
Nonostante la civiltà occidentale rivendichi l'invenzione della democrazia, Graeber ci mostra come in molte società "altre" ci siano state, nel tempo e nello spazio, forme democratiche basate sull'auto-organizzazione comunitaria ben lontane dal paradigma occidentale gerarchico e disegualitario. Non solo, nello stesso Occidente stiamo assistendo alla nascita tumultuosa di nuovi movimenti di critica radicale dell'esistente che stanno sperimentando una molteplicità di processi decisionali egualitari fondati su pratiche orizzontali e modalità di condivisione. Proprio questi esperimenti sociali in atto dimostrano come la democrazia sia un'invenzione molto più ricca e articolata della riduttiva concezione statuale imposta dall'Occidente come modello unico. Anzi, è proprio questo modello a essere oggi in crisi, perché è fallito il suo progetto di coniugare le procedure democratiche con i meccanismi coercitivi dello Stato e dunque creare democrazie nel senso pieno del termine.
Ne "La crisi sociale del nostro tempo" (1942), accanto al nesso tra basi morali e società libera, Wilhelm Röpke evidenzia l'importanza delle istituzioni politiche e il ruolo rilevante dello Stato, all'interno di un'articolazione politica fortemente decentrata e in un contesto europeo di tipo federalista. L'Autore, alla ricerca di un assetto istituzionale di tipo plurarchico, delinea i contorni di «uno Stato che sa tracciare esattamente il limite tra l'agendum e il non agendum», tra ciò che è conforme alla libertà degli individui e ciò che non lo è. Un arbitro robusto, il cui compito non è né di prender parte al gioco né di prescrivere ai giocatori tutte le mosse, ma di garantire, con assoluta imparzialità e incorruttibilità, la più stretta osservanza delle regole del gioco e della correttezza. Un ruolo per lo Stato che sia forte ma non affaccendato.
In un'epoca di pervasiva rivoluzione digitale, la democrazia occidentale vacilla. I meccanismi di rappresentanza sono messi in crisi da nuovi poteri, mentre un'architettura digitale onnipresente rischia di generare un ambiente di suggestione permanente che addormenta le coscienze. Attraverso i contributi di filosofi, teologi e scienziati, questo volume esplora le molteplici sfaccettature della crisi attuale: dai populismi all'autoritarismo digitale, dall'impatto delle neuroscienze sulle scelte politiche alla necessità di riscoprire un «senso del limite». La crisi della democrazia occidentale non si ferma alla diagnosi, ma delinea una via per il futuro. Una via in cui l'Europa, forte delle sue radici umanistiche e cristiane, può giocare un ruolo decisivo nella costruzione di una civiltà dell'amore e della pace. Una lettura essenziale per comprendere le sfide del presente e partecipare attivamente alla costruzione di un domani più giusto e autenticamente democratico.
"Nel corso delle feste Scire, un gruppo di donne, capeggiate da una di loro, Prassagora, particolarmente dotata di carisma e capace di pilotare un gruppo bene organizzato e proteso all'azione politico-assembleare, ha deciso di partecipare ai lavori dell'assemblea popolare. Naturalmente in quanto donne non potrebbero, perché la democrazia ateniese, come ogni società premoderna, è maschiocentrica. Perciò si travestono da uomini, con barbe, mantelli e sandali adeguati al ruolo." Questo libro ha al centro una commedia di Aristofane il commediografo, irriducibile a schemi preconcetti e a schieramenti partitici. La sua commedia, Le donne all'assemblea, ha di mira un progetto di riforma radicale della società che trova rispondenza con sorprendente puntualità nel nucleo più audace della Repubblica di Platone. Nella commedia, Aristofane ridicolizza l'idea che si possano mettere in comune le ricchezze e le relazioni sessuali; al contrario Platone ne fa l'oggetto di uno dei suoi dialoghi più importanti e influenti. È un conflitto paradigmatico sull'utopia, sulla possibile costruzione dell'uomo nuovo, sulla realizzabilità di un assetto sociale totalmente innovativo, fondato - secondo l'intuizione platonica sulla proprietà collettiva, o meglio sulla negazione della proprietà, e sulla cancellazione dell'istituto familiare con tutto il suo carico di egoismi. Più in generale, su una palingenesi complessiva di cui l''uomo nuovo' è o dovrebbe essere il risultato.
