
La proposta di fede dei preadolescenti assomiglia a un cammino di scoperta, a un viaggio affascinante, pieno di avventure e iniziative. La comunità, infatti, ha alcune esperienze imperdibili da proporre a tutti i ragazzi per accompagnarli in un'appropriazione personale e personalizzata dell'incontro vivo con Gesù dentro il vissuto della Chiesa.
Donna fa pensare a: relazione, amica, ambiente, casa, pianeta. Immaginiamo un'economia rispettosa e amica della Terra e di tutti gli esseri umani. Questa la sfida dell'autrice, che da anni si muove fra studi economici e impegno nella fede, per riportare l'economia, cioè oikos-nomos, nel suo ambito più proprio, al servizio dell'uomo nella gestione della casa comune. La casa viene vista molto diversamente se a guardarla è un uomo o una donna. Fino a ora, lo sguardo sulla casa e sulla nostra casa comune è stato molto maschile. L'uomo guarda soprattutto al lavoro, agli aspetti materiali e istituzionali: tutto ciò è molto importante, ma se diventa uno sguardo assoluto può deformare la realtà. La donna guarda maggiormente ai rapporti, a ciò che ha a che fare con la cura. Anche questo è uno sguardo che da solo non basta, ma ne sentiamo la mancanza dentro le grandi aziende, a livello politico, nelle istituzioni in generale. Iniziamo, o continuiamo, a guardare questa casa con uno sguardo di donne. Soprattutto, iniziamo a guardarla insieme, uomini e donne. Ad immaginarne insieme il futuro.
a cura di G. Salatiello - R. Zas Friz de Col
2020, pp. 440
Agli inizi dell'anno accademico 2011-2012, si raduna un gruppo di professori della Pontificia Università Gregoriana che, grazie all'iniziativa di Giorgia Salatiello (filosofia), coinvolge a Rogelio García Mateo s.j. (spiritualità), Dariuz Kowalczyk s.j. (teologia), Ferenc Patsch s.j. (teologia), Gerald Whelan s.j. (teologia), e Rossano Zas Friz De Col s.j. (spiritualità). Il presente volume raccoglie otto anni di ricerca del gruppo, centrati nel rintracciare il rapporto tra spiritualità ignaziana e metodo trascendentale in diversi pensatori gesuiti del ventesimo secolo, come Joseph Marechal (1878-1944), Johannes B. Lotz (1903-1992), Karl Rahner (1904-1984), Bernard Lonergan (1904-1984), Joseph de Finance (1904-2000), Juan Alfaro (1914-1993), Emerich Coreth (1919-2006).Attraverso il loro studio si è voluto scoprire le particolari caratteristiche di ognuno di loro per evidenziare una linea maestra che ispiri oggi il rinnovamento di questo orientamento, in modo di progredire nella consapevolezza del mistero dell’apertura e dell’accoglienza del Dio della rivelazione cristiana, che trova negli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio un metodo su cui è conveniente continuare a ragionare trascendentalmente.
Questo libro nasce dall’ispirazione contenuta nel titolo stesso dell’opera. La necessità di ricercare tasselli della nostra cristianità smarrita, invita ad un’importante riflessione a riguardo: la cristianità, intesa come popolo, gruppo di uomini che hanno smarrito la strada del loro esistere perché si sono allontanati dai principi morali e dai fondamenti della prima fede in Cristo, e la cristianità intesa come personaggi, elementi, fatti ed accadimenti che, nel corso dei tempi sono stati occultati, modificati e volutamente smarriti. Oggi, siamo intrappolati in una crisi profonda globale. È dunque impellente un risveglio spirituale, attraverso il recupero del significato dei messaggi profetici, dei padri della chiesa, e di tutti coloro che hanno vissuto per Cristo. C’è urgente bisogno di Luce delle menti, per un cambiamento epocale della nostra società, affinché essa riparta dalle intatte radici di un Cristianesimo autentico.
