
Il volume si propone di dare al cittadino comune una comprensione basilare del problema dell'eutanasia volontaria e di ciò che ad essa è connesso, nella convinzione che di fronte alla buona morte nessuno può restare indifferente. Perché c'è di mezzo il senso della condizione umana, fondato sul principio di responsabilità che, in condizioni di sofferenza estrema, consente di sostenere la legittimità morale dell'eutanasia responsabile, su cui possono convergere credenti, non credenti e diversamente credenti, sulla base del denominatore comune di una laicità condivisa come valore. «Il libro di Deiana è un libro coraggioso perché non si tira indietro nel confrontarsi con franchezza con la linea dei vescovi e del Vaticano sul problema del fine vita e perché contrasta, con delicatezza, la timidezza psicologica (non altro) di ognuno di noi di fronte a qualcosa che abbiamo vissuto e viviamo come una specie di tabù, quello dell'eutanasia. [...] Quello dell'eutanasia era una specie di confine non superabile. E invece il confine si può superare. Nella ricerca di Deiana, insieme all'orientamento di fondo, c'è una documentazione a tutto campo sulle diverse posizioni esistenti ed un ragionare pacato che conduce ad indicazioni che possono essere utili e convincenti anche per chi non si dice cristiano.» (dalla Prefazione di Vittorio Bellavite)
Dai migranti e dalla migrazione, che da più di qualche decennio attraversa Lampedusa, può giungere una parola alla teologia e al suo farsi nel Mediterraneo? È questa inquietudine, provocata dai "segni dei tempi", che attraversa le trame e le orditure della pluriennale interlocuzione dialogica di don Stefano Nastasi e Alfonso Cacciatore. Il primo, ad un decennio dal germogliare delle "primavere arabe", ne vide approdare e naufragare tanti suoi giovani protagonisti. Parroco dal 2007 al 2013 a Lampedusa ne narra le vicende, i cui vertici sono segnati dal primo viaggio apostolico di papa Francesco, l'8 luglio 2013, e dal tristissimo naufragio del 3 ottobre. Il dispiegarsi del racconto, il suo attento ascolto, la sua elaborazione e razionalizzazione interrogano Alfonso Cacciatore che, provocato anche da alcune intuizioni del presbitero, si pone in ricerca ed esplora delle possibili piste di intelligenza teologica. Cogliere nella migrazione un "segno" rilevante non esime dal rinvenire il nesso tra questa, la storia, lo Spirito di Cristo e la Chiesa. Comporta, inoltre, la proposta di una lettura altra del Mediterraneo: non più mare che divide, ma opportunità che unisce e affraterna.
Da studioso di angelologia e apparizioni micaeliche, don Marcello Stanzione ha condotto un’indagine sui fatti straordinari di cui sarebbe protagonista Salvatore Valenti, un giovane palermitano destinatario di presunte rivelazioni da parte dell’Arcangelo Michele. Rimettendo alla Chiesa il giudizio finale, l’autore ha analizzato in profondità i messaggi, che appaiono di grande edificazione spirituale, realizzando al contempo uno studio di validità generale sulla spiritualità e sulla teologia micaelica ancorato sulla Bibbia, sulla Tradizione, sul Magistero teologico e sulle storie dei santi che lungo i secoli hanno fatto chiare dichiarazioni sull’arcangelo principe.
Marcello Stanzione è nato a Salerno il 20 marzo 1963 ed è stato ordinato sacerdote nel 1990. Nel 2002 ha rifondato l’Associazione Cattolica Milizia di San Michele Arcangelo (www.miliziadisanmichelearcangelo.org) per la retta diffusione della devozione cattolica ai santi angeli. Ha scritto oltre 300 libri sugli angeli e su tematiche affini di spiritualità cattolica per 30 diverse case editrici europee e americane, sia cattoliche sia laiche. I suoi libri sono stati tradotti in polacco, tedesco, sloveno, portoghese, francese, spagnolo e inglese. Don Stanzione è disponibile a tenere conferenze su temi di angelologia, mariologia e agiografia; per contatti: donmarcellostanzione@tiscali.it.
Lo Spirito Santo e il Papa, il principio dell'unità invisibile e il garante della comunione visibile della Chiesa, sono l'oggetto della millenaria divisione tra Cattolici e Ortodossi. Il libro tenta di districare insieme questi due problemi, alla luce della paternità divina, attraverso un dato peculiare della teologia indivisa: l'intima e inseparabile correlazione tra primato e comunione.
