
«Più si teologizza, meglio si filosofa»: con queste parole Emmanuel Falque guida il lettore nel metaforico "passaggio del Rubicone", che conduce dalla riva della filosofia a quella della teologia sconvolgendo i canoni tradizionali del rapporto tra le due discipline. Mettere in dialogo questi versanti opposti - nel tentativo di innovare un'antica tradizione che affonda nel pensiero medievale e ha vari sviluppi nell'età contemporanea - significa predisporsi a una loro nuova comprensione, alla scoperta della potenza euristica di questi diversi e autonomi ambiti del sapere, dove l'uno arricchisce l'altro. Una prospettiva che conduce al superamento del ruolo ancillare della filosofia rispetto alla teologia e alla liberazione della teologia tramite la filosofia, con l'audacia che caratterizza la svolta teologica della fenomenologia francese nel suo aprirsi alle tematiche religiose. La proposta di Falque è una originale ermeneutica cattolica che si pone in dialogo con Husserl, Heidegger, Ricoeur, Lévinas, Merleau-Ponty, Derrida, Rahner, von Balthasar, Bultmann, de Lubac, e ruota attorno ai temi del "corpo", della "voce", del "Kerigma" e del "credere". La "decisione per la fede" è il timbro del suo pensiero: un sapere filosofico-teologico "trasformante".
Ogni giorno la società e i media ci bombardano di immagini e messaggi che ci dicono chi, cosa e come dovremmo essere. Siamo portati a credere che per non sentirci inadeguati dovremmo condurre una vita semplicemente perfetta. Così, la maggior parte di noi continua ad andare avanti pensando: «Cosa succederà se non riuscirò a tenere tutti questi birilli in aria? Cosa penserà la gente se fallirò o rinuncerò? Quando posso smettere di dimostrare a tutti quello che valgo?». In questo libro Brené Brown ci guida in un percorso di dieci tappe che, partendo dalla presa di coscienza della nostra vulnerabilità - e della sua bellezza - insegna a vivere con tutto il cuore, liberi da questi condizionamenti. «Vivere in modo incondizionato significa prendere parte attiva alla nostra esistenza. Significa svegliarsi la mattina e pensare: "Non importa ciò che riesco a fare e ciò che mi resta da fare, io sono abbastanza". Prendere possesso della nostra storia può essere difficile, ma non quanto passare la nostra vita a fuggirne. Abbracciare la nostra vulnerabilità può essere rischioso, ma non quanto rinunciare all'amore, al senso di appartenenza e alla gioia. Soltanto quando siamo abbastanza coraggiosi da esplorare l'oscurità scopriamo il potere infinito della nostra luce».
Un prete di Genova con un passato da dj ha aperto una discoteca e una radio per insegnare ai ragazzi a «ballare senza sballarsi» e per parlare con loro di anoressia e cyber-bullismo. Una suora di Milano ha fatto tesoro dei suoi studi di ballerina e coreografa per proporre a Palestrina, in provincia di Roma, un corso di danza che scommette sulla capacità del corpo di esprimere la relazione con Dio. Una coppia di sposi di Manfredonia organizza weekend residenziali per giovani, single e fidanzati, corsi per «fare il tagliando al matrimonio» e un percorso a tappe alla scoperta dell'amore nuziale, mentre a Frosinone un parroco ha dato vita a una fondazione per sostenere bambini e adulti in difficoltà, con uno sguardo particolare a chi è rimasto solo e ferito nella guerra dei Balcani. E, ancora, un oratorio di Riccione organizzato come una vera e propria casa abitata da ragazzi ed educatori; iniziative di primo annuncio, da Altamura a Torino, rivolte a persone omosessuali; comunità giovanili che in vari luoghi d'Italia parlano del vangelo a chi ama le opere d'arte conservate nelle chiese e una catechesi con bambini ispirata a Maria Montessori, diffusa in ambienti sociali diversi dei cinque continenti...Sono solo alcune delle sessanta esperienze pastorali innovative raccontate in questo libro, un panorama della creatività espressa dal mondo cattolico italiano negli anni di papa Francesco.
