
La pagina biblica di Giacobbe che lotta con l'angelo, narrata dal libro della Genesi (32,23-33), ha generato nel corso dei secoli miriadi di riverberi. Questo volume raccoglie le risonanze teoriche, artistiche e pedagogiche di un'esperienza di formazione integrale sbocciata da questa icona biblica, coinvolgendo un gruppo di docenti, artisti, studenti e diverse istituzioni (Pontificia Università Gregoriana, Kunst-Station Sankt Peter Köln, Musei Vaticani, Museo di arte contemporanea di Aachen). La lotta di Giacobbe può essere colta, infatti, come paradigma della creazione artistica, di quel processo complesso che coinvolge sia la riflessione (biblica, storica, filosofica, estetica, teologica, pedagogica, spirituale) che la prassi (pittorica, scultorea, pedagogica). Il volume raccoglie più di trenta contributi di ambito disciplinare diverso, insieme alle illustrazioni dei progetti degli artisti coinvolti.
«Se tu non ti occupi di te stesso, chi lo farà al tuo posto? Ma se tu non ti occupi degli altri, chi sei?» (Albert Sabin). Questi due interrogativi essenziali sono variamente considerati nel nostro tempo, in cui ogni persona desidera stare bene, ma in troppe occasioni ciò drammaticamente non avviene. Molti milioni di persone dedicano, comunque, la loro esistenza agli altri, nel campo sanitario, assistenziale e in tanti altri settori educativi e formativi. D’altra parte, si corre spesso il rischio di occuparsi di singole malattie o specifiche difficoltà, perdendo di vista la condizione e la dignità complessive delle persone. Questo libro divulgativo, realizzato grazie a varie competenze – bibliche, teologiche, mediche e sociali –, propone la rilevanza decisiva dell’attenzione alla globalità della persona, al di fuori di ogni possibile parzialità e strumentalizzazione. Queste pagine guardano, in modo concreto e diretto, al presente e al futuro della cura medica, sociale e educativa nelle sue esigenze basilari. Esse si rivolgono a chiunque desideri confrontarsi seriamente con questi temi davvero fondamentali anche a partire da tutte le emergenze sanitarie, sociali e culturali del nostro tempo.
Editoriale (pag. 2)
Marco Zappella
Assaggi PDF
Entrare nel Pentateuco: famiglie
Relazioni di coppia: esempi, conflitti, promessa (pag. 4)
Donatella Scaiola
Maternità come dono di Dio: la consapevolezza di Sara e Rachele (pag. 9)
Elena Chiamenti
Adamo ed Eva erano una famiglia? (pag. 14)
Giuseppina Bruscolotti
La relazione padre-figlio nel Pentateuco (pag. 19)
Fabrizio Ficco
Come è bello (e difficile!) che i fratelli vivano insieme (pag. 25)
Domenico Lo Sardo
Elementi di legislazione familiare nel mondo biblico (pag. 31)
Ester Abbattista
La famiglia ebraica: una speranza per il futuro (pag. 37)
Furio Biagini
Nel nome del padre. Ripensare la figura paterna:
una sfida anche per la teologia (pag. 41)
Serena Noceti
Il Pentateuco nella scuola: i linguaggi dell’amore (pag. 45)
Marco Tibaldi
Rubriche Per saperne di più
Pietro Crisologo e i suoi sermoni sulla parabola del figlio prodigo (pag. 52)
Marcello Panzanini
Riletture
La famiglia (pag. 54)
Valeria Poletti
Apostolato biblico
Bibbia e metodi attivi: lo psicodramma biblico di Beppe Bertagna (pag. 56)
Alessandro Zavattini
Vetrina biblica
Recensioni (pag. 57)
Arte
Una famiglia qualunque: La fuga in Egitto, di Joachim Beuckelaer (pag. 59)
Marcello Panzanini
Inserto staccabile Incontro biblico
La qualità dell’amore e l’amore di qualità
Andrea Albertin
La Chiesa come popolo di Dio è la proposta ecclesiologica del Concilio Vaticano II e riconosce che tutti i battezzati partecipano del sacerdozio comune e del triplice munus profetico, sacerdotale e regale. La proposta viene recepita positivamente dalla Chiesa latinoamericana che, a Medellin nel 1968, aggiorna il proprio cammino ecclesiale a partire dalle intuizioni conciliari. L'opzione preferenziale per i poveri, l'esperienza delle comunità ecclesiali di base, la centralità della Parola di Dio, l'incentivo alla ministerialità dei laici sono tutte scelte segnate dalla svolta conciliare che caratterizzeranno il cammino di un intero continente. Più difficile e problematica è la recezione dell'ecclesiologia del Popolo di Dio in occidente. La contrapposizione tra Chiesa istituzione e Chiesa carismatica e la difficoltà di cogliere il significato positivo del termine «popolo» in un contesto sociale che tende a proporlo in una dimensione politica, conducono alla scelta, avanzata nel Sinodo straordinario dei vescovi del 1985, di sostituire l'accezione conciliare della Chiesa come popolo di Dio con quello di Chiesa come comunione. Secondo l'autore, solo ripercorrendo le tappe della proposta conciliare si possono comprendere le scelte pastorali di papa Francesco della Chiesa e l'indicazione di una Chiesa inclusiva che sa accompagnare, discernere e integrare tutti.
