
Il dono della fedeltà e la gioia della perseveranza. Manete in dilectione mea.
L' intento di questo nuovo documento è di «elaborare e proporre alcune indicazioni o linee di intervento preventivo e di accompagnamento» (n. 3). Contestualmente, di fornire agli interessati le normative codiciali e della prassi dicasteriale in ordine alle regole da rispettare in tali frangenti.
Su un tema così delicato come la decisione di uscire dalla vita consacrata sono necessari sia uno sguardo attento come un ascolto sincero. Il discernimento dell’interessato, dell’accompagnatore e delle comunità diventa l’invito più insistito. «Prospettare il momento dell’uscita come percorso di accompagnamento vocazionale vuol dire lavorare assieme per un discernimento che continua ad avere senso anche e soprattutto nei momenti più delicati e importanti della vita, in una prospettiva di inclusione, nel rispetto delle diversità delle scelte del fratello e della sorella» (n. 46).
Liberamente si è entrati e liberamente si può uscire, ma la serietà e coerenza vale nell’un senso come nell’altro, vale per il singolo e per la famiglia religiosa. E le regole, come la giusta pretesa del popolo di Dio, ce lo ricordano. Non si può accettare acriticamente l’assenso «del tutto empatico e comprensivo (del nostro contesto sociale) nei confronti di persone che rompono legami di vita assunti in forma irrevocabile» (n. 57).
«Oggi di fronte al venir meno della perseveranza di tanti fratelli e sorelle che con generosità avevano intrapreso la via della sequela, possiamo diventare giudici severi, mettendo in rilievo difetti e fragilità che non sono stati affrontati nella maniera giusta, per cause personali, istituzionali o di responsabilità collettive. Chi abbandona deve porsi serie domande sul perché sia venuta meno la propria scelta vocazionale, e chi resta, sulla coerenza del suo rimanere e su eventuali implicazioni nelle cause di allontanamento e raffreddamento della perseveranza di chi se n’è andato. Siamo tutti reciprocamente responsabili e custodi dei nostri fratelli e sorelle, specie di quelli più deboli, perché siano “radunati in Cristo come una sola peculiare famiglia” e i legami di fraternità devono essere coltivati con lealtà in modo da creare per tutti un aiuto reciproco nel realizzare la vocazione propria di ciascuno» (n. 99). 
Questo libro è realizzato per i giovani che vogliono approfondire la conoscenza di San Francesco attingendo direttamente alle fonti. Una di queste e di primaria importanza, soprattutto per quanto riguarda gli anni giovanili del santo, è la "Leggenda dei tre compagni", nella quale viene delineato il cammino vocazionale di Francesco.
Quale possibile rapporto tra psicologia e discernimento vocazionale? Se vivere la propria vocazione vuol dire diventare sempre di più uomini a Sua immagine e somiglianza, la psicologia diventa uno strumento necessario per comprendere la propria umanità e rispondere in pienezza alla Chiamata con cuore libero.
Prendendo spunto dalle parole di papa Francesco nella sua lettera a tutti i presbiteri, don Marco D’Agostino propone un riflessione sulla formazione sacerdotale, su tutto quello di buono che va conservato e su dove si può lavorare per migliorare. Facendo eco al messaggio di orgoglio che invitava i sacerdoti «a rinnovare quelle parole che il Signore ha pronunciato così teneramente nel giorno della nostra ordinazione», D’Agostino si rivolge principalmente ai seminaristi e ai loro formatori con un invito evangelico a tornare alle sorgenti della gioia, a Cristo.
La ricapitolazione di una vita sacerdotale è l'occasione non solo per fare un bilancio, riconoscendo il passaggio dell'amore di Dio sotto tante forme nella propria storia, ma anche per ragionare, a mente fredda e cuore caldo, sull'identità del prete nella Chiesa e nel mondo di oggi. Ogni capitolo ha un invito alla riflessione per il lettore.
La dissertazione si prefigge lo scopo di evidenziare la concezione di consacrazione religiosa elaborata dal canonista francescano A. Boni (1927-2014) negli anni successivi al Vaticano II. La tesi è composta da una nota biografica iniziale e da quattro appendici finali; il suo corpus è articolato in tre capitoli ai quali seguono le conclusioni.