Nei primi otto versetti del libro dell'Apocalisse per ben tre volte si fa riferimento al tema della venuta. Già i classici greci e latini insegnavano che ogni buon autore annuncia all'inizio ciò che poi svilupperà nel corso della sua opera e che in prologo ed epilogo avviene un vero e proprio scambio diretto di messaggi e di avvertenze tra autore e lettore. Con i primi otto versetti e, quindi, anche in Apocalisse 1,7 l'autore stringe una sorta di «patto narrativo» con chi inizia a leggere affinché non vada fuori strada nell'interpretazione. Questo libro propone per la prima volta un'analisi completa e sistematica di Apocalisse 1,7 in tutte le sue sfaccettature: collocazione, struttura, composizione, testi e contesti cui si fa allusione, rimandi tematici a paralleli sparsi nel libro. La conclusione mette in evidenza anzitutto la grande inclusione cui l'autore dà vita prima collocando l'annuncio della venuta del Trafitto in apertura del libro, e poi mettendo sulle labbra di lui, alla prima persona, la promessa che ciò avverrà sollecitamente: «Ecco, io vengo presto!». In secondo luogo, un po' a sorpresa, quella conclusione mostra come l'Apocalisse, con la sua ricchissima Cristo-logia, sia in realtà basata sulla Teo-logia e ad essa orientata.
Nella tradizione della Chiesa cattolica la sessualità ha sempre occupato un ruolo di primo piano e ha monopolizzato la riflessione morale. La visione negativa, sviluppata fin dal periodo patristico e nata dalla contaminazione del cristianesimo delle origini con correnti di pensiero di matrice dualista, ha assunto connotati più strettamente dottrinali e rigorosamente sistematici a partire dagli inizi dell'epoca moderna. L'etica sessuale cattolica ha assunto quali referenti ultimi e decisivi i concetti di «natura» e di «legge naturale», da cui scaturivano come criteri imprescindibili per la valutazione del comportamento morale il rispetto della differenza uomo-donna nelle relazioni, il perseguimento del fine procreativo e l'inserimento dell'atto sessuale nel contesto matrimoniale. Questo modello ha finito per assecondare una forma di repressione del sesso con esiti fortemente negativi sulla vita delle persone e delle relazioni interpersonali. È un'impostazione dell'etica sessuale a cui reagisce Salvino Leone, che in questo saggio auspica l'adozione di nuovi linguaggi e propone un cambio radicale di paradigma, cioè il passaggio da una prospettiva «giusnaturalista» a una prospettiva «personalista». Un nuovo sguardo in grado di far uscire il magistero e la ricerca teologica dalle strettoie di una tradizione anacronistica per dar corso a una visione della sessualità capace di coniugare la fedeltà al messaggio evangelico con la fedeltà alla ricchezza dei significati che la ricerca antropologica contemporanea aiuta a scoprire.
La dimensione relazionale costituisce una componente fondamentale dell'identità di ogni persona e della sua interiorità, temi sui quali convergono gli studi dell'antropologia, della psicologia a orientamento dinamico, della filosofia e della spiritualità cristiana. A partire dalla riflessione del teologo Edward Schillebeeckx e dello psicologo Alessandro Manenti, questo volume evidenzia come il pensiero moderno sia caduto nell'illusione di considerare la coscienza individuale come qualcosa di assoluto e di slegato dall'ambiente sociale, economico e culturale. Ciò asseconda un'etica «del giocoliere» che orienta la vita su piccole scelte, il più possibile reversibili, per evitare il rischio di sbagliare, ma soprattutto per il timore di legarsi a qualcosa o qualcuno e perdere così la propria libertà. Abbracciare una visione relazionale della persona umana significa considerare il dialogo con l'altro e l'impegno politico per il bene comune come vitale e necessario. In questa prospettiva, diventare adulti non si riduce al cammino di emancipazione, ma implica la capacità di entrare in un dialogo costruttivo con l'altro, al fine di promuovere una ricerca comune sia di soluzioni tecniche ai problemi contingenti sia di significati esistenziali, etici e religiosi condivisibili.