È la sinodalità la panacea di tutte le strozzature istituzionali della Chiesa? È forse la sola risposta possibile alle inerzie degli ultimi due secoli? È la variante cattolica di una democrazia che arriva nella comunità ecclesiale quando è sotto pressione nel grande gioco della politica? Questo libro non intende fornire una risposta a tali domande, ma spiegare che sono sbagliate, per due motivi. Il primo è che nella storia la sinodalità è un'esperienza mutevole, cangiante, duttile, ma riconoscibile per essere efficacie nei tempi di crisi; un'istituzione funzionale, indubbiamente estranea alla "costituzione" della Chiesa, rivelatasi essenziale per enunciare la fede e vivere la comunione. Essa non è dunque un unguento magico per guarire le piaghe che affliggono la Chiesa cattolico-romana, ma una prassi di cui si può fare uso. E diverse voci qui raccolte forniscono alcune istruzioni in merito. Il secondo motivo riguarda il significato storico dell'evento conciliare dal quale ha riavuto ha riavuto diritto di cittadinanza nella chiesa latina: il Vaticano II non ha fornito un filtro meccanico per distillare una teologia astratta della sinodalità, ma ha posto la Chiesa in una prospettiva di conciliarità. Ed è di questo che il sinodo può prendere coscienza. Contributi di Alberto Melloni, Giuseppe Ruggieri, Severino Dianich, Marcello Semeraro, Christoph Theobald, Declan Marmion, Antonio Spadaro, Carlos María Galli, Giuseppe Alberigo.
Di Giuseppe non si registra una sola parola. Il suo nome si perde tra genealogie, la sua persona si ritrae per lasciare spazio al mistero; i suoi passi si interrompono all'improvviso. Diventa quindi necessario decifrare nomi e circostanze, colmare i vuoti narrativi, rendere eloquenti i silenzi. È quanto si sono proposti i sei autori, lavorando in stretto contatto e secondo le proprie competenze. Trattandosi di un'opera scritta a più mani, accoglie una varietà di approcci e di prospettive metodologiche indicando soluzioni agli interrogativi che nascono da un'attenta lettura del testo. Ciò permette di apprezzare la vera statura di Giuseppe: in sintonia con la prospettiva generale del primo vangelo, la sua grandezza consiste in un fare che esprime adesione piena alla volontà di Dio. Al culmine della sequenza dei giusti, egli persegue la via della giustizia e, aprendosi alla volontà di Dio, mai in regola con la logica simmetrica umana, accoglie il Messia d'Israele e lo custodisce così da donarlo alle genti.
Trascorriamo circa un terzo della nostra vita dormendo, ma ci descriviamo a partire solo dallo stato di veglia, riducendo il sonno a una stazione di servizio per "fare il pieno- e riprendere subito il cammino. Quando il dormire viene alla ribalta è quasi sempre per i noti problemi legati ai "disturbi del sonno-, sicché un terzo della vita o non merita di essere pensato, o è requisito dal medico. Eppure Dio, creando l'uomo e la donna, li ha immaginati contraddistinti anche dal dormire. Questo dettaglio vorrà pur dire qualcosa! Avrà pure qualcosa da dire il fatto che Gesù Cristo, il Salvatore del mondo, abbia vissuto almeno tre anni (i suoi primi!) passando gran parte del tempo dormendo, come ogni bambino. Partendo da tali considerazioni, il presente volume propone un'originale lettura del rapporto sonno-fede. A ben guardare, le Sacre Scritture dedicano molta attenzione al sonno, all'insonnia, alla sonnolenza e alla pigrizia, alla notte, al sogno. Parlano di fede e incredulità anche a partire dall'esperienza del dormire. Il grande insegnamento che ne deriva è che dobbiamo imparare ad "abbandonarci- al sonno, nella consapevolezza che mentre noi dormiamo in pace, Qualcuno si prende cura di noi, della nostra vita e del mondo.
Il rapporto fra Rivelazione, Tradizione e Scrittura è una questione complessa che ha attraversato i conflitti fra le varie confessioni cristiane riguardo l'interpretazione della Bibbia, dei simboli e delle pratiche della fede. All'interno del volume tre teologi dialogano intorno al tema in una sorta di scambio evangelico di doni. Dal punto di vista cattolico, Sergio Gaburro recupera la prospettiva di Dei Verbum del Concilio Vaticano II per affermare che fra Tradizione e Scrittura esiste un rapporto di mutua interdipendenza. Eric Noffke mette a fuoco il primato assoluto della Scrittura nella prospettiva evangelica, affidando alla Chiesa il ruolo di discepola in ascolto. Infine, l'ortodosso Petros Vassiliadis affronta l'unità viva di Scrittura e Tradizione, dove un ruolo speciale è svolto dall'azione dello Spirito Santo.