La diversificazione laico-sacerdote, diventata corrente per designare i membri del nuovo movimento sorto nel nome di Gesù di Nazaret, non compare nei testi del Nuovo Testamento, che sono gli scritti cristiani più antichi e anche normativi. Là invece si dà una paritaria convergenza nel costituire tutti insieme una nuova realtà ecclesiale, cioè comunitaria, i cui membri comprendono indistintamente i ministri ecclesiali (mai chiamati sacerdoti) insieme a tutti gli altri membri della comunità (mai chiamati laici). Importa allora scandagliare quelle scritture, comparando la struttura ecclesiale ivi attestata con la compagine religiosa dell'ambiente greco ed ebraico, per prendere atto di quale sia la novità e l'autentico DNA del fenomeno "cristianesimo".
Se in Internet cerchiamo "omosessualità e sacerdozio cattolico", troviamo migliaia di pagine dedicate a questo argomento: è pruriginoso e quindi appetibile. La Chiesa cattolica è stata coinvolta in scandali relativi all'omosessualità e agli abusi sessuali nei confronti di minori, in cui erano compromessi sacerdoti e vescovi. Ma la maggioranza di loro è fedele alla vocazione e vive la scelta del celibato con coerenza e in molti casi con santità. Rimane, invece, poco considerata la realtà nascosta dei sacerdoti e consacrati che, per il disagio derivato dalla disarmonia che avvertono nella loro vita, scelgono di intraprendere liberamente vari percorsi di aiuto.
Sempre con rispetto delle persone, l'Autore affronta il problema del rapporto tra omosessualità e sacerdozio cattolico, analizzando la formazione psicologica della personalità, i documenti della Chiesa sull'argomento, e individuando le cause che hanno portato all'aumento di consacrati con orientamento omosessuale.
Sull'onda della "rivoluzione sessuale" del 1968, si è verificato un cambiamento antropologico: la scissione tra sessualità e procreazione, la sostituzione dell'identità psicosessuale con l'orientamento sessuale, e l'equiparazione tra eterosessualità e omosessualità, sono ora viste come espressioni della libertà dell'uomo svincolato da ogni limite naturale, morale e sociale.
Questo libro permette di analizzare il rapporto tra sacerdozio, omosessualità e formazione della personalità e dell'identità psicosessuale. La conoscenza di ciò permette di fare scelte libere e maturanti, per il bene proprio e della comunità.
Le donne consacrate accolgono le sfide dei giovani e delle giovani a partire dal Sinodo a loro dedicato. Chiesa che vive il carisma dell'ascolto, fa esperienza del presente come tempo favorevole e prezioso per rilanciare ethos e percorsi viali. Da parole formative nuove nascono stili e cammini inediti, attesi all'identità di genere, senza timore di proporre per l'oggi la vis provocativa della vita consacrata, nelle sue varie forme. Invit discreto a procedere verso l'umano e il mistero: verso la Fonte.
"Ecco la grazia di prendere a cuore e in mano l'annuncio del Vangelo, senza rassegnazione o vittimismo".
Suor Beppa, al secolo Anna Canestrini, nasce a Sabbionara d'Avio (Trento) nel 1928 in una famiglia "povera e onesta". Carattere tenace, deciso, carismatico e anticonformista, Beppa, dopo il diploma di infermiera, lavora per lunghi anni in ospedale, fino al 1983, quando ha la seconda chiamata: viene aperta a Trento la Casa Accoglienza alla Vita e Beppa ne assume da subito le redini. Inizia così un'avventura trentennale straordinaria, raccontata nelle pagine del libro. Centinaia di mamme in difficoltà con i loro bimbi sono accolte in casa accoglienza. Mamme italiane, dall'Europa dell'Est, dall'Africa o dall'America Latina. Beppa è presente in casa 24 ore su 24. Ne è la direttrice, ma è molto di più: è l'anima e il cuore della casa, è la consigliera, la confidente. È suora fin nel midollo, ma non nell'abito; per sua libera scelta, caso unico nella sua comunità, indossa abiti secolari. Poco integrata nella vita di convento, non sempre è compresa dalle sue consorelle. Beppa è una suora atipica, aperta al mondo, disincantata. A volte le sue parole sono taglienti, ma mai ambigue, né ingannevoli. Anche quando si tratta di comunicare alle mamme verità scomode.
 La lex orandi qualifica i ministri ordinati come «peccatori fiduciosi nella divina misericordia» e come «servi premurosi del popolo di Dio». Scelti tra i  fratelli per essere «fedeli dispensatori dei santi misteri», essi sono investiti di un eccezionale «peso di grazia». E tuttavia non sono esenti dalle “passioni”, parola che ha la duplice accezione di sofferenza e di desiderio, e nemmeno dalle “tentazioni”, termine che ha il significato di prova, di scrutinio.
Un libro schietto, per tutti, sacerdoti ma anche laici credenti.
 
 
 
 
 
  