Il «giardino di Dio» è lo spazio in cui si snoda un'intensa storia nuziale. È il luogo della gioia della creazione, dell'intimità, della ribellione, della ricerca innamorata. Ed è il luogo in cui si consuma l'amore sponsale di Cristo, che plasma la Chiesa sposa. L'autore, attraverso un dialogo confidenziale, accompagna gli sposi a passeggiare nel giardino con Dio, perché possano rivivere i momenti fondamentali della propria storia e riconoscere i passi dell'Amore che ogni giorno li rende partecipi di una nuova creazione.
Una montagna senza neve, in un luogo irraggiungibile, forse, dell'interiorità: Nives Meroi si prepara a scalare la cima del Sinai con una sacca e un bloc notes intonso. Il teologo Vito Mancuso si prepara per lo stesso viaggio: i suoi bagagli sono i libri del Pentateuco e i testi di archeologia, e le immagini che gli si compongono in mente prima di iniziare il cammino sono quelle del roveto ardente e delle tavole dei dieci comandamenti. L'alpinista ci racconta il fascino di quei 2285 metri, mentre «la luce cola sui profili delle montagne e le accende di colori». Lo studioso ci guida attraverso i significati religiosi del monte Sinai e alle altezze a cui aspira la nostra condizione umana.
Questo volume – ora riproposto – costituisce ormai un classico della spiritualità, fondata sui seguenti cardini:
a) la seconda conversione
b) la custodia del cuore
c) la critica dell’azione
d) la guida dello Spirito Santo, cioè la dottrina dei doni dello Spirito Santo.
«La Dottrina spirituale s’apre con la constatazione psicologicamente profonda e detta con totale semplicità e forza che ha il sapore di quei pensieri che qualche decina d’anni appresso scriverà Blaise Pascal. “Portiamo nel cuore un vuoto che tutte le creature insieme non sapranno mai riempire. Dio solo lo può colmare di se stesso…”. Queste parole definiscono la legge che governa tutta la vicenda dell’umana felicità e infelicità, ci spiegano tutta la storia intima delle illusioni e delusioni, degli smarrimenti e ritorni degli uomini» (Giovanni Colombo).
In questo saggio l'autore indaga che Marrou si pone sul senso e sul significato della presenza dell'uomo cristiano nel mondo, chiedendosi in particolare quale possibilità abbia la nostra fede di illuminarci sulla natura della storia. Da cristiano "convertito" risponde che bisogna riconoscere in Dio lo strumento supremo per la salvezza dell'umanità.
Nell'esperienza ecclesiale è possibile cogliere sia meravigliosi esempi di unità sia drammatici momenti di divisione. Il Concilio Vaticano II ha indicato le dimensioni essenziali, che possono aiutare i credenti a preservare, purificare e far crescere l'unità, che è un dono e un compito per la Chiesa. Nel dono dell'unità la Chiesa annuncia al mondo che la comunione con Dio e tra gli uomini è possibile, se si accoglie e si vive nello Spirito Santo il Vangelo del Regno di Dio. Nonostante il dramma delle divisioni, la Chiesa è segno profetico per il mondo, in quanto accoglie e cerca di testimoniare il dono della carità, che è il frutto della vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte ed è il segno del dono della pace e dell'unità, offerto a tutta l'umanità.
Con Schaeffler la libertà può essere definita come capacità di "fare esperienza", ovvero capacità di un dialogo con il reale in cui ne va della forma della libertà stessa. Quanto è cercato da Schaeffler è una figura di coscienza capace di apprezzare la normatività del fenomeno contingente, senza rimanere fissata in forme aprioriche incapaci di coglierne la novità, senza ridurre il fenomeno a momento apparente di un processo di automediazione. Il contingente tuttavia non è singolarità che frammenta il reale ma, esattamente nella sua irriducibili, luogo in cui risuona quell'unico appello che si fa momento propulsore per l'evoluzione della coscienza e ragione della continuità del dialogo. Può questo modello essere produttivamente assunto dalla teologia come strumento filosofico per il lavoro dell'ermeneutica teologica e come proposta per una teoria della coscienza credente?