Lasciamoci abbracciare dalle storie di questo speciale libro che, pagina dopo pagina, richiama, in modo singolare, insegnamenti antichi atti a sciogliere le ferite e le sofferenze di questa vita, fornendo un significato trasformativo a tutto ciò; ma, soprattutto, richiama la nostra presa di coscienza che la cristianità smarrita ha a che fare con noi, poiché noi, come persone, ci siamo smarrite nei secoli, nel mondo subdolo della materia. Noi, smarriti nel buio delle inquietudini e dell’inconscio, noi smarriti nell’indifferenza e nel distacco, noi smarriti, incapaci di osservare la Luce che ogni giorno sorge all’orizzonte per illuminare la vita!
Paola Bizarri, è nata a Bologna nel 1959 e vive a Grizzana Morandi (BO). Ha lavorato e studiato all’estero come operatrice turistica e, da trent’anni, è impegnata nel campo delle medicine naturali: insieme al marito farmacologo e alla sorella biologa, ha creato una particolare metodica terapeutica. Nel 1994 ha conseguito il diploma di “Heilpratiker” a Zurigo, frequentando, successivamente, altri corsi di specializzazione in bioenergetica, floriterapia, alchimia, astrologia psicologica, melotesia e PNEI. Tiene conferenze e corsi di formazione in tutta Italia. Il suo maggiore impegno, oggi, è quello di divulgare i messaggi dell’Arcangelo Michele e di Maria Maddalena, attraverso conferenze e percorsi spirituali mirati a tutti coloro che sono alla ricerca della Via dello Spirito. Pellegrina di Terra Santa e cittadina onoraria di Gerusalemme, con una pluriennale conoscenza ed esperienza dei Luoghi Santi, organizza da diversi anni particolari pellegrinaggi accompagnati dai frati francescani. Con le Edizioni Segno ha già pubblicato “Il giardino di Magdala” (2019).
Due versetti di Paolo - 1Corinti 15,3 e Romani 3,25 - sono al centro di questa ricerca di storia delle idee. Se legati assieme, essi affermano che Gesù è morto per i peccati degli uomini e che la sua morte fu sacrificio espiatorio. Queste frasi vanno lette all'interno dell'intero corpus paolino, dove emerge anche un'altra cristologia, basata sul rapporto di contrapposizione tra il primo Adamo e l'ultimo Adamo, che si caratterizza per la sua obbedienza. In altri termini, con il metodo storico-critico la morte di Cristo non fu sacrificale, né in remissione dei peccati, mentre ciò si può affermare con il metodo tipologico. Poiché Paolo non utilizzerà mai più la frase di 1Corinti 15,3 e Romani 3,25 non è altro che una trasposizione del linguaggio del sacrificio del kippur sul sangue di Cristo, ne segue che questi è come il Propiziatorio, per la giustificazione di tutti gli uomini.
Solo in sedici versetti dei Vangeli Maria parla in modo esplicito. Si tratta in tutto di 154 parole greche (compresi gli articoli, i pronomi, le particelle) delle quali ben 102 occupate dall'inno del Magnificat. Se stiamo al dettato testuale, le frasi che Maria pronuncia sono sei: due all'annunciazione dell'angelo Gabriele; una più vasta nella visita ad Elisabetta; una nel tempio di Gerusalemme davanti al figlio dodicenne in compagnia dei dottori della Legge; due, infine a Cana durante le nozze. Eppure un altro episodio si aggiunge a questo elenco. Dal Golgota, Gesù morente interpella direttamente sua Madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Maria, in questo caso, tace, ma il suo è un silenzio eloquente, un «sì» muto ma efficace, la sua settima, estrema parola, tacita ma decisiva perché la introduce in una nuova maternità.
Tutti credono in qualcosa, a qualcuno, perché è impossibile vivere altrimenti. Eppure oggi sembra difficile proporre il «credere» oltre un superficiale ottimismo che non richiede autentiche adesioni o cambiamenti e un velato cinismo che riveste tutto di una nota di grigio. La fede del credente come la fede del non credente affrontano insieme questa nebbia, cercando una via che permetta la fiducia come assenso al mondo. Questi due modi di credere possono essere diversi sotto molti aspetti, ma accolgono e combattono la medesima sfida. Il monaco Enzo Bianchi e la filosofa Laura Boella non si sottraggono al confronto e cercano di mostrare come, al di là delle differenze, tutti possono e devono chiedersi quale fede, quale credito vogliono dare alla vita e all'amore. Introduzione di Andrea Decarli.
