, altre volte sbandierata con sfacciata naturalezza, secondo l'autrice, è della tv e della pubblicità che proprio nell'infanzia hanno individuato la nuova frontiera della seduzione. I bambini influenzano e orientano i consumi dell'intera famiglia, perché assorbono fin dalla più tenera età tutti quei messaggi che giocano sulla loro spiccata propensione a imitare i comportamenti dei grandi. A sedurre i nostri figli non sono però solo le bambole dalle fattezze da pin-up o le bambine in minigonna e posa sexy che ammiccano dalle pagine delle riviste, ma anche le merendine e gli zainetti con gli eroi del momento, gli spettacoli di wrestling e i telefilm horror, i videogiochi, le nuove droghe. Il libro risponde con strategie pratiche alle inquietudini provocate dall'erotizzazione precoce dell'infanzia, affrontando i problemi correlati come l'apatia dei sentimenti, la diffusione di atteggiamenti aggressivi - e aiutando gli adulti a riconoscere e prevenire questo malessere.
Come comportarsi con un figlio che non si stacca mai dal cellulare e dai videogiochi? A che età si può consegnare il tablet a un bambino? E poi: siamo così sicuri che tutti i giochi elettronici e le app facciano “male”? Senza ricette precostituite, questo volume risponde alle domande che più assillano le famiglie dei “nativi digitali”, i bambini e i ragazzi nati dopo il 2000. Con un’ampia gamma di esempi tratti da situazioni reali che riguardano età, contesti e device differenti, l’autore fornisce le coordinate per orientarsi in un universo, quello delle nuove tecnologie, in costante evoluzione.
Come si è evoluto il nostro cervello per sviluppare caratteristiche quali la flessibilità cognitiva, la capacità d'innovazione e imitazione? Uno dei maggiori scienziati cognitivi a livello internazionale, sfruttando le più innovative ricerche nell'ambito della genetica, dell'antropologia, dell'anatomia comparata e delle neuroscienze, traccia una linea argomentativa che critica gli assunti fondamentali di autori come Fodor, Chomsky e Hauser su mente, linguaggio e morale. Lieberman offre, quindi, un paradigma alternativo che, poggiando sui principi dell'evoluzione darwiniana, vede nelle caratteristiche dell'organismo umano e nelle interazioni con l'ambiente le basi del linguaggio e della variabilità culturale.
Questo libro è un contributo importante a una delle aree più impegnative della salute mentale: l'abuso di sostanze. Si concentra sulle esperienze psicopatologiche a esso associate: sia le conseguenze dell'abuso di sostanze che le vulnerabilità esistenziali che lo portano, anche se una distinzione così netta è raramente possibile. Il lavoro apporta una prospettiva innovativa alla questione, in quanto attinge a due campi scientifici la cui associazione non è stata ancora pienamente esplorata: la psicopatologia fenomenologica e gli studi sull'abuso di sostanze. L'associazione di queste due prospettive potrebbe costruire una maggiore comprensione di questo importante argomento ed essere di aiuto pratico per una vasta gamma di professionisti nella loro pratica clinica. La struttura del libro si ispira a questa prospettiva generale. La sua divisione in tre parti ha lo scopo di introdurre il lettore, in modo graduale, alle complessità del tema, sulla base degli ultimi progressi della letteratura specifica. L'obiettivo generale di quest'opera è quindi quello di offrire uno strumento utile ai clinici della salute mentale, agli psichiatri, agli psicologi, agli infermieri, agli studenti universitari di queste discipline e a tutti gli operatori dell'abuso di sostanze.
Attingendo dalla sua grande esperienza e da ampie conoscenze teoriche e di ricerca, Nancy McWilliams fornisce una nuova prospettiva sulla supervisione psicodinamica. In questo libro molto istruttivo prende in esame il ruolo del supervisore nel promuovere le competenze cliniche del terapeuta, nel fornirgli supporto, nell'aiutarlo a formulare e verificare gli obiettivi del trattamento, nell'offrirgli chiavi di lettura di fronte a problemi etici complessi. Arricchito di suggestivi esempi clinici, il libro prende in esame sia la supervisione individuale sia quella di gruppo, dedicando particolare attenzione alla gestione delle dinamiche personali, degli equilibri di potere e delle varie forme di diversità presenti nella diade di supervisione. A chi fornisce e a chi riceve la supervisione McWilliams insegna a valorizzare questa relazione unica come risorsa di apprendimento e crescita che accompagna per tutta la vita professionale.

