Papa Francesco ha scelto come tema per il prossimo Sinodo ordinario dei vescovi il discernimento, indicandolo come operazione urgente nella vita della chiesa e soprattutto nel processo vocazionale.
Ma quali criteri guidano il discernimento spirituale? Come possiamo esercitare il discernimento a livello personale e comunitario? La capacità di discernimento, di scelta, è propria di ogni uomo, ma il discernimento spirituale è un’operazione che ha come protagonista lo Spirito; è un dono dello Spirito di Dio che si unisce al nostro spirito, e come tale va desiderato e invocato dal cristiano.
1. Introduzione
2. Il discernimento negli scritti dell’Antico Testamento. Le due vie. La profezia
3. “Donami un cuore che ascolta”. I libri storici e sapienziali.
Il discernimento nei vangeli. Discernere i segni dei tempi: Lc 12,54-57
4. Il discernimento comunitario negli Atti degli apostoli
5. Il discernimento comunitario negli scritti paolini
6. Il discernimento, dono dello Spirito santo. Discernere Cristo
7. L’esercizio del discernimento. I sensi implicati nel discernimento.
Il primato della Parola. I frutti del discernimento
8. La coscienza. Il discernimento nell’esortazione apostolica “Amoris laetitia”
La storia della spiritualità è costellata di episodi in cui la preghiera diventa poesia e dà accesso, anche quando rifiuta ogni coinvolgimento religioso, a una dimensione spirituale propria dell'uomo. Questo libro si propone di indagare il rapporto tra spiritualità e poesia, soprattutto contemporanea, accostando la fenomenologia della parola umana alla rivelazione cristiana del Dio-Logos e descrivendo la dinamica della scrittura e della lettura, che più volte affiora anche nella Bibbia, attraverso l'immagine ricorrente di un rotolo da dissigillare, da interpretare e persino da mangiare. Il volume si concentra infine sul tema dell'ispirazione, termine comune all'esperienza sia del poeta che del mistico. Un breve «laboratorio» è dedicato anche all'opera di Giorgio Caproni, in particolare alla raccolta "Il Franco cacciatore", segnalando l'affiorare della questione di Dio dal cuore stesso dell'atto poetico.
La comparsa sulla scena ecclesiale di Francesco, primo papa gesuita, ha portato alla ribalta, specialmente con la pubblicazione dell'Esortazione apostolica post-sinodale Amoris laetitia, la categoria di discernimento. Benché ricorrente nella tradizione spirituale della Chiesa, tale categoria manca di una più complessiva e sistematica elaborazione teologica. Riconoscendo nell'attuale stagione ecclesiale l'occasione propizia e il doveroso compito per una riflessione approfondita e critica sul discernimento, i docenti del Seminario dell'Arcidiocesi di Milano studiano in questo volume i suoi fondamenti storici, teologici e antropologici e le sue configurazioni morali, personali ed ecclesiali.
L'autore si propone di descrivere la natura e i caratteri di quella che comunemente è chiamata preghiera contemplativa o di raccoglimento, e che la tradizione francescana ha definito di preferenza orazione mentale. Queste pagine intendono anche suggerire alcune disposizioni interiori per favorire un proficuo itinerario di preghiera personale e far emergere l'intreccio fecondo che esiste tra i due ambiti fondamentali di ogni autentica esperienza cristiana: la preghiera e le relazioni fraterne.
Il libro esplora e medita l'elemento della luce e la sua portata teologica: un viaggio all'interno della Sacra Scrittura, dal Vecchio al Nuovo testamento in un'ottica cristologica. Si parte dai libri sapienziali, passando per le omelie dei Santi Padri e per la letteratura, fino a giungere agli evangelisti, non senza transitare per le preghiere della tradizione. Tutto è permeato dalla luce e dal suo senso. L'autore, con piglio appassionato, cerca di scovare gli intendimenti più utili al cammino cristiano ma non solo. Pastorale e didattica vengono riletti mediante questi elementi teologici. La luce come il calore rivela l'amore caldo di Dio, il buio come il freddo inchioda nel non senso. La notte, in una prospettiva strettamente giovannea, rappresenta l'impossibilità a muoversi, discernere e sperare. Le si oppone il giorno caldo come l'amore, la fede e le opere.
Due le aree tematiche di questo sesto volume dell’Opera omnia di Giovanni Moioli: la santità cristiana, con un’attenzione particolare alle sue caratteristiche e al percorso educativo che può favorirne la crescita, e lo studio di alcune delle forme concrete che la vita cristiana ha conosciuto nel corso dei secoli, con una considerazione più attenta dell’esperienza e della teologia degli Istituti Secolari.
