
La pandemia di Covid-19 ha imposto al mondo di fermarsi. L'umanità si è trovata costretta ad avviare un processo di apprendimento collettivo che, in quanto universale, ha imposto di ripensare in modo radicale la responsabilità di tutti verso i più elementari diritti umani. Siamo arrivati alla conclusione che nulla debba essere più come prima. Da decenni, infatti, il sistema capitalista e la globalizzazione hanno contribuito alla sistematica distruzione delle risorse della Terra, e oggi è più che mai necessaria una trasformazione delle nostre abitudini e dei nostri sistemi di produzione. È possibile che una cultura del cambiamento possa diventare egemone e che un'altra politica possa realizzarsi? Con una democrazia in grado di riappropriarsi di uno sguardo dal basso, e quindi attraverso il civismo, capace di segnalare alla classe dirigente come intervenire per il benessere collettivo, sarà possibile costruire un governo mondiale che impieghi tutte le sue forze per la pace globale e la salvaguardia del nostro pianeta?
«Il 7 ottobre 2023 Hamas non ha fatto solo strage di vite umane, ha ucciso un sogno. Il crimine peggiore. Uccidere per legittimare chi, sui due lati delle troppe muraglie, combatte per partito preso ogni possibilità di dialogo.» Nelle parole di Nello Scavo, poste all'inizio del libro, emerge il dramma che gli eventi del 7 ottobre hanno scatenato, proseguendo la scia di sangue che da decenni attraversa la terra di Israele e Palestina. Un punto di non ritorno. Eppure, proprio quando il baratro della guerra totale si fa reale e vicino, emergono segni di speranza, come l'esperienza del Villaggio di Neve Shalom Wahat al-Salam, nato più di cinquant'anni fa a metà strada tra Gerusalemme e Tel Aviv. Lì ebrei e palestinesi continuano a vivere insieme dopo il 7 ottobre, condividendo lo smarrimento e il dolore, ma anche l'ostinazione di chi crede ancora in un futuro possibile. Questo libro raccoglie le loro testimonianze: le loro parole tracciano percorsi e aprono prospettive concrete.
Per essere democratici oggi è ancora necessario essere antifascisti? Il riferimento alla Resistenza è tuttora determinante? E a quale resistenza ci si deve riferire? Sono questi gli interrogativi ai quali l'autore intende rispondere con questo volume che ripercorre alcuni passaggi decisivi che dalla Resistenza armata portano alla democrazia del 1945-47. Un momento centrale della nostra memoria storica e della nostra identità collettiva che si riflette inevitabilmente (da allora in poi) sul grado e sulla qualità della legittimazione della Repubblica.
Un'analisi lucida e imparziale sulle lunghe ombre politiche, economiche e sociali che dal ventennio della brutte époque si stendono sul Paese, e sulle "luci" che possono illuminare un progetto di rifondazione. L'appuntamento del Giubileo (2025) e quello probabile delle Olimpiadi (2024) devono essere spunto per impostare un grande progetto di risanamento e sviluppo dell'Italia, un progetto che gli autori presentano nella terza parte del libro indicando obiettivi, interventi, strumenti e azioni concrete, e proponendo "al Governo" la convocazione degli stati generali dell'Italia per coinvolgere finalmente le classi dirigenti, sin qui latitanti, in un vero progetto di rifondazione e rinascita del Paese. Lasciare Renzi "uomo solo al comando" - sostengono gli autori - è anche responsabilità di tutte le classi dirigenti del Paese, politiche e non, che invece devono tornare a suonare tutte assieme, in un concerto pluralista di suoni e voci, una sinfonia che sia un vero progetto di rinascita e sviluppo del Paese.
Il popolo, i cittadini, gli stranieri, le nazioni, la laicità, i diritti dell'uomo, l'universale... Che cosa significano veramente queste parole troppo usate, incessantemente evocate e raramente definite? Di che cosa stiamo parlando in effetti? Questioni elementari, dunque fondamentali. Una giovane che presto voterà ha il diritto di chiedere. Un adulto attento prova a risponderle, in termini semplici, accessibili a tutti.