Il presente libro raccoglie tre testi nati come predicazione al Papa e alla Curia nel 2021, durante la pandemia, e si offre come un vero e proprio accompagnamento alla comprensione della figura di Cristo, cui sono dedicati in maniera speculare e poi complementare i tre capitoli che lo compongono. In essi Cristo è presentato come vero uomo, vero Dio in una persona. Questi tre elementi, attorno ai quali ruotano tutta la cristologia e tutta la riflessione sulla salvezza cristiana, sono i perni delle meditazioni di padre Raniero e ci spingono a ricomprendere il vero punto essenziale della nostra fede che, a volte, tendiamo a dimenticare: in Gesù, sia l'uomo che Dio trovano un volto. Ed è, questo, un volto che ci interpella oggi, che pone una domanda fondamentale alla nostra esistenza. Il testo di padre Cantalamessa offre una luce di speranza cristiana dentro un tempo che è stato difficile, ricordandoci che l'unica salvezza possibile è quella offerta da Colui che "pur essendo di natura divina-, "si è fatto carne per la nostra salvezza".
Il Dizionario di Teologia dommatica curato dal cardinal Pietro Parente e dal grande teologo monsignor Antonio Piolanti è un piccolo miracolo, un capolavoro di precisione e sintesi di duemila anni di teologia, storia, dommatica e morale racchiusi in una selezione accuratissima di centinaia di voci, che spaziano dai misteri più alti del cristianesimo alle sue più evidenti verità.
L’anima di quest’opera – pubblicata nel 1943 e che conobbe quattro edizioni, l’ultima delle quali nel 1957 – trae la sua ispirazione infallibile dalla Sapienza Evangelica, da quella dei coraggiosi Padri, da quella chiara, equilibrata e profonda di San Tommaso (a cui tutte le voci sono ispirate). Inoltre trae la sua forza dal magistero infallibile della Chiesa nei suoi Concili più rappresentativi: Nicea I (325), Costantinopoli I (381), Trento (1545-63), Vaticano I (1869-70) e dalle più grandi Encicliche dei Papi (in particolare quelle di Pio IX, Leone XIII, Pio X, Pio XI e Pio XII).
La concentrazione di questi imperituri elementi dell’operato umano sotto l’impulso della Grazia, sapientemente stilati in questo Dizionario, ha condotto ad un risultato di eccezionale valore.
Con le sue centinaia di voci ben organizzate, di grande precisione dottrinale e di eccezionale chiarezza espositiva, il Dizionario è utile per indagare le realtà profonde dell’ordine naturale (creazione) e quelle dell’ordine soprannaturale. Esso inoltre ripercorre, con un italiano perfetto, fatto di singole, concise, sobrie, semplici e brevi frasi la storia della Chiesa e le lotte condotte contro le eresie in campo teologico e filosofico. Mette ordine nelle voci riguardanti l’indefettibilità della Chiesa, il Magistero, i Sacramenti e il Corpo Mistico di Cristo, le quali dissipano, se studiate a fondo e senza paraocchi, gli equivoci che si son creati sulla natura della Chiesa anche in campo tradizionalista.
In tempi di modernismo redivivo e imperante, il “Dizionario Parente-Piolanti-Garofalo”, allineato con la perfetta ortodossia e con la migliore tradizione, vuole essere una guida attuale e sicura sul terreno storico, filosofico e dommatico contro le tendenze inquietanti della Nouvelle théologie.
Questo strumento di precisione millimetrica rappresenta un’arma imprescindibile per il cattolico. Un’arma per l’intelletto, nel combattimento dell’errore, e un’arma per lo spirito, nel conoscere – per amare – i doni di Dio.
Essendo poi il pregio fondamentale di questo Dizionario la sua grande accessibilità – avendo i suoi tre benemeriti autori lavorato per anni al fine di trascrivere in linguaggio intelligibile, per ogni persona di una certa cultura, l’alto e trascendente contenuto della filosofia e della teologia cattolica – se ne consiglia la lettura assidua ai laici (anche ai giovani) come ai consacrati.
La pace è un tema di rilievo nell'azione pastorale e nel magistero di Paolo VI, confermato dalla decisione di dedicare alla pace la giornata del 1° gennaio, con il coinvolgimento non solo dei cattolici, ma di tutti i sinceri amici della pace. Il XIV Colloquio Internazionale di Studio dell'Istituto Paolo VI ha inteso mettere in luce i diversi aspetti dell'insegnamento e dell'azione volta a promuovere la pace fra i popoli durante il pontificato di Paolo VI: la visione teologica che la ispira, il legame tra la pace e lo sviluppo dei popoli, le relazioni con i paesi comunisti dell'Europa dell'Est, la mediazione della Santa Sede nei conflitti degli anni '60 e '70, il rilievo assegnato alla difesa della vita umana e l'atteggiamento di fronte al terrorismo. Non meno importante, in questo quadro, è l'approfondimento delle radici storiche dell'attitudine di Paolo VI e dell'insegnamento sulla pace proposto nel corso del suo pontificato.