
Bernard Maris è una delle vittime dell'attacco terroristico alla redazione di "Charlie Hebdo" del 7 gennaio 2015. "Houellebecq economista" è il suo ultimo libro, un omaggio a Houellebecq e alla sua analisi del mondo. Per capire a fondo l'essenza di un'economia basata sul libero mercato non c'è niente di meglio che leggere "Estensione del dominio della lotta" di Michel Houellebecq. Dalla devastazione post-capitalistica di "La possibilità di un'isola" alla lucida analisi della divisione del lavoro in "La carta e il territorio", dalla questione sull'utile e l'inutile in "Piattaforma" all'orrore per il liberalismo economico nelle sue poesie, nessun altro scrittore contemporaneo ha mostrato una pari capacità di comprensione di un mondo così impregnato di economia. Questo libro non vuol fare a Houellebecq il torto di definirlo un economista, ma rendere omaggio alla sua acutezza visionaria.
"Confidarsi in pubblico è come perdere l'anima. Qualcosa bisogna pur tenere per sé" ha detto Wislawa Szymborska. E ha detto anche: "Cerco di non pensare troppo a me, e non lo dico per smanceria o per ingraziarmi il lettore. È la verità: non sono al centro dei miei interessi". Scavare nella vita di chi tanto detestava mettersi pubblicamente a nudo e ha fatto della riservatezza la propria insegna potrebbe dunque sembrare un'indebita intromissione. Peggio: un tradimento. Anna Bikont e Joanna Szczesna sono riuscite a evitare questo scoglio. "Cianfrusaglie del passato" (espressione tratta dalla poesia "Scrivere il curriculum") è una biografia non solo rigorosa e documentata, frutto di ricerche e di conversazioni con la Szymborska stessa e con quanti l'hanno frequentata, ma soprattutto discreta. Giacché a risuonare, in ogni pagina, non è la loro voce, ma quella, irresistibilmente ironica, di una donna che - ha scritto Adam Zagajewski - "sembrava appena uscita da uno dei salotti parigini del Settecento". Scopriremo così il suo ambiente familiare, le letture, i giochi dell'infanzia, la vita nel "kolchoz dei letterati" di Cracovia e la giovanile adesione all'idea comunista, la rapida disillusione, e poi la simpatia per Solidarnosc negli anni Ottanta, infine lo spartiacque del Nobel. E scopriremo, alla fine, la sua gravità, la sua profondità, puntigliosamente celate dietro lo schermo della leggerezza giocosa e della impenetrabile discrezione.
"L'ultima immagine che conservo di Giuseppe De Carli è del marzo 2010. Vulcanico, entusiasta come sempre, una raffica di idee. Non riusciva a stare fermo un attimo su quella poltrona. Ci aveva convocato nel suo studio di Borgo Sant'Angelo, voleva coinvolgere i colleghi del Tg2 nel progetto di uno speciale su Papa Wojtyla che fu trasmesso poi il 18 maggio 2010. Fu l'ultima sua produzione, morì due mesi dopo. Era già malato, un segreto che per pudore conservava per sé. Anche noi ignoravamo la gravità del male, e nulla nei suoi modi e nel suo volto lo faceva presagire. Lo intricava come tutte le cose nuove e un po' audaci l'idea di ollaborare con giornalisti di una testata diversa e storicamente 'competitiva' rispetto al suo Tg1, in cui aveva profuso tante energie prima di impegnarsi come responsabile della struttura Rai Vaticano. Collaborazione inedita, già sperimentata giusto un anno prima, in occasione del viaggio di Benedetto XVI in Terra Santa (maggio 2009). Indimenticabile la telecronaca che facemmo insieme della preghiera del Papa sul Monte Nebo in Giordania. E la Messa a Nazareth, sul Monte del precipizio, sveglia alle tre e mezza della notte. Lui felice come un bambino, mai un lamento per i disagi (...). E poi il commento in diretta dell'evento, la solita professionalità, pagine e pagine di appunti preparati con pignoleria su ogni aspetto storico e liturgico della Messa in Galilea."
"Tempo fa feci una promessa a Emilio Riva, dare voce al suo silenzio. Ma non ho fatto in tempo a mantenerla, è morto prima che potessi leggergli questo libro." Giovanna du Lac Capet è stata accanto a Emilio Riva, proprietario dell'ILVA, azienda siderurgica che comprende le acciaierie di Taranto, per più di quarant'anni. E per più di quarant'anni ha avuto la consapevolezza di vivere con un uomo tutto d'un pezzo, una persona a cui la vita non ha fatto sconti, e che doveva unicamente a se stessa, al proprio rigore e alla dedizione al lavoro l'"impero" che porta il suo nome. Nato a Milano da una famiglia non agiata. Inizia un'attività di compravendita di rottami e nel 1954 apre il suo primo stabilimento a Caronno Pertusella. Da quel momento, la sua attività conosce una continua espansione, con stabilimenti in Italia e all'estero. Incontra Giovanna in Eritrea, dove lei è cresciuta: quando l'opera di modernizzazione dell'Etiopia prevede che si avvii anche un imponente progetto siderurgico, Hailé Selassié sceglie di rivolgersi proprio a Emilio Riva, che per l'occasione si reca in Africa. Quello che leggiamo è il racconto di una donna innamorata e fiera del proprio compagno, ma anche di una persona che, a un certo punto della propria esistenza, è costretta a porsi una serie di difficili domande, tutte tese a tentare di dare una risposta all'unico vero dubbio: ha passato la sua vita accanto a un mostro da sbattere in prima pagina? Prefazione di Vittorio Feltri.