Il testo, antologia di scritti di Giovanni Maria Flick, curato dal giornalista Paolo Mazzanti, nasce da esplicite richieste fatte durante gli incontri sulla Costituzione, nell’ambito delle celebrazioni per i 70 anni della sua entrata in vigore. La sua attualità e la poca conoscenza che di essa vi è tra i cittadini, ci spinge a sostenere con una specifica pubblicazione chi, oggi, sta facendo della formazione ai valori fondamentali della nostra Repubblica il senso stesso della propria vita. Numerosi sono gli incontri e le conferenze che Giovanni Maria Flick fa in tutta Italia, con giovani e adulti. Questo testo può essere uno strumento a essi strettamente collegato, per conoscere e andare in profondità sui valori come la dignità della persona, la cultura, l’ambiente, il patrimonio, la Costituzione stessa. Da collegare a questo i precedenti: Elogio della Costituzione e Lanostracotituzione.it
La Costituzione italiana è la più longeva della sua "generazione" in Europa. Come la Carta del 1948 entri nel vivo della storia italiana (ed europea), al di là delle retoriche, è la questione al centro di questa ricerca. Che propone un punto di vista inedito, lo studio critico delle sette ricorrenze decennali, ad opera rispettivamente di Giuseppe Parlato, Ester Capuzzo, Francesco Soddu, Mauro Moretti, Paolo Soddu, Daniela Novarese, Giovanni Orsina. Gli anniversari e l'impatto delle celebrazioni nella fibrillante storia politica, sociale e istituzionale disegnano un percorso originale e suggestivo tra priorità, cortocircuiti, e attori - prima di tutto i partiti - posizionati in una scala multilivello. I percorsi dell'attuazione e della riforma si rincorrono e si intrecciano, in una storia molto articolata e non priva di contraddizioni, che implica in ogni caso un quadro segnato da un lato dai molteplici "vincoli" esterni di una Italia europea, dall'altro dal tema sempre vivo dell'articolazione interna di una Italia plurale. Anche attraverso la periodizzante cesura dei primi anni Novanta. La Costituzione, si conferma così, in una storia accidentata, ma lineare, ricostruita nei diversi contributi con sensibilità e tagli differenti, elemento conformativo, propulsivo e dialettico.
La Costituzione, "legge delle leggi", oltre a racchiudere e raccontare la storia di un paese ne progetta il futuro. Sempre al centro del dibattito pubblico e oggetto di innumerevoli tentativi di riforma, più o meno fondati, la Costituzione italiana è soprattutto un testo di straordinaria attualità. E' ciò che mostra Gianfranco Pasquino - uno dei grandi studiosi del nostro tempo - in queste trenta "lezioni" che sono altrettanti fulminei saggi sulle idee che hanno dato corpo e vita alla Costituzione, influenzando - tra intuizioni anticipatrici, chiaroscuri interpretativi e promesse disattese - la storia dell'Italia contemporanea.
"Splendida sessantenne", come la definì un decennio fa Giorgio Napolitano, la Costituzione ha mostrato nel corso del tempo la capacità di adattarsi a contesti storici e politici diversi, sopravvivendo perfino al crollo del sistema di partiti e rimanendo un punto di riferimento imprescindibile: che si parli di diritti civili o di conflitto di interessi, del ruolo del presidente della Repubblica o delle autonomia locali, di degenerazioni populiste, liberto di informazione o principi di solidarietà. Perfino del delicato problema della convivenza tra religioni diverse, che si fa sempre più acuto in Italia non solo a causa della crescita dell'Islam.
Frutto di una convergenza di culture politiche differenti, realizzata in modo splendido dai "padri" dell'Assemblea Costituente, secondo Pasquino, la Costituzione italiana contiene, ancora oggi, gli spunti, le modalità e gli strumenti con i quali tutti noi (cittadini, associazioni, istituzioni) possiamo e dobbiamo migliorare la vita del nostro paese.