La sinodalità, che è tra i temi centrali del magistero di papa Francesco, viene indagata in questo libro a partire dalla prassi collegiale delle prime comunità cristiane nel Nuovo Testamento. Svolgere un Sinodo non significa tanto cedere alla prassi democratica, quanto dichiarare la fedeltà della Chiesa alla propria vocazione; in altri termini, il tema della Chiesa sinodale è correlato al sensus fidei del popolo di Dio e al suo valore sociale. La radice profonda della difficoltà di rapporto fra i diversi soggetti ecclesiali che oggi si vive nella comunità cristiana va ricercata innanzitutto nell'inefficace assimilazione e attuazione del principio di ministerialità, come realtà riguardante non solo i ministri ordinati, ma tutta la Chiesa. Solo così ogni credente, nel camminare e decidere insieme, potrà sentirsi «pietra viva» nell'edificazione dell'unico Corpo di Cristo, che è la Chiesa.
Che cosa significhi essere maschio e femmina è oggi fortemente in discussione. Non c'è bisogno di ricordare la paura suscitata in ambiente ecclesiale dalla «questione gender», basta l'ovvia consapevolezza che le relazioni fra i sessi, almeno nei paesi ricchi e democratici, sono state sconvolte. Il femminismo ha rovesciato il sistema sociale e culturale che prevedeva il maschile come prototipo dell'umano; la struttura patriarcale si è sgretolata, le donne si sono emancipate e gli uomini sono andati in crisi. Alcuni, intimoriti, si sono ritirati dalla relazione o la vivono all'ombra della loro compagna; altri - e questa è una tipologia frequente all'interno della Chiesa - preferiscono donne non emancipate; altri ancora si lasciano interrogare dai mutamenti che avvengono e si mettono alla ricerca di un nuovo modello di maschilità, adeguato al contesto di oggi. Il problema ecclesiale è che i maschi che vogliono seguire Gesù devono prendere coscienza di aver introiettato un modello di maschilità che è loro di ostacolo nella sequela, altrimenti non potranno assumere la sua logica né conformarsi a lui.
Il volume, che raccoglie gli atti di un convegno promosso su indicazione dei vescovi dell'Emilia-Romagna, prende in esame il tema della sinodalità in senso teologico, cioè come dimensione che indica il modo in cui il popolo di Dio accoglie il dono della rivelazione divina, lo comprende pienamente e lo traduce nella prassi e nell'azione pastorale. Già nell'ambito biblico questa capacità di comprendere la parola di Dio è affidata sia all'intero popolo eletto, sia ad alcune persone che al suo interno rivestono una particolare autorità. La relazione tra queste due identità è però variegata e complessa, al punto che viene declinata in modi parzialmente differenti nelle varie tradizioni bibliche. La complessità di questa relazione si sviluppa ulteriormente a partire dal II secolo, quando l'accentuazione dell'autorità personale rispetto a quella di tutto il popolo prende piede, per giungere attraverso alterne vicende fino ai giorni nostri.