Nessuno può vivere senza avere una madre. Non solo nel senso che tutti veniamo da un grembo materno, ma ancor di più perché tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci faccia spazio, che accetti di farsi scomodare da noi quel tanto che serve per avere un luogo dove stare. Si tratta di qualcosa di così fondamentale che si potrebbe addirittura dire il contrario: nessuno può vivere davvero senza essere una madre. Per avere una vita degna e ricca, tutti aspiriamo ad essere generativi nei molti modi, non solo biologici, che la vita ci offre. Imparare il gesto della madre è perciò un compito e una sfida per tutti. Una filosofa e un teologo riflettono su questo miracolo dell'esistenza, capace di sorprendere, spiazzare, dilatare i propri confini e di coinvolgere l'altro e il nuovo, di combattere la paura della morte e invitare a camminare nella vita. Introduzione di Lucia Rodler.
«Nel mio ministero episcopale sono più volte tornato sulla liturgia, nella convinzione che aiutare i battezzati e la comunità cristiana nel suo insieme a vivere una vita liturgica pienamente e consapevolmente partecipata vuol dire favorire l'impegno cristiano su tutti i fronti, dalla vita spirituale all'esercizio della carità, dalla missione evangelizzatrice al coinvolgimento sociale e politico»: così Bruno Forte descrive l'esperienza liturgica, rinnovata e riformata dal Concilio Vaticano ii. La liturgia introduce la comunità in una relazione unificante con il Padre: è il luogo in cui il singolo e la Chiesa sperimentano l'avvento sempre nuovo dell'amore, l'avvento di Cristo, dove sono raggiunti e trasformarti dalla presenza divina e si lasciano amare dal Padre. Il percorso si snoda attraverso i momenti della liturgia, dall'iniziazione cristiana all'eucaristia, dal sacramento del matrimonio fino alla domenica, giorno della Chiesa.
L'identità degli abitanti del sito archeologico di Qumran, in cui furono rinvenuti i rotoli del Mar Morto, continua a interessare non solo gli studiosi ma anche il grande pubblico. La ricerca di Silvio Barbaglia, anche attraverso una rilettura originale del Documento di Damasco, sposta il baricentro delle origini della biblioteca di Qumran dalla Giudea all'Egitto, presso Eliopoli, dove sorse e si sviluppò un nuovo centro istituzionale e cultuale degli ebrei, con un proprio tempio legittimo.
Oggi risulta difficile offrire il messaggio evangelico nella sua pienezza in un linguaggio accessibile.
Il volume riesce ad accostare il Vangelo alla cultura moderna, e spiegare o far in qualche misura capire, di proporzionare la dottrina di Cristo alla mente e alla mentalità del lettore.
Il Digital Age è una nuova epoca nella storia dell'uomo: a causa del potere della tecnologia sta davvero cambiando tutto ed è bene comprendere quanto ci sta trasformando. Questo testo descrive: 1. il cambiamento avvenuto e ancora in corso; 2. le caratteristiche della cultura contemporanea; 3. le nuove coordinate esistenziali - e le sfide aperte - che la nuova epoca ci suggerisce, in primo luogo a proposito delle nostre relazioni fondamentali. Nella prima parte l'autore delinea la teoria del cambio d'epoca: in che mondo viviamo? Quali i suoi strumenti? Quali i suoi linguaggi? Quale la nuova cultura che preme sulle nostre tradizioni e abitudini e ci costringe a cambiarle profondamente? Chi è l'uomo nuovo del Digital Age? Nella seconda parte si affrontano alcune questioni decisive: i nuovi valori, il rapporto tra la tecnologia e la qualità della vita, le caratteristiche della cultura pop di oggi, i giovani e la famiglia ecc. Al termine di ogni capitolo della seconda parte, l'autore sintetizza e raccoglie le sfide che maggiormente emergono nell'ambito del vivere concreto che il capitolo stesso analizza.