I due temi facilmente si intrecciano, perchè la santità cristiana non è mai un percorso individualistico. Il cammino della santità non può non coinvolgere personalmente e in profondità, ma ciò che lo suscita e lo fa maturare è il dono dello Spirito di Gesù che rende «possibile rivivere la vicenda di Cristo, essere la “memoria” di lui, della sua morte e della sua risurrezione» e «la prova che si ha nel cuore la partecipazione alla carità di Cristo sta nell’amore per la Chiesa, non del rifiuto della Chiesa». Perciò «non c’è santità cristiana che non abbia una reale dimensione ecclesiale». Si può diventare santi solo «per strade diverse, con fisionomie diverse: non prima di tutto in base alle “cose che si fanno”, ma alla fede ed all’amore con cui si vive ciò che si fa», quindi con forme di vita necessariamente diversificate, ma tutte riconducibili alla carità di Cristo e al dono del suo Spirito.
«La verità è Gesù Cristo e il termine correlativo adeguato alla verità che è Gesù Cristo non è la pura intelligenza. È “anche” l’intelligenza, ma più completamente è la libertà, che è là dove non c’è più separazione tra l’intelligenza e la volontà e l’amore, cioè dove l’amore, l’intelligenza e la conoscenza hanno ritrovato l’unità, quando l’uomo non è più diviso tra ciò che sa e ciò che fa, quando il suo amore non cammina più lentamente della sua intelligenza». (Giovanni Moioli)
GIOVANNI MOIOLI, nato a Vimercate (MB) il 4 maggio 1931, viene ordinato sacerdote il 27 giugno 1954 dal cardinale Ildefonso Schuster. Nel 1958 si laurea in teologia, presso la Pontificia Università Gregoriana (Roma), con una tesi su La devozione berulliana al Verbo Incarnato. Nel 1961 inizia a insegnare teologia spirituale e, l’anno successivo, teologia sistematica presso il Seminario di Venegono Inferiore (VA). A partire dal 1969 assume i due insegnamenti anche presso la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale (Milano) dove, nel 1974, viene nominato docente ordinario. Muore a Vimercate il 6 ottobre 1984.
Gli scritti dei grandi mistici sono una sorgente inesauribile. Vi si può attingere sempre a piene mani per arricchire e trasformare la nostra vita. Da diversi decenni alimento la mia vita interiore leggendo gli scritti dei sapienti della letteratura spirituale: ogni volta che li rileggo vi scopro nuovi stimoli, ricchezze nascoste, perle preziose che sembrano scritte proprio per noi e per il nostro tempo.
In questo volume raccoglieremo gli stimoli che i mistici ci offrono per trasformare la nostra vita, per renderla più bella, in accordo con la volontà di Dio che ci vuole rinnovare con il suo amore. Quanto maggiormente ci immergiamo nel luminoso mistero dell'amore di Dio, tanto più diventa impossibile che la nostra vita continui a scorrere come prima: ne siamo invece trasfigurati ed entriamo in una nuova modalità di esistenza.
È verarmente meraviglioso accogliere questo invito a non accontentarsi del poco che abbiamo e che siamo, è bellissimo lasciarsi trasportare e trasformare sempre di più dall'amore che Dio ha per noi!
La parola amicizia è in grado di svolgere il ruolo del principio integrativo di tutta la vita nello Spirito, coniugando insieme la relazione con Dio e gli uomini? In che senso l'uomo in quanto essere creato può pensarsi amico del suo Creatore? Parlando dell'amicizia con Gesù, a che tipo di esperienza ci riferiamo? Quanti amici si possono avere su Facebook? Non è vero che il Nuovo Testamento per esprimere la realtà nuova e specifica dell'amore cristiano nella lingua greca ha optato per l'uso della parola agape (carità), anziché philia (amicizia)? Chi ha avuto un'esperienza di vita consacrata, non è stato forse messo in guardia dalle "amicizie particolari"? Queste le domande a cui ha voluto rispondere, all'interno di un contesto multidisciplinare, la 60a Settimana di Spiritualità, svoltasi presso la Pontificia Facoltà Teologica "Teresianum" in data 10-14 marzo 2019.
Un saggio profondo e completo sulla figura di Edith Stein, che si intreccia con la narrazione della vita e del dramma personale e del popolo ebraico, che la grande mistica e teologa visse da una prospettiva unica. Cristiana Dobner descrive i dettagli del percorso interiore, esistenziale, psicologico, filosofico e spirituale della ricchissima avventura umana e cristiana di suor Teresa Benedetta della Croce. Seguendo il simbolo dei sette sigilli, l'autrice conduce il lettore a comprendere la straordinaria portata ecumenica della figura di Edith: ebrea, filosofa, credente, carmelitana, martire cristiana e, contemporaneamente, fiera appartenente al popolo ebraico. L'esempio di come un percorso spirituale e filosofico possa appassionare come un grande affresco narrativo.