Categoria cruciale della fede cristiana, in relazione a Cristo, all'Eucaristia e alla vita dei credenti, il sacrificio appartiene all'esperienza universale dell'uomo nel rapporto con la sfera sovrumana. Esso prende la forma di uno scambio simbolico di beni, che ha il carattere dell'offerta, dell'immolazione e dell'unione, al fine di instaurare una relazione di riconoscenza, benevolenza e comunione con la sorgente della creazione e della storia. Per questo il sacrificio ha una dimensione cosmica, antropologica e sociale, si fonda sul racconto mitico dell'origine del cosmo, dell'uomo e della società e si attua nel rito, che rende presente quell'origine come possibilità per ogni nuovo inizio. Questo saggio indaga il tema nella storia moderna e contemporanea, svolgendo il rapporto tra mito e rito; recupera la memoria nella rivelazione biblica e nella storia della fede della chiesa, articolando il rapporto tra evento e rito; ne propone una rilettura teologico-spirituale, declinando il rapporto tra racconto e dramma. Per dire la singolarità del sacrificio di Cristo, dell'Eucaristia e della vita nello Spirito.
Dal libro di Giosuè al libro dei re dei Re la storia delle tribù di Israele segue un percorso lineare: si occupa una terra e poi si edifica uno Stato. Ma qual è la forma ideale del popolo di Dio? Può calarsi in una forma mondana? I libri storici dell'Antico Testamento mostrano una dimensione poco edificante dei capi del popolo e sollevano molte domande di attualità. La Bibbia ha fornito un repertorio di miti e di formule per la storia politica dell'Occidente, ma forse essi sono stati usati in senso opposto a quello del messaggio teologico biblico.
Sulla scena della storia, e soprattutto in questo nostro tempo disincantato e disorientato, sono tanti i momenti di buio che fanno parlare di morte di Dio, di silenzio divino, di notte della fede. Auschwitz, Hiroshima, i gulag, il terrorismo, la pandemia, ma anche l'esperienza dei dolori personali, l'angoscia del vivere quando il caos e l'assurdità sembrano avere la prima e l'ultima parola: tutto questo può portare a concludere che Dio sia lontano, nascosto. O che non esista. E, d'altra parte, le certezze delle routines spirituali, la verità rigida dei fondamentalismi, ma anche l'entusiasmo di una fede troppo facile finiscono per sfociare in una chiusura che impedisce di assaporare un vero incontro con Dio e con gli altri che lo cercano magari senza esserne consapevoli. Di fronte a questo stallo oggi più che mai evidente, Tomás Halík torna a invitarci a un cambio di prospettiva. Dio è mistero, e sia l'ateismo sia la fede intransigente mostrano l'impazienza di risolverlo. Troppa impazienza. Perché di fronte a un mistero occorre soffermarsi sulla soglia, serbarlo nel cuore come Maria nel Vangelo, attraversare il deserto e l'oscurità come Israele nell'esodo. Occorre avere «pazienza con Dio», che ci viene incontro nell'attesa, perché Lui per primo è paziente con noi, crede in noi. È qui che Halík ci parla di Zaccheo, il piccolo pubblicano che cerca confusamente Gesù ed è sorpreso dalla fiducia del Signore che lo chiama per nome e si invita alla sua tavola. E ci chiede di riconoscere gli Zacchei di oggi, quei 'cercatori' non credenti o credenti in un modo diverso che come noi sono in viaggio, qualcosa li attira, accanto a loro passa qualcosa di fondamentale. Forse dimostreremo allora la vicinanza di Dio cercando insieme a chi cerca, interrogandoci insieme a chi domanda, facendo di questi Zacchei i nostri prossimi. Uscendo dalle porte chiuse delle nostre certezze per andare insieme dove Dio ci precede e ci aspetta.
Perché il male? Come dire l’innominabile? Come prenderne le distanze per capirlo meglio? Noi vi siamo implicati: il male sconvolge le nostre vite. È un fatto: tristezza, dolore, sofferenza, morte irrompono in ogni esistenza, anche prima che ci pensiamo.
Sia come sia, le diverse forme del male hanno un punto in comune: il male non è una cosa. Si presenta come una frattura in ciò che è, come un parassita che corrode il bene, senza il quale però non potrebbe nemmeno esistere. Il bene ha dunque un primato assoluto, che nutre la speranza: il bene sarà sempre più forte. L’esperienza stessa dell’infelicità, per esempio, testimonia implicitamente che siamo fatti per essere felici.
L’intelligenza che cerca di affrontare il paradosso del male si sforza così di distinguere, senza separarli, il male oggettivo dalla sua risonanza soggettiva. L’impresa è rischiosa perché, volendo fare il bene, l’uomo compie talvolta atti orribili, in cui il male si mescola con l’amore. E questo rende la ricerca ancora più intrigante.