Fu uno dei sacerdoti più amati e seguiti dai giovani. Con il suo carisma affascinò credenti e laici, lasciando un'impronta indelebile e originale nella Chiesa e nella società del suo tempo. A dieci anni dalla scomparsa, Renato Farina, che lo frequentò fin da liceale e realizzò con lui numerose interviste lungo tre decenni, ne ricostruisce la straordinaria parabola esistenziale.
Una delle più amate protagoniste della lirica internazionale si racconta a cuore aperto, fra sorrisi, lacrime e abbondanti spruzzate di genuina autoironia. Katia Ricciarelli ha scelto dieci memorabili figure femminili dell'opera lirica per ripercorrere la sua straordinaria parabola esistenziale, gli amori appassionati, la sfolgorante carriera. In questa vita, che sembra un melodramma, ci sono il ricordo di una famiglia poverissima e di un padre che l'abbandona appena nata, le difficoltà degli inizi e la passione per il canto che giustifica qualunque sacrificio per pagarsi il conservatorio. E poi i teatri e i registi, i direttori d'orchestra e i corteggiatori famosi, ma anche i desideri normali di una donna, che oggi si prodiga per trasmettere alle giovani generazioni la cultura del bel canto. Se la lirica è il "demone" che l'ha condotta a calcare i palcoscenici di tutto il mondo, l'ostinata fiducia nel domani e in Dio è stata l'"angelo custode" nei momenti difficili. Nel racconto - che intreccia vicende personali alle avventure delle grandi interpretazioni di Traviata, Tosca, Desdemona, Mimì e molte altre - la cantante parla della sua vita di ieri e di oggi, e si rivolge non solo alle donne, ma a tutte quelle persone che, nella fatica del quotidiano, cercano quella serenità che, come lei stessa scrive, "ti permette di trascorrere le giornate con il 'sole nel cuore'".
In soli ventinove anni di vita, prima di essere inghiottita come Anna Frank dal buio del lager, Etty Hillesum (1914-1943) ci ha lasciato un eccezionale tesoro di pensiero sulla vita offesa, su Dio, sul male e sulla bellezza, sulla speranza che non si rassegna.
Emanuela Miconi, germanista di formazione, rilegge Etty da una prospettiva inedita, sottolineando per esempio i fili che la legano al grande poeta Rainer Maria Rilke, in tre capitoli appassionanti e rivelativi: «Un'anima di fuoco e di cristallo», «I costruttori di Dio», «Sulla soglia: le lettere da Westerbork».
Racconto della sua vita breve ma intensissima, e del suo pensiero folgorante, il libro è una chiave che ci apre i segreti di Etty, quasi inesauribile fonte di illuminazioni e di interrogativi sul Novecento degli orrori e sul nostro presente.
"Le Beau Chàteau" è la villa più costosa di tutto il Connecticut. Nove camere da letto, undici caminetti, un ascensore e persino un locale dove asciugare i tendaggi, per un totale di 1300 metri quadrati. A cui si aggiungono 21 ettari di bosco, con tanto di cervi, tacchini selvatici e fiume privato con cascata. Valore: 24 milioni di dollari. Questo paradiso terrestre, però, ha altre due caratteristiche ancora più eccezionali: è disabitato dal 1951 ed è solo una delle numerose dimore di lusso che la proprietaria, Huguette Clark -possiede in giro per gli Stati Uniti. Il giornalista Premio Pulitzer Bill Dedman non può di certo permettersi una casa del genere. Se ha risposto all'annuncio è stato per pura curiosità. Ma quando, dopo aver parlato con il custode del "Beau Chàteau, scopre che Huguette Clark ha quadri di Renoir appesi in salotto, Stradivari originali, e ancora una casa per le vacanze a Santa Barbara a picco sull'oceano Pacifico e ben tre appartamenti al 907 della Quinta Strada di New York ("l'indirizzo più esclusivo nella città più cara d'America"), non può fare a meno di scavare più a fondo in quel mistero. Chi è quella donna che possiede dimore la cui superficie complessiva equivale a quella della Casa Bianca? Come può permettersi di sprecare tanto denaro lasciandole sfitte? È vero, come dicono certe voci, che sia morta a 104 anni, dopo aver trascorso gli ultimi venti in un ospedale, nonostante le sue buone condizioni di salute?