Se l'Italia è una Repubblica fondata sulla bellezza, come è stato recentemente proposto in Parlamento, non c'è dubbio che l'abitudine al bello - e a un patrimonio artistico e culturale che non ha eguali nel mondo - sia il vero elemento unificante degli italiani, e come tale si rifletta nel testo della Costituzione promulgata nel 1948. Michele Ainis e Vittorio Sgarbi compongono un inedito commento letterario e illustrato alla nostra Costituzione in sedici capitoli, uno per ciascuno dei dodici princìpi fondamentali e dei quattro titoli in cui s'articola la prima parte della Carta. Un incontro che rivela la bellezza di un documento a cui contribuirono intellettuali come Croce, Marchesi, Calamandrei, capaci di esprimere, nel rigore della forma, un'altissima sensibilità letteraria. Questo "paesaggio umano e naturale", che affiora tra gli articoli e i commi della Costituzione, esprime nella forma più riuscita la corrispondenza tra il diritto e i cittadini: noi stessi, posti davanti allo specchio della legge, potremmo riconoscervi molto della nostra eredità, e scoprirci più ricchi di quanto immaginiamo. Alla bellezza del testo della Carta, testimoniata dalla sua longevità, questo libro affianca un tesoro di riferimenti, assonanze, simmetrie, tratti dalle diverse arti e ispirati ai princìpi costituzionali: suggerimenti di lettura che illuminano la vitalità e l'attualità del testo della Costituzione, un monumento da preservare come parte del nostro immenso patrimonio culturale.
Una Costituzione non è una legge qualsiasi, ma è la carta dei valori di fondo, dei diritti di tutti e delle regole per tutti. Questo volume ripercorre una pagina fondamentale della storia italiana, dallo Statuto albertino sino all'approvazione della Carta nel 1947, e mostra le fasi della nascita, dell'attuazione e delle modificazioni della "legge fondamentale della Repubblica". Ne chiarisce l'architettura, i concetti chiave, il linguaggio e lo spirito, ne spiega i contenuti, dai diritti civili, politici e sociali all'organizzazione dei poteri dello Stato, fino alla giustizia e ai rapporti internazionali e con l'Europa, facendo emergere il senso e l'attualità dei principi che sono alla base della convivenza civile. Uscito per la prima volta nel 2004, il volume viene presentato ora in una nuova edizione che - oltre a dar conto delle modifiche della legge elettorale e delle vicende costituzionali culminate nel referendum del 2006 - comprende il testo integrale della Costituzione.
In poche pagine, Valerio Onida ci racconta da dove viene la Costituzione italiana. Il suo linguaggio, i diritti che afferma, la Repubblica che costruisce e le relazioni internazionali che intesse, sono il risultato di un cammino storico che continua anche nel presente. Nel 75º anniversario dell'entrata in vigore, Marta Cartabia prosegue la riflessione del suo maestro con uno sguardo rivolto al futuro, italiano ed europeo.
Con la consueta lucidità di analisi ed estrema chiarezza, in queste pagine Giovanni Sartori affronta alcuni temi cruciali del nostro tempo: la crisi della politica, i labili confini tra libertà e dittatura, il "conflitto di culture e di civiltà" fra Islam e cristianesimo, la "guerra terroristica" e la "guerra al terrorismo". Come in molti suoi editoriali sul "Corriere della Sera", il noto politologo scrive inoltre di questioni di vitale importanza per la nostra Repubblica, come il sistema elettorale "perfetto", l'ondata migratoria e il diritto di cittadinanza, e - in ultimo - il delicato quesito su quando la vita biologica diventa propriamente umana. "Gli uomini, una volta scesi dagli alberi e diventati bipedi implumi, si sono organizzati in piccole tribù dedite alla caccia e all'agricoltura" ricorda Sartori. "Il salto è avvenuto con la scoperta della macchina, che ha creato una nuova società, la società industriale. Tutto bene, finché non ci siamo resi conto che anche le macchine potevano essere prodotte dalle macchine, togliendo lavoro a un mondo sovrappopolato, sempre più tele-diretto." "La corsa verso il nulla" offre stimolanti spunti di riflessione e raccoglie le amare considerazioni di un grande saggio della cultura politica sul lento declino a cui l'Italia e l'Europa sembrano destinate per non aver saputo salvaguardare i valori fondanti di una società realmente liberal-democratica.