Dal diario di santa Faustina abbiamo tratto le prime 100 visioni delle 267 che ebbe nel corso della sua vita mistica. La descrizione di ogni visione è corredata da un disegno, accompagnata da una meditazione per risvegliare i sensi interiori e da una frase di papa Francesco e infine completata da una preghiera di santa Faustina che ci spinge alla contemplazione di Gesù Misericordioso.
I Discorsi ascetici sono la traduzione della Prima collezione degli scritti di Isacco. Hanno contribuito alla formazione di generazioni di cristiani, laici e monaci, fino al giorno d’oggi: ad esempio san Filippo Neri e Dostoevskij leggevano abitualmente i Discorsi ascetici. Hanno un valore storico e spirituale incomparabile. Tra i tanti temi trattati spicca l’attenzione per la Bibbia e la misericordia. «Dedicati alla lettura delle Scritture: essa ti indicherà come sono sottili le vie della contemplazione [...] anziché la confusione delle realtà esteriori, la Scrittura offre all’anima materia per le diverse forme di preghiera. La continua meditazione delle Scritture dei santi riempie l’anima di inconcepibile stupore e di divina letizia». «Segui la misericordia. Quando si trova dentro di te, essa riproduce in te quella santa bellezza, della quale riceverai la somiglianza. Il carattere universale dell’attività della misericordia opera nell’anima la comunione con Dio, nell’unità della gloria e dello splendore… Non vi è altra via per giungere all’amore spirituale, che riproduce in noi l’invisibile icona: cominciare dalla compassione, come il Signore Gesù ha detto parlando della perfezione del Padre».
Isacco di Ninive - Isacco nasce agli inizi del VII sec. nella regione del Bet Qatraye, corrispondente all’attuale Qatar, sul Golfo Persico. È un monaco siro, ed è detto anche “di Ninive”, dal nome della città di cui fu vescovo per soli cinque mesi. Visse in un secolo travagliato e molto fecondo per la sua Chiesa: mentre nuovi popoli invadevano queste zone e tante penose divisioni scuotevano la Chiesa siro-orientale, monaci santi e dotti dettavano ricchi e profondi testi ascetici e spirituali e partivano per la missione in terra cinese. Di Isacco abbiamo poche notizie e non del tutto sicure. Visse prevalentemente vita solitaria, normale nel monachesimo siro. Ebbe vari discepoli dimoranti all’intorno e forse dettò ad essi le sue opere. In vecchiaia divenne cieco a causa della fatica dovuta alle lunghe letture della Scrittura. Probabilmente proprio a causa della cecità fu accolto all’interno del monastero di Rabban Shabur, lasciando la cella della sua vita eremitica. Qui morì, in tarda vecchiaia, e qui fu sepolto.
La tesi che Diaconale sostiene in questo suo nuovo libro è che se la Chiesa resiste da oltre duemila anni è perché ha avuto la capacità di adattarsi ai cambiamenti del mondo in cui ha operato. Ma Papa Bergoglio, da buon gesuita cresciuto a pane, peronismo e terzomondismo anticolonialista e anticapitalista, si è spinto più in là dei suoi predecessori. Fino a trasformare l’istituzione inventata da San Paolo nella più grande Ong (senza navi) del pianeta, specializzata nel terreno del politicamente corretto. Abbracciando un modello globalista e pauperista di multiculturalismo e immigrazione incontrollata, il cristianesimo sembra voler abbandonare il suo bimillenario legame con l’Occidente per diventare una sorta di sincretismo buonista universale. Ma – sostiene Diaconale – rinunciare alla propria identità, proprio nel momento in cui non solo il radicalismo islamico ma l’intero mondo dell’Islam usa il proprio mastice religioso per lanciare la propria offensiva di rivalsa e di reconquista nei confronti dell’Occidente, significa arrendersi prima ancora di combattere. Tutto questo viene presentato come una svolta progressista diretta al dialogo con le altre religioni monoteiste. In realtà si tratta di una scelta regressiva che finisce con il cancellare quel tratto identitario della civiltà occidentale – cioè la libertà individuale e la separazione tra Stato e Chiesa – che è una delle componenti indispensabili del cristianesimo. Può, allora – si chiede l’autore – un laico liberale continuare – con Benedetto Croce – a dirsi cristiano? E come può farlo, se il massimo rappresentante della cristianità respinge e ripudia la metà della propria identità?