"Curzio" è il romanzo della vita di Curzio Malaparte. La storia comincia nel 1933 a Lipari, dove il fascista Malaparte è confinato per attività antifascista, e si conclude nella primavera del 1957 nella clinica "Sanatrix" di Roma in attesa di una morte della quale tutti desiderano impadronirsi: i democristiani, i comunisti, i repubblicani, la Chiesa cattolica. Fra i due poli si espande la più clamorosa personalità di avventuriero, di narcisista, di rinnegato che abbiano conosciuto l'Italia e l'Europa: un "razziatore avido di cose e di prede" ebbe a definirlo il pittore Orfeo Tamburi che gli fu amico, uno dei pochi. Grande giornalista, a 30 anni Malaparte ha diretto il quotidiano La Stampa; è entrato nelle più sconvolgenti avventure del secolo: le due guerre mondiali, la macchina stragista del nazismo, la nascita del comunismo sovietico e di quello cinese, la conquista coloniale; ha scritto libri di enorme successo che hanno ferito la sensibilità comune, da Tecnica del colpo di Stato a Kaputt a La pelle. Non si notano che contraddizioni in Malaparte, uomo fragile dentro e forte fuori, pronto a tutti i compromessi pur di ricavarne un vantaggio. Sullo sfondo c'è il bel mondo italiano e parigino, c'è la vita nei giornali e nelle case editrici, c'è il cosmopolitismo artistico e diplomatico. E c'è l'Italia massacrata da un regime gonfio di retorica e di errori, protesa verso un futuro che, caduto il fascismo, sembra promettere soltanto violenza e vendette.
Marie Curie non poté studiare in patria, la Polonia, perché in quell'epoca l'università era preclusa alle donne. Per questo si trasferì in Francia dove si laureò e si dedicò alla ricerca con enorme successo, fino al Premio Nobel. È solo uno dei tanti modelli femminili affascinanti, rigorosi, combattivi, mai banali, raccontati da Rita Levi-Montalcini. Storie straordinariamente esemplari per le adolescenti spaesate tra "velinismo" e paure. A loro, e ai loro fratelli e genitori, la più grande scienziata italiana racconta con passione i propri riferimenti personali: figure innovative, fiere e rivoluzionarie che hanno saputo affermarsi e trascinare con sé l'emancipazione della donna nella società occidentale, fino ai giorni nostri. Età di lettura: da 13 anni.
Come si definisce l'eredità nel campo del pensiero e della filosofia? Qual è il lascito ideale di uno dei più importanti filosofi italiani del secolo scorso come Enzo Paci? Il rapporto tra maestro e allievo rivive nel ricordo dell'erede Carlo Sini, per il quale Enzo Paci (1911-1976) è stato uno dei più significativi e originali filosofi italiani della seconda metà del Novecento. Allievo di Antonio Banfi, ha insegnato nelle Università di Pavia e di Milano. Già nei primi anni quaranta si segnalò, con Luigi Pareyson e Nicola Abbagnano, come protagonista dell'esistenzialismo italiano. Seguì la fase del "relazionismo" con la fondazione della rivista "aut aut" nella quale la filosofia dialogava a tutto campo con l'arte, la letteratura, l'architettura, la scienza, l'economia. Fu allora che Paci ripropose la fenomenologia husserliana come filosofia guida del nostro tempo, coniugandola negli anni sessanta con il marxismo umanistico, in collaborazione con Jean-Paul Sartre e Maurice Merleau-Ponty. In questa fase, culminata con la pubblicazione del capolavoro di Paci ("Funzione delle scienze e significato dell'uomo", del 1963), si colloca la collaborazione di Carlo Sini, allievo e assistente di Paci alla Statale di Milano e poi suo successore dal 1976. Sini in questo libro ripercorre, sul filo della memoria, il suo rapporto con il maestro e con l'eredità culturale e umana che ne è derivata.
Antonio Gramsci è, più di ogni altro, autore fecondamente "inattuale", dissonante rispetto allo spirito del nostro presente. A caratterizzare il rapporto che l'odierno tempo del fanatismo dell'economia intrattiene con Gramsci è, infatti, la volontà di rimuoverne la passione rivoluzionaria, l'ideale della creazione di una "città futura" sottratta all'incubo del capitalismo e della sua mercificazione universale. Risiede soprattutto "nell'attuale inattualità" della sua figura la difficoltà di ogni prospettiva che aspiri oggi a ereditare Gramsci e ad assimilare il suo messaggio: ossia ad assumere come orientamento del pensiero e dell'azione la sua indocilità ragionata, fondata sulla filosofia della praxis dei "Quaderni". Essa trova la sua espressione più magnifica nella condotta di vita gramsciana, nel suo impegno e nella sua coerenza - pagata con la vita - nella "lotta per una nuova cultura, cioè per un nuovo umanesimo". Critica glaciale delle contraddizioni che innervano il presente e ricerca appassionata di un'ulteriorità nobilitante costituiscono la cifra del messaggio dell'intellettuale sardo: l'ha condensato lui stesso nel noto binomio del "pessimismo dell'intelligenza" e dell'"ottimismo della volontà". Ereditare Gramsci significa, di conseguenza, metabolizzare la sua coscienza infelice e non conciliata, la passione durevole della ricerca di una felicità più grande di quella disponibile.