I principi-padroni della nuova Cina.
“Occorre essere consapevoli che, sempre di più,
il nostro futuro e soprattutto quello dei nostri figli,
passa dalla crescita di questo straordinario Paese-continente
ricco di contraddizioni e infinite potenzialità.”
Chi sono veramente i protagonisti della Cina post-maoista? Com’è realmente questo impero orientale di cui si sa ancora troppo poco ma che non si può più ignorare, vista la centralità di quel lontano mondo negli scenari della politica e dell’economia attuali?
Ecco dunque le biografie ragionate di quei personaggi, insieme a tutti i loro vizi e le loro virtù, in un affresco che coinvolge i luoghi canonici della politica, dell’economia, della società, dello spettacolo, della cultura cinese. Dalla scomparsa di Mao Zedong al capitalismo aggressivo della svolta “borghese”, questo libro ci fa immergere in un mondo profondamente diverso ma anche parallelo al nostro, per il suo tentativo decennale di adeguarsi ed emulare i modelli occidentali e poi di superarli, nella sfrenata corsa dei nuovi imprenditori rossi verso e oltre i cliché delle società opulente. Una Cina imprevista e imprevedibile, ma più vera che mai.
Il settennato di Giorgio Napolitano ha segnato l'accrescersi dell'influenza della presidenza della Repubblica nel sistema politico-istituzionale. In un periodo caratterizzato dalla crisi del bipolarismo, dalla delegittimazione dei partiti e dalla debolezza di governo e parlamento, il Quirinale è stato il crocevia di incisive decisioni di politica interna ed internazionale. Dalle scelte legislative ai rapporti tra politica e giustizia, dalle missioni militari all'estero agli impegni nei confronti dell'Unione europea, la voce del capo dello Stato è stata sempre più presente ed ascoltata. Non si è trattato, però, di un presidenzialismo di fatto o "a Costituzione invariata". Come dimostra l'analisi condotta in questo volume, Napolitano ha saputo cogliere le potenzialità di intervento offerte dall'elasticità della disciplina costituzionale, così rafforzando il ruolo del capo dello Stato all'interno del nostro regime parlamentare.
Entrambi desiderosi di successo, caricaturali. Entrambi circondati da una "classe dirigente" senza arte né parte. Entrambi compiaciuti e conclamati. Entrambi populisti come nessuno, anche se poi i "populisti" son sempre gli altri. Entrambi megalomani, con la fregola delle opere megagalattiche. Entrambi allergici alle correnti interne. Al dissenso. Alla Rai libera. Entrambi circondati da una corte di fedelissimi con cui spartirsi il potere. Il cerchio magico. Il giglio magico. Entrambi garantisti, ma solo quando conviene. Entrambi complottisti, ma solo se il complotto l'hanno ordito loro. Renzi e Berlusconi si somigliano così tanto da diventare una cosa sola: Renzusconi. Con il suo consueto stile ironico e tagliente, Andrea Scanzi firma un esilarante - e inquietante - ritratto di Matteo Renzi: un politico sopravvalutato e vendicativo. Simile, anzitutto nei difetti, a chi per vent'anni ha inguaiato questo Paese. E di cui il segretario PD, con il beneplacito di molti "intellettuali", intende portare a termine il lavoro. Magari con un nuovo inciucio, stavolta definitivo, tra allievo e maestro.
È ormai evidente che le religioni giocano un ruolo attivo nelle guerre, armando le menti e scaldando i cuori dei fedeli. Ma perché avviene questo, quando ci si aspetta invece che mostrino una spiccata vocazione alla pace? L'elemento religioso costituisce oggi un fattore cruciale per comprendere i conflitti internazionali. Non si tratta né di "guerre di religione", né di "scontri di civiltà": la fede entra in gioco perché le politiche d'identità nazionali hanno bisogno di una legittimazione simbolica che altrimenti non potrebbero vantare. Attraverso numerosi casi di studio - dai movimenti hindu ai monaci buddisti in Sri Lanka, passando per l'islam politico e Israele - il sociologo Enzo Pace mostra come un conflitto emerga ogni volta che la religione cede alla logica della politica.

